Draghi: competitività economica Ue va diretta verso l'esterno
“L'Ue ha adottato finora un concetto di competitività economica focalizzato in modo errato sulla concorrenza interna tra i paesi membri e non abbastanza su quella esterna all'Europa, confidando nella parità di condizioni globale e nell'ordine internazionale basato su regole, e aspettandosi che gli altri facessero lo stesso, ed è stata poi colta di sorpresa quando il mondo ha cominciato a cambiare rapidamente, con le altre grandi economie che non rispettano più quell'ordine”. Lo ha affermato l'ex premier italiano ed ex presidente della Bce Mario Draghi, parlando a La Hulpe, vicino Bruxelles, durante un intervento alla Conferenza di alto livello sul "Pilastro europeo dei diritti sociali" organizzata dalla presidenza belga di turno del Consiglio Ue. Draghi ha presentato il progetto del suo rapporto sulla competitività europea, che la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, gli ha chiesto di elaborare, e che presenterà al Consiglio europeo subito dopo le elezioni di giugno. “Abbiamo perseguito una strategia deliberata volta a ridurre i costi salariali degli uni rispetto agli altri e, combinata con una politica fiscale pro-ciclica, l'effetto netto è stato solo quello di indebolire la nostra domanda interna e di minare il nostro modello sociale”, ha rilevato. “Ma la questione fondamentale - ha sottolineato Draghi - non è che la competitività sia un concetto errato. Il fatto è che l'Europa ha avuto un focus sbagliato: ci siamo rivolti verso l'interno, vedendo tra di noi i nostri concorrenti, anche in settori come la difesa e l'energia in cui abbiamo profondi interessi comuni. Allo stesso tempo, non abbiamo guardato abbastanza verso l'esterno: con una bilancia commerciale positiva, dopo tutto, non abbiamo prestato sufficiente attenzione alla nostra competitività esterna come seria questione politica”.
“Altre regioni non rispettano più le regole e stanno elaborando attivamente politiche per migliorare la loro posizione competitiva. Nella migliore delle ipotesi - ha avvertito Draghi - queste politiche sono progettate per reindirizzare gli investimenti verso le loro economie a scapito delle nostre; e, nella peggiore, sono progettati per renderci permanentemente dipendenti da loro”. La Cina, ad esempio, mira a catturare e 'internalizzare' tutte le parti della catena di approvvigionamento di tecnologie verdi e avanzate, garantendosi l'accesso alle risorse necessarie. Questa rapida espansione dell'offerta sta portando a un significativo eccesso di capacità in molteplici settori e minacciando di indebolire le nostre industrie”. A livello Ue, invece, “non abbiamo mai avuto un 'accordo industriale' equivalente, anche se la Commissione ha fatto tutto ciò che era in suo potere per colmare questa lacuna”. Pertanto, nonostante una serie di iniziative positive in corso, manca ancora una strategia generale su come rispondere in molteplici aree: ci mancano, dalle parole dell’ex premier, una strategia su come tenere il passo in una corsa sempre più spietata per la leadership nelle nuove tecnologie, nonché una strategia per garantire di avere le risorse e gli input di cui abbiamo bisogno per realizzare le nostre ambizioni senza aumentare le nostre dipendenze. Difatti, In un mondo in cui i nostri rivali controllano molte delle risorse di cui abbiamo bisogno, l’agenda europea deve essere combinata con un piano per proteggere la nostra catena di approvvigionamento, dai minerali critici alle batterie fino alle infrastrutture di ricarica. Abbiamo bisogno, in definitiva, di una Ue adatta al mondo di oggi e di domani. Quindi, nella realzione che si appresta a presentare, Draghi proporrà “un cambiamento radicale, perché è ciò di cui abbiamo bisogno.
Bce: Lagarde, nel 2023 consolidati progressi su lotta all'inflazione in area euro
Nel 2023 la Bce ha consolidato i progressi compiuti nella lotta all'inflazione nell'area dell'euro. Lo riferisce la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, nel Rapporto annuale della Bce. Lo scorso anno “era iniziato con l'inflazione complessiva ancora prossima ai massimi storici. Gli effetti negativi dei precedenti shock dal lato della domanda e dell'offerta, seppur in attenuazione, continuavano a spingere verso l'alto i prezzi”. Due importanti sviluppi hanno però aperto la strada a un netto calo dell'inflazione nel corso dell'anno. In primo luogo, hanno cominciato a venir meno gli effetti degli shock passati. “I prezzi dell'energia, dopo l'impennata registrata a seguito della guerra mossa dalla Russia all'Ucraina, hanno segnato una brusca riduzione e le strozzature dal lato dell'offerta si sono ulteriormente attenuate a livello mondiale”, ha spiegato Lagarde nel documento. In particolare, nel 2023 la diminuzione dei prezzi dell'energia “ha rappresentato la metà del calo dell'inflazione”. In secondo luogo, la Bce ha continuato a inasprire la politica monetaria e ha contribuito pertanto a ridurre ulteriormente l'inflazione frenando la domanda. “Complessivamente, da gennaio a settembre, abbiamo innalzato i tassi di interesse di ulteriori 200 punti base”, ha ricordato la presidente. “Abbiamo adottato le decisioni sui tassi continuando a basarci sui dati, in un contesto caratterizzato da elevata incertezza. Al fine di calibrare accuratamente in che misura fosse necessario alzare i tassi, abbiamo introdotto tre criteri: prospettive di inflazione, dinamica dell'inflazione di fondo e intensità della trasmissione della politica monetaria”.
