Salvini torna a Pontida: governeremo bene e insieme

L'ultima volta a Pontida aveva appena lasciato il Viminale. Tre anni dopo, sullo stesso palco, Matteo Salvini è pronto a tornarci insieme al centrodestra, anzi fa una promessa: “Io, Giorgia e Silvio siamo d'accordo su quasi tutto e per 5 anni governeremo bene e insieme”. E assicura: “Niente scherzi né cambi di casacca. Quello che c'è nel programma è sacro”. E per certificarlo il leader della Lega approfitta di telecamere e fotografi e chiede ai suoi ministri e governatori di firmare i 6 punti in cui concentra le priorità del partito. L’impegno “a prendere per mano questo Paese” sottoscritto davanti a 100 mila militanti esclude in ogni caso qualunque sorpresa sui temi, tutti condivisi nel partito: dallo stop al caro bollette al nucleare, da flat tax al 15% e pace fiscale a Quota 41, dal ripristino dei decreti Sicurezza e una giustizia giusta fino all'autonomia regionale. Ma è proprio sul cavallo di battaglia più sentito dai veneti, l'autonomia, che si scatena il governatore Luca Zaia: “Chiunque andrà a governare, non avrà scelta”, avverte con tanto di coreografica maxi-bandiera del leone di San Marco e la scritta “Autonomia subito” che fa srotolare dai suoi consiglieri durante l’intervento. Lui intanto parla con un foulard con gli stessi colori rosso-oro infilato tra i passanti del pantalone. E avverte: “L'autonomia vale anche la messa in discussione di un Governo”. 

Parole, quelle di Zaia e del governatore lombardo Attilio Fontana poco prima, che parecchi interpretano come un avvertimento tacito agli alleati di centrodestra, in particolare a Giorgia Meloni, da sempre più sorda all'autonomia e più attenta a presidenzialismo e centralismo. Oppure un quasi ultimatum tutto interno alla Lega, nel duello spesso raccontato tra Salvini e Zaia, entrambi consapevoli che l'emorragia di voti, che si teme proprio in Veneto, potrebbe essere cruciale dopo il 25 settembre. A parte la sorpresa della firma collettiva dei big del partito, Matteo Salvini lancia un'altra chicca da Pontida: cancellare il canone Rai dalle bollette della luce, che fu introdotto dal Governo Renzi e che secondo il partito vale 1,7 miliardi l'anno; “Si può fare, lo fanno altri 10 Paesi”, spiega il segretario e rimarca: “Novanta euro per un pensionato e un disoccupato significa fare la spesa tre volte in più”. Non dedica troppo spazio al rivale, quel Pd che prova a rubargli la scena scendendo in piazza alla stessa ora a Monza con centinaia di sindaci: “A Letta mandiamo un bacione. Ora è nervoso perché sta vedendo 100 mila persone. Ma Enrico, un panino con la salamella c’è anche per te”. 

Si fa serio quando rende omaggio ai volontari e attivisti che non ci sono più, mentre ricorda le radici della Lega, alias Umberto Bossi e riconosce: “Siamo qui grazie a te”. Il fondatore del Carroccio però non c’è: alla vigilia dei suoi 81 anni ha deciso di restare a Gemonio e spiega l'assenza con una foto che il figlio Renzo posta su Facebook: “Un giorno per la famiglia, per gli affetti”, scrive in posa con il sigaro in mano sul divano". Sul palco invece interviene il Ministro Giancarlo Giorgetti che ammonisce a smetterla con “cattiverie e dicerie sui social” e, fedele allo spirito governista, rivendica: “Stare al governo è un continuo equilibrio tra ciò che si vorrebbe fare e cosa in concreto si può fare. Avremmo voluto fare di più, ci siamo impegnati al massimo delle nostre capacità ma sempre avendo nel cuore lo spirito di Pontida”.

Letta riunisce i Sindaci e attacca la Lega: Pontida ormai provincia dell’Ungheria

Domenica è stata la volta dei sindaci democratici e progressisti in piazza a Monza per tirare la volata al segretario dem Enrico Letta a sette giorni dal voto. In 500, secondo gli organizzatori, sono arrivati nel capoluogo per partecipare alla manifestazione “I comuni per l'Italia”, con obiettivo dichiarato contrapporre il “buon governo” degli amministratori Pd alla “propaganda” della Lega andata in scena in concomitanza a Pontida, come ribadito dal primo cittadino di Pesaro e coordinatore dei sindaci dem Matteo Ricci. Un luogo, quello del tradizionale raduno leghista, “diventato ormai provincia dell'Ungheria” mentre “Monza, oggi, è una grande capitale europea”, questo l'attacco lanciato alla destra da Letta, subito dopo essere sceso dall'ecobus elettrico con cui ha raggiunto il palazzo dell'Arengario: “Non vogliamo che l'Italia segua il messaggio di Pontida, cioè andare verso l'Ungheria, verso una democrazia che si sta perdendo, tanto che il parlamento Ue l'ha sanzionata. Non vogliamo un'Italia che strizza l'occhio a Orban e Putin, vogliamo un'Italia che sia nel cuore dell'Europa e fedele alle sue alleanze”. Quindi l'affondo: “Il partito del Nord contro il Sud non andrà da nessuna parte, perché l'Italia è una e unita” e “noi siamo gli unici in grado di offrire politiche e soluzioni nazionali”. A dispetto dei sondaggi che danno Giorgia Meloni con FdI in testa, per Letta “non c'è nessun destino già scritto se noi vogliamo che questo destino cambi, e noi lo vogliamo”. 

