L’arresto del Governatore Toti scuote il centrodestra

L'inchiesta per corruzione, legata a concessioni portuali e finanziamenti elettorali, che ha portato agli arresti domiciliari il governatore della Liguria Giovanni Toti ha avuto un effetto dirompente nel centrodestra. Forza Italia, il partito di provenienza del presidente, si dice fiducioso nella magistratura e ribadisce la linea di sempre, per bocca del segretario nazionale, Antonio Tajani: “Noi siamo garantisti, sempre. Siamo certi che Toti saprà dimostrare la sua innocenza”. Alla Camera il presidente dei deputati di Fi Paolo Barelli a ribadisce: “Noi siamo e restiamo garantisti. Lo siamo sia per le persone di area del centrodestra che possono essere coinvolte in una inchiesta giudiziaria, come per quelle di area del centrosinistra”. Le indagini liguri toccano da vicino anche il partito azzurro in Lombardia: sono coinvolti i fratelli Testa entrambi esponenti di Fi. Barelli spiega le ragioni della sospensione da Fi: “La scelta è stata fatti in via precauzionale. Confidiamo che il governatore Toti e i fratelli Testa possano dimostrare la loro innocenza”. Per i vertici del Carroccio parla il viceministro al Mit Edoardo Rixi, segretario in Liguria: “Desideriamo esprimere la nostra più ferma solidarietà al presidente Toti in questo momento difficile. In ogni caso sono in molti a sostenere che la situazione in Liguria sia grave e che gli effetti potrebbero essere così profondi da portare ad elezioni anticipate.

Più aiuti all’Ucraina, Crosetto agita la maggioranza

L'escalation della guerra in Ucraina con le crescenti minacce di Putin impongono una presa di coscienza e un sostegno ancora maggiore a Kiev perché se i russi “dovessero espugnare la capitale ucraina si aprirebbe uno scontro drammatico”. Le parole del Ministro della Difesa Guido Crosetto riaprono il dibattito nella maggioranza soprattutto in vista del nuovo pacchetto di aiuti all'Ucraina che egli stesso conferma essere in arrivo, con l'ipotesi che possa rientrarvi anche il Samp/T, il sistema di difesa aerea e antimissile a medio-lungo raggio. È il Ministro degli Esteri Antonio Tajani a puntualizzare la linea del governo: “Non invieremo mai soldati a combattere in Ucraina, non siamo in guerra con la Russia e non facciamo campagna elettorale”. Il nodo resta quello dell'obiettivo del raggiungimento del 2% per le spese militari. L'Italia, ricorda il Ministro Crosetto, “è tra i pochi paesi della Nato a essere sotto questa percentuale. Dobbiamo porci il problema se vogliamo essere all'altezza della sfida tremenda che è stata scatenata. L'Italia è tra i pochissimi Paesi della Nato di gran lunga sotto l'obiettivo che tutti i Governi di tutti i colori politici, succedutisi in questi anni, si sono impegnati a raggiungere”.  

Schlein attacca sul lavoro anche se il Jobs Act torna ad agitare il Pd

Nel giorno in cui a Palermo si registra una nuova strage di operai, Elly Schlein cerca di tenere dritta la barra del Pd, ribadendo uno dei punti cardine del programma elettorale per le europee. I dem, assieme alle altre opposizioni, hanno depositato le firme per la legge d’iniziativa popolare sul salario minimo, un modo per mettere all'angolo la destra dopo che la maggioranza ha affossato la proposta di legge unitaria sullo stesso tema. “Quando l'abbiamo portata in Parlamento hanno deciso con la maggioranza di svuotarla e non farla passare. Oggi chiediamo ai cittadini di firmarla per riportarla in Parlamento con la loro forza e vediamo se Giorgia Meloni avrà il coraggio di voltare le spalle anche questa volta. Io penso di no”, dice la segretaria Pd a Perugia, dove ha incontrato i lavoratori di una azienda a Marsciano. Intanto, però, il partito torna a discutere e a dividersi sul Jobs Act. A riaprire il tema, nervo scoperto dei dem, è il referendum promosso dalla Cgil che prevede, tra le altre cose, di tornare all'articolo 18. La segretaria ha annunciato alla festa dell’Unità di Forlì che firmerà per il referendum, senza tuttavia indicare la linea al partito, lasciando libertà ai singoli dirigenti di agire secondo coscienza. Una linea apprezzata dai più, ma che fa riemergere i malumori negli esponenti che avevano sostenuto la riforma con Matteo Renzi segretario.

