L’accordo ancora non c’è: il decreto maggio slitta ancora
Liti nella maggioranza sugli aiuti alle imprese e Regioni che lamentano risorse inadeguate e bisticciano con l'Inps sui ritardi della Cig in deroga. La tensione rimane altissima e il nuovo decreto economico atteso in aprile e poi a inizio settimana slitta ancora, al fine settimana o all'inizio della prossima. Nonostante il susseguirsi di riunioni tecniche e politiche e gli Uffici che producono calcoli e simulazioni a pieno regime, il Governo non riesce a chiudere la maxi-manovra da 55 miliardi, tanto che si inizia a ipotizzare anche uno spacchettamento delle misure, per accelerare almeno sui capitoli su cui c’è accordo. Di sicuro ci saranno buoni fino a 500 euro per le biciclette, con 125 milioni a disposizione, come ha spiegato il Ministro dell'Ambiente Sergio Costa; il superbonus sui lavori green scatterà da luglio, come ha ribadito il sottosegretario alla presidenza Riccardo Fraccaro.
Sono ancora molti, però, i dettagli da mettere a punto, a partire, appunto, dal pacchetto per le imprese. Italia Viva rimane contraria a ipotesi d’ingressi diretti dello Stato nel capitale delle Pmi. Ipotesi che secondo il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli risulta al momento impraticabile. I renziani intanto continuano a chiedere di estendere i limiti di fatturato per i ristori a fondo perduto, ora pensati per le piccole imprese, fino a 5 milioni (in base al danno subìto, si valuta fino al 20%), ma anche di pensare al taglio di parte delle tasse al momento sospese (che dovrebbero con il nuovo decreto slittare ancora da giugno a settembre) o a crediti d'imposta per chi immette risorse fresche nella sua azienda. Incentivi fiscali per gli apporti di capitali privati, in effetti, sarebbero allo studio, ma per accompagnare il sistema che vedrebbe lo Stato parte attiva del rafforzamento delle medie imprese, quelle tra 5 e 50 milioni di fatturato.
Pil cala del 4,7%rispetto al trimestre precedente
La stima preliminare del Pil riferita al primo trimestre ha fornito una prima quantificazione degli effetti della crisi sull’economia: la caduta dell’attività economica rispetto al trimestre precedente è stata pari al 4,7% mentre la variazione acquisita per il 2020 è del -4,9%. Lo comunica l’Istat nella sua “Nota mensile sull’andamento dell’economia italiana”. A marzo, le misure di contenimento dell’epidemia in Italia e nei principali Paesi partner commerciali hanno avuto effetti negativi sugli scambi con l’estero del Paese. Gli impatti dell’emergenza sanitaria sui prezzi vedono prevalere al momento “effetti deflazionistici legati al contenimento della domanda”. “Frenata dai ribassi degli energetici, l’inflazione in Italia è risultata nulla, riducendo tuttavia il differenziale negativo con l’area dell’euro”. La caduta congiunturale del Pil, indicata dall’Istat nel primo trimestre, è stata pari al 4,7%, più accentuata di quella dell’area euro ma di intensità inferiore rispetto a Francia e Spagna. Dal lato della domanda, vi sono stati ampi contributi negativi sia della domanda interna (al lordo delle scorte), sia della componente estera netta. Il forte calo congiunturale ha sintetizzato una diminuzione del valore aggiunto diffusa a tutti i principali settori economici. La variazione acquisita per il 2020 (il livello del prodotto che si otterrebbe a fine anno nel caso in cui negli altri trimestri i livelli di attività si mantenessero uguali a quelli registrati nel primo) è pari a -4,9%.
L’Istat rivela un crollo dei consumi a marzo
L’impatto dell’emergenza coronavirus sull’economia italiana è profondo ed esteso. Lo rileva l’Istat, nel rapporto sui consumi dei primi mesi del 2020, che corrispondono proprio allo scoppio della pandemia. Dopo le riaperture del 4 maggio le imprese ancora chiuse sono 800 mila, una su cinque. Erano quasi la metà in pieno lockdown. Nel mese di marzo l’Istat stima un calo delle vendite al dettaglio del 20,5%. I primi beni ad aver subito il crollo sono quelli non alimentari, soprattutto abbigliamento e pellicceria (-57,1%), giochi, giocattoli, sport e campeggio (-54,2%) e calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-54,1%), mentre il calo minore si registra per i prodotti farmaceutici (-6,3%) e per quelli alimentari che risultano stazionari. In aumento a marzo, complice il lockdown, il commercio elettronico, che secondo l’Istituto di statistica si conferma l’unica forma distributiva in costante crescita. Le misure prese per l’emergenza Covid hanno favorito le vendite nella grande distribuzione che aumentano del +5,2%, in particolare i supermercati (+14%).
