I partiti hanno presentato delle candidature, ora inizia la campagna elettorale
Ieri sera alle 20.00 è scattato il temine per la presentazione delle candidature (leggi lo speciale NOMOS sulla Roadmap del voto). Nel centrodestra è FdI a fare la parte del leone nei collegi uninominali del centrodestra: il partito di Giorgia Meloni ha più di 90 candidati in tutta Italia su 221, più del 40%. Al secondo posto la Lega con 68 candidati su 221 (30,7%). Seguono FI e centristi. Fratelli d'Italia, a cui sarebbero spettate 98 candidature, ne ha cedute alcune “con generosità” ai centristi. Come noto, il centrodestra ha suddiviso i collegi uninominali in base agli ultimi sondaggi il che, implicitamente, suona come il riconoscimento della forza elettorale di FdI che al momento è il primo partito del centrodestra e più in generale del paese. Non tutti i leader hanno accettato la sfida dell'uninominale secco.
Silvio Berlusconi correrà a Monza per il Senato, Giorgia Meloni a L'Aquila per la Camera, Angelo Bonelli a Imola per la Camera, Antonio Tajani a Velletri per la Camera, Emma Bonino e Carlo Calenda si sfideranno a Roma centro per il Senato, Luigi Di Maio e l'ex ministro pentastellato Andra Costa a Napoli Fuorigrotta Camera. Non si presenteranno all’uninominali diversi altri leader di primo piano, è il caso di Enrico Letta, Matteo Salvini, Giuseppe Conte, Matteo Renzi, Nicola Fratoianni. Se i leader verranno eletti, si divideranno equamente tra i due rami del Parlamento. Per la Camera dei deputati hanno optato Giorgia Meloni, Enrico Letta, Giuseppe Conte, Luigi Di Maio, Angelo Bonelli, Nicola Fratoianni, Maurizio Lupi, Lorenzo Cesa. Per il Senato invece Matteo Salvini, Silvio Berlusconi, Matteo Renzi, Carlo Calenda e Emma Bonino. Ora che le candidature sono state presentate possiamo dire che sia iniziata ufficialmente la campagna elettorale.
Sono tanti gli esclusi eccellenti dalle liste dei partiti
Come ad ogni elezione ci sono tanti candidati e tanti esclusi. In questa tornata, complice la riduzione dei parlamentari, gli esclusi sono parecchi e trasversali. Il taglio ha costretto i partiti ad escludere candidati che un tempo avrebbero avuto la rielezione sicura. Soltanto Fratelli d'Italia, che alle scorse politiche conquistò poco più del 4% dei voti, non ha avuto problemi nel chiudere le liste. Le prime fibrillazioni ci sono state nel M5S. La decisione di Beppe Grillo di escludere deroghe al tetto dei due mandati ha condannato all'esclusione un intero gruppo dirigente: sono rimasti fuori Roberto Fico, Paola Taverna, Alfonso Bonafede, Vito Crimi, Danilo Toninelli, Stefano Buffagni, Fabiana Dadone, Riccardo Fraccaro, Virginia Raggi e tanti altri. Si è salvata, invece, la ex sindaca di Torino Chiara Appendino. Una regola che Luigi Di Miao e Laura Castelli hanno potuto aggirare essendo usciti dal M5S dando vita a Impegno civico. Nel Terzo polo, è uscito di scena, con non poche polemiche Federico Pizzarotti e l'ex sindaco di Milano Gabriele Albertini.
Ha rinunciato alla candidatura, sempre al Centro, Gaetano Quagliariello. Scintille in Forza Italia. È rimasta senza un posto la ex governatrice del Lazio Renata Polverini, che ha rifiutato “la proposta di una candidatura al Senato che sarebbe stata di pura testimonianza”. Stessa sorte per il deputato Simone Baldelli e per Andrea Ruggieri, che non nasconde l'amarezza: “Mi sono stati preferiti esordienti anonimi e senza titolo”. Mentre sarà in campo, ma in posizione a rischio, Sestino Giacomoni. Come la deputata Annagrazia Calabria, capolista a Roma per il Senato. Niente candidatura, dopo quattro legislature, per Francesco Giro. Sorprese anche nel Pd. Non saranno in campo gli ex ministri Luca Lotti e Valeria Fedeli. Sono stati recuperati all'ultimo, invece, Stefano Ceccanti, nel collegio di Pisa, Tommaso Nannicini, Monica Cirinnà e Alessia Morani.
