ISTAT: fatturato industria e servizi in crescita e inflazione ferma a +0,8%

Dopo il calo registrato a marzo, ad aprile l'indice destagionalizzato dell'industria e dei servizi torna a crescere su base mensile, sia in valore che in volume. Secondo il report dell'Istat sul fatturato dell'industria e dei servizi, ad aprile il fatturato dell'industria, al netto dei fattori stagionali, è aumentato dello 0,8% sia in valore che in volume. Questo risultato è dovuto a un moderato aumento nel mercato interno (+1,6% in valore e +1,3% in volume) e a una lieve diminuzione nel mercato estero (-0,6% in valore e -0,3% in volume). Nel settore dei servizi, si è osservata una crescita del 2,3% in valore e del 2,2% in volume.

Per quanto riguarda gli indici destagionalizzati del fatturato in valore riferiti ai principali raggruppamenti industriali, ad aprile si è registrato un aumento congiunturale per i beni intermedi (+1,2%), per i beni di consumo (+1,9%) e per l'energia (+2,7%), mentre i beni strumentali hanno visto un calo (-1,2%). Nel trimestre febbraio-aprile 2024, il fatturato dell'industria, depurato dai fattori stagionali, è diminuito sia in valore (-1,6%) che in volume (-1,3%). I servizi, invece, hanno mostrato un andamento positivo nello stesso periodo, con un incremento dello 0,8% in valore e dello 0,6% in volume.

Su base annua, ad aprile 2024, il fatturato dell'industria, corretto per gli effetti di calendario, ha registrato una diminuzione in valore del 2,0% (-1,7% nel mercato interno e -2,5% nel mercato estero) e un aumento in volume dello 0,5% (+0,9% nel mercato interno e -0,1% nel mercato estero). Ad aprile 2024 ci sono stati 20 giorni lavorativi rispetto ai 18 di aprile 2023. Per gli indici corretti per gli effetti di calendario del fatturato in valore, si sono registrati aumenti tendenziali solo per i beni di consumo (+1,3%), mentre i beni intermedi (-2,9%), l'energia (-3,2%) e i beni strumentali (-3,7%) sono calati. Nei servizi, si sono registrati incrementi tendenziali del 5,7% in valore e del 4,7% in volume.

L’Istituto certifica inoltre che nel mese di giugnol'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività, al lordo dei tabacchi, è aumentato dello 0,1% su base mensile e dello 0,8% su base annua. L'indice IPCA, armonizzato secondo i parametri UE, ha segnato un aumento congiunturale dello 0,2% e un incremento annuo dello 0,9. L'"inflazione di fondo", che esclude i beni energetici e gli alimentari freschi, è rimasta stabile al +2,0%, mentre l'inflazione al netto dei soli beni energetici è leggermente decelerata (dal +2,0% al +1,9%). L'inflazione acquisita per il 2024 è pari a +0,8% per l'indice generale e a +1,9%per la componente di fondo.

Centro Studi Confindustria: calo moderato del fatturato a maggio

maggio si è registrato un moderato calo del fatturato del -1,0%, seguito al forte rimbalzo di aprile. Nei servizi la flessione è stata più marcata (-4,6%), meno nell’industria (-0,4%), mentre nelle costruzioni c’è stata una crescita del +3,1%. Questa è la fotografia che emerge dall’RTT, il Real Time Turnover Index di Confindustria e TeamSystem, basato sui dati di fatturazione elettronica dei clienti TeamSystem (dati destagionalizzati e deflazionati). Guardando al secondo trimestre dell’anno, si osserva una dinamica complessivamente positivasebbene volatile e debole.

Secondo l’indagine rapida del Centro Studi di Confindustria, a giugno il 53,9% delle grandi imprese industriali prevede una produzione invariata, in lieve aumento rispetto al 48,8% di maggio. Tuttavia, cresce anche il rischio percepito di un calo produttivo: il 12,7% delle imprese prevede una contrazione della produzione, rispetto al 6,2% di maggio, mentre la quota di imprese che si aspetta un miglioramento scende dal 45,0% al 33,4%. 

Guardando al secondo trimestre 2024, rispetto al primo, la quota di imprese che vedono un miglioramento della produzione è diminuita del 7,4%, mentre è aumentata del 7,1% la percentuale di quelle che prevedono una contrazione. Il principale fattore trainante rimane la domanda e gli ordini: il saldo delle attese passa dal 7,6% di maggio al 10,4% di giugno. Anche se in lieve miglioramento, resta negativo il saldo delle imprese che considerano la disponibilità di manodopera un fattore positivo: da -2,0% a -1,5%. Le aspettative sui costi di produzione peggiorano ulteriormente: il saldo tra le imprese che riportano una riduzione dei costi e quelle che segnalano un aumento è passato da -2,4% a -5,6%. Le condizioni finanziarie restano positive, ma il saldo scende vicino allo zero (da 0,7% a 0,1% a giugno). Resta negativo il saldo sulla disponibilità di materiali (-3,5% da -3,3%) mentre torna positivo quello relativo alla disponibilità di impianti (0,1%) dopo tre mesi di aspettative negative.

