Nel centrodestra è battaglia sulle Presidenze di Camera e Senato
Un ennesimo giro di telefonate tra Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi per arrivare oggi al vertice del centrodestra convocato in tarda mattinata a palazzo Grazioli con un punto di partenza condiviso: le decisioni devono rappresentare tutta la coalizione, è il messaggio recapitato al segretario della Lega.
La scelta dei presidenti di Camera e Senato rappresenta il primo ostacolo su cui testare la tenuta del centrodestra. Il dialogo tra la Lega e il Movimento Cinque Stelle continua a destare non pochi sospetti fra gli azzurri non solo perché Silvio Berlusconi insiste nel ritenere che in una logica di coalizione un ruolo di primo piano vada dato anche a Forza Italia, ma la vera preoccupazione è che l'intesa sulle presidenze sia il preludio a un accordo di Governo.
E’ uno scenario che un big della Lega come Giancarlo Giorgetti boccia senza appello, almeno nelle dichiarazioni pubbliche, ribadendo che il Carroccio manterrà gli impegni presi con gli alleati ma che anche “Forza Italia deve collaborare”, parole che oggi il leader della Lega ribadirà all’ex Cavaliere, con l'intenzione di mantenere il canale con il Movimento Cinque Stelle.
Il dialogo, almeno sulle presidenze, parte dall’indisponibilità dei pentastellati a votare condannati o inquisiti. Il veto su Paolo Romani dei grillini resta nonostante il capogruppo Fi sia ancora il primo candidato del suo partito, anche perché gli azzurri ricordano che la coalizione più numerosa a palazzo Madama è proprio la loro e ribadendo che il centrodestra non può accettare nessun diktat o imposizione.
Tra le ipotesi emerse ieri c’è anche quella di presentare una rosa di nomi (uno potrebbe essere quello di Anna Maria Bernini) e vedere quale dei due ottiene più consensi. In alternativa, Forza Italia potrebbe rilanciare Mariastella Gelmini alla Camera lasciando che Danilo Toninelli sia il candidato M5S al Senato.
Per Montecitorio poi potrebbe tornare in corsa il nome di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia e candidato su cui gli altri due leader avrebbero dei problemi a dire di no. Nella partita delle candidature potrebbe poi rientrare anche quella del Presidente della regione Friuli Venezia Giulia. L'accordo sul nome di Renzo Tondo potrebbe essere rimesso in discussione a favore di Massimiliano Fedriga, capogruppo uscente della Lega alla Camera e da sempre in pole per la presidenza della Regione.
Silvio Berlusconi non vuole rimanere tagliato fuori e più volte ha ribadito la disponibilità a dar vita a un governo che non è detto abbia come premier Matteo Salvini. Stesso ragionamento fa Giorgia Meloni che però pone come condizione che sia il leader del Carroccio a indicare un altro esponente del suo partito che possa tentare di trovare un'intesa. Tutte questioni che i leader del centrodestra affronteranno nel vertice di oggi.
Il M5S punta alla presidenza di Montecitorio per intervenire su vitalizi e regolamenti
Il Movimento 5 Stelle sembra a un passo dall’accordo sulla presidenza della Camera dei deputati. Anche il secondo giro di consultazioni dei capigruppo in pectore, Giulia Grillo e Danilo Toninelli, si è chiuso infatti con una conferma: “Nessun partito ha espresso contrarietà” alla proposta pentastellata.
Essa parte da una considerazione avanzata proprio dal capo politico Luigi Di Maio durante la riunione di ieri mattina con i nuovi deputati: “Questa non sarà una partita per il governo ma per l'abolizione dei vitalizi; per questo vogliamo che al M5S venga riconosciuta la presidenza della Camera, perché qui ci sono più vitalizi da tagliare e più regolamenti da modificare”.
Si tratta di misure spendibili in qualunque situazione, sia che si debba affrontare una nuova campagna elettorale a stretto giro di posta e quindi sarebbe meglio farlo con qualcosa di concreto tra le mani, sia per spiegare all'elettorato che eventuali alleanze per formare un governo sono propedeutiche solo alla realizzazione del programma. Insomma un modo per dire che la partita vera e propria per dare vita al prossimo esecutivo inizierà solo in un secondo momento.
Il Movimento da tempo punta su due nomi, in particolare Emilio Carelli o in alternativa il 'veterano' Riccardo Fraccaro. Nelle ultime ore prende quota anche la candidatura di Roberto Fico, ma al momento non arrivano conferme dal mondo pentastellato.
In molti sostengono che la scalata dell'ex presidente della Vigilanza Rai alla terza carica dello Stato potrebbe essere la carta vincente per un accordo di Governo con la Lega. Fico, che rappresenta l’ala più ortodossa del Movimento, potrebbe accettare l’incarico in cambio di un suo appoggio ai piani di alleanza di Di Maio e Salvini per dare vita al prossimo esecutivo.
Accordo sul metodo da parte di PD e LeU
Ieri gli ambasciatori pentastellati hanno raggiunto un accordo con la Lega che certifica il risultato elettorale, ovvero che le due presidenze andranno ai vincitori delle elezioni dello scorso 4 marzo. Quindi al M5S Montecitorio, al centrodestra palazzo Madama.
La soluzione sembra andar bene anche al Partito Democratico, che dovrebbe avere suoi rappresentanti negli Uffici di presidenza sia a Palazzo Madama sia alla Camera; c’è chi parla anche di un vicepresidente a Montecitorio. Il segretario reggente, Maurizio Martina, al termine delle consultazioni con i Cinquestelle ha confermato che “sul metodo siamo d'accordo”. Nulla osta da Liberi e uguali.