Le Commissioni congiunte Bilancio di Camera e Senato hanno ascoltato il 4 novembre, nell’ambito dell’attività conoscitiva preliminare all’esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, ai sensi dell’articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera e dell’articolo 48 del Regolamento del Senato, le seguenti parti sociali:
- Associazione nazionale forense
- Movimento forense
GIAMPAOLO DI MARCO - Segretario Generale Associazione nazionale forense
CARENZE DI ORGANICO E STABILIZZAZIONE DEL PERSONALE GIUDIZIARIO
Ha introdotto la sua riflessione sulle problematiche del comparto giustizia, con particolare attenzione alla carenza di personale. Ha sottolineato che l’articolo 20 del disegno di legge prevede la stabilizzazione del personale dell’ufficio del processo a partire dal 2026 per chi abbia lavorato almeno 24 mesi nel ruolo. Questa previsione rappresenta una misura importante, ma le risorse potrebbero rivelarsi insufficienti, dato che i numeri previsti dal PNRR non sono stati raggiunti. Ha evidenziato come il settore della giustizia soffra di una cronica mancanza di organico sia nel personale amministrativo che nella magistratura, con una particolare urgenza nell’ambito della giustizia minorile. Ha inoltre osservato che, nonostante i costi elevati della magistratura, è necessario promuovere nuove assunzioni per colmare il fabbisogno previsto dal PNRR, che mira al raggiungimento di obiettivi specifici per il 2026.
CRITICHE SULLE MODIFICHE AL CONTRIBUTO UNIFICATO
Ha concentrato il suo intervento sulle misure contenute negli articoli 105 e 106 del disegno di legge, riguardanti il contributo unificato. Ha spiegato come il contributo unificato, istituito nel 1999, sia stato talvolta utilizzato in modo improprio, sia come deterrente all’accesso alla giustizia sia come sanzione per vicende processuali, arrivando persino a raddoppiarlo come penalità. Ha criticato l’articolo 105, che prevede l’estinzione del processo per il mancato pagamento parziale del contributo unificato, sottolineando come questo approccio contrasti con il principio costituzionale di accesso alla giustizia sancito dagli articoli 3 e 24 della Costituzione. Ha ricordato numerose pronunce della Corte Costituzionale che negli anni hanno dichiarato incostituzionali misure che ostacolano l’accesso alla giustizia per questioni economiche. Ha evidenziato come questa misura non genererebbe significative entrate fiscali, suggerendo, invece, un sistema di recupero del contributo diverso e più efficace. Ha infine proposto l’abrogazione completa degli articoli 105 e 106, poiché tali misure incidono negativamente sul diritto di accesso alla giustizia e non apportano vantaggi finanziari rilevanti.
ELISA DEMMA - Presidente Movimento forense
CRITICHE ALL'INTRODUZIONE DELL'ESTINZIONE DEL PROCESSO PER MANCATO PAGAMENTO DEL CONTRIBUTO UNIFICATO
Ha spiegato che, nella lettura del disegno di legge di bilancio, il Movimento forense si aspettava di trovare misure a sostegno del comparto giustizia, già gravato dalla riforma Cartabia. Tuttavia, il loro interesse si è concentrato principalmente sull’articolo 105, che prevede l’estinzione del processo in caso di mancato o parziale pagamento del contributo unificato. Sebbene il Movimento forense sia consapevole dei costi della giustizia e dell’importanza del pagamento del contributo, ritiene che non sia opportuno trasformare l’obbligo fiscale in una condizione di procedibilità, come previsto dall’articolo 105. Ha ricordato che la Corte Costituzionale ha più volte dichiarato incostituzionali le norme che limitano ulteriormente il diritto di difesa. Introdurre questa norma costituirebbe, a suo giudizio, un ulteriore ostacolo all’accesso alla giustizia, trasformandola in una questione di cassa piuttosto che di diritto. Ha quindi chiesto che tale norma venga stralciata.
PROBLEMI COSTITUZIONALI E SOLUZIONI ALTERNATIVE
Ha poi esposto il timore che la proposta dell’articolo 105 possa portare il giudice a svolgere un ruolo che non gli compete, ossia quello di verificare aspetti legati esclusivamente alle entrate tributarie, anziché giudicare sulla domanda presentata. Ha suggerito come alternativa una sospensione temporanea del procedimento per consentire la regolarizzazione del contributo, evitando così sia l’estinzione del processo che la dichiarazione d’improcedibilità. Ha inoltre evidenziato come la giustificazione per cui le disposizioni dell’articolo 105 non si applicherebbero ai procedimenti cautelari e possessori sia discutibile, poiché esistono altri tipi di procedimenti che potrebbero richiedere una pronuncia immediata. Questa esclusione è un esempio di incostituzionalità e riflette l’approccio restrittivo adottato dalla normativa. Ha infine proposto che le misure a favore del comparto giustizia includano anche supporto per le professioni autonome che operano nel settore, considerando le difficoltà che il comparto sta attraversando, specialmente con l’avvento della digitalizzazione e la necessità di una riorganizzazione strutturale.