L'europarlamento "richiama" la Bce sui tassi
Secondo l'Europarlamento la BCE ha sbagliato le previsioni sull'inflazione mettendo a rischio la propria credibilità. Lo afferma la relazione annuale sull'attività della Banca centrale approvata a Strasburgo. Gli eurodeputati accendono i riflettori sul fatto che a Francoforte avendo sbagliato i calcoli si sono mossi sempre in ritardo, in particolare due anni fa perché lo staff di Christine Lagarde aveva giudicato l'aumento dei prezzi solo un fenomeno passeggero. Adesso, invece, tiene i tassi alti nonostante i prezzi si stiano sgonfiando. Da qui l'invito a rivedere i modelli economici per evitare altri incidenti. “La Banca centrale europea metterà a rischio la propria credibilità se l'inflazione non verrà rapidamente ridotta mentre i costi di finanziamento rimangono elevati”, si legge nella relazione. Il testo è stato approvato con 418 voti favorevoli, 157 contrari e 42 astensioni. I membri dell'Eurocamera hanno espresso particolare preoccupazione per i tassi di inflazione di fondo (che esclude gli elementi più volatili come energia e alimentari) e per il loro impatto negativo sulla competitività, sugli investimenti, sul lavoro e sul potere d'acquisto dei consumatori. L'invito alla BCE è, quindi, quello di rivedere e migliorare radicalmente i suoi modelli e il loro ruolo nel processo decisionale alla luce della “performance scadente” dei modelli negli ultimi anni, per adattarli alle nuove tendenze economiche e alle tendenze nei mercati finanziari dell'UE e globali.
Peraltro, le perplessità dell'Eurocamera fanno sponda alle paure dei mercati. Gli investitori ritengono ormai escluso che in Europa un primo taglio dei tassi possa avvenire ad aprile, come inizialmente sperato. Christine Lagarde ha indirettamente confermato i dubbi ricordando che le pressioni salariali rimangono forti, anche se guardando al futuro, ci si aspetta che l'inflazione continui a rallentare. La situazione è abbastanza simile negli Usa. A Wall Street gli analisti ritengono ormai improbabile il taglio dei tassi a maggio o a giugno da parte della Fed, in presenza di un'inflazione che non accenna a diminuire. In ogni caso, la prospettiva di un taglio dei tassi che prima o poi ci sarà favorisce la corsa dei risparmiatori verso il Btp Valore. Il titolo, in base ai parametri dettati finora dal Mef rende a scadenza più del 3,7%. Un paio di centesimi meglio del Btp normale con durata fino al 2030. Un rendimento di questo livello potrebbe diventare un lusso nei prossimi sei anni e dunque non stupisce il fatto che negli ultimi giorni, ci siano state prenotazioni per altri 3,6 miliardi. Tutto lascia pensare a questo punto che il record di 18 miliardi segnata dall'emissione dell'estate scorsa venga largamente superato.
Lagarde: occorre favorire gli investimenti e completare l’unione bancaria e dei mercati
Nell'area euro “dobbiamo favorire gli investimenti”. Lo dice la presidente della Bce Christine Lagarde, nel testo durante la plenaria del Parlamento a Strasburgo. La Commissione Europea, continua, “stima che saranno necessari 620 miliardi di euro aggiuntivi all'anno per finanziare gli obiettivi ambientali e climatici dell'Europa, mentre altri 125 miliardi di euro saranno necessari per la transizione digitale. Ma effettuare questi investimenti, così come affrontare le carenze nel funzionamento del sistema finanziario, richiede ulteriori progressi nell'approfondimento della nostra Unione economica e monetaria”. Per Lagarde, quindi, l'attuazione del quadro rivisto di governance economica dell'Ue, contribuirà a garantire che le regole fiscali riducano l'elevato debito pubblico e promuovano riforme strutturali e investimenti pubblici produttivi, anche per le transizioni verde e digitale.
A queste premesse, si aggiungerebbe, poi, anche il completamento dell'unione europea dei mercati dei capitali step fondamentale per finanziare la duplice transizione. È necessaria un'unione dei mercati dei capitali pienamente funzionante per promuovere il finanziamento privato e integrare gli investimenti pubblici. “Attualmente - nota Lagarde - i nostri mercati dei capitali rimangono frammentati e, di conseguenza, mancano di profondità e liquidità. Il panorama dell'Ue è caratterizzato da molte piccole Borse”. Inoltre, il venture capital dell'Ue, rispetto alle dimensioni dell'economia, rappresenta solo una piccola frazione delle dimensioni, circa un quinto, rispetto al venture capital degli Stati Uniti. Pertanto, le misure volte a promuovere il finanziamento azionariofornirebbero l'opportunità di ampliare le opzioni di finanziamento delle imprese europee per investire nelle tecnologie necessarie per la duplice transizione. “La competitività e la capacità di investire dell'Europa - conclude - dipendono anche dagli ulteriori progressi compiuti verso l'unione bancaria. Un'unione bancaria completa sosterrebbe servizi bancari più integrati in tutta l'area dell'euro e rafforzerebbe la competitività globale del nostro settore bancario”.
