Il Senato ha avviato l’esame della legge di bilancio
La legge di bilancio 2024 ha iniziato il suo iter al Senato. Nelle intenzioni della maggioranza l’iter sarà serratissimo. Martedì è stata assegnata alla Commissione Bilancio, entro venerdì 10 novembre le altre Commissioni dovranno inviare i rispettivi pareri. Fino martedì 14 novembre ci saranno le consuete audizioni, successivamente verrà fissato il termine per la presentazione degli emendamenti. A seguire ci sarà una veloce discussione delle proposte di modifica e poi l’Aula. Martedì, dopo che il testo è stato inviato alle camere, al Senato c’è stato il primo passaggio tecnico che ha riguardato gli stralci dal testo e ha eliminato tre norme: donazioni, banca dati contro il riciclaggio e centrale di committenza e stazione unica appaltante sisma 2016. La manovra, dal valore di circa 24 miliardi, punta soprattutto alla conferma per il 2024 della riduzione delle tasse per i redditi medio bassi tramite il taglio del cuneo fiscale e contributivo, in due fasce, per lasciare in busta paga circa 100 euro in più al mese ai lavoratori dipendenti.
Previsto anche l’avvio del rinnovo dei contratti della Pa, con 3 miliardi di euro che secondo le simulazioni porteranno a stipendi maggiorati del 5,8% il prossimo anno. Sulle pensioni resta quota 103, ossia almeno 62 anni di età e 41 di contributi. Nel 2024, stima la relazione tecnica della manovra, il provvedimento potrebbe riguardare 17mila persone. Lunedì la maggioranza ha trovato un’intesa dopo giorni di discussione sulla cedolare secca per gli affitti brevi, che salirà dal 21 al 26% solo per chi ha più di un immobile in locazione. Tra le novità introdotte dal testo 10 milioni di euro tra 2024 e 2025 a sostegno del progetto per realizzare il percorso Erasmus in Italia per gli studenti universitari italiani. La legge di bilancio sarà finanziata per buona parte in deficit (15,7 miliardi). Poi ci sono le revisioni della spesa pubblica. Gli enti locali concorreranno per 600 milioni di euro l’anno dal 2024 al 2028. Poi c’è la spending review nei ministeri. Nel 2024 la riduzione delle dotazioni finanziarie per i ministeri supera gli 821 milioni di euro. L’importo andrà a salire fino a toccare circa 900 milioni nel 2026, per un totale di circa 2,5 mld di tagli nel triennio.
Panetta è il nuovo governatore di Bankitalia
Passaggio di consegne alla Banca d’Italia, alla guida dell’istituzione ci sarà Fabio Panetta: romano, 64 anni, torna in Banca d’Italia dopo un triennio al Comitato esecutivo della Bce, il cuore operativo dell’istituzione che governa la politica monetaria comune per i paesi dell’eurozona. Economista di formazione, Panetta è stato direttore generale della Banca d’Italia e presidente dell’Ivass. Dal 2007 al 2011 è stato capo servizio studi di congiuntura politica monetaria, dal 2011 direttore centrale e coordinatore delle attività in ambito di Eurosistema, dal 2010 al 2012 direttore responsabile del rapporto sulla stabilità finanziaria. È poi diventato vicedirettore generale della Banca d’Italia dall’ottobre del 2012 ed è entrato nel direttorio dell’Ivass dal gennaio del 2013. Ha ricoperto incarichi presso l’Ocse, il G10, la Banca dei regolamenti internazionali e il Fmi. Nella sua attività alla Bce, Panetta si è caratterizzato per essere fautore di una impostazione prudente sulla politica monetaria, che ha sostenuto a più riprese con approfondite e argomentate analisi economiche, una linea che lo ha visto affiancare le posizioni di Visco.
L’argomento che poi ha visto Panetta protagonista in questi anni è stato quello dell’euro digitale, avendo la delega sui sistemi di pagamento nel Comitato esecutivo. Il suo ultimo intervento, con un articolo sul blog della Bce, ha riguardato proprio questo, in particolare sulle operazioni transfrontaliere che nonostante la fortissima crescita dei decenni passati restano basati su sistemi “lenti e troppo costosi”, e richiedono un’iniziativa delle autorità pubbliche. Panetta manterrà comunque un ruolo di primo piano sui sistemi di pagamento, visto che lo scorso settembre è stato nominato presidente del Comitato sui pagamenti e sulle infrastrutture di mercato della Banca dei regolamenti internazionali. Al posto di Panetta al Comitato esecutivo Bce è stato invece nominato Piero Cipollone, vicedirettore generale uscente di Bankitalia. Al momento non è ancora calendarizzata una data per il primo intervento pubblico del nuovo governatore. Tuttavia un primo impegno ufficiale, sebbene a porte chiuse, è previsto per il 15 novembre, con la riunione di politica monetaria del consiglio direttivo della Bce.
