Lagarde, ripresa nel 2021? Ci speriamo ancora

Il quarto trimestre è negativo, il nuovo anno si è aperto ben più debole del previsto, e la certezza di una ripresa vigorosa nel 2021 comincia a vacillare sotto i colpi dei lockdown prolungati, e dell'uscita dalla pandemia che si preannuncia più faticosa con i ritardi nelle vaccinazioni. Il tema campeggia al centro della Davos Agenda 2021, la riunione virtuale del gotha finanziario. Per la presidente della Bce, Christine Lagarde “La ripresa è in qualche modo rallentata, ma non è deragliata” e “la speranza è ancora che il 2021 sia l'anno della ripresa”. “La crescita nel quarto trimestre, per l'Eurozona, è negativa” e la stima per il primo trimestre 2021, secondo la stima media degli economisti, si ferma a 0,6%, la metà di quanto previsto a dicembre. 

La previsione continua ad essere quella di un primo tempo nel 2021 con l'economia sorretta ancora dallo stimolo di bilancio, con la corsa ai vaccini e un'elevata incertezza. Per la Lagarde “se avremo attraversato il guado, le economie potranno riaprire”. La scommessa è sullo stimolo monetario “saremo sul mercato ancora a lungo”, conferma Lagarde. E sui fondi europei del recovery fund, legato a riforme e con una forte spinta sugli investimenti green e sul digitale. Panetta, nel suo intervento al 50esimo anniversario dell'Aiaf, l'associazione italiana che riunisce gli analisti finanziari, spiega che i Piani nazionali di ripresa e resilienza che i paesi europei sono chiamati a predisporre per accedere ai fondi europei “sono una occasione unica” ma devono fare un uso “accorto” dei fondi, cogliendo “questa opportunità con tempestività, ambizione e lungimiranza”.  

Per l’Istat nel 2020 crolla l'export: è il dato peggiore dal 2009

Nonostante la veloce ripresa avviata a maggio, dopo il crollo nei due mesi precedenti, nel complesso il 2020 si chiude con una contrazione dell'export del 9,9% (la più ampia dal 2009), spiegata per oltre 6 punti percentuali dal calo delle vendite di beni strumentali e beni di consumo non durevoli. Lo comunica l'Istat nelle statistiche sul commercio estero dell'Italia con i Paesi extra Ue. Per l'import, nel complesso l'anno si chiude con una caduta del 15,3%, su cui pesa per oltre due terzi il crollo degli acquisti di prodotti energetici. La contrazione delle esportazioni italiane verso i Paesi extra Ue nel 2020 è diffusa a tutti i principali mercati di sbocco, ma con cali inferiori alla media per Svizzera (-2,9%), Stati Uniti (-6,7%), Cina (-0,6%) e Giappone (-7,6%). 

Al contrario i mercati che mostrano le flessioni più ampie sono India (-23,9%), Paesi Asean (-16,1%) e Paesi Opec (-15,8%). Il quarto trimestre del 2020 si è chiuso con una crescita dell'export italiano verso i Paesi extra Ue del 4% rispetto al periodo precedente nonostante il mese di dicembre che ha visto un calo congiunturale del 4,6% rispetto a novembre. Rispetto a dicembre 2019, l'export invece cresce su base annua del 3,1% (era +2% a novembre). Il saldo commerciale a dicembre 2020 è stimato in +7,9 miliardi, in crescita dai 6,8 miliardi di dicembre 2019. 

Gentiloni è chiaro: serve esecutivo che assicuri qualità al recovery

La qualità dei piani nazionali di ripresa e resilienza (Pnrr) finanziati dal Fondo di Recovery europeo “è essenziale per evitare che la crisi del Covid diventi crisi sociale e crisi finanziaria nei Paesi che sono messi peggio in termini di debito, come il nostro”; in Italia la crisi di governo “non aiuta”, siamo “un po' nei guai”. È, in estrema sintesi, quanto ha detto il commissario europeo all'Economia Paolo Gentiloni durante un dibattito online su Facebook per i circoli del Partito Democratico all'estero ospitato dal Pd di Bruxelles. “Questa crisi - ha osservato Gentiloni - può finire molto bene, o molto male. Molto bene se siamo capaci di usare questa ritrovata solidarietà europea e questi quattrini [del piano di Recovery Ue] per rendere le nostre società più sostenibili dal punto di vista sociale e ambientale, per fare investimenti per il futuro”. Può finire invece “molto male se la crisi della pandemia si trasforma in una crisi sociale più acuta di quella che già c'è, e per un Paese come l'Italia anche in una crisi finanziaria”.  

