La maggioranza si compatta sul decreto superbonus. Oggi il voto di fiducia
Archiviate le tensioni registrate in commissione Finanze del Senato sul decreto Superbonus, la maggioranza punta a una “rapida approvazione” del decreto, e questo nonostante FI diserti il voto finale in Commissione e il vicepremier Antonio Tajani torni a difendere la battaglia di principio di contestare la “retroattività della norma” prevista nel provvedimento. La “quiete apparente” convince poco però il Governo, tanto che alla fine e nonostante le rassicurazioni del relatore Giorgio Salvitti in Conferenza dei capigruppo annuncia l'intenzione di chiedere il voto di fiducia sul decreto. Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti lo rivendica ancora una volta: “Le previsioni della Commissione sono in linea con le nostre. Sul debito, purtroppo, gravano per cassa negli anni prossimi gli effetti negativi del Superbonus. D'altra parte, i dati europei sul rapporto debito/Pil non incorporano gli effetti dei recentissimi provvedimenti che avranno effetti positivi sui conti”, conclude. Le opposizioni escono dalla capigruppo dicendo che si tratta di “una fiducia politica” che la maggioranza “mette su se stessa”, perché “non si fida più di come vota Forza Italia”, spiegano Stefano Patuanelli (M5S) e Francesco Boccia (PD).
“Non è affatto una fiducia politica”, ribattono Maurizio Gasparri e il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, “ma è solo una questione di tempi” perché, entro il 28, giorno della scadenza del decreto, il testo “deve anche passare all'esame della Camera”. Così, subito dopo la fine della terza giornata di discussione generale sul premierato, prende il via l'esame in Aula del decreto Superbonus e l'opposizione parte all'attacco non solo del provvedimento, ma anche di Italia Viva che “è diventata la stampella del Governo”, come dichiara Patuanelli, e ha “reso possibile” aggirare la contrarietà dei forzisti riuscendo a far approvare anche le norme più controverse del testo in Commissione. “Italia Viva voterà contro la fiducia al governo Meloni come ha sempre fatto e continuerà a fare”, replica la senatrice di Iv Raffaella Paita, “ma abbiamo votato anche contro la tassa odiosa” sullo zucchero. In ogni caso, oggi è previsto il voto e con ogni probabilità il provvedimento verrà approvato dal Senato per poi passare alla Camera per il via definitivo entro il 28 maggio.
Il Governo avanza sulle privatizzazioni, cede il 2,8% di Eni
Dopo Mps arriva Eni: il Governo di Giorgia Meloni va avanti nel piano delle privatizzazioni cedendo, con una procedura accelerata di raccolta ordini, una quota del 2,8% del gruppo in mano al Mef che scende così sotto il 2% del capitale (dal 4,797%); per le casse del Tesoro si tratta di un'operazione per un valore di 1,4 miliardi di euro. Il controllo pubblico sull’Eni resta tuttavia assicurato dalla partecipazione di Cdp (la cui maggioranza fa capo allo stesso Mef con una quota di minoranza delle fondazioni bancarie) che detiene il 28,503%. Voci di una cessione della partecipazione erano circolate già lo scorso gennaio anche se l'esecutivo, per voce del sottosegretario al Mef Federico Freni, aveva ricordato come “non c'è nessuna fretta di privatizzare ma che si privatizzerà bene, nei tempi giusti, nei momenti giusti” rispettando comunque l'obiettivo del Def 2023 che prevede, per i prossimi tre anni, cessioni pari all'1% del Pil (circa 20 miliardi di euro).
