Goldman Sachs: in Italia cresce il rischio recessione nel 2019
Secondo la banca d’affari Goldman Sachs, nel 2019 il Pil dell'Italia crescerà molto meno di quanto auspicato dal governo e da altre organizzazioni economiche: appena lo 0,6 per cento, contro l'1,5 stimato dall'esecutivo. Tutto ciò sarebbe dovuto al calo di fiducia e ai rialzi dei rendimenti e allo spread sui titoli di Stato. In un'analisi dedicata all'economia italiana, la banca americana sostiene che serviranno ulteriori pressioni di mercato e un ampliamento ancora più marcato del differenziale Btp-Bund per convincere il governo guidato da Giuseppe Conte a correggere la rotta sulla manovra. Secondo Goldman è “improbabile” che la manovra economica riesca a stimolare la crescita. “L’impatto della prevista espansione di bilancio sarà probabilmente tagliato dai rialzi dei rendimenti dei titoli di Stato e dal calo di fiducia, che entrambi pesano sul settore bancario e sull’erogazione di credito e implicano che l’Italia stia flirtando con la recessione nel passaggio d’annata”. La stima sulla crescita 2019, più 0,6%, risulta nettamente abbassata rispetto alle stime precedenti, pari al più 1%. Sul 2020 Goldman stima un più 1,1% e sul 2021 più 1%.
Sulla manovra segnali di distensione fra Roma e l'UE
La trattativa tra Bruxelles e Roma continua in maniera serrata. Da Bruxelles arrivano le prime aperture. Il vice presidente, Valdis Dombrovskis abbandona le vesti del falco per indossare quelli della colomba e consente a una riduzione del deficit dello 0,1% invece dello 0,6% previsto dal Patto di Stabilità. Ciò significherebbe passare dal 2,4% previsto dal governo all'1,9%. “È positivo che nelle ultime due settimane abbiamo visto un cambiamento di tono nelle discussioni con le autorità italiane”, ha dichiarato Dombrovskis. Ma non basta: è necessaria una “modifica sostanziale” dell'andamento del bilancio. La Commissione si aspetta soprattutto un ridimensionamento di quota 100 sulle pensioni, considerata una misura che mette a rischio la sostenibilità del debito.
Alla Camera si va verso il via libera alla manovra
Martedì notte, la Commissione Bilancio della Camera ha concluso l'esame della legge di bilancio approvando diversi emendamenti fra cui i 54 presentati dal Governo e dai relatori. La chiusura dei lavori è stata facilita, dopo giorni di enorme lentezza, dalle opposizioni che in segno di protesta per la gestione da parte della maggioranza dell’esame della manovra ha deciso di abbandonare i lavori dopo l’intervento di Tria. Mercoledì la manovra è arrivata in Aula della Camera e giovedì, dopo che è tornata in commissione Bilancio per aggiustare la copertura di alcune disposizioni, il Governo vi ha posto la fiducia. Molto probabilmente, entro sabato la manovra sarà approvata e passerà al Senato.
Conte positivo sulla trattativa con Bruxelles. Tensione tra M5S e Lega
Conte vedrà il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker martedì sera o mercoledì a Strasburgo; l'incontro sarà probabilmente interlocutorio perché la Commissione chiede al Governo italiano cifre precise, messe nero su bianco e votate dal Parlamento. Due gli step con cui, entro il 19 dicembre, i gialloverdi possono provare a evitare la bocciatura e l’avvio della procedura d’infrazione per debito eccessivo: un nuovo Documento programmatico di bilanci che riveda i saldi della manovra abbassando deficit e debito nel prossimo triennio; un voto del Senato su un super emendamento che cambi i connotati della manovra, siglando l'impegno della maggioranza in Parlamento a rientrare nei binari delle regole europee. Giuseppe Conte punta a convincere Bruxelles che con poco più di 7 miliardi di tagli può portare il deficit dal 2,4% al 2%, ma l'Ue in partenza chiede uno sforzo da 16 miliardi per far calare il deficit strutturale: per un'intesa, secondo alcune fonti, serve di più. Ed è dal super emendamento che parte il lavoro di Conte. Giovedì, l'inquilino di Palazzo Chigi ha visto a pranzo Giovanni Tria, poi, intorno alle 16, ha incontrato Luigi Di Maio e Matteo Salvini, con Riccardo Fraccaro, Laura Castelli e Stefano Buffagni per il M5s, Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia per la Lega. Sul tavolo del premier però rimane il no di Salvini e Di Maio ad uno slittamento a giugno di quota 100 e reddito di cittadinanza.
Istat, cala la disuguaglianza ma il 28% degli italiani è a rischio povertà
Secondo lo studio dell’Istat sulle Condizioni di vita, reddito e carico fiscale delle famiglie, nel 2016 il reddito netto medio annuo delle famiglie è stato di 30.595 euro, circa 2.550 euro mensili. È cioè cresciuto del 2% in termini nominali e del +2,1% in termini di potere d’acquisto rispetto al 2015. Come accennato, la crescita riscontrata dall'Istat ha riguardato tutte le fasce di reddito ma è più accentuata nel quinto di famiglie meno abbienti, dopo il marcato calo del 2015. Al netto degli affitti figurativi, si stima quindi che il rapporto tra il reddito equivalente totale del 20% più ricco e quello del 20% più povero si sia ridotto da 6,3 a 5,9, pur rimanendo al di sopra dei livelli pre-crisi. Il reddito equivalente del 20% più povero della popolazione è infatti cresciuto del 7,7% in termini reali rispetto al 2015, mentre il reddito del 20% più ricco è aumentato dell'1,9%. Resta per la fetta più debole della popolazione il grave lascito della crisi, con una perdita complessiva cumulata che resta la più ampia: -14,3% dal 2009. Nel complesso, metà delle famiglie italiane non va oltre i 2mila euro di reddito netto mensile.
Istat, a ottobre crescono leggermente le vendite al dettaglio
Secondo i dati dell'Istat, le vendite sono aumentate su settembre dello 0,1% in valore e dello 0,2% in volume mentre sono cresciute rispetto a ottobre 2017 dell'1,5% in valore e dell'1,6% in volume. I beni alimentari mostrano una leggera flessione congiunturale in valore (-0,1%) e un aumento in volume (+0,2%), mentre i beni non alimentari sono in crescita sia in valore (+0,3%) sia in volume (+0,2%). Su base annua il commercio elettronico è in forte crescita (+24%). Su base annua sono in crescita sia le vendite di beni alimentari (+1,8% in valore e +1,2% in volume) sia quelle di beni non alimentari (+1,3% in valore e +1,9% in volume). Sempre a livello tendenziale, il valore delle vendite al dettaglio registra un aumento dell'1,1% per la grande distribuzione e dello 0,5% per le imprese operanti su piccole superfici.
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