La Lega lancia le liste: tante conferme, molte donne e big della società civile
La Lega lancia i suoi candidati: ci sono tutti i ministri, il viceministro e i sottosegretari uscenti, grande spazio alle donne (maggioranza assoluta delle aspiranti senatrici nei collegi uninominali), via libera ai vicesegretari della Lega Andrea Crippa e Lorenzo Fontana, confermati i capigruppo uscenti Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo, spazio ai giovani, a partire dal coordinatore Luca Toccalini, e ad alcuni volti nuovi tra gli amministratori, sia dei Comuni che delle Regioni con la novità del responsabile enti locali del partito Stefano Locatelli. Valorizzati soprattutto i sindaci dalla Sicilia all'Umbria, dall'Emilia alla Lombardia. In lista anche rappresentanti della società civile come Mario Barbuto (Presidente dell'unione italiana ciechi e ipovedenti), Roberto Messina di Federanziani, Vincenzo Pepe di FareAmbiente. C'è il campione di pallavolo Luigi Mastrangelo oltre a un imprenditore nel settore balneare come il pugliese Salvatore Di Mattina. E poi: l'editore Antonio Angelucci, il sindacalista del Sinappe (Polizia Penitenziaria) Antonio Fellone, l'intellettuale Giuseppe Valditara.
Confermati alcuni big come Giulia Bongiorno, Alessandro Morelli e Alberto Bagnai. Sarà della partita il gruppo che si è occupato e si occuperà di taglio di tasse e pace fiscale e che prevede anche Claudio Borghi, Massimo Bitonci, Alberto Gusmeroli e Armando Siri. Non mancano i nomi dei responsabili dei settori caccia e pesca: Francesco Bruzzone e Lorenzo Viviani. Presenti anche volti storici come Umberto Bossi e Roberto Calderoli. A seguire, i candidati nel proporzionale in tutta Italia. Alcuni nomi sono in corsa anche negli uninominali dove hanno trovato spazio, tra gli altri: Giancarlo Giorgetti, Nicola Molteni, Edoardo Rixi, Alberto Stefani, Tiziana Nisini, Federico Freni, Rossano Sasso, Stefania Pucciarelli, Gian Marco Centinaio, Claudio Durigon, Vannia Gava.
Il Terzo polo, all’ultimo secondo, perde Pizzarotti
Il Terzo polo perde un pezzo: l'ex sindaco di Parma Federico Pizzarotti, che aveva aderito all'alleanza promossa da Matteo Renzi e Carlo Calenda, nel giorno della presentazione delle liste si chiama fuori. “La mia partecipazione alle elezioni politiche del 25 settembre finisce qui, cioè non inizia. Non sarò candidato, non ci sono stati spazi seri nel progetto del Terzo Polo per candidature non direttamente collegate ad Azione e Italia Viva”. Adesso riprenderà a lavorare alla “lista civica nazionale”.
Pizzarotti, che nei mesi scorsi ha terminato il suo secondo mandato come sindaco di Parma, a inizio agosto aveva deciso di schierare il suo partito con IV, visto l'insuccesso delle interlocuzioni con il centrosinistra, all'interno del quale Pizzarotti, primo sindaco eletto del M5S, orbitava ormai da anni. Considerato vicino al presidente dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, alle ultime comunali in città il suo movimento civico, Effetto Parma, si era presentato in alleanza col Pd, arrivando all'elezione di Michele Guerra. La candidatura di Pizzarotti era stata prevista al Senato nelle circoscrizioni di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, ma non come capolista e quindi in posizione molto difficilmente eleggibile. Per l’ex sindaco “Non c’è stato posto per Gabriele Albertini, non c’è stato posto per Federico Pizzarotti e per altre figure che pure avrebbero a mio parere offerto un importante contributo e un messaggio di apertura e pluralità”. “Le fusioni a freddo realizzate in due settimane hanno queste conseguenze”.
Conte strappa con il Pd: salta l’alleanza per le regionali in Sicilia
L'alleanza tra Pd e M5S salta anche in Sicilia. Dopo giorni di mediazioni, Giuseppe Conte riunisce via zoom i vertici pentastellati della regione e decide per lo strappo. “In Sicilia il M5S correrà da solo, per dare riscatto e dignità a tutta l'isola”, scrive su Facebook rompendo il patto siglato con i dem e il centrosinistra in sostegno di Caterina Chinnici, suggellato dalle primarie di coalizione celebrate lo scorso 24 luglio. “Abbiamo tentato fino all’ultimo di costruire un percorso comune, anche in considerazione del percorso di partecipazione costruito in occasione delle primarie. Dal Pd, però, ancora una volta non sono giunte risposte adeguate”, accusa. L'ex premier rinfaccia ai dem di aver “insistito” per “infilare nelle liste esponenti impresentabili”. Il leader, rimarcano i pentastellati, “non ha mai chiesto né ha mai avuto sondaggi sugli scenari elettorali siciliani tra le mani: la notizia per cui il M5S correrà da solo in Sicilia per vantaggio elettorale è falsa e costruita ad arte”. La replica dei vertici del Pd non si fa attendere: “La scelta di Giuseppe Conte di annullare il voto libero dei siciliani è senza precedenti. È un modo per rompere non solo un'intesa politica e degli accordi sottoscritti, ma un impegno assunto con decine di migliaia di elettori alle primarie dello scorso luglio”, sentenziano i dem.