Per il Tesoro si tratta di un passo avanti nelle privatizzazioni, ancora più preziose in un momento in cui i conti pubblici devono affrontare da qui ai prossimi anni le alte spese per il Superbonus che il ministro dell'economia Giancarlo Giorgetti ha definito “un Vajont”. La vendita della quota del 37,5% Mps in due tranche ha fruttato alle casse del Tesoro oltre 1,5 miliardi di euro aprendo poi l'interrogativo su cosa fare della restante quota del 26% e, in definitiva della banca senese: mantenersi come azionista della banca, cedere tutto sul mercato o agevolare una fusione con un altro gruppo per dare vita a un terzo polo bancario dopo Intesa Sanpaolo e Unicredit. L’elenco delle società pubbliche o con rilevanti quote pubbliche, oltre a Eni e Mps che potrebbero essere privatizzate anche solo in parte, è ampio: Enav, Enel, Poste, Leonardo cui si aggiungono quelle detenute da Cdp (fra cui Italgas, Terna, Snam, Fincantieri), ma si tratta di operazioni che comunque non sembrano ancora essere state pianificate.
Per l’Agcom i confronti tv sono possibili con l’ok della maggioranza delle liste
Sui confronti tv tra esponenti politici in vista delle elezioni Europee, il format deve essere “accettato da una larga maggioranza delle liste in competizione elettorale e comunque dalla maggioranza delle liste con rappresentanza in Parlamento”: l’ha affermato il Consiglio di Agcom, riunitosi per esaminare la questione dei possibili duelli televisivi. Il Consiglio dell’Autorità si è pronunciato, con il voto contrario della commissaria Elisa Giomi, sulla questione dei possibili duelli tv tra i leader come quello annunciato per il 23 maggio su Rai 1, da Bruno Vespa, tra il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la segretaria del Pd, Elly Schlein. “La disciplina sulla par condicio”, ricorda in una nota l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, prevede che qualora la Rai o le emittenti nazionali private intendano trasmettere trasmissioni dedicate al confronto “devono assicurare un’effettiva parità di trattamento tra tutti i predetti esponenti oltre che nell'ambito della medesima trasmissione, anche nell'ambito di un ciclo di più trasmissioni dello stesso programma, organizzate secondo le stesse modalità e con le stesse opportunità di ascolto”.
“Occorre quindi valutare la sussistenza del rispetto del principio di parità di trattamento, come delineato nell'articolo citato, in funzione delle modalità di esecuzione e collocazione delle trasmissioni”, è la premessa dell'Agcom. “Nel caso specifico, la parità di trattamento può essere garantita dall'offerta a tutti i soggetti politici della medesima opportunità di confronto”, sottolinea l'Authority. Il Consiglio, “ritiene inoltre che le trasmissioni dedicate al confronto, come definite dal provvedimento della Commissione di vigilanza Rai, possano considerarsi legittime ove il relativo format sia accettato da una larga maggioranza delle liste in competizione elettorale e comunque dalla maggioranza delle liste con rappresentanza in Parlamento”. “Eventuali spazi compensativi per coloro che dovessero rinunciare al format dei confronti dovranno essere organizzati nel rispetto dei principi previsti dalla citata normativa e in particolare del principio delle stesse opportunità di ascolto”, conclude l'Agcom.
I partiti sono al lavoro per il dopo Toti
La linea l'ha già data la premier Giorgia Meloni: “Aspettare le risposte” di Giovanni Toti. Nei capannelli a Montecitorio, però, l'opportunità delle dimissioni del presidente della Liguria sembra quasi un argomento superato. Per una buona parte della maggioranza, compresi i piani alti dell'esecutivo, il passo indietro di Toti viene considerato come positivo in primis per lui, così che si possa difendere al meglio, riflette qualcuno. E c'è chi non nasconde un retropensiero piuttosto diffuso nella coalizione: in vista delle europee, è auspicabile sottrarre la vicenda al clamore mediatico. A dare il termometro dell'inquietudine diffusa nel centrodestra arrivano le parole di Matteo Salvini: “Spero che il governatore sia ascoltato il prima possibile, nelle prossime ore e giorni, non tra 15 o 20 giorni”. La lancetta dell'orologio corre e tra i corridoi della Camera si comincia a ragionare sullo scenario che seguirà alle eventuali dimissioni di Toti. Voto anticipato in Liguria, quindi, che aprirebbe a una corsa elettorale tanto inaspettata quanto incombente e in cui nella maggioranza sarebbero in pochi a voler restare col cerino in mano. Per il centrodestra l'eventuale contesa, all'indomani di un'inchiesta, sarebbe complicata per tutti.
