I leader sono pronti per lo sprint finale in vista delle europee

I lavori parlamentari sono sospesi in vista dello sprint per le elezioni europee dell'8 e 9 giugno. La prima a dare appuntamento a militanti ed elettori è Giorgia Meloni che sabato 1° giugno sarà in piazza del Popolo a Roma, per l'iniziativa di FdI dal titolo “Con Giorgia l'Italia cambia l'Europa”. Punta tutto su piano casa e decreto autovelox Matteo Salvini che chiama la Lega a una “mobilitazione generale”. Il vicepremier sarà sabato a Milano insieme al generale Roberto Vannacci, che lo accompagnerà anche il 6 giugno a Roma. Lunedì, invece, tappa a Bari. Sceglie Napoli Forza Italia. L'appuntamento con Antonio Tajani, parlamentari e militanti è per le 17.00 del 6 giugno in Piazza Matteotti. Per raggiungere la città partenopea, FI metterà a disposizione un “treno azzurro”, totalmente gratuito, che partirà alle 15 da Roma Termini e rientrerà in serata. 

Padova farà da scenografia alla chiusura elettorale del Pd, venerdì 7 giugno. La scelta di Elly Schlein non è casuale, perché, proprio a Padova, il 7 giugno del 1984, Enrico Berlinguer pronunciò il suo ultimo discorso pubblico. La leader dem parte dalla Liguria, mentre sabato sono in agenda i comizi di chiusura a Milano e a Torino. Domenica la chiusura romana, alle 18.30 in piazza a Testaccio.  Chiusura in Sicilia il 7 giugno per Giuseppe Conte. Il 5 giugno l'ex premier riunirà elettori e sostenitori al teatro Brancaccio con l'ultima replica de “L'Italia che conta”, il format con il quale ha girato i teatri d'Italia nelle ultime settimane. Chiusura a Roma, poi, per gli Stati uniti d'Europa. Il 7 giugno i candidati saranno in una piazza della Capitale insieme a Matteo Renzi ed Emma Bonino. Sfiderà FI anche geograficamente, invece, Carlo Calenda, con l'evento di chiusura previsto a Napoli in piazza dei Martiri. Scelgono il Piemonte, infine, in onore di Ilaria SalisAngelo Bonelli e Nicola Fratoianni che saranno giovedì 6 a Torino.

C’è fermento in Europa. Macron parla di vento dell’autoritarismo

Sarà l'avvicinarsi del voto o il ritrovato feeling con Marine Le Pen, ma da qualche giorno Giorgia Meloni sembra aver cambiato direzione in Europa. Da un lato la premier continua a ripetere che solo dopo le elezioni il quadro potrà essere chiaro, dall'altro pone l'accento sulla possibilità di un'alleanza diversa alla guida dell'Ue. Il presidente francese ha lasciato ben poco al caso nella sua missione in Germania, che ha avuto un duplice obiettivo: smussare le divergenze degli ultimi mesi e dare nuova linfa all'asse europeista di fronte all'ascesa dell'ultradestra. Il discorso a fine evento di Macron ha dato forza a un messaggio che i liberali e i socialisti da giorni recapitano al Ppe e a Ursula von der Leyen, accusati di aver eccessivamente strizzato l'occhio alle destre e ai sovranisti. I liberali, guidati proprio dai macroniani, considerano non percorribile un'alleanza con Meloni. Una maggioranza tra liberali, popolari e conservatori, al momento sembra impossibile, certo, bisognerà anche vedere sotto quali gruppi si presenteranno le destre e i sovranisti. Il primo segnale è stata l'espulsione di AfD dal gruppo Id, un secondo segnale potrebbe essere l'avvicinamento di Viktor Orban a Ecr o anche in Id. Ma il nocciolo della questione non cambia: Von der Leyen potrebbe contare su un sostegno di Meloni ma non vuole sorreggersi su lepenisti, leghisti, orbaniani, spagnoli di Vox.

Confronto a distanza tra Meloni e Schlein: premierato e questione femminile

Non c'è stato il confronto televisivo in vista delle europee, ma il duello tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein va avanti a distanza. Dopo il botta e risposta al Festival dell'Economia di Trento, la presidente del Consiglio e la segretaria dem sono tornate a scontrarsi sulla riforma costituzionale del premierato attualmente all'esame del Senato. Secondo la premier “Io sono partita da quello che avevano chiesto” i partiti all'opposizione, ovvero “non toccare il Presidente della Repubblica”. “Loro hanno cambiato idea” poi “perché in realtà la riforma non la vogliono”, attacca Meloni, mettendo nel mirino Pd e M5S, “forze della conservazione, dello status quo” che “vogliono continuare a fare i governi nel Palazzo”. Schlein coglie al balzo l’accusa rispondendo a margine di un evento elettorale: “Mi guardi, le sembra che io rappresenti lo status quo? Sono arrivata da un anno e vengo da un percorso politico che ha sempre contrastato le larghe intese. Quando Giorgia Meloni era già al governo, io andavo ancora all'università”. 

