Bce lascia tassi invariati, ma si prepara a taglio. Lagarde: Nessun impegno
La Banca centrale europea ha confermato come da attese i tassi di interesse ufficiali per l'area euro, ma ha contestualmente lanciato un nuovo esplicito segnale sul suo orientamento a operare un taglio a breve termine. Se l'inflazione continuerà a convergere stabilmente verso l'obiettivo del 2% "sarebbe opportuno ridurre l'attuale livello di restrizione della politica monetaria", recita il comunicato diffuso al termine del Consiglio direttivo. Una formula interpretabile come una conferma dei propositi di un taglio a giugno. La conferenza stampa esplicativa della presidente, Christine Lagarde, ha offerto pochi spunti supplementari, più che altro in chiave restrittiva. Sui tassi "non ci stiamo impegnando preventivamente su un percorso specifico", ha puntualizzato. Elemento che da un lato fa presagire che l'istituzione si muoverà a piccoli passi e con cautela. Il taglio di giugno, se alla fine verrà deciso, con ogni probabilità sarà di 25 punti base. Dall'altro fa capire che le mosse successive sono tutte da stabilire. Anche perché la Bce si trova nella scomoda posizione di procedere a questo ammorbidimento mentre la Federal Reserve, la Banca centrale degli Stati Uniti, sembra invece sempre più orientata a rinviare misure analoghe.
A marzo, infatti, mentre l'inflazione nell'area euro si è ulteriormente attenuata al 2,4%, negli Stati Uniti è risalita a sorpresa al 3,5%. E pur confermando che la Bce assume le sue decisioni sulla base dei dati che concernono l'area euro, Lagarde ha fatto ricorso ad alcune sfumature: "ho detto in passato che siamo legati ai dati e non alla Fed, ma ovviamente qualunque cosa accada negli Usa ci interessa e se ne terrà conto nelle previsioni che aggiorneremo a giugno - ha avvertito -. È vero che nel Consiglio c'è anche chi vorrebbe un atteggiamento più audace verso l'allentamento del freno monetario, ma a sentire Lagarde si tratta di una minoranza esigua: “alla riunione alcuni, governatori si sentivano abbastanza fiduciosi da procedere con un primo taglio dei tassi, ma poi si sono allineati con una ampia maggioranza di esponenti, che vogliono vedere ulteriori elementi prima di procedere”. La prossima riunione operativa si svolgerà il 6 giugno e, contestualmente, la Bce aggiornerà le sue previsioni su economia e inflazione.
Ue, Ecofin: focus sul Recovery Fund e Pnrr
Non è adesso che si aprirà una discussione tra i governi sull’eventualità di prorogare la scadenza dell’operazione Pnrr oltre il 2026: non c’è argomento che sia più ostico all’Ecofin con il ministro tedesco Christian Lindner che non perde occasione per ribadire l’opposizione della Germania all’emissione di nuovo debito comune. La posizione italiana espressa dal ministro Giancarlo Giorgetti è che una discussione su questo vada aperta: non ha trovato “audience”. Sollevare il coperchio adesso inevitabilmente, indicano fonti Ue, indebolirebbe l’azione dei governi per accelerare la spesa legata ai Pnrr in Italia come altrove. Tuttavia, più o meno sotto traccia la questione c’è: per esempio è noto che la Polonia ritiene un rinvio della scadenza dell’operazione Recovery Fund ineliminabile, anche se la Polonia è un caso speciale avendo ottenuto solo a fine febbraio la prima valutazione preliminare positiva di Bruxelles sulla prima richiesta di pagamento di 6,3 miliardi di euro dopo le riforme sull’indipendenza della magistratura completate dal governo Tusk.
Oggi, peraltro l’Ecofin discute della revisione a medio termine del Recovery Fund e il commissario all’economia Paolo Gentiloni spiega che alcune procedure dei Pnrr possono essere “snellite” per ridurre gli oneri burocratici delle amministrazioni. Ma lo sforzo di attuare investimenti e riforme deve restare centrale e questa è la condizione “per far sì che i metodi che utilizziamo per Next Generation EU, mettere insieme risorse per obiettivi comuni, possano essere replicati per altri obiettivi, con altre tempistiche». Di conseguenza, “non bisogna abbassare la guardia, continuiamo a lavorare su questo”, dice Gentiloni. La linea Ue per il momento resta quella nota: le tappe fondamentali e gli obiettivi devono essere raggiunti entro il 31 agosto 2026 per garantire che i pagamenti agli stati possano essere effettuati entro la fine del 2026. Per una proroga occorrono l’unanimità dei governi e passaggi nei parlamenti nazionali.
