Le Commissioni congiunte Bilancio di Camera e Senato hanno ascoltato il 5 novembre, nell’ambito dell’attività conoscitiva preliminare all’esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, ai sensi dell’articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera e dell’articolo 48 del Regolamento del Senato, il Presidente dell’ISTAT, Francesco Maria Chelli.

FRANCESCO MARIA CHELLI - Presidente ISTAT

ANDAMENTO DELL’ECONOMIA ITALIANA

Ha presentato un aggiornamento sul quadro congiunturale dell’economia italiana, evidenziando una battuta d’arresto del PIL nel terzo trimestre del 2024, rimasto stazionario rispetto al periodo precedente. Ha spiegato che la crescita acquisita per il 2024 è ferma allo 0,4%, con un contributo positivo dalla domanda nazionale e uno negativo dalla domanda estera netta. L’industria ha mostrato segni di debolezza, mentre i servizi sono in espansione. A settembre, nonostante l’aumento dell’occupazione nel trimestre (+0,4%), si è registrata una diminuzione degli occupati, soprattutto tra i lavoratori dipendenti maschi tra i 35 e i 49 anni. Anche i segnali dal clima di fiducia delle imprese per ottobre non sono incoraggianti, con un forte calo soprattutto nei settori del trasporto e magazzinaggio.

IMPATTO DELLE MISURE DI BILANCIO SU FAMIGLIE E IMPRESE

Ha poi descritto le misure principali del disegno di legge di bilancio, finalizzate soprattutto alla riduzione della pressione fiscale sui redditi medio-bassi. Ha spiegato che l’impatto stimato su famiglie e imprese è stato valutato attraverso modelli di micro-simulazione. Le misure fiscali introdotte includono detrazioni per i lavoratori dipendenti con redditi sotto i 20.000 euro, con benefici stimati per circa 7 milioni di persone (media di 544 euro), e per quelli con redditi tra 20.000 e 40.000 euro, con una platea di oltre 10 milioni di beneficiari (media di 847 euro). Ha inoltre illustrato l’impatto della riduzione dei contributi previdenziali per le lavoratrici con reddito sotto i 40.000 euro e due o più figli, con circa 700.000 beneficiarie stimate. Per le imprese, ha analizzato la proroga della maggiorazione del costo deducibile in presenza di nuove assunzioni e il credito d’imposta per investimenti nelle Zone Economiche Speciali nel Mezzogiorno. 

RISORSE PER IL RINNOVO DEI CONTRATTI PUBBLICI E CREDITO D’IMPOSTA PER IL MEZZOGIORNO

Ha trattato infine i fondi destinati al rinnovo dei contratti pubblici. Ha spiegato che, a partire dal 2025, la legge di bilancio prevede un miglioramento dei trattamenti accessori del pubblico impiego con risorse aggiuntive rispetto al triennio precedente. Ha confrontato tali incrementi con l’andamento dell’inflazione, evidenziando che le risorse disponibili garantiranno una crescita retributiva in linea con l’IPCA-NEI. Ha anche menzionato la proroga del credito d’imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno, autorizzata con una spesa di 1,6 miliardi, e ha confrontato i risultati attesi per il 2025 con quelli del 2021. Ha concluso informando che sono stati predisposti quadri informativi su temi come l’economia sommersa, la spesa sanitaria e i servizi per l’infanzia, lasciando la documentazione agli onorevoli.

DOMANDE 

  • Maria Cecilia Guerra (PD)

Ha posto alcune osservazioni e richieste di chiarimento rivolte all'Istat. Ha rilevato che, per la prima volta, sono state fornite simulazioni sugli effetti delle misure economiche, evidenziando un dato allarmante: 500.000 individui rischiano di perdere il beneficio del cuneo fiscale poiché la nuova misura considera il reddito complessivo e non solo il reddito da lavoro dipendente. Ha apprezzato l'estensione della decontribuzione ai lavoratori con basso reddito, pur rimanendo scettica su questa misura. Inoltre, ha sottolineato la preoccupante situazione dei contratti pubblici, nei quali viene riconosciuto solo un terzo dell'inflazione reale, una situazione che, secondo lei, dovrebbe essere tenuta in seria considerazione.

  • Marco Grimaldi (AVS)

Ha chiesto all'Istat di spiegare in dettaglio gli effetti della versione strutturale del cuneo fiscalee le modifiche rilevate, specialmente in relazione agli scaglioni e ai fringe benefit. Ha richiamato il caso del “bonus Renzi”, in cui una soglia di reddito specifica generava problemi di restituzioneper chi la superava. Ha domandato se anche con le nuove misure sul cuneo fiscale esistano meccanismi di restituzione che possano limitare i benefici, creando situazioni di svantaggio economico per alcuni contribuenti. Infine, ha chiesto conferma di un declino del 10% del potere d'acquisto salariale, dato che aveva colto nel corso della presentazione.

Replica - ha risposto dettagliando le dinamiche del meccanismo di decontribuzione. Ha chiarito che è stato introdotto un sistema di décalage che, con un limite massimo esteso da 35.000 a 40.000 euro, evita le problematiche di restituzione che avevano caratterizzato il bonus Renzi. Ha spiegato che le modifiche apportate mirano a ridurre il rischio che piccoli aumenti di reddito possano trasformarsi in perdite economiche, sebbene rimanga da valutare se questa misura temporanea possa effettivamente diventare permanente. Rispondendo sulla questione del potere d'acquisto, ha confermato un significativo gap tra inflazione e crescita delle retribuzioni. Ha affermato che, sebbene le retribuzioni abbiano registrato un aumento del 5,78% tra il 2022 e il 2024, questo incremento resta ben al di sotto della dinamica inflazionistica, che nello stesso periodo ha raggiunto il 16,3%. Ha concluso sottolineando che il potere d'acquisto ha subito un calo sostanziale negli ultimi anni, in particolare durante il periodo di inflazione elevata, che ha superato le due cifre. 



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