Nascono i Patrioti. Bardella diventa Presidente e Vannacci vice

A Bruxelles è arrivato il momento dei Patrioti per l'Europa, il nuovo gruppo lanciato da Viktor Orban che, in meno di un mese, ha raccolto 84 eurodeputati di 12 Paesi diversi. Il grande inizio era stato fissato per l'8 luglio, a poche ore dalla possibile vittoria di Marine Le Pen in Francia ma il risultato elettorale non è stato quello. Jordan Bardella si è dovuto accontentare della presidenza di un gruppo che si piazza comunque al terzo posto all'Eurocamera, superando Ecr. Nelle destre europee i Patrioti hanno innescato un terremoto e negli ultimi giorni le adesioni si sono moltiplicate, l'ultimo a dire sì è stato il Rassemblement National. La delegazione, con i suoi 30 eletti, è l'azionista di maggioranza, seguita dagli 11 eurodeputati di Fidesz e dagli 8 della Lega. Al gruppo hanno aderito gli eurodeputati di Ano, guidati dal ceco Andrej Babis, l'Fpo austriaco, gli spagnoli di Vox e i sovranisti olandesi del Pvv. A completare la famiglia, i belgi del Vlaams Belang, i portoghesi di Chega, il Partito del Popolo danese, i cechi di Giuramento e Automobilisti e i sovranisti di Prima la Lettonia. L'orbaniana Kinga Gal è stata eletta prima vicepresidente. Nella squadra dei vice c'è anche il neo-leghista Roberto Vannacci

“I Patrioti rappresentano la speranza per milioni di cittadini nelle Nazioni europee”; ha sottolineato Bardella. Il programma del gruppo è piuttosto lineare: tornare a un'Europa intergovernativa, con un’estesa gamma di dossier nell'esclusiva competenza dei singoli Stati, a cominciare da due temi chiavi del prossimo quinquennio, quello della difesa e quello della migrazione, in merito alla quale si chiede di smantellare il Patto firmato dai 27 nei mesi scorsi. “Noi non siamo per un'alternativa all'Europa ma per un'alternativa europea”, hanno sottolineato i Patrioti nel corso di un'affollata conferenza stampa all'Eurocamera di Bruxelles. L'impatto dei Patrioti sul Pe non si farà attendere anche perché, nei primi sei mesi, il gruppo potrà contare sulla sponda dell'Ungheria, presidente di turno dell'Ue. Nei loro confronti, tuttavia, i filo-Ue non abbasseranno di un centimetro il cordone sanitario. Il gruppo punta a incarichi di vertice all'Eurocamera, forte dei suoi numeri ma difficilmente li otterrà. 

Meloni è soddisfatta del vertice Nato, apre a Ursula e bacchetta Salvini

“Soddisfazione” per il summit Nato, apertura sull'Ursula bis ma anche a forme di collaborazione con i Patrioti e bacchettata a Salvini sull'Ucraina. Sono alcuni dei temi della conferenza stampa di Giorgia Meloni al termine del vertice Nato, segnato da vari bilaterali con Ergodan, Starmer, Duda e Zelensky. La premier si è detta “soddisfatta” e in particolare dell'inviato speciale per il fianco sud dell'Alleanza, che l'Italia aveva sollecitato e per il quale “intende presentare la sua candidatura”. La bacchettata al leader Matteo Salvini è arrivata quando ha risposto sull'opportunità di togliere i limiti all'uso delle armi occidentali a Kiev per colpire in Russia: “Noi in Ucraina ci siamo concentrati sui sistemi di difesa aerea, che è il modo migliore per difendere una nazione aggredita. Lo dico anche a chi da varie parti dice che se si continuano a inviare armi all'Ucraina si alimenta la guerra”. 

