Le Commissioni congiunte Bilancio di Camera e Senato hanno ascoltato il 5 novembre, nell’ambito dell’attività conoscitiva preliminare all’esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, ai sensi dell’articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera e dell’articolo 48 del Regolamento del Senato, le seguenti parti sociali:
- Alessandro Canelli, Rappresentante di ANCI
- Luca Menesini, Rappresentante di UPI
- Marco Alparone, Rappresentante della Conferenza delle regioni e delle province autonome
ALESSANDRO CANELLI - Rappresentante di ANCI
LA GESTIONE FINANZIARIA DEI COMUNI E L’EQUILIBRIO DI BILANCIO
Ha spiegato come, nel contesto della nuova governance finanziaria europea e della necessità di ridurre il deficit, i Comuni abbiano già messo in atto, nel corso degli ultimi dieci anni, una rigorosa politica di contenimento della spesa. Ha sottolineato che i Comuni hanno tenuto i conti sotto controllo attraverso strumenti come il Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità, mantenendo il vincolo del pareggio di bilancio. Nonostante le sfide inflazionistiche che hanno pesato sulle spese per i servizi e sul contratto collettivo nazionale del lavoro, i Comuni sono riusciti a ridurre l'incidenza della propria spesa sul bilancio complessivo dello Stato, passata dall'8% al 6,5%, e hanno dimezzato il loro debito dall’1,5% al 3%. Ha quindi dichiarato che, pur essendo consapevoli delle difficoltà, i Comuni hanno fatto la loro parte per mantenere sotto controllo la spesa pubblica.
SOSTEGNO AI COMUNI E MISURE DI EQUITÀ
Ha accolto positivamente il fatto che il Ministero dell’Economia e delle Finanze abbia recepito molte delle istanze dei Comuni, limitando l’impatto dei tagli nella legge di bilancio e prevedendo un fondo di 100 milioni di euro per la spesa sui minori, il cui costo è raddoppiato in alcuni Comuni a causa della crescita delle famiglie in difficoltà. Ha inoltre apprezzato il riconoscimento da parte dello Stato della necessità di una verticalizzazione della perequazione, per la quale quest'anno sono stati stanziati 56 milioni di euro per sterilizzare in parte l'avanzamento del target perequativo fino al 2030, con un obiettivo finale di 310 milioni di euro. Questa misura, ha spiegato, permette di ridistribuire le risorse in modo più equo, offrendo ai Comuni un aiuto significativo, soprattutto nel campo del trasporto pubblico locale (TPL), per il quale sono stati stanziati 120 milioni di euro.
NECESSITÀ DI RIVEDERE LA NORMA SUL TURNOVER E SOSTENERE I PICCOLI COMUNI
Ha infine segnalato alcuni aspetti critici della manovra, come la norma sul turnover del personale, che limita al 75% le assunzioni rispetto ai pensionamenti, impedendo ai Comuni di assumere liberamente anche quando vi sono le risorse disponibili. Ha spiegato che i Comuni hanno già ridotto il personale di circa il 20-25% nell'ultimo decennio e che questa norma impatta negativamente sulle loro capacità organizzative. Ha anche sottolineato i tagli agli investimentiper le piccole opere e per i piccoli Comuni, chiedendo un ripensamento che permetta loro di continuare a realizzare interventi utili sui territori. Ha suggerito inoltre di rivedere il Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità per garantire maggiore flessibilità e proposto di distribuire i tagli di 130 milioni di euro su più anni, in modo da consentire una pianificazione più efficiente del bilancio 2025.
LUCA MENESINI - Rappresentante di UPI
CRITICITÀ NELLA MANOVRA FINANZIARIA E PREOCCUPAZIONI PER IL FUTURO DELLE PROVINCE
Ha sottolineato che questa è la prima manovra finanziaria realizzata dopo l’entrata in vigore della nuova governance economica europea e la presentazione del piano strutturale di bilancio. Sebbene avesse espresso inizialmente un parere positivo sul piano strutturale, dato il suo orientamento verso riforme e investimenti, ha espresso preoccupazione per l'assenza di tali elementi nella manovra attuale. Ha rilevato che non sono previsti interventi specifici a sostegno delle province, né riforme che possano rafforzare il ruolo delle amministrazioni provinciali, che negli ultimi anni hanno assunto funzioni importanti non solo per i Comuni, ma anche per il territorio e lo sviluppo locale. La mancanza di risorse e investimenti rischia di compromettere il futuro delle province, sia per quanto riguarda le funzioni proprie, sia per i servizi forniti ai Comuni e al territorio.
NECESSITÀ DI RISORSE E RIFORME PER IL PERSONALE E PER GLI INVESTIMENTI
Ha posto l'accento sul problema della riduzione del personale nelle province, che è passato da 35.400 unità a 15.900 negli ultimi dieci anni, a causa di tagli e del blocco delle assunzioniimposto dalla legge 57 del 2014. Ha riconosciuto che, a partire dal 2022, sono state concesse limitate aperture per nuove assunzioni, fondamentali per sostenere il ruolo delle province come motore di sviluppo locale, anche attraverso progetti del PNRR. Tuttavia, ha evidenziato come l’attuale manovra limiti nuovamente le possibilità di assunzione, introducendo un turnover al 75%che rischia di rallentare le attività provinciali. Ha richiesto il ripristino della normativa precedente sulle assunzioni, che si basava su parametri di sostenibilità finanziaria e teneva conto delle diversità strutturali tra i vari enti. Ha poi specificato che il livello degli investimenti delle province è aumentato del 50% annualmente dal 2021 al 2023, con un incremento significativo nel settore dell’edilizia scolastica, delle infrastrutture e dell’efficientamento energetico. Ha inoltre rimarcato l’importanza della semplificazione amministrativa tramite le stazioni uniche appaltanti, le quali gestiscono non solo le gare provinciali, ma anche quelle dei Comuni, con appalti per oltre 5 miliardi di euro nei primi sei mesi del 2024.
