Trovato l’accordo sulla manovra tra Governo e Bruxelles

Dopo la lunga trattativa con l'Europa sulla manovra economica, il traguardo è stato raggiunto. Il Governo e la Commissione Europea hanno siglato l’accordo per la revisione della manovra e quindi per evitare l’avviato della procedura d’infrazione per debito eccessivo. La retromarcia compiuta dal Governo, che ha ridotto il deficit/pil nominale dal 2,4% al 2,04%, non sembrava sufficiente a soddisfare le richieste europee. Bruxelles ha sempre insistito su una riduzione del disavanzo strutturale e per giorni la trattativa è andata avanti, passando dal livello tecnico al livello politico. Alla fine, l’accordo è stato trovato e il Governo ha presentato al Senato gli emendamenti di correzione della manovra. Nelle prossime ore, Palazzo Madama approverà in seconda lettura la legge di bilancio. Un’approvazione che avverrà fra polemiche delle opposizioni che denunciano come il Parlamento non abbia potuto esaminare la manovra. In Commissione Bilancio del Senato, complice la trattativa con Bruxelles, non è stato votato nemmeno un emendamento. Una volta approvata dal Senato, la manovra passerà alla Camera per l’approvazione definitiva. Una volta approvato, il premier Conte potrà tenere la consueta conferenza stampa di fine anno.

Le principali novità dell’accordo inserite in manovra

Saldi, deficit e Pil - L'ammontare dei saldi ridefiniti è pari 10 miliardi e 254 milioni nel 2019, 12 miliardi e 242 milioni nel 2020, 15 miliardi e 997 milioni nel 2021. Per quanto riguarda il deficit si è passati dal 2,4% previsto dalla nota di aggiornamento al Def di settembre al 2,04% nel 2019, con una previsione dell'1,8% per il 2020 e dell'1,5% nel 2021. Tenuto conto dell'evoluzione del quadro macroeconomico che evidenzia un rallentamento dovuto al cattivo andamento del commercio internazionale, è stata rivista anche la stima sul Pil che dal 1,5% per il 2019 si attesta all’1%, nel 2020 all'1,1% e nel 2021 all'1%.

Reddito cittadinanza e quota 100 - Come era prevedibile viste le pressioni di Luigi Di Maio e Matteo Salvini, il reddito di cittadinanza e Quota 100 sulle pensioni non sono stati modificati. Contenuti, platea e tempi di realizzazione delle misure rimangono quelli, vengono però tagliati, rispetto a quanto annunciato nei giorni scorsi, 1,9mld dal Fondo dedicato al reddito di cittadinanza nel 2019 e 2,7 miliardi saranno recuperati da Quota 100. Il ministro dell'Economia Giovanni Tria, inoltre, ha detto che Quota 100 partirà ad aprile per il settore privato e ad ottobre per il pubblico, mentre il vicepremier Luigi Di Maio ha detto che il reddito di cittadinanza inizierà a marzo.

Nuove clausole salvaguarda, rischio iva al 26,5% - La novità più dibattuta in Commissione Bilancio al Senato è stata la dimensione delle nuove clausole di salvaguardia. Si tratta di un meccanismo che rassicura sui conti pubblici, ma che fa scattare in automatico considerevoli aumenti Iva: senza interventi per bloccare gli scatti, l'aliquota ridotta del 10% passerebbe dal 2020 al 13%, mentre l'aliquota ordinaria oggi al 22% passerebbe nel 2020 al 25,2% e nel 2021 al 26,5% nel 2021. Viene comunque confermata la sterilizzazione totale degli aumenti nel 2019. Dall'anno successivo, gli scatti porterebbero 23mld nelle casse dello Stato, e quasi 29mld nel 2021 e 2022.

Piano infrastrutture - E' stata concessa dall'Europa la flessibilità per quasi lo 0,2% del Pil per un piano straordinario per la messa in sicurezza delle infrastrutture viarie, viadotti, ponti, strade, gallerie, e la gestione dei rischi connessi al dissesto idrogeologico. A tale piano saranno dedicate risorse già in bilancio negli esercizi competenti e contenute nella nuova legge di bilancio e nel decreto fiscale: nel 2019 2,6 miliardi, negli anni successivi 3,7 nel 2020 e oltre 4,2 nel 2021, per un totale di 10 miliardi e 500 milioni.

Pensioni d’oro ma non solo - Previsto il raffreddamento dello schema di indicizzazione dei trattamenti pensionistici di più cospicuo importo. Per 3 anni sarà tagliato l'adeguamento delle pensioni oltre i 1.522 euro al mese (3 volte il minimo). La decurtazione maggiore, fino al 60%, scatterà per gli assegni oltre i 4566 euro. L'indicizzazione piena ci sarà solo per le pensioni fino a 1.522 euro, poi sono previste sei fasce di tagli. Confermati gli interventi sulle cosiddette pensioni d'oro con riduzione dei trattamenti più elevati, attraverso la previsione di un contributo di solidarietà temporaneo (per cinque anni) e progressivo per scaglioni di reddito. Le fasce sono complessivamente cinque e, oltre alla minima e la massima, è previsto un prelievo del 25% per i redditi tra 130.001 e 200.000 euro; del 30% per i redditi tra 200.001 e 350.000 euro; del 35% per i redditi tra 350.001 e 500.000 euro.