La premier ha poi negato che il leader della Lega sia un problema politico rivendicando di aver garantito la linea: “La maggioranza è sempre stata molto compatta su questa materia, lo dimostra una linea italiana che è chiarissima in tutto il mondo”. Meloni ha anche aperto su Von der Layen, legando il suo voto al risultato che l'Italia deve ottenere “per il suo peso” e a quello che la presidente della commissione uscente dirà a Ecr, il gruppo conservatore europeo presieduto dalla stessa Meloni: “il mio obiettivo unico è portare a casa per l'Italia il massimo risultato possibile. Come presidente di Ecr, Von der Leyen incontrerà il nostro gruppo e a valle di quello che lei dirà chiaramente dialogheremo con le altre delegazioni e decideremo che cosa fare”. La premier ha ridimensionato anche le distanze politiche con gruppi di destra che in Europa hanno aderito ai Patrioti di Viktor Orban Marine Le Pen

Sul viaggio di Orban a Mosca e Pechino senza un mandato europeo ha chiarito: “Se fossero iniziative che possono portare qualche spiraglio di pace e di diplomazia non ci vedrei niente di male”. “Ma se il giorno dopo si ottiene che un ospedale viene bombardato a me pare che questo dimostri purtroppo che non c'è alcuna volontà di dialogo”. E sul viaggio di Orban a Mar-a-Lago da Donadl Trump ha ribadito “I leader politici hanno diritto a incontrare altri leader politici”. Su Biden ha detto: “Se l'ho visto lucido? l'ho visto bene, mi ha fatto una bella impressione come presidente degli Stati Uniti d'America. Insomma, di una persona che sta lavorando, che ha organizzato un ottimo vertice”, ma poi precisa di non voler fare “ingerenze straniere” come quelle che ha subito nel voto italiano”. 

In Ue c’è l’accordo tra i gruppi sulle presidenze delle Commissioni

Un accordo politico di massima, raggiunto oggi fra i gruppi politici del Parlamento europeo, ha stabilito a quali gruppi verranno assegnate le presidenze e vicepresidenze delle Commissioni parlamentari, tenendo conto dei nuovi equilibri tra i numeri di seggi determinati dalle elezioni di giugno e della chiave di ripartizione delle cariche basata sul “metodo D'Hondt”. Le assegnazioni delle cariche dovranno comunque essere confermate dai voti nelle diverse Commissioni, la settimana successiva alla prima plenaria di Strasburgo che inizia martedì prossimo. 

L'accordo prevede che il Ppe (188 seggi) abbia la presidenza della commissione Itre (Industria, Ricerca ed Energia), della Libe (invece della Agri), e poi di Afet (Affari esteri), Afco (Affari costituzionali), Pech (Pesca), Cont (Controllo di bilancio) e della sottocommissione Sant (Sanità). Il gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D, 136 seggi) avrà la presidenza della Commissione Econ (Affari economici e monetari), della Envi (Ambiente), che dovrebbe invece andare a un europarlamentare italiano, della Inta (Commercio internazionale), e poi di Regi (Politica regionale) e Femm (Diritti delle donne e Uguaglianza di genere). 

All'Ecr, diventato terzo gruppo per numero di seggi (78) andranno le presidenze della Commissione Agri (Agricoltura), della e Budget (Bilancio Ue) e della Peti (Petizioni). A Liberali di Renew (77 seggi) saranno assegnate le presidenze delle Commissioni Juri (giuridica) e Deve (Sviluppo) e della sottocommissione Sede (Sicurezza e Difesa). I Verdi (53 seggi) avranno le presidenze della Commissione Imco (Mercato interno e Consumatori) e della sottocommissione Droi (Diritti umani). Alla Sinistra (The Left, 46 seggi, compresi gli otto del M5S) verranno assegnate infine la presidenza della Commissione Empl (Lavoro e Affari sociali) e quella della sottocommissione Fisc (Materie fiscali). 

