Bce: "In Italia e Spagna rischio che le riforme pensionistiche siano cancellate"
La Bce accende il faro sui conti italiani e mette in luce le criticità. Francoforte ritiene che in Italia ci sia elevato il rischio di un dietrofront sulla riforma delle pensioni. Nel suo Bollettino economico la Banca centrale Europea bacchetta la Commissione Ue che sarebbe stata troppo morbida sul deficit con il Belpaese, così come con la Slovenia, a danno delle regole comuni.
Nel Bollettino la Bce approfondisce la questione dell'invecchiamento della popolazione nell'Ue. “In alcuni paesi (come ad esempio in Italia e in Spagna) il rischio che si compiano passi indietro rispetto alle riforme pensionistiche precedentemente adottate sembra elevato”, scrive Francoforte, che teme “il rischio di sempre maggiori trasferimenti di natura assistenziale qualora i piani pensionistici privati non fossero in grado di sopperire al divario”.
L'istituto presieduto da Mario Draghi se la prende poi con la discrezionalità di Bruxelles che ha abbassato dallo 0,6 allo 0,3% del Pil la richiesta di aggiustamento del disavanzo di Roma nel 2018. La flessibilità, si legge nel Bollettino, è stata “possibile a scapito della completa trasparenza, coerenza e prevedibilità dell'intero quadro di riferimento”.
Quanto alle scelte di politica monetaria, la Banca centrale europea “ha concluso che i progressi verso un aggiustamento durevole dell'inflazione sono stati considerevoli” nell'Eurozona. Tuttavia occorre ancora un “ampio grado di accomodamento monetario” e il consiglio direttivo “è pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti, ove opportuno, per assicurare che l'inflazione continui ad avvicinarsi stabilmente al livello perseguito".
Migliorano i conti pubblici
Positivo il fatto che la pressione fiscale nel primo trimestre del 2018 sia stata pari al 38,2%, alta ma in riduzione di 0,2 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Quanto ai conti pubblici, nel primo trimestre l'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è stato pari al 3,5%, risultando inferiore di 0,5 punti percentuali rispetto allo stesso trimestre del 2017 (quando era al 3,0%). E' il valore più basso dal primo trimestre del 2000, quindi da 18 anni. E il saldo primario, l'indebitamento al netto degli interessi passivi, è migliorato dello 0,1% arrivando allo 0,2%.
Cala il potere d’acquisto nel primo trimestre del 2018
Secondo i dati dell'Istat, nel primo trimestre di quest'anno il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato in termini congiunturali dello 0,2%, mentre il potere d'acquisto risulta in diminuzione dello 0,2%. Per l'istituto statistico il reddito sarebbe cresciuto “a un ritmo modesto, inferiore a quello dell'ultima parte del 2017” e “in presenza di una dinamica inflazionistica in lieve accelerazione, si è determinato, per la prima volta da oltre un anno, un calo congiunturale del potere d'acquisto”.
Nonostante questo impoverimento di fatto degli italiani, i consumi delle famiglie nel primo trimestre del 2018 sono cresciuti dello 0,8% rispetto al trimestre precedente, risultando in accelerazione. Ma va evidenziato che la propensione al risparmio si è ridotta scendendo in termini congiunturali di 0,5 punti percentuali, al 7,6% (lo stesso valore del secondo trimestre del 2017, che rappresenta il minimo da fine 2012).
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