Mattarella parla all’Onu e dice no all’invasione di Rafah

Sergio Mattarella nel suo intervento all'assemblea generale dell'Onu sposa l'appello del Segretario generale António Guterres contro l'invasione di Rafah e sottolinea l'importanza di finanziare l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) che svolge una “essenziale funzione”. Nel suo primo intervento all'assemblea generale dell'Onu, preceduto da un colloquio con il Segretario generale, il capo dello Stato ha affrontato tutti i temi caldi di questa fase, dalle numerose tensioni internazionali, UcrainaMediorienteAfricaMar Rosso, soffermandosi poi sul ruolo dell’ONU per ribadire il pieno sostegno dell'Italia al multilateralismo e alla riforma del Consiglio di sicurezza che potrebbe arrivare a una svolta e che si terrà a settembre. Mattarella ha voluto anche testimoniare il suo sostegno a Guterres e alla sua azione di riforma del sistema. È una scelta che parte dalla condanna per l'aggressione russa all'Ucraina: per Mattarella, infatti, la Russia è responsabile di aver riportato la guerra in Europa. Quindi il capo dello Stato ha parlato della crisi in MO sottolineando l'aspetto di crisi umanitaria pur ribadendo la condanna dell'attacco sferrato da Hamas.

Meloni a Haftar, basta presenze straniere in Libia

Una delle chiavi per la stabilizzazione della Libia, dal punto di vista italiano, è porre fine alla presenza di forze straniere nel Paese nordafricano, in particolare i paramilitari filorussi della brigata Wagner. È uno dei tasti su cui ha provato a battere Giorgia Meloni nel suo colloquio con Khalifa Belqasim Haftar, il generale dell'Esercito nazionale arabo che controlla la Cirenaica. Per questo la visita ufficiale della premier si è conclusa a Bengasi, dopo una prima tappa a Tripoli, dove ha incontrato il primo ministro del Governo di unità nazionale Abdul Hamid Mohammed Dabaiba, e il presidente del Consiglio presidenziale Mohammed Yunis Ahmed Al-Menfi. Ad accompagnare Meloni, i Ministri Anna Maria BerniniOrazio Schillaci e Andrea Abodi, che hanno siglato con gli omologhi delle dichiarazioni d’intenti in materia di cooperazione universitaria e ricerca, salute, sport e giovani, nella cornice del Piano Mattei per l'Africa. Haftar ha comunque sottolineato che il margine per una soluzione politica è ristretto e nel rebus conta la variabile Mosca; non a caso la premier ha tentato di porre il tema al generale, che nel settembre 2023 fu ricevuto da Vladimir Putin e che a fine gennaio riceveva a sua volta a Bengasi il viceministro della Difesa russo Yunus-Bek Yevkurov: sullo sfondo la trattativa per concedere la base navale di Tobruk, che diventerebbe seconda sede della flotta russa nel Mediterraneo. Scenario ancor più preoccupante con l'aggravarsi della crisi in Ucraina.

Meloni vede Stoltenberg focus su Ucraina e spese militari

In preparazione del vertice Nato che si terrà a Washington dal 9 all'11 luglio, c’è stato a Palazzo Chigi l’incontro tra la premier Giorgia Meloni e il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. La presidente del Consiglio ha ribadito nel corso del colloquio “l'aspettativa italiana” che al summit “possano essere adottate decisioni concrete in risposta alle sfide caratterizzanti il fianco Sud, in coerenza con l'approccio a 360 gradi alla sicurezza euroatlantica previsto dal Concetto Strategico della Nato”. Tra i temi affrontati a Chigi anche quello per “ottenere una più equa condivisione degli oneri”. Come si legge nel Documento programmatico pluriennale della difesa per il triennio 2023-2025 del Ministero della Difesa, gli Stati membri dell’Alleanza hanno sottoscritto l’impegno formale “a tendere, entro il 2024, al 2% delle spese per la difesa rispetto al Pil nazionale”. Nell'incontro a Chigi, Stoltenberg ha elogiato “il sostegno dell'Italia all'Ucraina, inclusa la fornitura di un sistema di difesa aerea Samp/T con la Francia”, che dovrebbe rientrare nel nono pacchetto di aiuti a Kiev. Il nuovo decreto interministeriale sarà secretato come i precedenti ma è comunque atteso prima del G7 di giugno in Puglia. 

Salvini attacca Macron sui soldati da inviare in Ucraina: “Si curi”

Nuovo attacco diretto del leader della Lega Matteo Salvini al presidente francese Emmanuel Macron per le sue posizioni sul conflitto ucraino. Lui e quanti sostengono l'invio di soldati a Kiev “vanno curati” e “sono pericolosi”, dice senza mezzi termini il Ministro, un'uscita ribadita anche in serata alla presentazione del suo libro: “Sono stato criticato” e “mi hanno dato dell'agente di Putin” perché “ho risposto al presidente Macron” ma “mi opporrò con tutto me stesso perché non siamo in guerra e l'Ue non è in guerra”. Parole sulle quali però, ancora una volta, si registra la freddezza degli alleati a partire da FdI. Ormai da settimane, non mancano i distinguo da parte della Lega sul fronte della guerra. Il tutto mentre, come annunciato dal ministro della Difesa Guido Crosetto, il governo sta mettendo a punto il nuovo pacchetto di aiuti all'Ucraina e nel giorno in cui il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, nell'incontro con la premier Meloni, elogia il sostegno dell'Italia all'Ucraina.