“L'inflazione di fondo, tuttavia, è rimasta elevata, con forti pressioni interne sui prezzi", ha spiegato la presidente della Bce. “Abbiamo pertanto ritenuto che i tassi di interesse di riferimento della Bce avessero raggiunto livelli che, se mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, avrebbero fornito un contributo sostanziale a un ritorno tempestivo dell'inflazione al nostro obiettivo”. Parallelamente, “abbiamo proseguito nella normalizzazione del bilancio dell'Eurosistema affinché restasse coerente con l'impalcatura complessiva della nostra politica monetaria”. La riduzione di oltre 1.000 miliardi di euro registrata in bilancio nel 2023 è stata, difatti, determinata in gran parte dalle scadenze e dai rimborsi anticipati nell'ambito delle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine. Nel corso dell'anno, ha poi concluso Lagarde, “abbiamo interrotto i reinvestimenti dei titoli giunti a scadenza nell'ambito del nostro programma di acquisto di attività. Inoltre, a dicembre abbiamo annunciato la graduale cessazione dei reinvestimenti in seno al programma di acquisto per l'emergenza pandemica”.
Bankitalia: previsioni in chiaroscuro, taglio tassi più vicino
Il Pil sale quanto basta per evitare la recessione. L'inflazione, invece, scende secondo le previsioni avvicinandosi sempre di più all'obiettivo del 2%. Lo scenario disegnato dal Bollettino della Banca d'Italia, senza essere esaltante, descrive una zona di sicurezza che dovrebbe portare la Bce a tagliare i tassi a giugno. Un percorso diverso rispetto a quello della Fed che, di mese in mese, rinvia l'inizio del processo di ammorbidimento monetario. L'Europa, invece, cresce, seppure lentamente in un clima di crescente disinflazione. Secondo quanto emerge dal rapporto di via Nazionale, all'inizio del 2024 il Pil dell'area dell'euro ha continuato a ristagnare per la debolezza dell'industria, a fronte di segnali di recupero nel terziario. Continua, invece, il sentiero discendente dei prezzi, soprattutto per i prodotti industriali e alimentari. Secondo le proiezioni di marzo, quest'anno l'inflazione diminuirà al 2,3%, tornando in linea con l'obiettivo del 2% nel 2025 e nel 2026. Il quadro non viene disturbato nemmeno dalle recenti tensioni in Medio Oriente. In particolare, i rischi che i danni e i rincari sul trasporto marittimo del Mar Rosso, causato dagli attacchi degli Houthi, portino a forti pressioni inflazionistiche “appaiono al momento limitati” e anche in uno scenario “particolarmente pessimistico” secondo la Banca d'Italia questo fattore aggiungerebbe 0,3 punti percentuali al carovitacomplessivo di tutta l'area euro. In uno scenario meno pessimistico l'impatto è limitato a 0,15 punti percentuali. Inoltre, non sono emersi ostacoli alla capacità dei porti di smistare i container in arrivo; secondo gli analisti del settore la capacità di trasporto via mare è attualmente più che adeguata ad assorbire le conseguenze dell'allungamento dei tempi di spedizione.
Infine, in presenza di una domanda globale debole, le scorte di magazzino delle imprese europee possono “attenuare le possibili tensioni”. Un'indagine condotta dalla Bce a inizio gennaio, ha registrato, difatti, “un numero molto limitato di aziende” che segnalavano preoccupazione per le proprie catene di fornitura. Gli economisti di Bankitalia, inoltre, hanno effettuato “uno studio econometrico che mostra che nei periodi di bassa domanda o di alte giacenze, come quello in corso, la correlazione tra crescitadei costi di trasporto e inflazione è quasi nulla”. Il lavoro quantifica gli effetti dei recenti rincari nei noli marittimisull'inflazione dell'area dell'euro, distinguendoli da quelli riconducibili a movimenti della domanda: l'impatto sull'andamento dei prezzi al consumo sarebbe molto contenuto. Secondo queste valutazioni, allora, anche in uno scenario particolarmente pessimistico, in cui i noli marittimi si stabilizzassero su livelli superiori al picco raggiunto in aprile la crescita dei prezzi alla produzione manifatturiera nell'area sarebbe, dopo dodici mesi, più alta di circa 1,4 punti percentuali rispetto all'ipotesi di costi di trasporto invariati dallo scorso ottobre, prima dell'inizio delle tensioni. Ciò comporterebbe un rialzo dell'inflazione al consumopari al più a 0,3 punti percentuali. Ma “uno scenario meno pessimistico, in cui i noli ritornassero sui livelli precedenti le tensioni entro la seconda metà del 2024, indurrebbe un aumento dell'inflazione al consumo al massimo di 0,15 punti percentuali”, rassicura in conclusione lo studio.