Webtax e dismissioni immobiliari - Viene prevista l'istituzione di un'imposta sui servizi digitali gravante sui soggetti che nell'esercizio dell'attività di impresa prestino servizi digitali e che superino determinate soglie. La nuova misura imporrà un'aliquota al 3% sui ricavi da versare entro il mese successivo a ciascun trimestre. Verrà applicata ai soggetti che prestano servizi digitali che hanno un ammontare complessivo di ricavi non inferiore a 750mln e un ammontare di ricavi derivanti dalla prestazione di servizi digitali non inferiore a 5,5mln di euro. Nelle casse dello Stato dovrebbero entrare 150mln nel 2019, 600mln nel 2020 e 600mln nel 2021. Il Governo si impegna ad attuare un programma di dismissioni immobiliari volto a conseguire introiti per un importo non inferiore a 950 mln per il 2019 e a 150 milioni per ciascuno degli anni 2020 e 2021, al netto delle quote non destinate al Fondo ammortamento titoli di Stato o alla riduzione del debito degli enti. Il piano dovrà essere pronto entro il 30 aprile prossimo.

Nuove imposte su giochi e scommesse - Arriva un pacchetto di misure che incrementa il prelievo nel settore dei giochi attraverso l'incremento del Preu applicabile agli apparecchi da intrattenimento e divertimento e la riduzione delle percentuali minime di payout. Inoltre, si introduce dal 1 gennaio 2019 l'imposta unica sui concorsi pronostici e sulle scommesse.

Turnover nella PA e sgravi alle imprese - Per le amministrazioni centrali si prevede un rinvio della presa di servizi degli assunti al 1 novembre 2019, ma limitato al turnover ordinario dell'anno precedente. Per quanto riguarda gli sgravi è prevista, l'abrogazione del credito d’imposta relativo alle deduzioni forfettarie in materia di Irap in favore di soggetti passivi che impiegano lavoratori a tempo indeterminato in alcune regioni, l'abrogazione del credito d’imposta in favore di soggetti che acquistano beni strumentali nuovi e l'abrogazione dell'aliquota ridotta Ires in favore degli enti non commerciali.

Fondo competitività, FS e Politiche comunitarie - Nello stato di previsione della spesa del ministero dell'Economia sono previste misure volte a definanziare il Fondo per favorire lo sviluppo del capitale immateriale, la competitività e la produttività di 75 milioni di euro per l'anno 2019 e di 25 milioni di euro per l'anno 2020. Prevista una rimodulazione delle risorse per 600 milioni di euro per il 2019, con un incremento per ciascuno degli anni dal 2022 al 2024 di 200 mln di euro delle risorse destinate a FS per la realizzazione dei progetti previsti. Prevista, inoltre, una riduzione di 850 milioni di euro per il 2019 e un incremento progressivo per ciascuno degli anni dal 2020 al 2024 di 150 milioni di euro e di 100 milioni di euro nel 2025 della quota nazionale per il finanziamento delle politiche comunitarie.

Fondo di sviluppo e coesione ed entrate contributive - È stata programmata una rimodulazione delle disponibilità di cassa del Fondo sviluppo e coesione sociale per 800 milioni di euro per il 2019 che, ha assicurato Conte, non pregiudicherà in alcun modo i progetti già programmati e nemmeno i nuovi che potranno essere programmati. Stimate maggiori entrate contributive per 150 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021 in relazione alle quote di risorse stanziate per l'attribuzione del reddito di cittadinanza e l'assunzione di personale destinato a rafforzare le attività dei Centri dell'impiego. Infine allo scopo di assicurare il raggiungimento degli obiettivi è stata prevista una norma che dispone l'accantonamento temporaneo di una parte di specifici stanziamenti per un importo di 2 miliardi che saranno resi disponibili nel caso in cui l'andamento degli obiettivi programmati certifichi il raggiungimento degli obiettivi di bilancio.

Istat: a dicembre cala fiducia di consumatori e imprese

Il 2018 si conclude con il calo della fiducia di consumatori e imprese. Secondo i dati Istat, l'indice che riassume le aspettative sul fronte delle famiglie ha segnato un calo da 114,7 a 113,1 e anche l'indice composito del clima di fiducia delle imprese ha registrato una dinamica negativa, che dura già dallo scorso luglio, passando da 101,0 a 99,8. L’istituto di statistica a dicembre rileva un peggioramento generalizzato del clima di fiducia. In particolare, per quanto riguarda le imprese, l'indice destagionalizzato torna sui livelli di due anni fa. Nella manifattura, la flessione del clima di fiducia riflette un deterioramento ulteriore dei giudizi sulla domanda a fronte di aspettative in lieve crescita e, dal punto di vista settoriale, del calo nel comparto dei beni intermedi. Peggioramenti si rilevano anche nei servizi e nelle costruzioni. Con riferimento ai consumatori, si segnala il peggioramento, per il terzo mese consecutivo, delle valutazioni sulla situazione economica del paese amplificato, come impatto negativo sull'indice, da un deterioramento dei giudizi sul quadro personale.

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Settimana Economica 15 - 21 dicembre 2018



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