La maggioranza punta all’Agricoltura ma la strada è in salita per Meloni

Tra lunedì e martedì Giorgia Meloni dovrebbe avere un confronto con Ursula von der Leyen. Si annuncia un passaggio cruciale nella trattativa per la nuova Commissione Ue, che dal punto di vista italiano si sta rivelando in salita. La premier punterà sulla necessità che l'Italia sia rispettata, che le sia riconosciuto il ruolo che le spetta. In attesa che la leader di FdI rientri dagli Usa, per ora i suoi europarlamentari non sono collocabili fra quelli pronti a votare a favore della conferma di von der Leyen il 18 luglio. Manca però una settimana, e nelle prossime ore entrerà nel vivo la trattativa sull'asse Roma-Bruxelles. Il negoziato ha esiti ancora non prevedibili. Gli obiettivi di Palazzo Chigi sono un Commissario con deleghe di peso e una vicepresidenza esecutiva. Nel Governo si ragiona sul portafoglio Agricoltura, che amministra fondi cruciali. La Meloni pensa a Raffaele Fitto, anche se all'interno di FdI non manca chi continua a dubitare sull'opportunità di privarsi di un ministro chiave. Il primo passo, comunque, è individuare la casella della Commissione destinata all'Italia, un elemento che dovrebbe essere definito dopo il voto di giovedì prossimo al Parlamento Ue. Il Commissario proposto, oltre che il programma su cui von der Leyen intende impostare la legislatura, misureranno la distanza fra Meloni e la tedesca. Che sia a favore o contro, a quanto assicurano i meloniani, la premier sarebbe intenzionata a rivendicare in ogni caso il voto dei suoi europarlamentari. 

Giorgetti è per la revisione dei tempi del Pnrr. Critiche le opposizioni

Passato il voto europeo il Governo torna sul Pnrr e sulla necessità di una scadenza meno rigida. A parlarene è Giancarlo Giorgetti: sulla richiesta, non solo italiana, di far slittare la scadenza posta dalla Commissione europea al 2026 “hanno già detto di no. Ne riparliamo fra un anno, vedremo”. Da fonti Ue trapela il no a una proroga, ma potrebbe prendere slancio l'anno prossimo. Ora, con la precedente maggioranza che ha retto nell'Europarlamento, il Ministro sembra fiducioso che sarà l'avvicinarsi del 2026 a far uscire allo scoperto altri Paesi. “Sarebbe più realistica una determinazione delle tempistiche che sia utile per i Paesi, per le imprese e per l'Europa stessa”, dice Giorgetti. Se, ad oggi, le fonti Ue confermano la necessità di un'attuazione puntuale del Pnrr col termine ultimo del 2026 previsto dal regolamento del Recovery, un confronto potrebbe esserci l'anno prossimo quando si apriranno i negoziati per il bilancio comune 2028-2035. Potrebbe avere un peso il ruolo che assumerà FdI rispetto alla ricerca di una maggioranza da parte di Ursula Von Der Leyen. Forse non è un caso che proprio Giorgetti, assieme a una crescita “perfettamente in linea” con le stime del Governo e con un obiettivo di “pareggio del saldo primario” nel solco di obiettivi “realistici e sostenibili”, rivendichi un ruolo “determinante” in Ue per l'Italia, grazie a un governo “paradossalmente fra i più stabili, sicuramente il più stabile fra i grandi Paesi”. 