L’addio di Visco: debito e Pnrr cruciali, tutelare risparmio
Gli anni trascorsi alla guida di Bankitalia sono stati “complessi, impegnativi e difficili”. Così martedì nella sua ultima uscita pubblica da governatore, Ignazio Visco ha salutato la platea di banchieri, imprenditori ed esponenti del mondo del credito riuniti in occasione della 99esima Giornata mondiale del risparmio. Visco ha preso il timone della Banca d’Italia nel lontano novembre 2011, al posto di Mario Draghi nominato presidente della Bce. L’Italia stava attraversando una delle fasi più difficili della storia repubblicana, con la crisi finanziaria che portò alle dimissioni di Silvio Berlusconi e al governo Monti, e che ha avuto impatti anche per il mondo bancario.Visco lascia infatti in una fase dominata da “incertezza”, come lui stesso ha osservato mettendo in guardia sui rischi che incombono legati alle guerre in corso, agli alti tassi di interesse e all’impatto dell’inflazione non ancora domata. Rischi che “non possono essere contrastati con misure di natura domestica, ma richiedono interventi ad ampio spettro, condivisi e coordinati”.
Per Visco, è stata anche un’occasione per lanciare un ultimo monito al governo. A partire dalla riduzione dell’alto debito che “è una priorità” perché’ “un debito eccessivo espone l’economia a tensioni sui mercati e aumenta i costi per lo Stato” Nel prossimo triennio, ha osservato, “la flessione attesa nei programmi del Governo è marginale: nel 2026 il debito sarebbe pari a poco meno del 140 per cento del Pil. Il governatore ha quindi rinnovato l’invito ad attuare riforme per la crescita e a non sprecare l’occasione offerta dal Pnrr con “dilazioni eccessive”. E a tutelare e valorizzare il risparmio che è “un bene pubblico” e, insieme agli investimenti, uni dei “fattori fondamentale per lo sviluppo equilibrato di un Paese”. Quanto alla politica monetaria, Visco ha avvertito: i tassi di interesse rimarranno alti a lungo. Da sempre considerato una ‘colomba’ all’interno della Bce, Visco ha difeso l’approccio “saggio” adottato finora dall’istituto di Francoforte che consente “il giusto equilibrio tra fare troppo e non fare abbastanza”.
Giorgetti: massima la cautela sulla manovra e sul debito
Il debito pubblico non va sottovalutato, ecco perché la “cautela” e le “scelte dolorose” rappresentano questa manovra. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti conferma la linea della prudenza. E per giustificare, davanti al fuoco di fila delle opposizioni e dei sindacati, ribadisce che “Più debito significa più spesa per interessi e risorse sottratte al sostengo delle famiglie e delle imprese”, è l’equazione su cui Giorgetti richiama la politica e le istituzioni alla giornata del Risparmio, sottolineando che il tema non va “sottovalutato”. In più anche il negoziato con l’Ue, dove si discute delle nuove regole del Patto di stabilità, ha condizionato l’approccio del governo nel definire la manovra. Il governo ha dovuto “scremare” le diverse istanze: “non è stato facile” e alla fine si è deciso di “privilegiare il sostegno ai ceti meno abbienti”. Il sistema economico italiano, comunque, nonostante le difficoltà, “è riuscito a reggere” e se riusciremo ad evitare il rischio di una recessione globale, potremo “ridurre progressivamente il peso del debito”. La manovra è blindata ma è già chiaro che qualcosa da aggiustare ci sarà. A partire dal tetto sul tax credit, che comprare nella relazione illustrativa, ma non nel testo: è “un mero errore di trascrizione”, dice la sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni, assicurando che il tetto ci sarà.
Crescita zero Pil Italia per frenata agricoltura, l’Europa si candida alla recessione
L’Italia evita la recessione tecnica, l’eurozona si candida ad entrarci. I dati diffusi da Istat ed Eurostat fotografano un Vecchio Continente a lottare attorno allo zero virgola, appesantito dal caro bollette che nell’ultimo anno ha spinto famiglie e imprese e consumare di meno e da una impennata dei tassi che ha portato a una drastica di riduzione di investimenti, prestiti e dunque di consumi. Nel Belpaese il turismo estivo avrebbe dovuto regalare una boccata di ossigeno al Pil, stimato in crescita almeno dello 0,1% dopo il -0,4% dello scorso anno. Invece la crescita è zero. Va leggermente peggio comunque in Europa. Secondo la stima flash di Eurostat, nel terzo trimestre del 2023 il Pil è diminuito dello 0,1% nell’area euro mentre è aumentato dello 0,1% nell’Ue, rispetto al trimestre precedente. La stretta monetaria della Bce ha profondamente segnato lo stato di salute generale dell’economia.
Per il momento il Pil dell’Eurozona sta ancora crescendo a un ritmo del +0,1% su base annua, ma con un quarto trimestre in calo l’Europa entrerebbe tecnicamente in recessione. La combinazione di tassi di interesse elevati, consumi ridotti e sentiment globale negativo è penalizzante. “L’economia dell’Eurozona rimane debole e lo resterà fino alla fine dell’anno”, aveva sottolineato la presidente della Bce, Christine Lagarde. Quasi improponibile il confronto tra Europa e Usa. Negli Stati Uniti, nonostante tassi d’interesse superiori a quelli dell’eurozona, l’economia durante l’estate è salita del 4,9% al massimo dall’ultimo trimestre del 2021. La spesa per consumi è aumentata del 4%, record dal quarto trimestre del 2021 (rispetto al +0,8% nel secondo trimestre del 2023).