“Perché noi finora, grazie alle scelte della Commissione europea e grazie alle linee di credito della Bce, non abbiamo visto conseguenze enormi di questa crisi sul piano finanziario; non abbiamo visto l'aumento dello spread, dei tassi d’interesse, dei costi del debito; abbiamo potuto, nel nostro Paese ma anche in Belgio e in altri Paesi europei, spendere molto senza conseguenze finanziarie. Ma non siamo affatto certi che questo duri in eterno”, “e quindi la qualità di questi piani di ripresa è essenziale per evitare che la crisi del Covid diventi crisi sociale e crisi finanziaria nei paesi che sono messi peggio in termini di debito, come il nostro”. La qualità dei piani nazionali di Recovery “è indispensabile per dare uno sbocco positivo a questa crisi, e non basta che l'Europa si sia rafforzata, che ci sia più domanda d'Europa, perché tutto è sempre in bilico da questo punto di vista”. Quanto alla “evoluzione della situazione italiana, sulla quale invito alla clemenza della Corte, nel senso che per me è complicato parlare di politica italiana, comunque sappiamo tutti che stiamo un pochino nei guai, che siamo nel pieno di una crisi", "e questa crisi non aiuta. Avremmo bisogno di un Governo capace di fare le cose di cui parlavo”, “e invece siamo purtroppo in una situazione d’incertezza”.  

Non c’è intesa sul decreto ristori, si tratta sul nodo cartelle

Non c’è intesa tra gli alleati sugli oltre 35 milioni di cartelle che da febbraio rischiano di nuovo di abbattersi sui contribuenti dopo quasi un anno di sospensione causa Covid. Scontato invece oramai che sarà lasciata al prossimo esecutivo la distribuzione dei 32 miliardi dello scostamento varato con il decreto Ristori 5, sempre che si arrivi a breve a una ricomposizione della crisi. Le riunioni al Mef continuano, ha assicurato alla platea di Telefisco il Ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, specificando però che “vista la fase particolare che stiamo attraversando ci limitiamo a lavorare perché sia pronto un provvedimento ma poi seguiremo l'evoluzione della crisi”. Lo schema di massima resta quello di un intervento perequativo per “rimediare alle distorsioni del primo pacchetto di ristori legati alle perdite del mese di aprile insieme ai nuovi aiuti per il 2021, per accompagnare questa ulteriore fase di restrizioni legate alla pandemia con delle misure di sostegno”. Il Ministro ha confermato che ci saranno i fondi necessari “per prolungare la cassa integrazione in deroga” che, secondo la collega del Lavoro Nunzia Catalfo, va accompagnata dal blocco dei licenziamenti. La Ministra ha confermato anche che si lavora per la proroga delle indennità dei lavoratori dello spettacolo e anche per finanziare nuove mensilità di reddito di emergenza

La partita comunque dovrebbe spettare al prossimo governo, salvo che il disbrigo degli affari correnti non si protragga troppo a lungo. Nel frattempo va trovata una soluzione per le cartelle, ma una lunga riunione al Mef non è bastata per arrivare a una sintesi: niente “fughe in avanti di nessuna utilità” avvisa il Movimento 5 stelle, favorevole, “in mancanza di una maggioranza parlamentare”, a una nuova proroga “di almeno un mese” per dare modo al nuovo esecutivo di “affrontare il tema in modo organico”. Il direttore dell'Agenzia delle entrate Ernesto Maria Ruffini continua a proporre una rottamazione quater e un nuovo saldo e stralcio per attutire l'impatto della valanga di cartelle sui contribuenti che oramai sfiora i 1000 miliardi; la proposta sul tavolo sarebbe invece quella di una proroga ragionata, con ripresa dell'invio delle cartelle ma scaglionato, spalmato tra 2020 e 2021, e una riduzione di sanzioni e interessi per chi abbia subito perdite causa crisi. Se si trovasse una sintesi un nuovo decreto cartelle potrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri già oggi o comunque nel fine settimana. 

 



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