Borse europee in calo dopo il tentato rimbalzo
Le Borse europee hanno avuto un avvio iniziale difficile ieri dopo il tentato rimbalzo di mercoledì scorso. L'incertezza continua a dominare i mercati, con particolare attenzione rivolta all'atteso dato sui sussidi negli Stati Uniti. Questo dato rappresenterà un test cruciale per valutare se i segnali di fragilità dell'economia statunitense riscontrati la scorsa settimana si confermano, alimentando così le preoccupazioni degli investitori.
Dopo un inizio settimana fortemente negativo, causato dal crollo della Borsa giapponese che ha avuto ripercussioni su tutte le piazze finanziarie globali, le borse hanno tentato di risalire. Tokyo sembra essersi ripresa, grazie anche a una maggiore sinergia tra il Governo e la Banca Centrale. Anche i principali indici americani mostrano segnali di recupero dopo il timore della scorsa settimana, scatenato da dati sull’occupazione deludenti.
Tokyo, crollata del 12% il 5 agosto, è riuscita a recuperare oltre il 10% il giorno seguente. Il Nikkei ha martedì la mattinata con un +1,19%, completando così il rimbalzo rispetto alle perdite di lunedì. Tuttavia, rispetto al 31 luglio, l’indice giapponese rimane in calo del 10%, avendo perso una parte consistente dei guadagni del 2024, che ora si attestano al 5%.
I mercati americani hanno avuto una performance migliore. Il Nasdaq, dopo aver perso oltre il 3% nel fine settimana, è riuscito a riportarsi sui livelli precedenti alla pubblicazione dei risultati trimestrali delle grandi aziende tecnologiche che avevano avviato la fase ribassista. Il Dow Jones, invece, ha avuto maggiori difficoltà, influenzato dalle perdite di importanti aziende come Apple e Intel. Rispetto a una settimana fa, l’indice rimane in calo del 4,5%, ma ha registrato mercoledì un recupero del +0,75%, tornando in territorio positivo.
Giorgetti cauto su tesoretto e banche, incognite su risorse per la manovra
L'economia italiana sta crescendo, l'occupazione è in aumento e le entrate fiscali sono in crescita, ma è ancora presto per fare il bilancio delle risorse che saranno disponibili per la prossima manovra finanziaria. Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, adotta un approccio prudente di fronte ai dati parziali del primo semestre, che indicano un flusso di entrate statali superiore a quello dell'anno scorso. "Aspettiamo", è il suo invito a coloro che già vedono nelle stime del fisco un potenziale tesoretto di 10-20 miliardi. Giorgetti avverte che i dati sono ancora incompleti e che basarsi su stime preliminari potrebbe essere fuorviante. Durante l'ultimo Consiglio dei ministri prima della pausa estiva, che ha approvato un decreto omnibus su varie misure, Giorgetti ha sottolineato la necessità di attendere i risultati definitivi delle entrate fiscali, incluse le scadenze fiscali posticipate come la quinta rata della rottamazione a settembre e il concordato preventivo a ottobre, prima di fare valutazioni definitive.
La caccia alle risorse per la legge di bilancio 2025 è già iniziata, e Giorgetti continuerà a incontrare i colleghi ministri nei prossimi giorni per discutere delle priorità, ricordando però che il margine di manovra è molto ridotto. Quest'anno lo è ancora di più, dato che lo spazio per il deficit è già stato interamente riservato alla correzione necessaria per il nuovo Patto di stabilità, mentre saranno necessari almeno 20 miliardi per confermare misure come il taglio del cuneo fiscale e la rimodulazione dell'Irpef. Sebbene l'andamento positivo delle entrate (con un aumento del 4,1% nei primi sei mesi del 2024, pari a circa 10 miliardi in più) possa offrire un aiuto, Giorgetti insiste che non è il momento di tirare conclusioni premature: "Non si può dire di aver vinto quando si è ancora a 100 metri dal traguardo".
In ogni caso, il ministro ha escluso nuove tasse sugli extraprofitti delle banche, ma ha chiarito che le imposte sui profitti ordinari saranno applicate anche a queste, così come a qualsiasi altra impresa che realizzi utili. Non verranno toccate le detrazioni più rilevanti, ma verranno invece valutate quelle minori e i crediti d'imposta, ha aggiunto il viceministro dell'Economia, Maurizio Leo. Inoltre, il Consiglio dei ministri ha approvato definitivamente altri due decreti legislativi nell'ambito della delega fiscale, portando a 13 il totale dei decreti approvati. I due nuovi provvedimenti riguardano le dogane e le imposte indirette diverse dall'Iva, con importanti semplificazioni, tra cui una nuova regolamentazione per i trust e un processo più snello per le successioni.
In aggiunta, il governo ha raddoppiato le risorse per il credito d'imposta destinato agli investimenti nella Zes unica del Mezzogiorno, portandole da 1,6 miliardi a oltre 3,2 miliardi di euro per il periodo dal 1 gennaio al 15 novembre 2024. Il ministro per gli Affari europei, Sud, Politiche di coesione e Pnrr, Raffaele Fitto, ha respinto le critiche recenti sui crediti Zes, definendole "polemiche del tutto strumentali", e ha sottolineato che lo stanziamento approvato è cinque volte superiore rispetto a quello del periodo 2016-2020.
Unioncamere: assunzioni in crescita del 7.5% (35.000)
Le imprese hanno in programma circa 315 mila nuove assunzioni nel mese di agosto, con contratti della durata superiore a un mese o a tempo indeterminato, segnando un incremento del 7,5% rispetto ad agosto 2023 (+22 mila nuove posizioni). Anche la previsione per il trimestre agosto-ottobre mostra una crescita del 2,3% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Questi dati emergono dal bollettino del Sistema informativo Excelsior, curato da Unioncamere e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che analizza le prospettive occupazionali per il mese di agosto.
Il settore dei servizi offre molte opportunità, con 227 mila contratti previsti per agosto e 919 mila per il trimestre agosto-ottobre. Nell'industria, la richiesta è di 88 mila lavoratori nel mese di agosto e 392 mila nel trimestre. Il comparto manifatturiero prevede quasi 57 mila assunzioni ad agosto e 243 mila nel trimestre, mentre il settore delle costruzioni ne richiede rispettivamente 31 mila e 150 mila.
Il contratto a tempo determinato rimane la tipologia più diffusa, rappresentando il 59,4% delle offerte, seguito dai contratti a tempo indeterminato (16,5%) e dai contratti di somministrazione (10,8%). Si registra un aumento al 48,9% della difficoltà nel trovare i profili richiesti dalle imprese, dovuta principalmente alla carenza di candidati e alla preparazione insufficiente. Le figure più difficili da reperire sono ingegneri, tecnici dell'ingegneria, operatori nel settore estetico e operai specializzati.