Debito record a 2.560 mld. Gualtieri rassicura: giù dal 2021

Il debito pubblico segna l'ennesimo record, 2.560,5 miliardi di euro a luglio, con numerose stime che danno per scontato il superamento del 160% del Pil quest'anno. È il conto, messo nero su bianco da Bankitalia, dello shock da coronavirus per l'economia italiana e che rappresenta, anche se è non certo inatteso data la caduta del Pil e le misure messe in campo per famiglie e imprese, un campanello d'allarme per il Ministero dell'Economia. Roberto Gualtieri sul punto ha dichiarato: “Confermo l'intendimento di conseguire una significativa discesa del rapporto debito/Pil non solo nel primo anno di recupero dell'economia che auspichiamo sia il 2021; questa discesa vogliamo che continui anche negli anni successivi onde rientrare gradualmente sui livelli prepandemici e nel lungo termine conseguire un’ulteriore riduzione”. La riduzione del debito, che per quest'anno è stimato fra il 158% dell'Ocse e il 166% del Fmi, è uno dei principali nodi da sciogliere nella nota di aggiornamento al Def che sarà presentata entro il 27 settembre. Lo è per motivi politici prima che finanziari: la sostenibilità del debito, salvo scenari catastrofici come uno shock dei rendimenti, è assicurata dagli interventi della Bce e in molti si aspettano un incremento del Qe pandemico di 500 miliardi a fine anno. E come a voler sopire i dubbi dei mercati sulla determinazione di Francoforte, il consigliere esecutivo Fabio Panetta ha spiegato che l'economia dell'euro non è fuori pericolo e che l'inflazione “è attesa rimanere, in modo preoccupante, a livelli inferiori al nostro obiettivo”. Ne sa qualcosa proprio l'Italia: l'Istat ha confermato un -0,5% su anno ad agosto, che se non è vera e propria deflazione comunque ostacola un calo del debito rispetto al Pil. 

Sul Recovery plan, il Governo punta a evitare la frammentazione dei progetti

Nei criteri di valutazione dei progetti ammissibili al finanziamento europeo tramite Recovery fund dettagliati nelle linee guida del Piano nazionale di ripresa e resilienza si legge chiaramente che “il processo di selezione delineato intende evitare una frammentazione del Piano in progetti isolati e non coerenti fra di loro, non collocati all'interno di strategie intersettoriali e che non sfruttino le economie di scala e di scopo, necessarie per un impatto significativo sugli obiettivi prefissati nel piano stesso. Inoltre si vuole evitare l'introduzione di progetti non in linea con gli obiettivi generali o difficili da valutare e monitorare, che potrebbero non ottenere l'approvazione in sede europea. È altresì necessario non disperdere risorse su progetti che presentino un rilevante rischio di mancato raggiungimento dei milestones. Sono ancor più da scartare progetti che abbiano già incontrato significativi problemi progettuali o di attuazione”. Le linee guida trasmesse al Parlamento comprendono le slides già diffuse la scorsa settimana e il documento di 38 pagine approvati dal Comitato Interministeriale per gli Affari europei; saranno seguite, come indicato dal Ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, da un Piano più dettagliato per accedere ai fondi previsti dal Recovery Fund che sarà pronto il 15 ottobre, preceduto dalla Nadef che incorporerà gli impatti degli interventi.

Il documento è diviso in cinque sezioni ed elenca le sei sfide e le missioni per l'Italia: digitalizzazione; innovazione e competitività del sistema produttivo; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per la mobilità; istruzione, formazione, ricerca e cultura; equità sociale, di genere e territoriale; salute. Le missioni del programma sono a loro volta suddivise in cluster (o insiemi) di progetti omogenei atti a realizzarle e, di conseguenza, vincere le sfide; i singoli progetti di investimento saranno raggruppati nei cluster. Poi ci sono le riforme che saranno collegate a uno o più cluster d’intervento: Pubblica amministrazione, Ricerca, Fisco, Giustizia e Lavoro. Il documento riporta anche i criteri di selezione dei progetti in base ai regolamenti europei. Infine sono riassunte le risorse disponibili per l'Italia a valere sul Next Generation EU: con la Recovery and Resilience Facility 191,4 miliardi, di cui 63,8 di sovvenzioni e 127,6 di prestiti; con ReactEU 15,2 miliardi; con Horizon Europa 500 milioni; con Sviluppo rurale 800 milioni; con il Fondo per la transizione giusta 500 milioni; con RescEU 200 milioni, per un totale di 208,6 miliardi.

