Letta e Meloni, scontro su Pnrr e Ue ma con fair play
Nessuno scontro, qualche scintilla ma poco più, in un duello all'insegna del fair play, con i due leader più impegnati a illustrare il proprio programma che ad attaccare le idee dell'avversario. Tensione su Pnrr, Unione europea e presidenzialismo, ma per il resto il confronto molto atteso tra la leader di FdI Giorgia Meloni e il segretario del Pd Enrico Letta sul Corriere Tv scivola via su un binario dialogante: insomma, oltre due ore di domande e risposte, durante le quali i due leader non affondano mai i colpi, non usano parole forti, quasi più attenti a non sbagliare che ad aggredire l'avversario. In realtà, tra i due emergono comunque chiaramente le distanze politiche: il segretario Pd accusa l'ex ministro della Gioventù di voler “aggiornare il Pnrr”, mettendo così a rischio la credibilità dell'Italia a Bruxelles. “Il Portogallo” è la replica “lo ha chiesto e Gentiloni ha detto che è molto interessante. E noi non possiamo farlo? Bisogna utilizzarlo di più sul tema dell'approvvigionamento energetico”.
Letta all'attacco anche sui rapporti con l'Ungheria di Orban, e con chi vuole “un’Europa basata sui veti”: “Noi vogliamo un'Italia che conti in Europa, non che protesti. Come Mario Draghi, che è andato a Kiev con Macron e Scholz: quella è la fotografia. Un'Italia che conta non che pone il veto con Polonia e Ungheria”. Meloni, prima difende l'idea che sia giusto rivendicare la tutela “dell'interesse nazionale”, poi sul premier magiaro è molto prudente: “Ho buoni rapporti con Orban ma il suo partito sino a ieri era nel Ppe, non nel mio partito, quello dei conservatori. Saremo dialoganti con tutti ma c’è un problema di riequilibrio dell'asse franco-tedesco; quindi, dovremo parlare con i paesi mediterranei come con quelli dell'est. Soluzione è avvicinarli: no a Europa di serie A e di serie B”. Sul tema caldo dell'immigrazione, Meloni ripropone la necessità di una missione europea che parli con la Libia per limitare le partenze, “distinguendo chi ha diritto di partire come i profughi da chi invece no”. Il segretario coglie la palla al balzo e rileva che ha evitato di parlare di “blocco navale”, perché, aggiunge, “è talmente evidente che non può essere applicato e il governo non lo può adottare”. Quindi Letta torna ad attaccare i governi dell'est e i loro veti sulle politiche migratorie comuni; “Sono diversi” attacca infine Giorgia Meloni “i Paesi che si sono opposti alla redistribuzione, penso i gendarmi francesi a Ventimiglia, ma anche la Germania che ha scelto i suoi migranti, i siriani. Poi sulla Polonia, prudenza: si sta caricando tutti i profughi ucraini, misuriamo le parole”.
Calenda organizza il contro dibattito. Renzi attacca Letta
La polemica, invece, scoppia ad opera degli esclusi: il Terzo polo da tempo critica la scelta di non tenere confronti aperti a tutte le forze che si candidano a guidare il Paese, un’accusa contro i “tentativi” di polarizzare la campagna elettorale tra i due più grandi partiti. Il leader di Azione-Italia Viva Carlo Calenda organizza una sorta di filo diretto, denominato “Controdibattito 2+1”, sui social per interloquire quasi in diretta durante il confronto in corso al Corriere. L'ex ministro attacca il clima a suo giudizio troppo conciliante: “Un dibattito fra Sandra e Raimondo senza alcun senso”, è il suo giudizio tranchant. Critico anche Matteo Renzi: “In un Paese civile è necessario un confronto a quattro e non solo Letta e Meloni, ma perché non lo fanno? Perché la Meloni ama alla follia che sia Enrico Letta a essere l'unico interlocutore, perché Enrico Letta è il migliore amico di Giorgia Meloni. Le sta facendo la campagna elettorale tutti i giorni”.