Meloni rilancia sul premierato, Schlein attacca 

Nel giorno in cui la riforma costituzionale sul premierato approda in Senato, la premier Giorgia Meloni, in un convegno alla Camera, rilancia la “madre di tutte le riforme” a un mese dal voto europeo. Meloni nel suo intervento difende la riforma il cui obiettivo è la stabilità ed “evitare i ribaltoni. Nella scorsa legislatura abbiamo avuto tre Governi, guidati da due presidenti del Consiglio, nessuno dei due aveva avuto legittimazione popolare, hanno guidato coalizioni formate da partiti che in campagna elettorale avevano dichiarato la loro alternatività, e la fiducia a quei Governi è stata data da parlamentari eletti in liste bloccate.” La premier insiste sul fatto che la riforma non riguardi il breve periodo, anzi: “Mi sono interrogata su come i miei avversari politici utilizzerebbero questa riforma se fossero al governo, ma non mi faccio questi problemi. Per me è un rischio fare questa riforma, ma ho l'occasione, per la prima volta in molti anni di fare qualcosa che può servire al futuro del Paese”. Servirebbe il dialogo: “Io ero partita da un altro schema, poi abbiamo cercato di capire l'umore e abbiamo sentito che tutti dicevano il Presidente della Repubblica non si tocca, e subito abbiamo accantonato il semipresidenzialismo alla francese”. A stretto giro arriva la replica di Elly Schlein: “Che pena le mistificazioni costanti da parte di Giorgia Meloni. È inutile che mi attacchi, non ci spaventano”. Pare intanto difficile un primo via libera prima delle Europee, le opposizioni sono pronte a giocare tutte le carte a disposizione presentando circa 3 mila emendamenti. L'esame è partito con un dibattito fiume che impegnerà l'Aula nei prossimi giorni: 13 ore di interventi, 80 gli iscritti a parlare, tra cui anche Liliana Segre

L'Ue boccia l’assegno di inclusione: aumenta la povertà

Il nuovo assegno di inclusione non supera l'esame di Bruxelles. Fortemente voluto dal Governo di Giorgia Meloni per soppiantare il reddito di cittadinanza, lo strumento di sostegno dedicato alle famiglie più fragili lanciato a gennaio finisce tra le insufficienze assegnate all'Italia dalla Commissione europea nel suo report sulla convergenza sociale. Aprendo un fronte di scontro: rispetto all'antesignano reddito di cittadinanza, l'Adi nelle previsioni Ue “determinerà una maggiore incidenza della povertà assoluta e infantile. “Nonostante alcune misure di accompagnamento positive”, è la valutazione, le maglie più strette per poterne beneficiare renderanno meno incisiva la lotta alla povertà determinando, in media, “un aumento di quella assoluta e infantile rispettivamente di 0,8 punti percentuali e 0,5 punti percentuali rispetto al reddito di cittadinanza”.  Il giudizio viene rispedito al mittente dal ministero del Lavoro, da dove si sono affrettati a ribattere: lo studio Ue è “parziale” e “non tiene conto delle dinamiche di attivazione generate dalle nuove misure e dalla crescita dell'occupazione in Italia”. Una critica colta immediatamente dal M5S che da sempre si è opposto animosamente alla misura sostituiva del reddito di cittadinanza.

Si allarga fronte che spinge per le dimissioni. Crosetto difende Toti

In molti sostengono che il prossimo mese sarà cruciale per le sorti politiche di Giovanni Toti. Nel centrodestra il “garantismo” resta la parola d'ordine ma, con il passare dei giorni, si fa strada la convinzione che il governatore della Liguria non possa reggere a lungo. Qualcuno lo dice in chiaro, molti, soprattutto dentro FdI, a microfoni spenti. “Sulle dimissioni di Toti vediamo cosa scaturisce dalle indagini”, afferma il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alessandro Morelli (Lega). A difesa del governatore contro i magistrati interviene, con veemenza, il ministro della Difesa Guido Crosetto: “Con la logica usata per Toti (a cui non viene contestato alcun vantaggio personale) si possono arrestare la quasi totalità dei sindaci, dei presidenti di Regione, dei dirigenti pubblici. Suppongo potrebbero anche arrestare la maggior parte dei magistrati. La carcerazione preventiva non nasce come strumento d’intimidazione o per aumentare l'audience di un'inchiesta. Nasce per impedire la reiterazione di reati gravi, la fuga o l'inquinamento delle prove. Non è questo il caso, tanto più che sono passati 5 mesi dalla richiesta di misure cautelari alla loro esecuzione e che l'accertamento dei fatti risale a oltre un anno fa”. 