Von der Leyen conferma la vicinanza con l’Italia sul Recovery Fund

La presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen, intervistata da NewsMediaset, ha toccato vari temi legati all'emergenza economica dell'Europa. A proposito dello stato dell'Unione Europea e di un messaggio da mandare a Giuseppe Conte, ribadisce: “Sono davvero contenta che il primo ministro Conte ed io, il prossimo anno, durante la presidenza italiana del G20, organizzeremo nel vostro Paese un vertice globale sulla sanità, in modo da condividere la lezione imparata e guardare avanti, migliorare ad affrontare la pandemia. Davvero grazie all'Italia per ospitare e organizzare questo summit”. Sul Recovery Fund e su cosa Bruxelles si aspetta dall'Italia, Von der Leyen ha dichiarato: “Siamo in stretto contatto con l'Italia su tutto quello che riguarda il Recovery Plan e siamo allineati, sappiamo che bisogna sostenere e potenziare le piccole e medie imprese ma nel rispetto del green deal europeo e della digitalizzazione. Queste sono le nostre priorità e anche del Governo italiano, quindi lavoriamo duro per progredire”. Infine, riguardo a cosa aspettarci da questo autunno con la pandemia ancora in corso, ha concluso: “Dobbiamo avere forza e fiducia. È un momento difficile, c'è tanta fragilità ma io so che nell'Unione Europea c'è anche tanta vitalità che ci deve portare avanti. Ora abbiamo questi imponenti investimenti del Next generation Eu, un fantastico segno di unità e solidarietà dell'Unione europea. Noi sappiamo che quando l'economia tornerà a crescere le nostre imprese dovranno essere vive e pronte per la ripresa ed è quello su cui stiamo lavorando”. 

Nel Recovery ci potranno essere i tagli alle tasse sul lavoro 

I piani nazionali di ripresa e di resilienza necessari ad accedere alle risorse della Recovery and Resilience Facility, cuore di Next Generation Eu, verranno valutati nella loro interezza, ma provvedimenti che mirino ad esempio a ridurre “il carico fiscale sul lavoro” o a “semplificare” il sistema fiscale, come consigliato dalle raccomandazioni specifiche per Paese, sono “chiaramente eligibili”. Se sono menzionati nelle raccomandazioni, “saremo lieti di vederli nei piani nazionali”, ha spiegato un alto funzionario Ue. La Commissione Europea valuterà i piani sulla base di tre criteri: primo, “in quale misura le riforme e gli investimenti previsti nei piani contribuiscono a rispettare le raccomandazioni specifiche per Paese” del 2019 e del 2020; secondo, in quale misura il piano “contribuisce agli obiettivi della transizione verde e di quella digitale”: il 37% della spesa dei piani dovrà essere indirizzato alla transizione ecologica, mentre il restante 63% deve rispettare il principio 'do no harm', cioè non essere contrario agli obiettivi della transizione verde (la presidente Ursula von der Leyen ha annunciato ieri un obiettivo del 20% della spesa per il digitale); terzo, “in quale misura i piani contribuiscono alla creazione di posti di lavoro sostenibili”. La presidente della Commissione ha annunciato che è stata creata una task force ad hoc, guidata da un comitato d’indirizzo composto dai tre vicepresidenti esecutivi (Valdis Dombrovskis, Margrethe Vestager e Frans Timmermans) e dal commissario Paolo Gentiloni. Lo presiede la stessa Ursula von der Leyen, ma le decisioni spettano al Collegio dei Commissari. Le linee guida, che comprendono anche un dettagliato template per stendere i piani nazionali, non sono quelle definitive, ma mirano ad aiutare gli Stati nella stesura dei piani. 

Sull’agricoltura l’Italia riceverà dall’UE 38,7mld

Per finanziarie le sue politiche agricole l'Italia potrà contare, nel periodo 2021-2027, su fondi Ue per circa 38,7 miliardi di euro (cifra comprensiva dei 925 milioni che arriveranno dal Recovery Fund), una delle quote più ampie tra quelle in cui sono stati ripartiti gli otto miliardi aggiuntivi stanziati per la Politica agricola comune (Pac) con il piano di rilancio Next generation Eu. L'Italia dovrebbe ricevere nel 2021 anche un anticipo di 298,7 milioni per lo sviluppo rurale, deciso dai Capi di Stato per tutti i paesi Ue. È quanto emerge dall'elaborazione di dati della Direzione generale bilancio della Commissione europea. L'Italia, inoltre, potrà contare su una dotazione per i pagamenti diretti da 25,4 miliardi ed è il primo Paese per contributi per i programmi nazionali nel settore del vino, con 2,3 miliardi; per il comparto dell'olio di oliva arriveranno 242 milioni e per quello del miele 36 milioni. “Da come si era partiti, con i tagli proposti nel 2018 dalla Commissione Juncker, possiamo dire che la spesa Pac ha tenuto” commenta Paolo De Castro. L’europarlamentare è il relatore della parte del regolamento omnibus che si riferisce all'agricoltura: si tratta del provvedimento con cui l'Europarlamento contribuirà a definire i dettagli della distribuzione del fondo per la ripresa. “Ora - sottolinea l'ex Ministro italiano - dobbiamo batterci per rendere disponibili i fondi aggiuntivi già nel 2021”. Secondo l'impianto del Recovery Fund, infatti, i finanziamenti dovrebbero essere erogati solo a partire dal 2022. 

 



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