Pnrr, Gentiloni: finora un successo, ma dovrà esserlo alla fine
I ministri finanziari dell'Ue hanno discusso alla riunione dell'Ecofin a Lussemburgo di questi giorni, su una prima valutazione di mezzo del percorso del NextGenerationEU (Ngeu) e del Fondo europeo per la ripresa e la resilienza (Rrf), che finanzia i Pnrr degli Stati membri, sul il fatto che finora sia stato un successo, ma anche sulla necessità che continui a esserlo fino alla fine, perché questo fornirà un forte sostegno all'idea che il metodo dei "prestiti comuni per obiettivi comuni" possa essere replicato per altri investimenti necessari nell'Ue, in particolare per l'industria della difesa e per la doppia transizione verde e digitale. Lo ha ribadito stamattina con forza e chiarezza il commissario europeo all'Economia, Paolo Gentiloni, parlando alla stampa al suo arrivo all'Ecofin. "Da parte della Commissione - ha detto Gentiloni - possiamo già dire che il Ngeu è stata una storia di successo: ricordiamo tutti la situazione in cui eravamo quattro anni fa, quando arrivò la prima proposta della Commissione. Oggi sappiamo che il Ngeu è stato straordinariamente importante per rendere possibile che questa crisi senza procedenti non creasse frammentazione, grandi differenze nel mercato unico". "La reazione dei mercati - ha ricordato il commissario - è stata molto positiva fin dall'inizio; è stato fornito un forte margine di bilancio a paesi che avevano uno spazio di bilancio limitato. E poi, dopo l'invasione russa dell'Ucraina, il Ngeu ha anche provato di essere piuttosto flessibile, perché siamo stati in grado di riadattare lo strumento, i capitoli dei Pnrr, a questa nuova crisi".
Insomma, finora tutto bene: 225 miliardi di euro sono stati erogati, ma "naturalmente con pesanti oneri amministrativi, che erano inevitabili: perché - ha spiegato Gentiloni - era la prima volta che avevamo dei finanziamenti europei basati su obiettivi, tappe intermedie, performance degli Stati membri. Ad ogni modo, ricorda il Commissario, che il successo di questa storia dovrà essere valutato completamente alla fine, perché abbiamo bisogno ancora di molti sforzi per raggiungere gli obiettivi, le tappe intermedie, le riforme e gli investimenti dei Pnrr dei diversi paesi Ue. Comunque, ha sottolineato ancora, "questo successo è dal mio punto di vista estremamente importante per ciò che significa per il metodo che abbiamo usato per il Ngeu, cioè mettere in comune delle risorse per degli obiettivi comuni", per vedere "se può essere replicato per altri obiettivi con altre tempistiche". Infine, ha chiarito che le discussioni che stanno andando avanti sulla difesa mostrano che abbiamo bisogno di questo tipo di strumenti comuni. "Naturalmente, il capitale privato viene prima di tutto, ma il sostegno pubblico sarà necessario. Per questo, la valutazione di mezzo del percorso sarà importante, ma la seconda parte di questo sforzo sarà anche importante", ha concluso Gentiloni.
Bce: Codacons, serve veloce riduzione tassi per alleggerire spesa mutui
''Non basta lasciare fermi i tassi, e la Bce deve attivarsi per arrivare ad una veloce riduzione che alleggerisca la spesa delle famiglie per i mutui, anche in considerazione del forte rallentamento dell'inflazione''. Lo afferma il Codacons, commentando la decisione della Banca centrale europea di mantenere inalterati i tassi di interesse. ''Nonostante il mercato si sia mosso in anticipo rispetto alle decisioni della Bce, con i tassi sui finanziamenti che negli ultimi due mesi stanno calando sia per il fisso che per il variabile, le famiglie che hanno acceso un mutuo continuare a subire i pesanti effetti del caro-rata'', spiega il Codacons.
Rispetto ai tassi medi di fine 2021, ad esempio, per alcune tipologie di mutuo a tasso variabile ''la maggiore spesa raggiunge oggi i 5 mila euro l'anno rispetto ai tassi in vigore a fine 2021, e questo come conseguenza dei continui rialzi disposti dalla Bce'', secondo l'associazione. Ma gli effetti del caro-rata ''sono disastrosi sia sul fronte immobiliare che su quello creditizio: lo scorso anno sono state vendute nel nostro Paese poco meno 710 mila abitazioni, con un calo del 9,5% rispetto al 2022''. La quota totale delle case acquistate tramite il ricorso al finanziamento è stata di poco superiore al 36%, il minimo storico, e la centrale rischi Crif ha registrato per il 2023 una diminuzione del 24% delle richieste di mutuo e del 24% nelle erogazioni. Lo stock dei mutui è così sceso nel nostro Paese da 426,2 a 423,5 miliardi di euro, 2,7 miliardi di euro in meno, con effetti negativi indiretti sul comparto dell'edilizia, dei mobili e dell'arredamento, conclude il Codacons.