Salvini critica la Meloni sullo scostamento di bilancio per crisi energetica
Sugli aiuti militari all'Ucraina “lo abbiamo già fatto e continueremo a farlo” anche se il centrodestra vincerà le elezioni e andrà al governo, “l'importante è che la guerra finisca il prima possibile e che le sanzioni non mettano in ginocchio le aziende e i lavoratori italiani”. Così il leader della Lega Matteo Salvini durante il suo tour elettorale che ieri lo ha portato da Milano, a Firenze e anche a Marina di Carrara dove sabato sera alcuni militanti del Carroccio sono stati aggrediti. Salvini, nel suo eterno duello con Giorgia Meloni non manca di dare una stoccata all'alleata sul tema degli aiuti per il gas: sui 30 miliardi lei tentenna e non la capisco, dice. “Il mio obiettivo” alle prossime elezioni “è arrivare primo, non gioco mai per arrivare secondo o terzo”, ha assicurato, e “se continuo a vedere piazze così piene come quella di ieri a Varese, a Genova, noi tra 13 giorni stravinciamo le elezioni e la sinistra va a casa. Si mettano il cuore in pace. Letta si metta il cuore in pace”.
Per Salvini “da sempre i sondaggi penalizzano la Lega, poi i voti dicono altro. Con Calenda e Renzi ti allei tu? Lo escludo abbiamo già dato, ci siamo già sacrificati su richiesta di Mattarella e Draghi, ma non si può governare con Di Maio”. Intervenendo a Marina di Carrara il leader del Carroccio ha sottolineato: “Credo che gli unici squadristi rimasti siano qua in giro con le bandiere rosse, a pestare donne che stanno facendo le loro attività. Spero che vengano puniti”. Secondo Salvini “a sinistra l'unico argomento è che Salvini è brutto, pericoloso, un fascista, un rischio per la democrazia. L'unico rischio che vedo è che gli italiani non riescono a pagare le bollette”. Per questo “si devono mettere sul tavolo 30 miliardi di euro a debito. Chi dice no a un intervento non conosce il proprio Paese. Con Giorgia vinceremo le elezioni ma non capisco perché su questo Meloni tentenni”. Quella delle bollette, ha detto ancora, “è una vera e propria emergenza nazionale come lo fu il Covid. No il fascismo o i russi”.
Conte chiude a ogni possibile intesa post voto e attacca Draghi
Giuseppe Conte posiziona il M5S all’indomani del voto: no categorico all'ipotesi di un nuovo campo largo proposto del Ministro dem Andrea Orlando per governare anche con il terzo polo, qualora il centrodestra non dovesse prevalere. E segna le distanze dai presunti alleati tornando ad attaccare Mario Draghi, di cui critica i mancati risultati in Europa, l'ostilità al Superbonus e l'inerzia durante la scissione del M5S provocata da Luigi Di Maio. Con gli attuali vertici del Pd “il dialogo è chiuso”, ribadisce il leader del M5S, e “il Ministro Orlando fa i conti senza l'oste”, perché “chi vota il M5S non vota ammucchiate o cartelli elettorali last minute, ma un programma che ci impegniamo a realizzare costi quel che costi”. Conte chiude anche a nuovi governi tecnici, perché serve “un governo politico” mentre la formula “larghe intese ormai equivale a stallo e a tecnica del rinvio”. Apre invece sulle riforme istituzionali ma fissando dei paletti: “Siamo disponibili a confrontarci” ma “non si può buttare in campagna elettorale la proposta di un presidenzialismo per prendere i voti”.