Gentiloni: in programma un piano europeo per l’uso degli asset russi
Se per il sequestro dei fondi sovrani russi, che si trovano in Occidente, la strada del G7 appare in salita, l'Unione europea sta invece ultimando una proposta sulla possibilità di “usare i profitti maturati dagli asset congelati”. Lo anticipa in un'intervista il commissario dell'Ue all'Economia, Paolo Gentiloni, che toccando poi il tema della tassazionealle multinazionali auspica che “il 2024 sia l'anno decisivo”, e sollecita l'Europa a mettere “un po' di forza nel suo motore” per tornare a crescere. Gli extra profitti maturati dagli asset russi congelati, che si concentrano per due terzi in Europa, soprattutto in Belgio, possono essere separati, e utilizzati. Il Consiglio Ue ha già deciso di dividerli e la Commissione europea farà una proposta al Consiglio per utilizzarli. Parliamo di 3-4 miliardi all'anno, quindi non una cifra insignificante. D'altra parte, continua Gentiloni, “tenuto conto che il sostegno economico dell'Ue all'Ucraina è di circa 18 miliardi l'anno, averne quattro in più significa un'aggiunta del 25%”. E la proposta, secondo il membro dell'esecutivo Ue, arriverà “in tempi rapidi”. Sottolineando, poi, l'importanza dell'impegno, emerso dalle riunioni al G20, a firmare entro giugno “la convenzione multilaterale sul pilastro uno” sulla riallocazione dei profitti delle multinazionali con ingressi superiori a 20 miliardi di dollari nei Paesi dove creano profitto, il commissario ha auspicato che “il 2024 sia l'anno per chiudere questa intesa, anche perché, soprattutto gli Stati Uniti sono in un anno elettorale ed occorre cogliere l'attuale opportunità della buona cooperazione con l'amministrazione Biden”.
In pratica, allora, il dossier riguarda il completamento dell'Inclusive framework (145 giurisdizioni) a guida Ocse, pilotato politicamente dal G20, che poggia su due pilastri. Il numero due, su cui l'Ue ha emanato una direttiva lo scorso anno, riguarda una tassazione minima al 15% delle multinazionali, con ingressi da 750 milioni di euro l'anno. Resta invece da chiudere la partita sul primo pilastro, che presenta ancora alcune criticità, da risolvere entro marzo, per rispettare la tabella di marcia di una firma dell'intesa entro giugno. Ma se dalle riunioni del G20 è emerso un quadro positivo sull'outlook economico generale ora che l'inflazione sembra essere tornata sotto controllo, l'Italia arranca dietro agli Stati Uniti sulla crescita. “Se guardiamo la mappa europea, vediamo che il contributo dello spazio fiscale creato da fondi e investimenti comuni è molto chiaro. Non sono aumentate le differenze tra Paesi europei e si è evitata la recessione, ma adesso bisogna mettere ancora più forza e volontà”, sollecita Gentiloni.
Ue: Draghi scuote l'Ecofin, “investimenti enormi, vanno finanziati”
“Non ho la bacchetta magica, serve una riforma strutturale complessiva, a 360 gradi. Il minimo comun denominatore è ritrovare la capacità di agire insieme, nell'interesse collettivo”. Lo ha detto l'ex presidente della Bce e del Consiglio Mario Draghi, incontrando i presidenti delle commissioni del Parlamento Europeo a Strasburgo. Altrimenti, continua, come sostenuto anche da Lagarde “si andrà avanti come ora, con i risparmiatori europei che vanno a investire a Wall Street anziché sulle Borse europee, piccole e in concorrenza tra loro: i deflussi netti di capitali verso l'altra sponda dell'Atlantico ammontano a 250 miliardi di euro l'anno”. Draghi, in tal contesto, suggerisce allora l'istituzione di un fondo dedicato, di un prestito o di un “partenariato pubblico-privato”, con un ruolo significativo della Bei, ora guidata dalla spagnola Nadia Calvino.
Tuttavia, questa non è una via condivisa da tutte le capitali: Von der Leyen ha dovuto sotterrare rapidamente l'idea di un fondo sovrano Ue per via della contrarietà di alcune cancellerie. La discussione tra Draghi e i ministri, a quanto è stato riferito, ha confermato la divergenza di opinioni tra gli Stati membri sull'opportunità di procedere a finanziamenti in comune: i nordici e la Germania hanno accettato Next Generation Eu come un evento eccezionale, una tantum, solo per la pandemia. Gli Stati più ricchiresistono alla prospettiva di trasformare quel metodo, l'emissione in comune di bond, in qualcosa di strutturale, come invece ripete sempre di voler fare il commissario all'Economia Paolo Gentiloni.