Il Governo è a un bivio sul Mes, ma c’è ancora tempo

Il voto finale sul pacchetto di aiuti Ue in Parlamento ci potrebbe essere solo a settembre, ma è già ai primi di luglio, prima del Consiglio Ue del 9, che la maggioranza rischia di spaccarsi al grande bivio del Mes. Prima di recarsi a Bruxelles, infatti, il premier Giuseppe Conte, salvo colpi di scena, terrà delle comunicazioni in Aula e non una semplice informativa. Il rischio di risoluzioni-trappola è altissimo, così come difficile sarà trovare una quadra tra Pd-Iv-Leu e M5S sulla risoluzione di maggioranza. E, a complicare il quadro c’è la guerra interna scoppiata nel Movimento. Sulla buona riuscita della mediazione del premier sul Mes pesano una serie d’incognite, innanzitutto l'andamento della trattativa in Europa. Il negoziato è in salita: il Consiglio Ue sarà solo interlocutorio ma per Conte sarà dirimente avere una prospettiva di soluzione sul Recovery Fund per il vertice di Bruxelles del 9 luglio. Solo delineando, per la fine dell'estate, un pacchetto di aiuti Ue corposo e fatto non solo di prestiti, il capo del governo può sperare di piegare le resistenze nel M5S. Sui fondi europei il premier ha fretta, ma non troppa. Le risorse del Mes possono essere anche chieste in maniera retroattiva. Non c’è quindi, da parte di Conte, la volontà di forzare i tempi del dibattito interno alla maggioranza. 

Al via il Consiglio Europeo anche se non saranno prese decisioni sul piano di rilancio

Come annunciato, il Consiglio Europeo che si apre oggi non riserverà sorprese né decisioni sul pacchetto da 1.850 miliardi di euro che combina il Piano di rilancio post Covid-19, Next Generation EU da 750 miliardi di euro, e il nuovo Quadro di finanziario pluriennale (Qfp), ovvero il bilancio comunitario 2021-2027, da 1.100 miliardi. Oggi sarà solo una tappa, nel cammino verso un difficile accordo all'unanimità, possibilmente entro luglio, ma è una tappa importante: perché per la prima volta, da quando la Commissione ha presentato il suo pacchetto, il 27 maggio, i leader dell'Ue avranno una discussione collettiva, uno scambio politico, in cui ognuno di loro potrà presentare le posizioni del proprio paese, con le richieste, le critiche o il sostegno al Recovery Plan. Il negoziato vero partirà dalla settimana prossima, quando il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel presenterà un box negoziale e degli orientamenti riguardo al processo da seguire e alla tempistica, e in particolare alla data del vertice Ue di luglio, che dovrà svolgersi, questa volta, con la presenza fisica dei leader. Perché l'esperienza ha mostrato che è molto più difficile arrivare a un compromesso, ottenere l'impegno politico dei capi di Stato e di governo, senza una trattativa faccia a faccia. Ed è anche possibile che ci sia bisogno non di uno, ma di due vertici a luglio. Quello che è sicuro è che c'è la volontà di arrivare all'accordoprima dell'estate, non solo per i tempi strettissimi necessari perché il Piano di rilancio sia efficace. Molto importante, alla videoconferenza dei leader, sarà l'intervento in cui la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, spiegherà la logica soggiacente al pacchetto, l'analisi dei bisogni economici, del gap di investimenti, dei danni che la pandemia e il lockdown hanno provocato alle diverse economie degli Stati membri; danni che vanno riparati in fretta, nell'interesse di tutti, per evitare che portino a una frammentazione del mercato unico. Questa logica è stata accettata ormai anche dai quattro paesi cosiddetti frugali (SveziaDanimarcaAustria e Olanda). E questo è un grande passo avanti verso un possibile compromesso. Gli elementi su cui ci sono ancora divergenze sono invece: l'ammontare dei finanziamenti e la durata dei vari elementi del Piano di rilancio; la chiave di ripartizione dei fondi e in che misura debbano essere divisi fra prestiti e sovvenzioni; le questioni relative alla condizionalità, ovvero alle condizioni che gli Stati membri dovranno rispettare per poter usare i finanziamenti, e alla governance, cioè la gestione e approvazione dei piani di spesa che i paesi beneficiari presenteranno alla Commissione; le dimensioni e il contenuto del Qfp e dei relativi finanziamenti. 

Gelo tra governo e industriali, Conte chiede di volare alto

Governo Confindustria provano a ricucire lo strappo diplomatico che si è consumato in questi ultimi giorni, ma il tentativo sembra approdare a una tregua armata. Nessuno strappo al momento, anzi la volontà di dialogo resta una priorità per tutti, anche se non mancano gli attriti. Il casus belli questa volta è la restituzione alle imprese delle accise sull'energia: Confindustria la reclama e Conte non la nega, ma la promessa è accompagnata da un netto invito rivolto agli industriali ad andare oltre, a guardare al di là della contingenza, insomma a “volare alto”. “Il piano di rilancio, che sarà presentato la prossima settimana, è stato molto apprezzato, siamo disponibili ad accettare idee. Il clima è proficuo” premette il presidente del Consiglio al termine della quarta giornata degli Stati Generali. Assicura che nei confronti del mondo industriale non esiste alcun genere di “pregiudizio” e in serata anche il presidente di Confindustria Carlo Bonomi usa termini più concilianti, anche se nella sostanza mantiene il punto: tra Governo e imprese, dice, “i rapporti sono stati e sono buoni, credo di poter affermare che c’è stima reciproca. Ma abbiamo il dovere di fare critiche, anche costruttive su temi economici. 

