Le Commissioni congiunte Bilancio di Camera e Senato hanno ascoltato il 6 novembre, nell’ambito dell’attività conoscitiva preliminare all’esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, ai sensi dell’articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera e dell’articolo 48 del Regolamento del Senato Giovanna Iannantuoni, Presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane (CRUI),
GIOVANNA IANNANTUONI - Presidente Fondazione CRUI
IL VALORE DEL SISTEMA UNIVERSITARIO ITALIANO E I TAGLI AL FONDO DI FUNZIONAMENTO ORDINARIO
Ha spiegato che il sistema universitario italiano, composto da 85 atenei, quasi due milioni di studenti e oltre centomila professori e ricercatori, è stato in grado di evolvere e crescere in questi anni nonostante sia tra i meno finanziati d’Europa e tra i paesi OCSE. Negli ultimi dieci anni, il numero di giovani ricercatori è aumentato dal 2% al 20% del totale. Tuttavia, ha sottolineato come l’anno in corso sia stato particolarmente difficile a causa di un significativo taglio del Fondo di Funzionamento Ordinario (FFO) di circa 200 milioni di euro, cui si sono aggiunti ulteriori 300 milioni destinati al piano straordinario di assunzioni dei ricercatori, anch’essi a carico del FFO. Ha descritto questo fondo, che ammonta a circa 9 miliardi di euro, come il “costo di due caffè a settimana per cittadino”, a dimostrazione di quanto l’investimento pubblico nel settore sia modesto rispetto al valore generato in ambito di formazione e ricerca.
LE CONSEGUENZE DEI TAGLI E IL BLOCCO DEL TURNOVER
Ha espresso preoccupazione per l'articolo 110 della legge di bilancio, che prevede un blocco del turnover al 75%. Ha spiegato come questa misura limiterebbe l’assunzione di nuovi talenti e avrebbe ripercussioni negative sul reclutamento dei migliori giovani ricercatori, molti dei quali hanno già manifestato incertezza e preoccupazione per il loro futuro nel sistema accademico italiano. Ha inoltre sottolineato come il blocco del turnover richieda di restituire alle casse dello Stato il 25% delle risorse, comportando un ulteriore taglio di circa 45 milioni di euro all’FFO. Ha osservato che, tra il blocco del turnover e il taglio complessivo di circa 700 milioni di euro sulla ricerca e sulla formazione previsto per i prossimi tre anni, il bilancio delle università subirà gravi conseguenze, compromettendo la possibilità del sistema universitario di svolgere il suo ruolo cruciale nella crescita economica e nell’innovazione tecnologica del Paese.
INVESTIRE SUL FUTURO: GIOVANI E RICERCA PER LA CRESCITA DEL PAESE
Ha concluso il suo discorso con un appello a considerare le università come un investimento strategico per il futuro del Paese, sottolineando che ogni euro investito in ricerca genera un ritorno economico di circa 12 euro. Ha evidenziato come l'Italia sia il fanalino di coda in Europa per gli investimenti in ricerca e che, senza un incremento delle risorse, rischia di perdere i benefici economici generati dalla conoscenza e dall'innovazione. Ha inoltre invitato a evitare che i giovani talenti italiani, in mancanza di prospettive adeguate, siano costretti a cercare opportunità all’estero. Con orgoglio ha ricordato che, nonostante i limiti finanziari, il sistema universitario italiano si posiziona ai vertici internazionali nei ranking per numero e qualità delle pubblicazioni. Infine, ha ribadito la disponibilità della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI) a collaborare con il Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) e il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) per trovare soluzioni che proteggano e valorizzino il settore accademico.
DOMANDE
- Elena Bonetti (Az)
Ha espresso apprezzamento per la relazione presentata, ritenendola particolarmente ricca di dati e di una visione strategica sul ruolo dell'università e della ricerca nello sviluppo del Paese. Ha poi condiviso le preoccupazioni relative agli effetti negativi della legge di bilancio, osservando che l’assenza di alcune misure necessarie e il taglio delle risorse potrebbero avere gravi conseguenzesul settore. Ha chiesto se l’approccio adottato dal Governo, che sembrava considerare il PNRR come un intervento temporaneo e non strutturale, non rischiasse di compromettere i benefici a lungo termine degli hub di ricerca e delle partnership con le imprese, consolidati grazie al PNRR. Ha inoltre domandato se questa legge di bilancio potesse ridurre la possibilità di creare un modello strutturale e duraturo per la ricerca e l’innovazione, chiedendo conferma sul fatto che il taglio del turnover al 75% impedirebbe la stabilizzazione dei ricercatori impegnati nei progetti più qualificanti e innovativi.
- Silvio Lai (PD)
Riprendendo alcuni punti sollevati da Bonetti, ha osservato che, secondo l’approccio del Governo, il PNRR appariva quasi come un finanziamento sostitutivo del fondo di finanziamento ordinario (FFO) per le università, mentre avrebbe dovuto agire come una spinta aggiuntiva per potenziare la capacità di ricerca e l'integrazione tra università e imprese. Ha quindi chiesto se fosse possibile considerare gli investimenti del PNRR come parte di un modello di sviluppo permanente per il sistema universitario, in grado di garantire un maggiore finanziamento e rendimento a lungo termine. Infine, ha espresso preoccupazione per la migrazione intellettuale dal Sud al Nord, chiedendo se vi fossero misure concrete per contrastare l’indebolimento delle università meridionali e limitare così la perdita di talenti e competenze.
Replica - Ha evidenziato come il blocco del turnover e i tagli al FFO rappresentino un grave problema per molte università, incidendo fortemente sui bilanci e sulla loro capacità di sostegno ai professori e ricercatori. Ha spiegato che il PNRR ha permesso la creazione di 34 ecosistemi di ricerca, con oltre 7 miliardi di euro investiti in aree come l’intelligenza artificiale, la mobilità sostenibile e la rigenerazione urbana. Questi progetti, nati come vere e proprie start-up che uniscono università, imprese e istituzioni, hanno permesso di creare reti tra eccellenze accademiche sparse nel territorio nazionale e di raddoppiare i posti per ricercatori e dottorandi. Riguardo al Mezzogiorno, ha sottolineato l'importanza delle università come luoghi di coesione sociale e formazione critica per i giovani. Ha raccontato di aver ricevuto una lettera da una giovane studentessa di Matera, utilizzata come esempio della necessità di garantire a tutti i ragazzi l’opportunità di studiare in campus in presenza. Ha dichiarato che il modello universitario attuale è lontano dall'immagine stereotipata e si basa su due milioni di giovani che rappresentano il futuro del Paese, con un impatto responsabile e costruttivo. Infine, ha ribadito l’importanza di conoscere meglio le università per apprezzare il loro valore e ha offerto la sua disponibilità a fornire ulteriori dati e studi sulla coesione territoriale per sostenere il dialogo e le decisioni future della Commissione.