Le Commissioni congiunte Bilancio di Camera e Senato hanno ascoltato il 4 novembre, nell’ambito dell’attività conoscitiva preliminare all’esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, ai sensi dell’articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera e dell’articolo 48 del Regolamento del Senato, Maurizio Tarquini, direttore generale Confindustria. 

Confindustria ha espresso forti preoccupazioni per la stagnazione economica italiana, con un calo della produzione industriale e prospettive di crescita al ribasso. Ha sottolineato la necessità di una manovra più incisiva per stimolare gli investimenti, lamentando la mancanza di sostegni significativi, specialmente per il Mezzogiorno e le PMI. Ha criticato, inoltre, i tagli al Fondo Automotive, la digital tax e la norma che impone la presenza del MEF nei collegi di revisione delle imprese con finanziamenti pubblici. Ha proposto misure fiscali più coraggiose per incentivare la crescita e la competitività del sistema industriale nazionale. 

Memoria Confindustria

MAURIZIO TARQUINI  - Direttore generale Confindustria

Tarquini ha sottolineato una preoccupante flessione della produzione industriale italiana, calata di oltre il 7% negli ultimi due anni, con diciannove mesi consecutivi di variazione tendenziale negativa. Non si tratta, tuttavia, di un fenomeno solo italiano; anche l'Eurozona evidenzia una debolezza economica generale. In confronto, dal 2019 alla metà del 2024 il PIL è cresciuto del 3,4% in Europa, mentre ha segnato incrementi molto più marcati in USA (10,7%) e Cina (22,8%).

Tarquini ha espresso la preoccupazione di Confindustria per una possibile inversione ciclica dell'economia, che potrebbe incentivare molte imprese a rilocalizzare la produzione in contesti con condizioni più favorevoli, sia in Europa sia altrove. Di conseguenza, ha auspicato una manovra economica incisiva, che sappia dare impulso agli investimenti e favorire una visione strategica di politica industriale in grado di consolidare gli sviluppi economici recenti dell’Italia.

VALUTAZIONE DELLA MANOVRA E CRITICHE AI SOSTEGNI AGLI INVESTIMENTI

Ha evidenziato l'importanza della stabilità dei conti pubblici e ha sottolineato l’impegno della manovra nel perseguire gli obiettivi del piano strutturale. Tuttavia, ha osservato che mancano sostegni agli investimenti e alle imprese che li realizzano, penalizzate dalla cancellazione dell’ACE e dalle difficoltà del piano Industria 5.0, quest'ultimo ostacolato da alcune regolamentazioni europee. Pur riconoscendo l'efficacia del rifinanziamento del credito d’imposta per investimenti in azienda e del fondo "Nuova Sabatini", ha lamentato l’assenza di incentivi mirati a contratti di sviluppo e alla ricerca industriale, strumenti considerati fondamentali per incentivare l’innovazione.

CRITICITÀ LEGATE AL MEZZOGIORNO E FONDO DI GARANZIA PER LE PMI

Un altro tema rilevante è il Mezzogiorno, che sta registrando una crescita superiore alla media nazionale; Tarquini ha affermato di temere però che, dal 2025, il venir meno delle agevolazioni fiscali per il Sud possa compromettere questo trend positivo. Ha sottolineato anche l'importanza del Fondo di Garanzia per le PMI, richiedendo un rifinanziamento di circa 200 milioni di euro. Tale fondo, ha spiegato, è essenziale per molte piccole e medie imprese italiane che lo utilizzano per avviare investimenti.

SETTORE AUTOMOTIVE E TAGLI AL FONDO DI SUPPORTO

Ha espresso forte preoccupazione per il taglio previsto al Fondo Automotive per il periodo 2025-2030, evidenziando un crollo nella filiera automobilistica italiana negli ultimi mesi, con un calo delle immatricolazioni del 26% e del 34% in particolare per il comparto autoveicoli. A suo avviso, mantenere un supporto finanziario consistente è cruciale per sostenere le aziende della filiera della componentistica, una parte fondamentale del tessuto produttivo nazionale e dell'export italiano. 

INTERVENTI DEL MEF NELLE IMPRESE E CRITICHE ALLA DIGITAL TAX

Ha espresso preoccupazione per la nuova misura che prevede la presenza di un rappresentante del MEF nei collegi di revisione di tutte le aziende e istituzioni con contributi pubblici superiori a 100.000 euro. Ha considerato questa norma eccessiva e di difficile applicazione, evidenziando che non è stata adottata neppure durante la revisione del codice civile del 1942.