È ufficiale: Malpensa sarà intitolata a Berlusconi. L'opposizione insorge

L'aeroporto di Malpensa è ufficialmente intitolato a Silvio Berlusconi. Con un'ordinanza di Enac a effetto immediato, lo scalo ha acquisito il nome del fondatore di Fi. L'annuncio è arrivato con una nota del ministero dei Trasporti guidato da Matteo Salvini che ha espresso “grande soddisfazione”. Dure le opposizioni: per il M5S “Il governo Meloni restaura perentoriamente la repubblica delle banane. Se frodi il fisco e vieni condannato in via definitiva, una volta passato a miglior vita ti intitolano persino un aeroporto internazionale”. Ha festeggiato il centrodestra, ovviamente FI: “Dobbiamo esserne tutti orgogliosi” e anche FdI: “È il giusto riconoscimento nei confronti di uno dei protagonisti della storia della nostra Nazione”, ha commentato il viceministro ai Trasporti Galeazzo BignamiMaurizio Lupi non ha nascosto i dubbi: “Siamo fieri di questo riconoscimento a un uomo che per tanti anni ha servito le istituzioni del nostro Paese. Rimane qualche perplessità sul modo in cui si è arrivati a questa decisione che, secondo noi, andava costruita con un percorso più condiviso”. Sulla proposta il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha parlato di “tempi barbari. Il Pd ha presentato un'interrogazione che chiede di chiarire quale sia stata la procedura, visto che la legge “richiede un periodo di 10 anni dalla morte della persona prima di intitolare un luogo pubblico”. 

Approvato il ddl Nordio: abrogato l'abuso d'ufficio

L'approvazione definitiva del ddl Nordio ha mostrato una maggioranza compatta: il provvedimento è passato con 199 voti favorevoli, 102 contrari e nessun astenuto. Dopo giorni di tensioni su vaccini e Ucraina, il via libera all'abolizione dell'abuso di ufficio e alla stretta al traffico d’influenze è stato accompagnato dagli applausi di tutte le forze di centrodestra. E non solo: hanno votato a favore anche Azione e Iv; dure invece le altre opposizioni. Ma gli interventi sulla giustizia non sono finiti: sono molti i provvedimenti in discussione fra Camera e Senato, dalla separazione delle carriere per i magistrati agli interventi sulle carceri. Il ddl approvato contiene anche una stretta alla pubblicazione delle intercettazioni elemento che ha generato non poche polemiche e attacchi. 

Il guardasigilli Carlo Nordio ha comunque annunciato una nuova accelerata sulla materia: “Stiamo lavorando da tempo a una riforma organica delle intercettazioni per dare un'attuazione radicale all'articolo 15 della Costituzione che indica nella segretezza delle conversazioni l'altra faccia della libertà. Le conversazioni sono libere intanto che sono segrete, come il voto”. A Palazzo Madama è atteso l'arrivo in Aula della proposta di legge del senatore di Fi Pierantonio Zanettin che limita a 45 giorni la durata massima delle intercettazioni, mettendo così un freno alle proroghe da parte del gip su richiesta del pm. La norma interviene anche “sul sequestro di telefonini e smartphone” ha spiegato Nordio “che contengono non solo le conversazioni, ma l'intera vita delle persone”. 

È tensione nella maggioranza sulla questione Rai

Dopo le tensioni interne alla maggioranza sembra oramai chiaro che Matteo Salvini punti a capitalizzare sulle nomine Rai. Il leader leghista, sono convinti all'interno di FdI e FI, sta cercando di alzare la posta nella partita sulle nomine dei vertici della tv di Stato, che in questi giorni è al centro delle polemiche anche per come sono stati coperti i risultati francesi: un “buco” l'ha definito la presidente della Commissione di vigilanza Rai Barbara Floridia (M5S), chiedendo una “relazione urgente e dettagliata” all'amministratore delegato Roberto Sergio, che si è impegnato a trasmetterla entro venerdì. L'attivismo di Salvini è vissuto con difficoltà a Palazzo Chigi. Mentre Giorgia Meloni è a Washington per il vertice Nato, il leader leghista in una diretta social ha ribadito i suoi dubbi sul sostegno militare all'Ucraina (“Più armi si inviano, più la guerra va avanti”) alimentando chi sostiene che La lega punti al logoramento.  