I toni delle due leader si sono accesi anche dopo l’attacco di De Luca a Meloni (“ha rivelato la sua vera identità con raffinata eleganza”), con la premier che rimbalza la pala per prima sull'identità dei dem e sul ruolo delle donne: “La sinistra ora si straccia le vesti perché mi sono difesa. Credo che si debba vergognare. Mi spiace che Elly Schlein abbia perso ancora l'occasione di dimostrare di essere il cambiamento che aveva promesso”; poi l'affondo: “Continuo a tifare che Schlein tiri fuori il coraggio che la gente si attende da lei come leader e donna. In quello che è accaduto ieri c'è anche una questione femminile: De Luca non le manda a dire, il messaggio è che i bulli sono deboli, sono bravi a fare i gradassi dietro le spalle”. Altrettanto dura la replica della Segretaria: “Meloni si rivolge a me dicendo è finito il tempo in cui le donne devono subire. Peccato che le donne subiscano ogni giorno le scelte del suo Governo e della sua maggioranza. Come quella di far entrare gli antiabortisti nei consultori a fare pressioni violente sulle donne e le ragazze che vogliono accedere all'interruzione volontaria di gravidanza”. 

Crosetto critico su Rafah; il M5S presenta una mozione sullo stato palestinese

Con l'offensiva a Rafah “ho l'impressione che Israele stia seminando un odio che coinvolgerà figli e nipoti. Hamas è un conto, il popolo palestinese è un altro. Dovevano discernere tra le due cose e fare una scelta più coraggiosa dal punto di vista democratico”. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha preso una posizione netta sul conflitto in Medio Oriente e il M5S ha colto la palla al balzo per rilanciare, depositando una mozione alla Camera che chiede al governo il riconoscimento dello Stato di Palestina. Sui social, Crosetto ha spiegato il significato del suo ragionamento che, ha sottolineato, ha già condiviso con il suo “omologo israeliano”. Ci sono “il riconoscimento del forte e legittimo risentimento che prova Israele in seguito agli attentati del 7 ottobre” e la condivisione di una “necessaria immediata reazione militare su Gaza”. La sfida sul riconoscimento della Palestina è alla premier, ma lo scatto ha messo le altre opposizioni nella condizione di dover decidere se inseguirlo. Il terreno è condiviso ma, col voto alle europee che si fa sempre più vicino, chi parte per primo marca la posizione.

Meloni inaugura campo sportivo a Caivano e litiga con De Luca

Poco prima di mezzogiorno Giorgia Meloni arriva sul campo da basket di Caivano dove è stato allestito il palco per l'inaugurazione della struttura e punta decisa verso il governatore Vincenzo De Luca. Glaciale gli tende la mano e si presenta: “Presidente De Luca, la stronza della Meloni, come sta?”. Una replica, a distanza di mesi, a quando De Luca (era il febbraio scorso) le aveva mandato a dire: “Lavora tu, stronza!” Il video, registrato in una zona interdetta alla stampa, sembra girato da qualcuno degli staff o della sicurezza e appena diffuso fa subito il giro dei social, compreso il profilo ufficiale di Atreju. L'esito, scontato, è che lo scontro con il presidente della Regione Campania, l'ultimo episodio di una serie, fa passare in secondo piano l'inaugurazione dell'ex parco “Delphinia”.  Dal palco, nel suo intervento, Meloni torna ad attaccare De Luca: “Voglio dire senza polemica al presidente De Luca, che ieri ha definito quella di oggi una passeggiata del Governo, che se tutte le volte che la politica passeggia portasse questi risultati avremo una politica più rispettata dai cittadini”.

Polemiche per le posizioni di Tarquinio sulla Nato

Le opposizioni provano ad attaccare il Governo in maniera compatta, o almeno ci prova in Parlamento l'area progressista. Alla Camera Pd, M5s e Avs hanno chiesto un'informativa urgente alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al Ministro degli Esteri Antonio Tajani su quanto sta avvenendo a Gaza. A creare tensioni è stata però l'uscita sulla Nato del candidato per il Pd alle Europee Marco Tarquinio: “Se le alleanze servono a perpetuare le guerre è meglio scioglierle. Bisogna quindi sciogliere l'alleanza con Israele e magari, per quello che ci riguarda, sciogliere la Nato in Europa e costruire una nuova alleanza tra pari con gli Stati Uniti d'America”. Sarcastico Matteo Renzi: “Tarquinio sta sconfessando l'Atlantismo degli ultimi 70 anni”. Dura anche Azione: “Il Pd torna indietro di cinquant'anni, ai suoi antenati di sinistra”, ha scritto Ettore Rosato. Molte delle posizioni di Traquinio sono mal tollerate da una parte del Pd, come la sua contrarietà all'invio di armi in Ucraina. Per calmare gli animi è subito intervenuto il responsabile Esteri Peppe Provenzano: “Com'è noto, Marco Tarquinio è un candidato indipendente, le posizioni sulla politica estera e di sicurezza del Pd le esprime il Pd.”

