Von der Leyen rilancia la competitività europea senza rinunciare al Green Deal

L’Unione Europea punta a rafforzare la propria competitività economica, senza sacrificare gli obiettivi del Green Deal, con il Competitiveness Compass, la nuova strategia presentata dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che definisce il percorso per rendere il sistema economico europeo più innovativo, resiliente e sostenibile. Il piano si articola su tre pilastri: innovazione e produttività, attraverso il potenziamento della ricerca e delle tecnologie emergenti come intelligenza artificiale, quantum computing, biotecnologie e robotica, supportate da iniziative come Apply AI e AI Factories Initiative, volte a incentivare l’adozione dell’intelligenza artificiale nell’industria. 

Per superare la frammentazione normativa, la Commissione propone un “28° regime”, un quadro volontario unico per le start-up, e un piano per migliorare l’accesso ai capitali di rischio, con l’Unione Europea del Risparmio e degli Investimenti, che mira a mobilitare il risparmio privato europeo, oggi pari a 1,4 trilioni di euro all’anno. Il secondo pilastro, decarbonizzazione e competitività, intende consolidare la leadership dell’UE nelle tecnologie pulite – come turbine eoliche, elettrolizzatori e carburanti a basse emissioni – e ridurre il costo dell’energia per le imprese, ancora troppo elevato rispetto ai principali competitor, con il piano Affordable Energy Action Plan. Il terzo pilastro, resilienza economica e sicurezza industriale, prevede nuovi accordi commerciali per garantire l’approvvigionamento di materie prime strategiche e rafforzare la sicurezza economica europea. Bruxelles vuole inoltre semplificare la burocrazia, riducendo del 25% gli obblighi di rendicontazione per tutte le imprese e del 35% per le PMI, con un risparmio stimato di 37 miliardi di euro l’anno. Infine, per contrastare la carenza di lavoratori qualificati, la Commissione lancerà l’Unione Europea delle Competenze, un piano per la formazione e l’aggiornamento professionale. Von der Leyen ha ribadito l’urgenza di agire con rapidità e coesione, sottolineando che il sostegno unanime dei leader UE al vertice di Budapest conferma la volontà politica di accelerare il rilancio economico del continente, rendendolo più innovativo, competitivo e sostenibile.

BCE taglia i tassi con l’inflazione ancora sopra il 2%

La Banca Centrale Europea ha deciso una nuova riduzione di 0,25 punti percentuali dei tre tassi di interesse di riferimento, portandoli tra il 2,75% e il 3,15%, segnando così il quinto taglio consecutivo dopo il ciclo di aumenti avviato per contenere l’inflazione post-pandemia e guerra in Ucraina. La mossa mira a favorire una maggiore accessibilità al credito, con effetti diretti su mutui e prestiti alle imprese, che stanno già beneficiando della politica di allentamento monetario. Nel comunicato ufficiale, la BCE ha sottolineato che il processo disinflazionistico è in corso, ma permangono fattori di resistenza, come il ritardo nell’adeguamento salariale al costo della vita. Dopo mesi di calo, l’inflazione è risalita al 2,4% a dicembre, ancora lontana dai picchi del 10% del 2022 ma sopra la soglia del 2%, considerata ottimale e obiettivo primario della banca centrale.

Italia-Arabia Saudita: accordi per 10 miliardi su difesa, energia e innovazione

Durante la visita ufficiale della premier Giorgia Meloni a Riad, l’Italia e l’Arabia Saudita hanno siglato accordi per un valore complessivo di 10 miliardi di dollari, rafforzando la cooperazione in settori chiave come difesa, energia, industria e innovazione. L’incontro, tenutosi ad Al-Ula con il principe ereditario Mohammed bin Salman, ha visto un intenso confronto su temi geopolitici ed economici, dal cessate il fuoco a Gaza alla transizione energetica, fino alle opportunità di sviluppo in Africa. Tra le intese più significative, spiccano cinque accordi nel settore militare, del valore di oltre tre miliardi di euro, che coinvolgono Elettronica, Leonardo e Fincantieri in collaborazione con partner sauditi come Sami Aec e Misa-Gami per lo sviluppo di sistemi di difesa elettronica, sorveglianza territoriale e infrastrutture strategiche. Sul piano navale, Fincantieri ha siglato due accordi con Aramco e Ozone for Military Industries, finalizzati alla creazione di un polo di eccellenza per la cantieristica civile e alla manutenzione delle unità navali militari e commerciali. Inoltre, è stato stabilito un programma di addestramento militare con Elt Group e Shamal e la creazione di un Consiglio della Partnership Strategica per monitorare i progetti congiunti.