PROPOSTE PER UN PIANO TRIENNALE DI INVESTIMENTI E SOSTEGNO ALLE PROVINCE
Infine, ha chiesto un piano triennale di investimenti per l’edilizia scolastica e l’infrastruttura viaria provinciale, per poter gestire la transizione dopo il termine degli investimenti previsti dal PNRR. Ha espresso preoccupazione per le riduzioni previste sulla spesa corrente a partire dal 2026, con contrazioni che arriveranno fino a 50 milioni di euro entro il 2029. Questa situazione, combinata con le limitazioni imposte negli anni precedenti e con i contributi finanziari versati dalle province allo Stato (938 milioni di euro annui), mette le province in una posizione di estrema difficoltà. Ha quindi evidenziato l’incremento di 50 milioni di euro per le province e le città metropolitane previsto dall’articolo 102 come un segnale positivo, ma insufficiente a risolvere le criticità attuali. In un contesto di incertezze sulla riforma delle province, ha ribadito la necessità di riconoscere il ruolo di queste istituzioni nella Costituzione e ha auspicato un impegno per garantire risorse adeguate e una riforma che rafforzi il loro ruolo amministrativo e di supporto per il territorio.
MARCO ALPARONE - Rappresentante della Conferenza delle regioni e delle province autonome
INTRODUZIONE DEL PIANO STRUTTURALE DI BILANCIO E L'ESCLUSIONE DEL TETTO DI SPESA PER LE REGIONI
Ha evidenziato l’importanza dell’introduzione del piano strutturale di bilancio a medio termine, con l’inserimento di un tetto di spesa che cambia il rapporto tra enti territoriali e Governo. Ha sottolineato come le Regioni abbiano accolto positivamente l’esclusione di questo tetto, ricordando l’impatto negativo del “patto di stabilità” per chi, come lui, aveva amministrato a livello comunale. Ha osservato che l’attenzione del Governo verso il mantenimento dell’equilibrio di bilancio per gli enti territoriali è un riconoscimento della buona amministrazione dimostrata negli ultimi anni, con una riduzione del debito sia percentuale che quantitativa. Ha inoltre sottolineato che il Fondo Sanitario Nazionale ha beneficiato di un significativo incremento, anche se questo comporta sfide di bilancio per le Regioni, data la necessità di compensare l’incremento con tagli in altre aree.
CRITICITÀ DELL'ACCANTONAMENTO DI RISORSE E IMPATTO SUI SERVIZI REGIONALI
Ha spiegato come il sistema di accantonamento previsto per le Regioni stia diventando problematico, con un ammontare che raggiungerà il miliardo e trecento milioni entro il 2029. Ha fatto presente che questi accantonamenti gravano sulla parte corrente del bilancio, soprattutto perché la maggior parte delle risorse è destinata alla sanità, limitando i fondi disponibili per altre funzioni essenziali. Ha avvertito che un tale livello di accantonamento potrebbe costringere le Regioni ad aumentare la pressione fiscale o ridurre i servizi offerti per mantenere l’equilibrio di bilancio. Inoltre, ha segnalato la necessità di risolvere la questione degli accantonamenti non utilizzati dall’anno precedente, che rimangono sul saldo netto da finanziare e gravano ulteriormente sulla cassa delle Regioni. Ha anche espresso preoccupazione per l’eliminazione degli investimenti previsti dalla legge 145 del 2018, affermando che le Regioni in disavanzo non possono sfruttare gli accantonamenti per le spese di investimento, trovandosi in una situazione di forte svantaggio.
PROPOSTE DI INTERVENTO PER GARANTIRE L'EQUILIBRIO DI BILANCIO E SOSTENERE GLI INVESTIMENTI
Ha chiesto un confronto costante tra Governo e Regioni per trovare soluzioni che mantengano l’equilibrio di bilancio senza mettere a rischio le altre funzioni regionali. Ha proposto l’apertura di un tavolo di confronto sulla riforma dell’IRPEF, soprattutto in vista del passaggio alle tre aliquote, che potrebbe richiedere nuove fonti di finanziamento per coprire il miliardo di euro per le Regioni a statuto ordinario e i 450 milioni per quelle a statuto speciale. Ha suggerito di valutare il consolidamento del debito regionale e di escludere il Fondo Anticipazione Liquidità dal rimborso del debito, per permettere alle Regioni di utilizzare questi fondi per spese di investimento. Ha infine proposto una revisione della definizione di spesa per investimenti, includendo in essa anche voci relative al PNRR, come la formazione e l’assistenza alle persone fragili. Ha concluso auspicando che la Conferenza Unificata possa facilitare un dialogo efficace per affrontare queste sfide e trovare soluzioni condivise.