Tra gli alleati nessun partito sembra aver fretta di avanzare un suo candidato: le ipotesi di nomi forti circolate, quello del sottosegretario ai Trasporti Edoardo Rixi delle Lega, e quello del sindaco di Genova Marco Bucci, si sono scontrate per ora con le relative smentite. Ma iniziano a rimbalzare anche altri nomi: c'è chi fa quello del sindaco di Rapallo Carlo Bagnasco, chi nomina il deputato e coordinatore regionale di Fdi Matteo Rosso e chi guarda a Massimo Nicolò, ex vicesindaco di Genova, sempre in quota FdI. La cautela, però, resta massima. Si temono gli sviluppi di un'inchiesta che potrebbe allargarsi e gli appuntamenti elettorali in Liguria sono ridotti al minimo. Sabato sarà a Genova il generale Roberto Vannacci. Mentre c'è chi, dall'altra sponda dell'emiciclo, si spende da mesi sul territorio e ha già dato la sua disponibilità a correre: l'ex ministro del Lavoro Andrea Orlando, deputato del Pd. Non ha chiuso all'ipotesi Nicola Fratoianni, mentre per il M5S è ancora presto per parlare di nomi. Per i Verdi il cavallo di battaglia potrebbe restare il giornalista Ferruccio Sansa. E nelle fila dem c'è chi non escluderebbe un interessamento della senatrice Annamaria Furlan.
Alla Camera
Dopo che ieri ha approvato la proposta di legge per la prevenzione e contrasto del bullismo e del cyberbullismo, nella giornata di oggi l’Assemblea della Camera non si riunirà. L’aula di palazzo Montecitorio riprenderà i propri lavori domani alle 9.30 con lo svolgimento delle interpellanze urgenti.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari costituzionali si confronterà sulle pdl per l’abrogazione di norme prerepubblicane, sulle pdl per l'istituzione della regione di Roma capitale della Repubblica e, con la Giustizia, svolgerà delle audizioni sul ddl in materia di sicurezza pubblica, tutela del personale in servizio, delle vittime dell'usura e sull’ordinamento penitenziario. La Esteri ascolterà i rappresentanti ENEA sui risvolti geopolitici connessi all'approvvigionamento delle cosiddette terre rare. Giovedì alle 14.00, la Bilancio, con la rispettiva del Senato, proseguirà le audizioni nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di riforma delle procedure di programmazione economica e finanziaria e di bilancio in relazione alla riforma della governance economica europea.
La Finanze svolgerà delle audizioni sulla pdl sull'assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile derivante dalla circolazione di veicoli, in mancanza di sinistri negli ultimi dieci anni.
La Cultura esaminerà la pdl in favore delle società sportive aventi sede nelle regioni Sicilia e Sardegna e lo schema di decreto ministeriale per il riparto dello stanziamento Direzione generale Educazione ricerca e istituti culturali a enti, istituti, associazioni, fondazioni e altri organismi. La Attività Produttive, con la rispettiva del Senato, ascolterà i rappresentanti di Assocarta, Federterme, Federlegno Arredo, Confcommercio e Confindustria Moda sullo schema di decreto legislativo per la semplificazione dei controlli sulle attività economiche. La Politiche dell’Ue ascolterà i rappresentanti dell'Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani (UNCEM) e dell'Associazione nazionale piccoli comuni d'Italia (ANPCI) sull'efficacia dei processi d'attuazione delle politiche dell'Unione europea e di utilizzo dei fondi strutturali e d'investimento europei per il Sistema-Paese.
Al Senato
Dopo che ieri il Governo ha posto la questione di fiducia, l’Assemblea del Senato tornerà a riunirsi alle 8.30 per l’approvazione del decreto agevolazioni fiscali edilizia il cosiddetto decreto superbonus. Dalle 15.00 svolgerà le interrogazioni a risposta immediata. Per quanto riguarda le Commissioni, oggi non si riuniranno e riprenderanno i propri lavori direttamente martedì della settimana prossima.