E Confindustria ha il dovere di fare proposte, cosa che abbiamo sempre fatto”. Ma Bonomi va oltre: se i rapporti tra Governo e industriali vanno ritarati, “ora si onorino i contratti e i debiti verso le imprese”. E ancora: “L'impegno contro una nuova dolorosa recessione può avere successo solo se non nascondiamo colpe ed errori commessi da tutti negli ultimi 25 anni”. Anche qui la replica di Giuseppe Conte è sul filo: “Facciamo ammenda per eventuali carenze che si stanno dimostrando e abbiamo l’umiltà di ammettere ritardi ed errori. Fermo restando che certo non possiamo essere chiamati a rispondere di carenze strutturali che il sistema Italia si porta dietro da circa 20 anni”. Ma per Carlo Bonomi l'incontro agli Stati generali diventa anche l'occasione per ribadire critiche e preoccupazioni degli industriali sulle misure messe in campo per sostenere un mondo produttivo travolto dall'emergenza Covid-19 e chiede “una democrazia moderna con istituzioni efficienti e funzionanti, cioè con una P.A. buona”. Conte prova, davvero, a volare alto e da parte sua distribuisce le responsabilità. “Se da tanti anni in termini di Pil o produttività il Paese è al di sotto della media europea evidentemente ci sono problemi strutturali che si trascinano”.

Commercio estero mai così in calo: export aprile -41,6%

Come era immaginabile gli effetti dell’emergenza da Covid-19 si sono fatti sentire anche sui flussi commerciali italiani con l'estero. L'Istat segnala un calo su base annua del 41,6% per le esportazioni e del 33,7% per le importazioni. Una contrazione di entità mai registrata dalla nascita nel 1993 del mercato unico europeo. La frenata si riflette in un saldo commerciale negativo. Tra le cause del crollo, l'Istat indica la caduta della domanda estera e le misure di contenimento dell'epidemia di coronavirus in Italia e nei principali paesi partner. La netta contrazione dei flussi commerciali con l'estero si registra anche su base mensile: l'istituto di statistica segnala un calo molto più intenso per le esportazioni (-34,9%) che per le importazioni (-18,5%). La flessione è dovuta al forte calo delle vendite sia verso i mercati extra Ue (-37,3%) sia, in misura relativamente meno accentuata, verso l'area Ue (-32,7%). Il trimestre febbraio-aprile, rispetto al precedente, registra una diminuzione del -18,9% per le esportazioni e del -18,3% per le importazioni. Su base annua i paesi che contribuiscono maggiormente alla caduta dell'export sono Francia (-45,9%), Germania (-34,3%), Stati Uniti(-43,4%), Svizzera (-44%), Spagna (-46,1%) e Regno Unito (-40,8%). Tra i settori che contribuiscono in misura maggiore alla flessione l'Istat segnala macchinari e apparecchi n.c.a (-50,9%), altri mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (-66,8%), auto (-86,1%), articoli in pelle (-79,1%) e articoli di abbigliamento (-71,9%). In aumento soltanto le esportazioni di articoli farmaceutici (+16,7%). Di conseguenza nel mese il saldo commerciale italiano diventa negativo. Il valore diminuisce di 4,008 miliardi di euro, da +2.851 milioni ad aprile 2019 a -1.157 milioni ad aprile 2020. Al netto dei prodotti energetici, sottolinea l'Istat, il saldo è pari a +105 milioni di euro (era +6.420 milioni ad aprile 2019). 

Istat: ad aprile crolla il fatturato dell’industria

Ad aprile il fatturato e gli ordinativi dell'industria italiana si sono dimezzati rispetto allo stesso mese del 2019: il calo rilevato dall'Istat è rispettivamente del 46,9% e del 49%. Si tratta dei peggiori risultati per entrambe le serie dal 2000 spiega l'Istat, segnalando come nella media degli ultimi tre mesi la riduzione è stata rispettivamente del 23,9% e del 27,7%. Il calo è quasi irrilevante per il settore farmaceutico, che su anno perde solo lo 0,2% del fatturato e mette a segno un rialzo dell'1,5% per gli ordinativi. Calo limitato anche per l'industria alimentare, fatturato meno 9,5%. La variazione negativa più ampia si rileva per il settore dei mezzi di trasporto (-71,2%). Per l’Istat, il calo congiunturale del fatturato è esteso sia al mercato interno, che cala il 27,9%, sia a quello estero, che segna una caduta del 32%. Per gli ordinativi, sono le commesse provenienti dal mercato interno a registrare il peggiore risultato (-33,9%) rispetto a quelle provenienti dal mercato estero (-30,0%). La flessione è generalizzata a tutti i raggruppamenti principali di industrie: gli indici destagionalizzati del fatturato registrano una caduta congiunturale del 23,3% per i beni di consumo, del 30,9% per i beni intermedi, del 33,4% per l'energia e del 34,4% nel caso dei beni strumentali. Su base annua, corretto per gli effetti di calendario, il fatturato totale diminuisce del 48,1% sul mercato interno e del 44,6% su quello estero.

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Settimana Econominca 13 - 19 giugno 2020



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