Il Senato approva la manovra. Caos nel Movimento 5 Stelle

A due mesi esatti da quando il Consiglio dei ministri lo varò e dopo numerosi slittamenti e rallentamenti il Senato ha approvato in prima lettura e con voto di fiducia la manovra economica 2020. A favore hanno votato 166 senatori mentre i contrari sono stati 128. I numeri sulla carta sembrerebbero confortanti ma nascondono nuove insidie per la maggioranza e in particolare per il M5S: il voto ha messo in luce una pattuglia di dissidenti con Gianluigi Paragone che vota no e quattro assenti, Cataldo Mininno, Lello Ciampolillo, Primo Di Nicola, Mario Michele Giarrusso. Il testo è all’esame della Camera per l’approvazione definitiva visto che non c’è più tempo di apportare nuove modifiche. Salvo imprevisti, la manovra non cambierà più: passano lo stop all'aumento dell'Iva, con un taglio da 3 miliardi delle tasse per i lavoratori, plastic e sugar tax ma anche con una nuova tegola da 47 miliardi di aumenti di Iva e accise nel 2021 e nel 2022 che dovranno essere disinnescati. Il voto del Senato sulla manovra arriva con il voto favorevole di Pd e Leu, con un sì con riserva di IV e con un voto del M5S guastato dalle dissidenze.  In Aula il clima si surriscalda davvero solo a inizio di seduta, quando la Presidente Casellati dichiara inammissibili 15 norme, tra cui quella introdotta da un emendamento M5S sulla cannabis light. Il vaglio finale della Ragioneria dello Stato sul maxi emendamento su cui il governo ha messo la fiducia porta anche altre novità: sono circa 70 le norme che sono state cambiate in extremis per errori di forma o mancanza di coperture. Salta il rinvio da luglio 2020 a gennaio 2022 della fine del mercato tutelato per l'energia e salta anche la sospensione del reddito di cittadinanza in caso di lavori brevi, così come l'estensione ai pediatri dei fondi per apparecchiature diagnostiche in studio.

Perfezionata la nomina di Panetta nel board della Bce

È in via di perfezionamento l'iter di nomina di Fabio Panetta nel Comitato Esecutivo della Bce. L'attuale direttore generale della Banca d'Italia concluderà quindi con largo anticipo il suo incarico a via Nazionale, il prossimo 31 dicembre, e assumerà il ruolo nella squadra guidata da Christine Lagarde dal prossimo primo gennaio. La nomina è stata fatta dal Consiglio Europeo, sotto forma di procedura scritta, assieme a quella della tedesca Isabel Schnabel che entrerà in ruolo nel Comitato Esecutivo lo stesso giorno di Panetta. Quest'ultimo quindi lascerà la direzione generale della Banca d'Italia dopo solo 7 mesi dalla sua nomina, avvenuta lo scorso 10 maggio. La sua sostituzione in Banca d'Italia è ancora prematura. Il Consiglio Superiore che si riunisce oggi, a quanto risulta, è convocato solo in via ordinaria. Per le nomine nel Direttorio il Consiglio Superiore deve essere convocato in via straordinaria. Il Direttore generale della Banca viene nominato dal Consiglio Superiore dell'istituto su proposta del Governatore. L'iter tuttavia prevede che la nomina sia approvata con decreto del Presidente della Repubblica, promosso dal Presidente del Consiglio di concerto col Ministro dell'economia, sentito il Consiglio dei ministri. A febbraio il rinnovo del Vice direttore generale Federico Signorini fu bloccato per mesi in Consiglio dei ministri. Per la sostituzione di Panetta il nome più gettonato resta quello di Daniele Franco.

Per l’Istat la disoccupazione in Italia è ancora troppo alta

Secondo la nota trimestrale dell'Istat, pubblicata il 18 dicembre e relativa al terzo quarto del 2019 (luglio-settembre di quest'anno), il tasso di disoccupazione a livello nazionale (età 15-64 anni) è pari al 9,8% e corrisponde a più di due milioni e mezzo di residenti in Italia che cercano un lavoro ma non lo trovano. Negli ultimi anni c’è stata una lieve ripresa: come scrive l'Istat, questo è il valore più basso dal primo trimestre 2012. Ma è evidente che il dato italiano non è particolarmente buono, anche guardando al confronto internazionale ed europeo. Secondo i dati annuali di Eurostat (età 15-74 anni), nel 2018, quando la disoccupazione in Italia era pari al 10,6 per cento, il nostro Paese aveva un tasso superiore di quasi quattro punti rispetto alla media Ue (6,8 per cento) e di 2,6 punti superiore alla media dell'Eurozona (8,2 per cento). Solo Grecia (19,3) e Spagna (15,3) hanno dati peggiori dell'Italia. Ma mentre questi due Paesi hanno recuperato rispettivamente ben 8,2 e 10,8 punti rispetto al picco della crisi nel 2013, l'Italia ha recuperato, confrontando 2018 e 2014 solo 2,1 punti. Vediamo ora i dati relativi a singole categorie di lavoratori in Italia, dal cui insieme nasce poi il dato nazionale. Il tasso di disoccupazione tra gli uomini, nel terzo trimestre dell'anno, è stato pari all'8,9 per cento (quasi un punto meno del dato nazionale, pari al 9,8 per cento). Tra le donne invece il tasso è stato del 10,9 per cento (un punto abbondante piu' del dato nazionale). Ma più che dalla distanza di due punti percentuali nel tasso di disoccupazione rispetto agli uomini, la gravità della questione femminile in Italia risulta dai dati sull'occupazione e sull’inattività (. Il tasso di occupazione, che a livello nazionale è pari al 59,2 per cento, tra gli uomini è pari al 68,2 per cento, tra le donne al 50,2%. Il tasso di inattività, che a livello nazionale si attesta al 34,3%, tra i maschi e' poi pari al 25%, mentre tra le donne al 43,5 %. Se guardiamo ai dati sul tasso di disoccupazione suddivisi per fascia di età, ne emerge una situazione molto poco omogenea, che vede i lavoratori più anziani in una condizione nettamente migliore rispetto ai più giovani.

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Settimana Economica 14 - 20 dicembre 2019



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