Parole che fanno il paio con quelle del sindaco di Milano Beppe Sala che l’ha preceduto sul palco: “Non è tutto scontato e bisogna con fiducia guardare al Paese e ai nostri concittadini” ha affermato Sala, invitando a lottare “fino all'ultimo voto” ma senza perdere “l'umanità”. Oltre venti i sindaci che si sono alternati sul palco; per il primo cittadino della Capitale Roberto Gualtieri, intervenuto con un videomessaggio, “è nostro dovere scendere in campo per dire agli italiani che questo è un voto fondamentale, è un grande ballottaggio. Ci sono solo due voti possibili: la destra, che fa tornare indietro sui diritti e sullo sviluppo, oppure proseguire sulla strada per rendere il Paese più giusto e inclusivo. Queste elezioni le possiamo vincere”. D'accordo il primo cittadino di Bari e presidente nazionale dell'Anci Antonio Decaro, che per gli ultimi giorni di campagna elettorale ha voluto usare la “metafora di Forrest Gump: noi abbiamo la forza per correre e vincere”. 

Agli indecisi si è rivolto il sindaco di Firenze Dario Nardella: “Abbiamo tanti italiani che ancora non si sono fatti un'idea precisa, quasi quattro italiani su dieci, ed è a loro che ci rivolgiamo: pensate a cosa di buono abbiamo fatto in questi anni, se siete contenti di come stiamo governando le nostre città allora dateci fiducia anche per governare il Paese”. Il responsabile Regioni ed enti locali del partito Francesco Boccia ha avvertito: “Con il Pd ci sarà l'Italia della coesione sociale, con la destra flat tax e tagli alla sanità”. “Qui a Monza non siamo contro qualcosa ma per il Pnrr, per un'Italia solida e anche più giusta”, ha rimarcato parlando con i cronisti l'economista Carlo Cottarelli, candidato con il Pd al Senato. All'evento hanno preso parte, tra gli altri, Stefano Lo RussoMatteo Lepore e la sindaca di Ancona Valeria Mancinelli, abbracciata sul palco dal Letta dopo le alluvioni nelle Marche.

La Meloni sfida l’Ue rilanciando con vigore interesse nazionale e sovranità

Pochi giorni dopo le polemiche sull’Ungheria, Giorgia Meloni rilancia, con parole estremamente posate, la questione della sovranità: “Quello dei nostri ordinamenti, nazionale ed europeo, che si debbano amalgamare, è un tema che esiste”, una riflessione serve per “organizzare meglio la difesa dell'interesse nazionale in una dinamica europea”. Illustra il ragionamento in Tv, e poi, dal palco di Caserta lancia un allarme: “È il sesto comizio che faccio e ci sono ancora contestatori che provocano” dice indicando un gruppo di persone con manifesti su ddl Zan e cannabis.  Chiamerò di nuovo il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, che evidentemente non sa fare il suo lavoro. Perché le altre volte si poteva parlare di incompetenza, ma ora penso sia una cosa fatta apposta. Si sta cercando l'incidente”. 

In mezz'ora approfondisce il tema dei rapporti con l'Ue, affrontandolo sul piano istituzionale, più che politico: “Gli organismi europei decisionali sono organismi di governo, noi diciamo che la sovranità appartiene al popolo e si manifesta nelle scelte parlamentari. È un dibattito che dobbiamo porre con garbo e questo non significa uscire dall'Ue ma dare dei correttivi”. Il ragionamento non ha nulla a che vedere con la vicinanza alle posizioni del presidente ungherese; anche su quello Meloni chiarisce: “Orban farà le sue scelte, ma io non faccio quello che dice Orban. Io non faccio quello che dice nessuno, io guardo solo all'interesse nazionale italiano”. Però, “non sono d'accordo con ciò che l'Ue sta facendo con l'Ungheria. Noi siamo in mezzo a una guerra fatta contro l'occidente, non abbiamo interesse a spaccare l'Europa ma a compattare l'Europa contro gli avversari. All'Onu l'Ungheria non ha votato con la Russia ma con l'Europa. E la Polonia è in prima fila nello scontro con la Russia e si sta accollando i profughi dell'Ucraina”. 

In tv, la leader di FdI torna anche sul tema dell'aborto: “Non ho mai detto che voglio modificare la 194 ma ho detto che voglio applicarla: vorrei aggiungere diritti, che le donne che si trovano nelle condizioni di abortire perché non hanno alternative, magari per ragioni economiche, possano avere quell’alternativa”. Poi difende il diritto dei medici all'obiezione di coscienza: “C'è anche la coscienza delle persone, anche quella è libertà”. La leader di FdI è data in cammino per Palazzo Chigi, sarebbe la prima donna presidente del consiglio, ma per il segretario del Pd, Enrico Letta, non sarebbe una svolta: “Chi dice tre parole, Dio, Patria, Famiglia, ne intende una sola: patriarcato” spiega, “Meloni guida FdI perché non contesta ma esalta un modello maschilista e reazionario di società. Femminile non significa femminista”. Per la leader di Fdi, gli attacchi sono dovuti alla “paura della sinistra di perdere”.

Al Senato

L’Aula del Senato tornerà a riunirsi domani alle 14.30 per l’approvazione definitiva del decreto-legge in materia di energia, emergenza idrica, politiche sociali e industriali. Per quanto riguarda le Commissioni, la Bilancio, con la Finanze, concluderà il confronto sul decreto-legge in materia di energia, emergenza idrica, politiche sociali e industriali. L’Istruzione, con la Lavoro, esaminerà lo schema per il riordino e riforma delle disposizioni in materia di enti sportivi professionistici e dilettantistici nonché di lavoro sportivo.



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