Il centrodestra si ricompatta
Al Movimento 5 Stelle la presidenza della Camera mentre a Forza Italia quella del Senato: sarebbe questo lo schema della partita istituzionale deciso nel vertice di ieri pomeriggio del centrodestra a Palazzo Grazioli. Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni si ricompattano dopo le tensioni degli ultimi giorni, riprendono l'iniziativa e siglano una nota congiunta in cui chiedono agli altri partiti un incontro per una soluzione che coinvolga tutti, dando un vicepresidente a ogni gruppo parlamentare.
Dopo giorni assai tesi, fonti azzurre spiegano che l’ex Cavaliere è soddisfatto: è passato il principio, condiviso anche da Giorgia Meloni, che, restando Matteo Salvini il candidato premier della coalizione, la presidenza di Palazzo Madama vada a un esponente di Forza Italia. Ma qui iniziano i problemi, perché il M5S ribadisce, con la capogruppo Giulia Grillo, il “no a persone indagate o sotto processo”.
Il veto chiuderebbe la strada a Romani per una condanna per peculato su cui si deve ancora pronunciare la Cassazione. Ma nel “non voteremo” del M5S c’è chi vede uno spiraglio: un non voto dei 112 senatori grillini aprirebbe la via all'elezione di Romani da parte del solo centrodestra.
È lo stesso Matteo Salvini, che annuncia una nuova telefonata a Luigi Di Maio, a Maurizio Martina e Pietro Grasso, a frenare sul nome dell'alleato: “Devono esserci nomi e cognomi condivisi da tutti”, dichiara. E così, se resta Romani il candidato azzurro, crescono le chance di due senatrici: Anna Maria Bernini e, meno probabile, Elisabetta Alberti Casellati.
Nel M5S è sfida a due tra Fico e Fraccaro per la presidenza della Camera
In casa M5s, intanto, potrebbe essere un'assemblea dei parlamentari convocata per oggi all'ora di pranzo a indicare il nome del candidato alla presidenza della Camera in quella che sembra una partita a due: Roberto Fico, esponente dell'area ortodossa, e Riccardo Fraccaro, molto vicino a Luigi Di Maio. Certamente va considerato che, contrariamente al centrodestra, il Movimento 5 Stelle alla Camera non ha i numeri per eleggere il Presidente.
Avrà quindi bisogno dei voti degli altri partiti (centrodestra e Partito Democratico). Al momento la scelta sembra andare verso Fico, che ha un profilo più di sinistra e che, nonostante il no dei Dem, potrebbe essere una leva per aprire un canale di dialogo con gli esponenti del Nazareno. Ma la scelta dell’esponente campano permetterebbe anche, in un’ottica interna ai pentastellati, di ricompattare la fronda ortodossa più scettica in vista di un accordo per dare vita al prossimo esecutivo.
Il centrodestra tenta la carta di un tavolo con tutti i leader politici
Ieri i leader del centrodestra hanno fatto un passo ulteriore: alla vigilia della votazione i leader di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia vorrebbero incontrare tutti i leader degli altri partiti, insomma vorrebbero mettere intorno allo stesso tavolo Luigi Di Maio, Maurizio Martina e Piero Grasso. L’obiettivo sarebbe quello di trovare la massima convergenza sui nomi e di riuscire a riservare una vicepresidenza ad ogni gruppo parlamentare.
Un modo per responsabilizzare tutti i leader politici ma al contempo per permettere un faccia a faccia tre Silvio Berlusconi e Luigi Di Maio. Ieri il leader di Forza Italia avrebbe cercato di parlare con il candidato premier e capo politico del Movimento 5 Stelle, ma il colloquio per volere dello stesso Di Maio non è avvenuto; da qui l'escamotage dell’incontro.
Al momento sembra comunque difficile che questo tavolo si possa tenere. Ieri sera il segretario reggente del Partito Democratico Maurizio Martina ha dichiarato tutta l’insoddisfazione Dem: “Non ci sono le condizioni perché il Pd partecipi a un incontro i cui esiti sono già decisi”.
Anche gli esponenti di Liberi e Uguali fanno quadrato: Laura Boldrini, nel rispedire al mittente la richiesta di un tavolo comune, ha denunciato come i giochi per le presidenze di Camera e Senato non siano altro che “spartizione di poltrone da prima Repubblica” da parte di Salvini e Di Maio.
Manca un giorno per trovare un accordo e al momento le ipotesi in campo sono molte. Ci potrebbe essere quindi una spartizione delle presidenze di Camera e Senato tra il centrodestra e il Movimento 5 Stelle ma non è ancora detto che la coalizione guidata da Matteo Salvini non decida, grazie a numeri più solidi in entrambe le camere, di eleggere dei propri esponenti.
Più difficile, infine, che Salvini rompa gli accordi di coalizione, spartendosi gli scranni più alti di palazzo Madama e Montecitorio con i pentastellati, scenario che sarebbe un preludio a un accordo di Governo. Ma al momento questa ipotesi sembra la meno probabile: il costo politico di una simile operazione avrebbe troppo alto per entrambi i leader politici.