Roccella contestata a Stati Generali lascia il palco. Solidarietà da Mattarella

Agli Stati Generali della Natalità, organizzati a Roma dal presidente della Fondazione per la Natalità Gigi De Palo e ai quali è atteso anche l'intervento di Papa Francesco, va in scena la protesta: l'evento viene interrotto da una ventina di giovani contestatori con cartelli, urla e slogan. Alla ministra per la Famiglia e la Natalità Eugenia Roccella viene di fatto impedito di prendere la parola dal palco e dopo alcuni tentativi andati a vuoto l'esponente del Governo decide di lasciare la manifestazione. I contestatori, alcuni giovani provenienti da tutta Italia con il movimento transfemminista Aracne, gridano “Sul mio corpo decido io” e lanciano slogan contro le scelte del Governo in tema di consultori; Roccella prova a rispondere: “Ma siamo d'accordo, nessuno ha detto il contrario. Oggi le donne non decidono sul proprio corpo” visto che devono decidere tra maternità e lavoro. Tutto il centrodestra prende le sue difese, a partire dalla premier Giorgia Meloni, ma anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella fa sapere attraverso una nota del Quirinale di aver telefonato alla Ministra per esprimerle solidarietà, sottolineando che “voler mettere a tacere chi la pensa diversamente contrasta con le basi della civiltà e con la nostra Costituzione”.

Il voto per le europee passa anche dai manifesti: dai nomi al simbolo della pace

Nomi di battesimo, chi di Europa ne vuole di più, chi di meno, chi la vuole libera, chi sovrana, e chi punta sulla pace: in Italia è partita la guerra dei manifesti per le europee. La presidente Giorgia Meloni ci mette la faccia e il nome di battesimo. “Io sono una del popolo”, si legge sui manifesti. Il leader della Lega Matteo Salvini decide di puntare su una linea sovranista anche per i manifesti, con il claim “più Italia meno Europa”. Avs sceglie per Ilaria Salis l'immagine di lei in catene che entra nell'aula del tribunale di Budapest. Forza Italia e Nm scelgono una linea più nostalgica: il nome di Silvio Berlusconi nel simbolo e l'immagine del Cavaliere assieme a Tajani. La pace fa da padrona tra i partiti di opposizione: il M5S di Giuseppe Conte mette la parola nel simbolo, ed ecco che il Pd lo sceglie come tema: “Un'Europa per la pace, non di guerra”. Il fronte dei centristi punta tutto sull'attaccare gli avversari, così ecco che il leader di Iv Matteo Renzi esce con la campagna con la per Stati Uniti d'Europa: “Chi sa dare solo sussidi” Vs “Chi crea lavoro”, con le foto di Schlein e Conte in bianco e nero mettendo a confronto reddito di cittadina e Jobs act. Il leader di Azione Carlo Calenda, si mette invece al fianco di Elena Bonetti, con lo slogan “la politica sul serio”. 

I sondaggi della settimana

Negli ultimi sondaggi realizzati dall’Istituto SWG il 7 maggio, tra i partiti del centrodestra ascesa solo Fratelli d’Italia rimane stabile, mentre in crescita gli alleati e Partito Democratico. Il partito di Giorgia Meloni si conferma primo partito italiano con il 26,6%. In seconda battuta il PD, che guadagna terreno e vede il distacco da FdI ridursi al 6%. Terza forza nazionale sempre il Movimento 5 Stelle (16,1%). In lieve crescita la Lega (+0,1%), con Forza Italia (+0,1%), da poco federatasi con Noi Moderati di Maurizio Lupi. Nella galassia delle opposizioni, i centristi Stati Uniti d’Europa riprendono a crescere e si attestano al 4,9%; seguono Azione (4,5%) e Alleanza Verdi e Sinistra (4,6%), che rimangono entrambe sopra la soglia di sbarramento per le Europee. Chiudono il quadro settimanale Pace Terra Dignità di Michele Santoro (1,8%), Libertà di Cateno De Luca (2,3%), entrambe sotto la soglia di sbarramento.

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La stima di voto per la coalizione di centrodestra (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia) guadagna 0,3 punti mantenendosi saldamente al comando con il 43,9%. Il centrosinistra, è secondo con il 25,2%; fuori da ogni alleanza, il M5S, guadagna mezzo punto percentuale esatto e registra un 16,1%. Cresce di 0,7% anche il Centro, nonostante la distanza tra i suoi candidati.

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