Gli altri otto miliardi di euro riguardano energia e industria, con un ruolo di primo piano per Sace, che ha firmato tre memorandum per 6,6 miliardi di euro: il primo con Neom per sostenere le aziende italiane nel progetto della città futuristica saudita, il secondo con Acwa Power per finanziare impianti di energia rinnovabile e desalinizzazione, e il terzo con Saudi Electricity Company per la costruzione di nuove infrastrutture energetiche. Nel quadro del Piano Mattei per l’AfricaCassa Depositi e Prestiti ha siglato due accordi con il Saudi Fund for Development e ancora con Acwa Power, per iniziative sostenibili e lo sviluppo dell’idrogeno verdeSnam ha invece raggiunto un’intesa con Acwa Power per realizzare un terminale di ammoniaca verde, che sarà trasformata in idrogeno e distribuita in Europa tramite il corridoio energetico Sud2.

L’asse italo-saudita si rafforza anche in tecnologia, ricerca e cultura. L’Istituto Italiano di Tecnologia ha siglato accordi con l’Università Re Abdullah per progetti in robotica, intelligenza artificiale e scienze della vita, e con la Saudi Agrifood Tech Alliance per l’innovazione nell’agroalimentare. Sul fronte culturale, il Parco Archeologico di Pompei collaborerà con la Commissione per Al-Ula per la conservazione dei siti storici sauditi, mentre la Triennale di Milano realizzerà una collezione permanente a Riad e organizzerà mostre temporanee. Con questi accordi, l’Italia rafforza il proprio ruolo di partner strategico dell’Arabia Saudita, ampliando le opportunità di collaborazione economica e tecnologica in una regione chiave per il futuro degli investimenti globali.

BYD incontra le aziende italiane

Tra il 20 e il 22 febbraioBYD, il principale produttore mondiale di auto elettriche, incontrerà a Torino le aziende italiane della componentistica automobilistica per individuare fornitori destinati ai nuovi stabilimenti che apriranno in Ungheria e Turchia. L’iniziativa è particolarmente significativa per l’industria locale, duramente colpita dalla crisi di Stellantis, che ha portato alla chiusura di numerose aziende dell’indotto. L’interesse di BYD per l’Italia si inserisce in una strategia di espansione europea, accelerata dalla decisione di produrre all’interno dell’UE per evitare i dazi imposti da Bruxelles sulle auto cinesi, che dal 31 ottobre sono aumentati dal 10% al 17%.

Fondata nel 1995 a Shenzhen, BYD ha iniziato producendo batterie ricaricabili prima di entrare nel settore automobilistico, adottando un modello basato sulla riduzione dei costi e sulle economie di scala. Oggi, oltre alle auto, produce autobus, camion e veicoli industriali e, nel 2023, ha ricevuto 120mila ordini in Europa, di cui 3.500 in Italia. La costruzione di uno stabilimento in Ungheria, il primo in Europa, inizierà nel 2025, mentre la Turchia seguirà a breve. Gli incontri di Torino, guidati da Alfredo Altavilla (ex Fiat e FCA, ora consigliere europeo di BYD) e Alessandro Grosso (ex Stellantis, oggi responsabile BYD Italia), potrebbero portare commesse per 500mila veicoli elettrici l’anno, una cifra superiore alla produzione italiana di Stellantis nel 2024 (471mila unità, di cui 283mila auto).

La crisi della produzione Stellantis in Italia ha generato un forte impatto occupazionale, con migliaia di lavoratori in cassa integrazione o licenziati, in particolare nell’area di Torino, dove storicamente si concentra l’indotto dell’ex Fiat. Per arginare questa crisi, la Regione Piemonte da mesi cerca di attrarre un nuovo produttore automobilistico, possibilmente cinese, per ridurre la dipendenza dal monopolio Stellantis. Nel 2023, il ministro delle Imprese Adolfo Urso aveva annunciato trattative per l’ingresso di un costruttore straniero, con BYD tra i candidati, ma senza sviluppi concreti.

Secondo Altavilla, BYD ha un forte interesse per l’Europa e diversi fornitori italiani operano già in Turchia e nell’Europa dell’Est, seguendo le commesse di clienti internazionali. Tuttavia, affinché l’Italia possa essere competitiva, è necessaria una politica industriale mirata: incentivi per lo sviluppo della filiera produttiva, piuttosto che solo per l’acquisto di auto elettriche. Se il governo offrisse condizioni più vantaggiose, ha aggiunto Altavilla, BYD o altri costruttori potrebbero considerare un investimento produttivo in Italia.

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