Da quando una settimana fa la Lega ha avanzato una pdl per l'azzeramento del canone Rai, gli alleati si sono convinti che l'obiettivo di Salvini sia la partita per i vertici della tv pubblica, entrata in una fase di stallo. C'è qualche difficoltà, ammettono nella maggioranza, seppure da tempo appaiano definite le scelte per i due ruoli apicali, con Roberto Sergio destinato ad essere sostituito nel ruolo di ad da Giampaolo Rossi, scelto dalla Meloni, e Simona Agnes, indicata per la presidenza da FI. In questo quadro la Lega starebbe puntando alla sostituzione del direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci anche se la casella sarebbe appannaggio del partito di maggioranza relativa e quindi di FdI. Ad ogni modo sembra evidente che la questione Rai è ancora lontana dall’essere risolta.

Calderoli rassicura sul Lep, le opposizioni puntano al referendum sull’autonomia

Mentre cinque regioni (Campania, Emilia-Romagna, Sardegna, Toscana e Puglia) sono al lavoro per chiedere il referendum sull'autonomia differenziata, il Ministro Roberto Calderoli fornisce il timing sull'individuazione dei Lep spiegando che “è in corso l'attività tecnica di trasposizione normativa di quelli individuati, che si prevede possa essere conclusa entro il 2024” e annuncia che saranno finanziati “a partire dalla legge di bilancio 2026”. Ma la segretaria dem Elly Schlein attacca: “Se fermiamo l'Autonomia fermiamo anche il Premierato”. Giancarlo Giorgetti aveva sottolineato che “è importante procedere all'individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni, prerequisito essenziale per valutare le risorse necessarie a finanziare in ciascuna Regione le funzioni fondamentali e i diritti civili e sociali da garantire su tutto il territorio nazionale”. 

Devono essere garantiti “i diritti sociali su tutto il territorio e l'uniformità dei livelli essenziali di servizio con la necessaria sostenibilità delle finanze pubbliche” e fino a quando non ci saranno i Lep si procederà alla vecchia maniera e ci si concentrerà sui nove non Lep (Organizzazione della giustizia di pace; Rapporti internazionali e con l'Ue delle Regioni; Commercio con l'estero; Professioni; Protezione civile; Previdenza complementare e integrativa; Coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; Casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale; Enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale). Roberto Calderoli spiega che “l'entità delle risorse per le materie non Lep non potrà che essere corrispondente ai fabbisogni di spesa”. Ma il Pd attacca e la segretaria che chiede unità di intenti sul referendum.

I sondaggi della settimana

Negli ultimi sondaggi realizzati dall’Istituto SWG il 9 luglio, tra i partiti del centrodestra si nota lieve arretramento della Legacon - 0,3%Il partito di Giorgia Meloni si conferma primo partito italiano con il 29,2%. In seconda battuta il PD, che perde terreno e vede il distacco da FdI ampliarsi al 5,9%. Terza forza nazionale in risalita il Movimento 5 Stelle (10,6%). Nella galassia delle opposizioni, la sorpresa delle europee AVS rimane stabile al 7,0%, mentre i centristi sono rilevati nuovamente singolarmente con Azione (3,4%) e +Europa (1,9%) e IV (2,1%). Chiudono il quadro settimanale le rilevazioni sul movimento di Cateno de Luca Sud chiama Nord dato al 1,0% e il partito alleato di governo guidato da Maurizio Lupi Noi Moderati in lieve crescita al 1,0%.

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La stima di voto per la coalizione di centrodestra (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, Noi Moderati) è stabile al comando con il 47,2%. Il centrosinistra in rallentamento stabile con il 30,3%; fuori da ogni alleanza, il M5S, riguadagna 3 decimi di punti percentuale e registra un 10,6%. Stabile anche il Centro, che raggiunge il 7,4%.

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  1. Nascono i Patrioti. Bardella diventa Presidente e Vannacci vice
  2. Meloni è soddisfatta del vertice Nato, apre a Ursula e bacchetta Salvini
  3. In Ue c’è l’accordo tra i gruppi sulle presidenze delle Commissioni
  4. La maggioranza punta all’Agricoltura ma la strada è in salita per Meloni
  5. Giorgetti è per la revisione dei tempi del Pnrr. Critiche le opposizioni
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