Dibattito televisivo si, dibattito televisivo no: gli italiani aspettano

Il segretario del Partito Democratico Matteo Renzi ha rilanciato via Facebook la sfida tv in vista delle elezioni del 4 marzo al candidato premier del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio. “Caro Di Maio, tu hai chiesto un confronto televisivo tre mesi fa. Adesso accetti la sfida o revochi anche questa come fosse un bonifico qualsiasi?”. Parole pesanti alle quali il capo politico dei pentastellati ha risposto che accetterà la sfida tv quando il Pd indicherà chi sarà il candidato premier della coalizione di centro sinistra.

Per Renzi la priorità è quella di remare contro il Movimento 5 Stelle in ogni modo. A suo parere sono loro, e più in generale i partiti estremisti, il vero nemico in questa campagna elettorale. Per il momento il dibattito televisivo non si farà. Intanto però Corrado Formigli, di Piazzapulita, ha già dato la sua disponibilità a ospitare i due leader politici.

L’esigenza di Matteo Renzi è chiara, recuperare nei sondaggi per intercettare i moderati e riuscire a essere la prima forza politica all’interno del Parlamento, un obiettivo ambizioso che spiega l’insistenza del leader del Pd per degli scontri televisivi. In questa campagna elettorale di faccia a faccia non se ne sono ancora visti e senza ombra di dubbio sarebbero molto importanti soprattutto per gli elettori indecisi o che hanno deciso di astenersi dal voto (rispettivamente stimanti da EMG al 12,6% e al 31,1%).

Ieri Renzi, ospite del consiglio permanente di Confcommercio, ha rilanciato la sfida anche a Matteo Salvini. Il leader della Lega Nord non ci ha pensato un secondo e ha dato il suo ok per un dibattito face to face con il segretario del Pd nel salotto di Bruno Vespa la settimana prossima. D’altronde anche il capo del Carroccio ha l’esigenza di guadagnare punti nei sondaggi: l’obiettivo di Salvini è quello di portare la Lega a essere il primo partito della coalizione di centro destra così da essere lui, e non Silvio Berlusconi, a presentarsi, il giorno dopo le elezioni, dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per ricevere l’incarico di formare un nuovo Governo.

Berlusconi rifirma l’impegno con italiani

Silvio Berlusconi rispolvera la scrivania del salotto di Bruno Vespa e dopo 17 anni dal patto con gli italiani firma il patto di San Valentino. Nel 2001 il Cav, da presidente del Consiglio, promise un milione di posti di lavoro, oggi a meno di 20 giorni dalle elezioni del 4 marzo sigla l'impegno che “entro fine legislatura il tasso di disoccupazione sarà sotto la media europea che è del 8,7 per cento”.

Berlusconi prosegue la sua maratona in vista della tornata elettorale: l'agenda è pienissima, con interviste televisive e radiofoniche, scandite da interventi su quotidiani nazionali e locali. A tenere banco è comunque il rebus del candidato premier di Forza Italia, con Giorgia Meloni che è tornata alla carica chiedendo un nome prima delle elezioni. Il leader azzurro non si tira indietro e ammette: “Non sono ancora autorizzato a rivelarlo ma penso che lo farò prima del 4 marzo”.

Berlusconi è sicuro di vincere e governare con un esecutivo a trazione azzurra, ma in caso di stallo ribadisce a più riprese che “bisogna andare a votare con questa legge elettorale, perché non c'è una maggioranza in grado di cambiarla". Insomma si tornerebbe al voto con il Rosatellum e non ci sarebbero gli spazi e la volontà politica per una nuova modifica. Una linea che, almeno formalmente, scaccerebbe via ogni voce su un possibile accordo post elettorale con il Partito Democratico in caso di mancata maggioranza autosufficiente.

Dopo il caso rimborsopoli Di Maio contrattacca

Luigi Di Maio prova a circoscrivere gli effetti dello tsunami rimborso poli che in questi giorni ha letteralmente travolto il Movimento 5 Stelle. Secondo il candidato premier grillino, il Movimento al di là di casi isolati ha comunque donato al fondo pubblico per i crediti alle Pmi e per l'ammortamento del debito pubblico 23 milioni di euro, una cifra che gli altri partiti non hanno restituito e che comunque rappresenta una differenza netta tra l’approccio del movimento e quello delle altre formazioni politiche.

Intento ieri l’eurodeputato, molto vicino a Casaleggio, David Borrelli ha dato il suo addio al M5S: il parlamentare europeo e grillino della prima ora, il primo consigliere comunale per una lista civica pentastellata eletto in un capoluogo di provincia nel 2008 a Treviso, abbandona definitivamente il movimento dopo essere stato tirato dentro il caso rimborsopoli.

Comunque sia Luigi Di Maio spera di ribaltare la vicenda delle restituzioni, portando in paradiso i parlamentari che si sono distinti per la loro generosità, come Massimiliano Bernini uscito indenne dalle accuse de Le Iene. Rimane il fatto che ieri il leader del M5S è andato al MEF per fare luce sulle donazioni degli esponenti del movimento: alla fine sarebbero otto i parlamentari non in regola.

“Chi non ha mantenuto le promesse si autoesclude dal M5S" ripete e mette in croce Ivan Della Valle che non avrebbe donato circa 270mila euro, Girolamo Pisano che non ne avrebbe versati circa 200mila, Maurizio Buccarella indietro per 137mila, Carlo Martelli con 81mila euro di ammanco, Elisa Bulgarelli che non ha versato 43mila euro, Andrea Cecconi per altri 28mila euro, Silvia Benedetti per circa 23mila ed Emanuele Cozzolino che avrebbe nascosto circa 13mila euro. Rispetto ai nomi svelati dalle Iene la situazione si è chiarita quasi per tutti, tranne che per Giulia Sarti.



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