Preoccupate le associazioni dei commercianti e dei consumatori
Sulle stime dell’Istat è intervenuto il commento della Confesercenti che racconta quanto sia stato tragico il lockdown per il 30% dei piccoli negozi. Un colpo difficile da recuperare, “che aumenta le possibilità di chiusura definitiva di migliaia di attività”. “Sono giorni cruciali per definire misure di supporto efficaci e veloci”. Per l’Ufficio studi Confcommercio il dato sulle vendite al dettaglio diffuso era “largamente atteso, ma non per questo meno inquietante”. A marzo, l’indice scende a un livello che non si osservava dal 2000. E le vendite calcolate dall’Istat non comprendono i consumi di bar e ristoranti e gli acquisti di auto, segmenti che viaggiano prossimi al meno 100% mensile. “Purtroppo il dato di marzo sarà peggiorato dalle performance di aprile, e l’estate non potrà compensare minimamente le perdite subìte nei mesi precedenti”. Secondo Federconsumatori “in realtà, vista la situazione attuale, i dati Istat di marzo risultano alquanto fisiologici”. Il presidente Emilio Viafora, però, avverte: “La vera tenuta della domanda interna la verificheremo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, quando gli esercizi man mano saranno autorizzati a riaprire. Solo allora capiremo se gli aiuti del Governo saranno stati adeguati”.
Per Gentiloni non ci sarà nessuna condizionalità sul Mes
“Non ci sono condizionalità finanziarie” nelle nuove linee di credito del Mes per la pandemia del Coronavirus, ma solo l'obbligo di utilizzare i prestiti, vantaggiosi perché a bassi tassi d'interesse e a lunga scadenza, solo per la spesa sanitaria legata al Covid-19. L’ha chiarito il Commissario europeo Paolo Gentiloni, che ha dichiarato: “Domani l'Eurogruppo deve cercare di dare attuazione alla decisione di due settimane fa dei Capi di stato e di governo. Sono decisioni comuni che cercano di dare un contributo dell'UE alla situazione di crisi in cui ci troviamo”, ha detto Gentiloni, precisando che ci sono “problemi distinti”: le misure a sostegno dei sistemi nazionali di cassa integrazione, il sostegno alla liquidità da parte della Banca Europea degli investimenti per le Pmi e il sostegno alla spesa sanitaria con le linee di credito attraverso il Mes (Meccanismo europeo di stabilità).
Proprio sul Mes, insieme a Valdis Dombrovskis, il Commissario italiano ha scritto una lettera al presidente dell'Eurogruppo Mario Centeno “per ribadire qualche dettaglio tecnico”, ha detto Gentiloni. La lettera conferma che la Commissione non intende applicare nessun'altra condizione ai Paesi che chiederanno di accedere alla nuova linea di credito, a parte quella relativa alla destinazione dei fondi alla spesa sanitaria e di prevenzione, che non ci saranno missioni d’ispezione e verifica come quelle della famigerata Troika negli anni della crisi del debito sovrano e che non ci sarà una richiesta di programmi macroeconomici con sorveglianza di bilancio rafforzata sui Paesi richiedenti. Gentiloni ha poi ricordato che “Queste linee di credito facilitate hanno un tetto massimo per ciascun Paese che è il 2% del PIL. Il che vuol dire, per l'Italia, circa 36 o 37 miliardi. L'accesso a queste linee di credito è uguale per tutti, possono chiederlo tutti gli Stati membri, ma ovviamente è più vantaggioso per Paesi che hanno dei tassi d’interesse più elevati, che hanno convenienza ad avere prestiti con una scadenza piuttosto lunga e tassi d’interesse più bassi di quelli che normalmente avrebbero Paesi come la Spagna o l'Italia; questo è il vantaggio: lunga scadenza e tassi d’interesse più favorevoli”.
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