Avvertimento di Tria: rispettare patti o nessuno investe

Nonostante la fortissima tensione nella maggioranza sulla Tav, il Ministro dell’economia Giovanni Tria ancora non aveva espresso il proprio commento, lasciando che a discutere su costi e benefici della Torino-Lione fosse la triade, i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, su posizioni opposte, e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nel ruolo del mediatore. Ma ora, a due settimane dallo scadere della prima tranche di finanziamenti europei sull'opera, il Ministro si è sentito chiamato in causa, soprattutto quando si parla d’investimenti e di necessità di rispettare gli impegni per non perdere la faccia davanti agli investitori. “Non m’interessa l'analisi costi-benefici. Il problema non è la Tav”, ha ribadito lanciando il messaggio ai giallo-verdi: il problema, secondo Tria, è che “nessuno verrà mai a investire in Italia se il Paese mostra un Governo che cambia, non sta ai patti, cambia i contratti, cambia le leggi e le fa retroattive”.

La Commissione Ue ammonisce l’Italia sulla manovra

La Commissione Europea è preoccupata per quanto accade in Italia, ma per il momento non ha intenzione di chiedere una manovra correttiva. Probabilmente lo farà dopo le elezioni per l'Europarlamento sulla base del Def che il governo dovrà preparare a fine aprile. Nel Country Report Bruxelles conferma le valutazioni negative sul nostro Paese. Conti pubblici deteriorati e passi indietro sulle riforme, rischio contagio per il resto dell'Eurozona: sono queste le principali criticità cui si aggiunge lo scetticismo sugli effetti di due misure cardine Quota 100 e Reddito di cittadinanza. L'osservato speciale è sempre il debito pubblico, che non favorisce la crescita e starebbe causando squilibri eccessivi. Per il Commissario Ue agli affari economici Pierre Moscovici “la mancanza di progressi nell'affrontare le sfide purtroppo ci porta a concludere che gli squilibri dell'Italia restano eccessivi. L'Italia dovrà adottare ancora misure per migliorare la qualità delle sue finanze pubbliche, aumentare l'efficienza dell'amministrazione e del sistema giudiziario, rafforzare l'ambiente economico, il mercato lavoro e il sistema finanziario. È urgente fare tutto ciò”, ha proseguito Moscovici, sottolineando che “le previsioni per il 2019 non sono più di un 0,2% di crescita e quindi sentiamo un senso di urgenza molto forte”. Nel lungo documento che analizza nel dettaglio le criticità dell'economia italiana la Commissione mette dunque al primo posto il debito pubblico. La situazione non è cambiata, anzi: per Bruxelles gli interventi del Governo daranno una spinta molto limitata alla crescita, ma faranno aumentare debito e deficit. Tuttavia, al netto di un peggioramento repentino dei mercati, i Commissari non intendono chiedere nulla all’Italia.

Per la Commissione RdC Quota 100 avranno uno scaso effetto sulla crescita

La misura più contestata resta Quota cento, soprattutto perché la Commissione non crede che, specie in un contesto recessivo, tutti coloro che lasceranno il lavoro saranno rimpiazzati, mentre la conseguente crescita del deficit strutturale viene data per scontata. Meno duro invece il giudizio, che resta però tendenzialmente negativo, sul reddito di cittadinanza: in attesa di vederne l'applicazione, la Commissione lascia aperta la sua valutazione limitandosi a indicare che l'intervento avrà un impatto sulla crescita dei consumi limitato allo 0,15% su base annua. Inoltre, tra le preoccupazioni c’è la dinamica degli investimenti, segnalata in discesa sia per quelli nazionali sia per quelli provenienti dall’estero. Le critiche sono ad ampio spettro rispetto a una manovra che ha portato a “un aumento temporaneo del carico sulle imprese”: dalla chiusura settimanale dei negozi alla mancanza di una "strategia" sulle infrastrutture, come la Tav. Inoltre, l'aumento dello spread ha pesato sia sulla crescita del Pil italiano sia sul sistema bancario.

Il Governo è positivo sull’effetto delle politiche per la crescita

L'esecutivo, però, ribadisce che la situazione migliorerà proprio in virtù delle misure cui sta lavorando: non solo reddito di cittadinanza e quota 100, ma anche la riforma del codice degli appalti, su cui ha discusso in un Consiglio dei ministri, che, riunito per discutere di deleghe in materia di semplificazione e codificazione, ha lavorato su un voluminoso e variegato pacchetto di norme, già esaminato preliminarmente a dicembre. Gli argomenti trattati sono svariati: detrazioni fiscali, tariffe energetiche, infrastrutture, difesa e acquisti da parte della Pubblica amministrazione. Dallo schema iniziale sono stati stralciati i capitoli relativi a cittadinanza digitale e nuovo Codice della strada: in sostanza, attraverso le deleghe richieste dall'esecutivo, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte diventerebbe il baricentro d’importanti decisioni che potrebbero risollevare proprio i numeri del Pil. Lo stesso premier ha detto che non si tratta di “un esercizio accademico a riformare il codice degli appalti: lo facciamo perché sono strumenti di pianificazione ma anche immediatamente operativi per far crescere e bene l'Italia”.

Moody's lancia nuovo allarme: crescita italiana anemica, +0,4%

Giovedì, in una giornata in cui la borsa ha registrato un ritorno di fiducia da parte degli investitori e lo spread è sceso da 261 a 255 punti base, arriva l'ennesima scure sulle prospettive dell'Italia. Dopo la preoccupazione della Commissione europea nel Country report, è l'agenzia di rating americana Moody's a lanciare l'allarme sull'Italia, la cui crescita stimata per il 2019 rimane “anemica, attorno allo 0,4%”, mentre Bruxelles la fissa addirittura allo 0,2%. Per Moody's l'aumento del pil potrebbe essere ridotto perché “l'incertezza politica rimarrà alta nel 2019”. Nel suo rapporto, l'agenzia di New York scrive che la maggioranza di governo potrebbe subire scossoni, e questo potrebbe indebolire la fiducia di investitori e consumatori.

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Settimana Economica 23 febbraio - 1 marzo 2019



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