Francia e Polonia: ok all'uso dei missili occidentali. Meloni è preoccupata 

La guerra in Ucraina potrebbe presto entrare in un nuovo capitolo, dopo che Francia e Polonia hanno dichiarato pubblicamente che l'Ucraina ha il diritto di utilizzare i missili forniti dall'Occidente per colpire obiettivi all'interno della Russia. Durante il fine settimana, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha affermato che l'Ucraina dovrebbe essere libera di utilizzare le armi fornite dall'Occidente per attaccare siti all'interno della Russia. Le dichiarazioni di Stoltenberg hanno provocato una reazione furiosa da parte di Mosca: il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha accusato il capo della Nato di aver oltrepassato i suoi limiti, e il presidente Vladimir Putin ha avvertito che l'uso di missili occidentali contro la Russia potrebbe espandere il conflitto a livello europeo, insinuando che l’escalation potrebbe portare a conseguenze gravi. Le dichiarazioni di Stoltenberg hanno sollevato critiche anche all'interno della Nato: Matteo Salvini ha chiesto al segretario generale di ritirare i suoi commenti e scusarsi, mentre Giorgia Meloni ha espresso preoccupazione, consigliando maggiore cautela nelle dichiarazioni riguardanti la guerra. 

Rissa sfiorata e tensione al Senato sul premierato

In Senato va in scena una nuova puntata della battaglia sul premierato. L'esame della riforma costituzionale va avanti a stop&go, tra sospensioni dell'aula, proteste e richiami. L’aula di palazzo Madama ha approvato gli articoli 3 e 4, andando a modificare l'articolo 88 della Costituzione sul semestre bianco e la disciplina della controfirma di alcuni atti del Capo dello Stato. Le votazioni riprenderanno dopo le Europee, ma le opposizioni restano sulle barricate. A difendere la riforma è invece Giorgia Meloni che attacca: “La libertà del Presidente della Repubblica di scegliere il Governo in realtà non è prevista dalla nostra Costituzione salvo in un caso: quando il sistema non funziona, quando le forze politiche non sono in grado di scegliere la maggioranza e allora il Presidente della Repubblica è costretto a un ruolo di supplenza per una falla che esiste nel sistema. Quello che noi facciamo, banalmente è risolvere la falla nel sistema”. Durante la discussione va in scena lo scontro più duro e scoppia anche un parapiglia tra alcuni senatori di FdI e M5S, con gli assistenti parlamentari che devono intervenire per impedire che si arrivi alla rissa. 

Il Cdm approva la separazione delle carriere della magistratura

Il Cdm ha approvato il ddl costituzionale per l'introduzione di norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare. Le nuove norme intervengono allo scopo di distinguere, all'interno della Magistratura, che “costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere”, la carriera dei magistrati giudicanti e quella dei magistrati requirenti, e di adeguare l'ordinamento costituzionale a tale separazione. Si prevede, di conseguenza, l'istituzione del Consiglio superiore della magistratura giudicante e del Consiglio superiore della magistratura requirente, entrambi presieduti dal Presidente della Repubblica. Giorgia Meloni difende la riforma e attacca la giustizia a orologeria facendo riferimento al caso Toti: “mi piacerebbe in futuro che tra quando viene formulata una richiesta di misure cautelari e quando viene eseguita non passassero mesi per poi attuarla in campagna elettorale”, dice aggiungendo che quando “avremo un sistema così forse le cose funzioneranno meglio”. Intanto, sono cominciate le manovre parlamentari sulla riforma della giustizia il cui esame partirà quasi sicuramente dalla Camera, perché il Senato è ancora alle prese con il premierato.