Passando alla Digital Tax, ha criticato la rimozione del limite di fatturato, evidenziando come la normativa attuale, mirata inizialmente alle grandi multinazionali, rischi di penalizzare anche le piccole start-up digitali italiane, imponendo loro un carico fiscale sproporzionato rispetto ai margini di guadagno.

NORMATIVE NEL SETTORE FARMACEUTICO E AGRICOLO

Infine, ha segnalato una recente modifica alla normativa che regola i prezzi e le ripartizioni di valore tra industria farmaceutica, settore agricolo e farmacie. La norma, solitamente oggetto di negoziazione con il Ministero della Salute, è stata invece inserita senza una preventiva consultazione. Confindustria chiede pertanto la rimozione di tale norma per permettere un confronto con il Ministero della Salute. 

CONCLUSIONE E APPELLO PER MISURE CORAGGIOSE

Ha concluso ribadendo la necessità di incentivare gli investimenti in Italia, soprattutto in un momento di grande difficoltà economica, auspicando l’introduzione di una misura "anticongiunturale" come l'ACE, che potrebbe incoraggiare imprese italiane e straniere a mantenere o espandere la propria produzione in Italia. Tale misura potrebbe essere finanziata nel 2026, consentendo alle aziende di beneficiare subito degli effetti senza impatto immediato sul bilancio statale.

Si è appellato quindi ai presenti affinché venga data massima priorità a politiche di stimolo agli investimenti e ha fatto presente che è necessario spostare le risorse dagli incentivi alla rendita verso incentivi agli investimenti, affinché l'Italia possa mantenere la competitività del proprio sistema industriale nel lungo periodo.

DOMANDE

  • Cecilia Guerra (PD) ha chiesto chiarimenti sull’IRES premiale, una misura che prevede un abbattimento dell’imposta per le aziende che reinvestono una parte degli utili in innovazione e assunzioni. Guerra ha chiesto se questa nuova misura è destinata a sostituire altre agevolazioni, come Transizione 5.0 e l'ACE (Aiuto alla Crescita Economica), notando che queste incentivano già il rafforzamento patrimoniale delle imprese.

Replica - ha spiegato che l'IRES premiale intende condizionare la riduzione dell’imposta a investimenti in patrimonializzazione aziendale, innovazione e welfare, volti a favorire la competitività italiana. Pur riconoscendo che Transizione 5.0 è utile, ha sottolineato le difficoltà legate ai vincoli del PNRR e al dialogo con l’Unione Europea. Ha quindi proposto l’IRES premiale come misura alternativa, vantaggiosa per il posizionamento dell’Italia nel panorama fiscale internazionale.

  • Silvio Lai (PD) ha sollevato dubbi sulle misure fiscali per il welfare aziendale, in particolare sulla detrazione fino a 10.000 euro per i lavoratori che si trasferiscono oltre 100 km per lavoro. Lai ha chiesto chiarimenti sull’efficacia della misura e sui suoi potenziali effetti negativi, tra cui il rischio di aumento della migrazione dal Sud al Nord Italia.

Replica ha precisato che la misura si applica ai giovani neoassunti e non ha un limite d’età, evidenziando come il costo degli affitti in alcune città possa dissuadere i giovani dall'accettare opportunità lontano dalla propria residenza. Ha riconosciuto che il trasferimento potrebbe penalizzare alcune aree geografiche ma ha specificato che il beneficio è limitato nel tempo.

  • Elena Bonetti (Az) ha posto domande sull’occupazione giovanile e femminile e sulle politiche per favorire l'inclusione lavorativa delle donne. Ha osservato come l'attuale bilancio non preveda incentivi specifici per queste categorie, eccetto una decontribuzione per le madri lavoratrici, e ha chiesto se i congedi parentali al 80% possano incoraggiare la permanenza delle donne fuori dal lavoro senza incentivi per il rientro.

Replica – ha riconosciuto che il basso tasso di occupazione femminile in Italia è un problema strutturale, inferiore di circa 15 punti rispetto ai Paesi europei come Francia e Germania. Pur riconoscendo i progressi delle ultime decadi, ha suggerito che una politica fiscale incentivante da sola non può risolvere il problema e che servono cambiamenti strutturali nelle modalità organizzative e sociali italiane. Ha proposto di sviluppare nuove misure normative per garantire pari opportunità e promuovere una maggiore inclusione femminile nel mondo del lavoro.



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