Enrico Letta, a sera, è ancora più netto: “Sono esterrefatto da questo voltafaccia. Mi chiedo se sono rimasto a un'idea romantica della politica, quella della parola data. Francamente ne sto vedendo di tutti i colori”. A farne le spese la front runner Caterina Chinnici che lancia nuove ombre sul futuro: “Attraverso le primarie mi era stata affidata la guida di una coalizione che non esiste più” avverte mentre si susseguono le riunione dei vertici locali per scongiurare altri terremoti. Il candidato M5S per palazzo dei Normanni sarà Nuccio Di Paola, capogruppo pentastellato all'Ars e coordinatore del movimento in Sicilia e non Barbara Floridia, che invece aveva sfidato Chinnici alle primarie. “Impegno, correttezza e schiena dritta, la nostra proposta per il Governatore che ogni siciliano merita!”, assicura Conte. Il centrodestra intanto gongola. Il candidato governatore Renato Schifani preferisce tenere i piedi per terra “la spaccatura tra PD e 5 Stelle non cambia per nulla il mio impegno e quello del centrodestra” mentre per Gianfranco Micciché l’esito del voto è “abbastanza scontato”.
È scontro tra Letta e Meloni su stupro di Piacenza e devianze
Giorgia Meloni condivide sui social il video choc di una donna ucraina abusata a Piacenza da richiedente asilo della Guinea, poi arrestato, ed è bufera. Per la Meloni: “Non si può rimanere in silenzio davanti a questo atroce episodio di violenza sessuale ai danni di una donna ucraina compiuto di giorno a Piacenza da un richiedente asilo. Un abbraccio a questa donna. Farò tutto ciò che mi sarà possibile per ridare sicurezza alle nostre città”. Il primo attacco arriva da Enrico Letta “Il video postato da Giorgia Meloni su uno stupro è un video indecente e indecoroso”, “Invito tutti a fare una campagna elettorale in cui si parli delle cose e ci si confronti, anche animatamente. Ma non si può essere irrispettosi dei diritti delle persone”. Critico anche Carlo Calenda, secondo cui “denunciare uno stupro è un atto dovuto. Mostrarlo per fini di campagna elettorale è un atto immorale e irrispettoso”. Pronta la replica di Giorgia Meloni: “Non consento a Enrico Letta di diffondere menzogne sul mio conto e fare bieca propaganda sul gravissimo stupro di Piacenza. Il video pubblicato sui miei social è oscurato in modo da non far riconoscere la vittima ed è preso dal sito di un importante quotidiano nazionale, a differenza di quanto da lui sostenuto.
Questi metodi diffamatori e che distorcono la realtà sono ormai caratteristici di una sinistra allo sbando, lo sappiamo tutti da tempo, ma a tutto c'è un limite. Soprattutto quando si parla di stupri e violenza sulle donne”. E ancora: “Mi vergogno francamente di leader politici che mentre usano uno stupro per attaccare me non spendono una parola di solidarietà per la vittima, evidentemente per paura di dover affrontare il tema dell'emergenza sicurezza”. Cavalca l'episodio di Piacenza anche Matteo Salvini: “Sarò in città il 31 agosto per presentare gli obiettivi della Lega: più forze dell'ordine e telecamere, meno clandestini e reati”. Quella della diffusione del video, sulla quale il Garante della privacy ha avviato un’istruttoria per accertare eventuali responsabilità, non è tuttavia l’unica polemica di giornata: contro la promessa di Meloni di combattere le devianze giovanili attraverso lo sport, Letta ha lanciato l'hashtag “Viva le devianze”. Un tema “surreale”, ha risposto Meloni, anche “Wikipedia dice che le devianze sono comportamenti che violano le norme”. Eliminato, intanto, il tweet di FdI che elencava tra le devianze giovanili anche obesità e anoressia. Ma per il Pd questo non basta: “Aspettiamo le scuse a chi è stato insultato e considerato deviante perché obeso o anoressico”, ha commentato il deputato dem Filippo Sensi.