Prodi rilancia Insieme e il centro sinistra
Romano Prodi, dopo un’assenza durata diversi anni, torna a parlare in un’assemblea politica per rilanciare il suo pensiero: la coalizione di centrosinistra deve essere forte perché “questo è il momento in cui si decide il futuro del Paese”. L’ex Presidente del Consiglio partecipa da protagonista al lancio di Insieme, la lista coalizzata con il Partito Democratico formata dal Partito Socialista di Riccardo Nencini, dai Verdi di Angelo Bonelli e da Area civica di Giulio Santagata.
Ormai non è più un segreto: il professore alle elezioni del 4 marzo sosterrà la lista di Insieme, una dichiarazione di voto che, se può essere letta come una presa di distanza dal Partito Democratico di Renzi, lancia anche la volata a un movimento che porterà comunque consensi alla coalizione di centro sinistra. I voti a Insieme confluiranno infatti in quelli del Pd se supereranno la soglia dell’1%, altrimenti andranno dispersi.
L’endorsement di Prodi sarà dunque utile sia per Insieme (se arriverà al 3% i suoi candidati potranno accedere al Parlamento) che per la coalizione, ma anche per rinsaldare quel concetto di unità tanto caro all’ex Presidente del Consiglio che dal palco non dimentica neppure il problema dell’astensionismo, vero e proprio ago della bilancia nel voto del 4 marzo.
A Bologna c’era anche il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni al quale Romano Prodi ha espresso affetto e stima ma soprattutto un vero e proprio augurio a proseguire con il suo incarico. Ricordando lo slogan della campagna elettorale del 2006 “La serietà al governo”, il Professore ha elogiato il premier: “Paolo sta rappresentando questo obiettivo, la serietà al governo. Lo voglio ringraziare per il lavoro che sta facendo in un momento difficile, in cui abbiamo bisogno di mostrare un Paese sereno, con idee chiare, che riconosce i propri limiti e i propri meriti in Europa”.
Prodi si rivolge anche agli “amici che sbagliano”, Pier Luigi Bersani e Massimo D’Alema, che dopo il rumoroso addio al Partito Democratico hanno creato Mdp per poi confluire in Liberi e Uguali. E con parole che suonano come un ennesimo appello (magari con lo sguardo rivolto al dopo voto) ha ribadito: “Nei giorni scorsi mi sono pronunciato in modo sfavorevole verso gli amici della scissione, amici cari, ma che hanno indebolito fortemente questo disegno. È importante che la coalizione di centrosinistra sia unita. Serve un contributo plurale per la vittoria comune”.
Poco dopo è sul palco Gentiloni: “Noi siamo nati come Ulivo sotto leadership di Romano Prodi, per andare al governo. Quella resta la nostra ispirazione, il nostro impegno, anche dopo vent’anni. Abbiamo semplicemente fatto, non da ieri, una scelta per una sinistra e per un centrosinistra di governo. Questo siamo. Noi non ci accontentiamo per così dire delle nostre biografie, sappiamo che il mondo è complicato e che esercitare l’azione di governo è una sfida per Italia e resto del mondo. Ma l’alternativa di metterci in pace con le nostre biografie non ci convince”.
Rimborsopoli M5S: chi ha sbagliato deve rinunciare al seggio
Controlli più duri dopo il caso rimborsopoli che ha coinvolto diversi parlamentari e candidati del Movimento 5 Stelle. Ad annunciarli è il candidato premier e leader politico del movimento Luigi Di Maio: “I candidati che hanno sbagliato per prima cosa li ho allontanati. La seconda che farò è quella di chiedere loro di firmare una rinuncia alla loro proclamazione. Gli chiederò di rinunciare o li denuncio chiedendo un risarcimento per il danno arrecato al M5S. È la garanzia agli italiani: chi vota il Movimento sa che le regole sono sacre”.
Di Maio però tiene a sottolineare che il caso dei mancati rimborsi è “marginale, si tratta di otto parlamentari (anche se per le Iene sono almeno 14) contro 110 che invece hanno mantenuto l'impegno preso”. Ha poi ricordato che “in cinque anni ho rinunciato a 370mila euro di stipendio che potevo tenere, ma avevo preso un impegno. Così tanti altri parlamentari M5S. Poi ce ne sono 8 che non si sono comportati bene e sono stati subito messi fuori dal Movimento”.
Dal programma di Barbara D’Urso, Di Maio ha parlato anche dei possibili scenari post elettorali. La proposta politica non cambia: il Movimento 5 Stelle, forte di essere il primo partito del Paese, dovrà essere chiamato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per formare un nuovo Governo. Il M5S non si alleerà con nessun partitoe farà la sua proposta alle altre formazioni politiche. L’obiettivo dei grillini sarà poi quello di vincolare i partiti che ci stanno, senza però un loro ingresso nel Governo, per fare le cose assieme. Insomma un appoggio esterno sulla fiducia.
Gara all’ultimo voto Berlusconi-Salvini. Il leader di Forza Italia punta a Tajani
A due settimane dal voto, nel centro destra è battaglia totale per la leadership. Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni puntano alla maggioranza assoluta nella coalizione così da essere titolati alla guida del centro destra. Ma quello che colpisce sono non solo i modi ma anche i progetti politici proposti agli elettori. L’ex Cavaliere sulla scia di un moderatismo filo-europeo, il leader del Carroccio ancorato allo slogan “italiani prima di tutto” e contro l’Unione Europea, la Meloni decisa ad affossare ogni ipotesi di larghe intese post elettorali.
Berlusconi è a un passo dall’annunciare la candidatura, da parte di Forza Italia, di Antonio Tajani come Presidente del Consiglio. Salvini dal canto suo sono ormai mesi che lancia se stesso a quel ruolo, mentre la leader di Fratelli d’Italia, che nei sondaggi sarebbe data intorno al 5%, punta tutto sull’unità e sulla compattezza del centro destra. La confusione è tanta e di certo fa riflettere il fatto che il centro destra stia vivendo una sorta di elezione nell’elezione.