Meloni e Le Pen si muovono in Europa e Orban le incorona

A meno di dieci giorni dal voto, il racconto delle prossime elezioni europee è ormai intriso di contrapposizioni. Il dialogo tra il Ppe e FdI sembra essere ormai travolto dall'avvicinamento di Giorgia Meloni e Marine Le Pen leader dell'opposizione francese, incoronato dal meno europeista dei capi di governo del continente, Viktor Orban. “Queste sono elezioni storiche. Fra 10 anni saranno viste come le elezioni che hanno deciso sulla pace o la guerra in Europa”, ha sottolineato il premier ungherese, secondo il quale “il futuro della destra è nelle mani di Meloni e Le Pen”. Orban e il suo partito Fidesz è il terzo elemento di un tridente che potrebbe confluire in un unico gruppo. Al momento Meloni guida Ecr, Le Pen ID, mentre Fidesz permane nel limbo dei non iscritti. Da mesi, tuttavia, Orban chiede di entrare in Ecr e la sua causa, all'interno del gruppo, viene perorata dai polacchi del Pis. Parallelamente l'espulsione dei tedeschi di AfD da Id ha rimosso uno dei principali ostacoli all'unione dei due gruppi. 

Eppure, il risultato positivo delle elezioni e la necessità di rafforzare le proprie posizioni potrebbero rendere possibile l’impossibile. Economist ha dedicato la sua copertina a Ursula von der LeyenGiorgia Meloni e Merine Le Pen. “Le tre donne che daranno forma all'Europa. Tre modi di affrontare il dilemma del populismo”, scrive il magazine britannico. Guardando al trend della campagna elettorale, tuttavia, la coesistenza delle tre leader al potere nell'Ue appare difficile. Più Meloni e Le Pen si avvicinano, più per la presidente della Commissione uscente diventa arduo far digerire alla maggioranza europeista la presenza di FdI. Anche per questo continuano a spuntare eventuali piani b, a cominciare da quello di Mario Draghi. L'ex premier gode della stima di gran parte delle cancellerie europee ma, finora, ad averlo informalmente proposto è stata solo la Francia. Se i sondaggi saranno confermati, il Ppe chiederà la presidenza della Commissione, i socialisti quella del Consiglio europeo, i liberali la poltrona di Alto Rappresentante. 

L’Ue aumenta i dazi sul grano Russo. Esulta il Ministro Lollobrigida

Dal prossimo 1° luglio aumentano i dazi Ue sulle importazioni di grano e cereali da Russia e Bielorussia. Bruxelles ha dato il via libera, forse un po' tardivo visto che solo lo scorso anno sono state acquistati 4,2 milioni di tonnellate di cereali, semi oleosi e derivati, per la cifra record di 1,3 miliardi che sono finiti nelle casse russe. Ora, però, l'Europa sembra voler cambiare definitivamente rotta e la notizia viene accolta con molto favore in Italia. “La decisione dei ministri dell’Ue va nella direzione auspicata e sostenuta dal nostro governo”, commenta Francesco Lollobrigida.  “Grazie all’azione del presidente Meloni, l’agricoltura è tornata al centro del dibattito politico in Europa, fino ad approdare il 21 marzo tra i punti in agenda del Consiglio europeo. Pochi giorni dopo, al Consiglio Agrifish del 26 marzo, l’Italia ha portato una posizione chiara ribadendo la necessità di adottare la misura, che oggi è stata approvata, per tutelare i nostri produttori agricoli e rafforzare la stabilità del settore.” 

I sondaggi della settimana

21 maggio 2024 – ultimi prima del voto delle europee

Negli ultimi sondaggi realizzati dall’Istituto SWG il 20 maggio, tra i partiti del centrodestra in ascesa Fratelli d’Italia con + 0,2%, e Forza Italia con +0,1%Il partito di Giorgia Meloni si conferma primo partito italiano con il 27,0%. In seconda battuta il PD,che guadagna terreno e vede il distacco da FdI ridursi al 6,0%. Terza forza nazionale sempre il Movimento 5 Stelle (15,7%). In lieve flessione la Lega (-0,3%)Nella galassia delle opposizioni, i centristi Stati Uniti d’Europa perdono slancio e arrivano al 4,6%; seguono Azione (4,2%) e Allea6nza Verdi e Sinistra (4,6%), che rimangono entrambe sopra la soglia di sbarramento per le Europee. Chiudono il quadro settimanale Pace Terra Dignità di Michele Santoro (2,2%), Libertà di Cateno De Luca (2,4%), Alternativa Popolare di Stefano Bandecchi (1,0 %) entrambe sotto la soglia di sbarramento.

Sondaggi_partiti_europee_21_maggio.png

La stima di voto per la coalizione di centrodestra (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia) rimane stabile mantenendosi saldamente al comando con il 43,7%. Il centrosinistra è secondo con il 25,6%; fuori da ogni alleanza, il M5S, perde mezzo punto percentuale e registra un 15,7%. In flessione di 0,4% anche il Centro, che raggiunge l’8,6%.

Sondaggi_coalizioni_europee_21_maggio.png 

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