L’indice RTT evidenzia che a maggio il calo più marcato si è registrato nel Nord-Ovest (-7,3%), seguito dal Centro (-2,5%). Nel Nord-Est la dinamica è rimasta piatta, mentre nel Sudl’unica area in crescita, si è registrato un aumento del +2,8% dopo il rialzo di aprile. L’RTT indica un calo più forte per le grandi imprese (-11,1%) dopo l’ampio aumento di aprile, mentre la flessione mensile è stata più moderata per le piccole imprese (-1,6%) e per quelle medie (-1,2%).

BCE sostiene l’aumento dei requisiti di riserva di capitale

Il Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea (BCE) ha esortato le autorità macroprudenziali nazionali a mantenere gli attuali requisiti di riserva di capitale. La BCE osserva che il ciclo finanziario dell'area euro si sta contraendo in modo ordinato e che il sistema bancario ha dimostrato resilienza; le vulnerabilità del sistema finanziario si sono attenuate ma rimangono elevate, come indicato in una nota dopo l'ultima riunione del Macroprudential Forum.

La BCE sottolinea che, dopo la dichiarazione del Consiglio direttivo del novembre 2022, molti paesi sotto la supervisione bancaria europea hanno continuato a implementare o adeguare le proprie misure macroprudenziali basate sul capitale e sui mutuatari. In particolare, varie autorità hanno aumentato i requisiti di buffer di capitale rilasciabili, come i buffer di capitale anticiclici e i buffer di rischio sistemico, per affrontare le vulnerabilità e migliorare la capacità di rispondere agli shock avversi. Attualmente, 15 paesi sotto la vigilanza bancaria europea hanno annunciato o implementato un tasso positivo per la riserva di capitale anticiclica, 12 paesi hanno fatto lo stesso per la riserva di rischio sistemico (settoriale) e 16 paesi hanno applicato misure basate sui mutuatari.

Il Consiglio direttivo supporta le autorità nazionali che desiderano aumentare i requisiti di riserva di capitale, sottolineando che in alcuni paesi è auspicabile un ulteriore accumulo di requisiti di buffer di capitale rilasciabili per affrontare le vulnerabilità e rafforzare lo spazio macroprudenziale, data la limitata prociclicità nel settore bancario. 

Voto in Francia e possibili tensioni per lo spread italiano 

Gli effetti delle elezioni europee in Francia, che han portato alla vittoria al Parlamento europeo del Front National di Marine Le Pen e Jordan Bardella, preoccupano i mercati. Anche se il rischio è ancora moderato rispetto alle crisi sovrane passate e probabilmente si stabilizzerà, la volatilità e la tensione rimarranno elevate fino alla fine dell'anno, se non oltre. La Francia,epicentro attuale delle tensioninon protegge l'Italia da una possibile destabilizzazione dell'architettura fiscale e finanziaria europea, con i suoi vincoli di bilancio e il supporto della BCE. Anzi, potrebbe aggravarle. Dopo lo scioglimento dell’assemblea francese voluto dal presidente Macron, l'effetto sui mercati, dopo due anni di spread ai minimi, è stato immediato. Questo ha fatto aumentare gli spread francesi e di altri paesi periferici, specialmente sulle scadenze brevi, con il decennale francese a 80 punti base e quello italiano oltre 150.

L'Europa, divergente dagli Stati Uniti per crescita e politiche monetarie, affronterà una nuova normalità di tensione. Il fatto che Parigi sia ora l'anello debole non mette l'Italia al sicuro. Delitala sostiene che ciò che accade in Europa è più importante per lo spread Btp-Bund rispetto a quanto accade in Italia. Un'eventuale diminuzione della disciplina fiscale, seppur in un contesto collaborativo, potrebbe aumentare lo spread italiano a 200 punti, ma una Frexit o dubbi sulla tenuta europea avrebbero effetti devastanti, allargando lo spread a 350 punti base.

Agli occhi dei mercati, un'Italia senza vincoli europei sarebbe un rischio molto maggiore, nonostante una maggiore solidità del settore finanziario rispetto al passato. Questo sottolinea l'importanza della posizione di Meloni in Europa e la delicatezza della prossima legge di Bilancio, con un debito al 140% del PIL e 20 miliardi da trovare per confermare il taglio di cuneo e Irpef. 

  1. ISTAT: fatturato industria e servizi in crescita e inflazione ferma a +0,8%
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