Chiarita la strategia politica e venendo ai temi, il leader pentastellato si lancia all'attacco del premier Draghi. Definisce “immorale”, da parte del governo, non voler intervenire sul Superbonus: “Abbiamo chiesto lo sblocco della circolazione dei crediti” con un emendamento per “30-40mila aziende che rischiano di fallire. È un dovere per lo Stato risolvere questo problema, ma il Governo si ostina a non risolverlo”. Il M5S voterà sì al decreto Aiuti bis, che lo stia bloccando “è una grande menzogna”, ma “il Parlamento deve esprimersi anche su quell'emendamento”. Ma non è la sola critica al presidente del Consiglio che, secondo Conte, “avrebbe dovuto battersi per accelerare le soluzioni in Europa” contro il caro-energia, e invece “non ha ottenuto risultati”. Quindi l'affondo finale, esteso anche agli ex alleati dem, sulla scissione del Movimento: “Non mi piace indulgere in ricostruzioni complottiste, ma certamente è stato consentito a un ministro degli Esteri, in un momento come questo, di distrarsi dal compito istituzionale per fondare un partito personale”.
Sul decreto aiuti bis si tratta. Ancora in stallo la norma sul Superbonus
Decreto aiuti bis ancora in bilico: la trattativa non si è sbloccata a causa del Superbonus che ha fatto slittare già di diversi giorni il via libera ai 17 miliardi di sostegni a famiglie e imprese e che rischia di rallentare anche il varo, da parte del Governo, del terzo decreto aiuti, atteso per la fine della settimana sempre che le Camere abbiano approvato la richiesta di utilizzare i 6,2 miliardi di entrate in più registrati tra luglio e agosto. Tutti i partiti sono a favore dello sblocco dei crediti legati al Superbonus ma sulla via da seguire ancora non c’è l'intesa; la proposta del Governo, ancora mai arrivata formalmente sul tavolo, dovrebbe prevedere che rimanga la responsabilità solidale solo nei casi di dolo e colpa grave, o se emerge una frode e chi ha acquistato il credito non ha fatto adeguati controlli. Ma su questa formulazione, stando ai partiti, ci sarebbe ancora una resistenza di Palazzo Chigi.
Il braccio di ferro sarebbe sulla data dalla quale applicare le nuove norme. Certo, una soluzione andrà trovata anche perché già la scorsa settimana Fratelli d'Italia aveva posto come condizione l'ok al decreto bis prima di sedersi per dare l'assenso all'uso dell'extragettito fiscale dei mesi estivi. E il tempo è oramai agli sgoccioli, tra la campagna elettorale giunta alle ultime due settimane e gli impegni del premier che dal 19 settembre sarà per tre giorni a New York per l'assemblea generale dell'Onu. Al suo rientro mancherebbero appena due giorni al voto. Ma l'intenzione è di portare in Consiglio dei ministri il decreto aiuti ter entro venerdì per mettere in sicurezza anche i prossimi 12-13 miliardi complessivi (che si aggiungono ai circa 50 miliardi stanziati finora per far fronte alla crisi energetica e al caro bollette). Le risorse andranno in gran parte alle imprese, per prorogare ed eventualmente rafforzare il credito d'imposta, mentre sul tavolo rimane ancora anche la Cig scontata. Per le famiglie potrebbe arrivare un ampliamento della platea del bonus sociale.
Al Senato
L’Aula del Senato tornerà a riunirsi alle 12.00 per la discussione del decreto-legge in materia di energia, emergenza idrica, politiche sociali e industriali.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Giustizia esaminerà lo schema di decreto legislativo per l'efficienza del processo civile e per la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie e lo schema di decreto legislativo per l'efficienza del processo penale. La Esteri con la Difesa si confronterà sullo schema di DPCM per la ripartizione delle risorse del fondo per il finanziamento delle missioni internazionali e degli interventi di cooperazione allo sviluppo per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione per l'anno 2022. La Difesa dibatterà su diversi schemi di decreto per l’acquisizione di sistemi d’arma. La Bilancio, con la Finanze, concluderà il confronto sul decreto-legge in materia di energia, emergenza idrica, politiche sociali e industriali. La Istruzione discuterà della proposta di nomina del Presidente del Consiglio di gestione della Società italiana autori ed editori (SIAE).