Il Governo è al lavoro sul contrasto al caro energia. È allarme per le imprese

Il prezzo del gas tocca il picco di 324 euro a megawattora e poi chiude a 321 euro, un livello altissimo e mai registrato. Più che per le forniture a preoccupare è ora la stangata che, attraverso le bollette, rischia di piegare molti settori produttivi e dei servizi. Confcommercio fa i conti sul terziario: a rischio 120 mila imprese del terziario di mercato e 370 mila posti di lavoro. La Fim-Cisl e la Fiom-Cgil temono invece uno tsunami occupazionale nel settore metalmeccanico, nel quale un terzo delle imprese è in crisi. “Il governo può e deve intervenire”, chiede il presidente di Confindustria Carlo Bonomi indicando il tetto al prezzo ed altri interventi calmieratori. In ginocchio anche imprese simbolo del made in Italy, come quella della produzione di conserve di pomodoro con Francesco Mutti che parla di “profonda crisi”. Il governo non rimane a guardare. Il ministero dell'Economia è partito a caccia di nuove risorse per nuove misure contro il caro gas

“Ci sono i margini per un nuovo decreto per calmierare gli effetti del prezzo del gas che ha raggiunto livelli record e insostenibili”, dice il viceministro all'Economia Laura Castelli. E per questi ci sarebbero già stati contatti tra il ministro dell'Economia Daniele Franco e della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani. Ma se si riuscisse le misure potrebbero trovare anche una “strada veloce”. Più che un decreto, che dovrebbe passare all'esame del Parlamento mettendo in difficoltà le agende a ridosso dello scioglimento e poi dell'insediamento delle Camere, le misure potrebbero entrare con un emendamento nel decreto Aiuti Bis, l'unico da approvare in Parlamento per il quale si prefigura un iter velocissimo entro metà settembre. Parallelamente arriveranno le regole per i risparmi, al quale sta lavorando Roberto Cingolani, magari con pacchetti di energia a prezzi calmierati. Il piano prevedrà step progressivi legati alle eventuali difficoltà che dovessero emergere.

Chiaramente le prime a poter essere interessate saranno le aziende interrompibili, cioè in grado di spegnere gli impianti per due tre giorni senza danneggiare la produzione. Si pensa anche a programmare interventi di manutenzione. Per favorire questi processi potrebbero anche arrivare incentivi. Si muove già su questo fronte l'intervento del Ministro dello Sviluppo, Giancarlo Giorgetti. Si tratta di decreti che rafforzano i contratti di sviluppo e mettono sul tavolo 2 miliardi per finanziare 101 progetti che putano alla riduzione di almeno il 40% delle emissioni e di almeno il 20% il consumo di energia. L'80% delle risorse andranno al Sud, il 20 al Centro-Nord. Al momento gli stoccaggi hanno superato l’80% ma quello che preoccupa è la crescita esponenziale del prezzo del gas. Il governo lavora affinché l'Europa metta un tetto al prezzo e tolga il legame tra l’elettricità e il prezzo massimo del Gas.

Il caro-gas scuote i partiti, Calenda chiede stop alla campagna elettorale

Il caro-energia scuote la campagna elettorale. Il prezzo record raggiunto dal gas, oltre quota 315 euro per megawattora, irrompe nel dibattito tra i partiti, che si concentra su una proposta lanciata da Carlo Calenda: “Siamo in emergenza nazionale. Grazie a Salvini, Berlusconi e Conte il Governo Draghi ha le mani legate. Ma servono 10 miliardi per le imprese, sganciamento rinnovabili dal gas e 30 miliardi sulle famiglie. Ora. Le forze politiche sospendano la campagna elettorale e si dichiarino pronte a supportare il piano del governo, rigassificatore incluso, e un eventuale scostamento di bilancio”, scrive su Twitter il leader di Azione e del Terzo polo

Tra gli avversari chiamati in causa da Calenda il primo a rispondere è il leader della Lega Matteo Salvini “Calenda probabilmente dice che bisogna sospendere la campagna elettorale perché sa che ha già perso, prima di cominciare”, taglia corto il segretario del Carroccio, aggiungendo poi che l'ex ministro “non si è accorto che il governo è in carica, Draghi è presidente del Consiglio. Noi abbiamo chiesto di intervenire per mettere questo benedetto tetto, non serve sospendere la campagna elettorale”. Il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte punta invece sull'ironia: “Carlo vedo che la campagna elettorale ti ha svegliato!”, esordisce, sottolineando che “noi l'allarme per interventi massicci per famiglie e imprese, scostamento e tetto al prezzo del gas lo abbiamo lanciato 6 mesi fa portando proposte a Draghi. Le risposte non sono arrivate. Sugli extraprofitti poi il Governo si è perso per strada 9 miliardi necessari ad aiutare i cittadini sulle bollette. E ora a pagare sono le famiglie”.

E anche per Angelo Bonelli di Europa verde si tratta di uno spot “una proposta elettorale che non abbasserà il prezzo del gas”. Arriva dal Meeting di Rimini la replica di Carlo Calenda: liquida come “risposta da adolescente che non ha mai lavorato” quella di Salvini; e ribadisce la proposta “di fermarci immediatamente, sederci intorno a un tavolo e supportare Mario Draghi” per fare “un piano assolutamente straordinario”, perché altrimenti a settembre avremo “uno choc paragonabile a quello del Covid-19”. Sempre dalla kermesse di Cl, sul punto interviene il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti: “L'Ue deve mettere un price cap e disgiungere il prezzo dell'elettricità da quello del gas”, e se non si riesce fare “non possiamo evitare di porre il tema dello scostamento di bilancio”, dice, proprio mentre il governo si prepara a varare, a settembre, un provvedimento per contenere i rincari e tutelare sia le imprese che le famiglie.

La Meloni rassicura: non vogliamo rovinare conti Stato, io molto cauta

Un messaggio rassicurante per le cancellerie europee, ma anche un avviso agli avversari, a partire dal segretario del Pd, Enrico Letta, che in un’intervista alla Cnn nei giorni scorsi parlava di un “rischio” per l’Italia con Giorgia Meloni al comando. La presidente di Fratelli d’Italia in un’intervista alla Reuters offre la propria visione in campo economico e di politica estera “Sono molto cauta. Nessuna persona responsabile, prima di avere un quadro completo delle risorse che possono essere investite, può immaginare di rovinare le finanze del Paese”, chiarisce. Le lancette dell’orologio vengono spostate in avanti alla velocità della luce e, immaginando un governo di centrodestra, la leader della destra italiana aggiunge: “La prima cosa che dovremmo fare sarebbe la legge di bilancio e abbiamo chiaramente intenzione di farla entro i parametri richiesti”.

Entrando nel dibattito sui rapporti con Bruxelles e con gli altri grandi d’Europa, all’indomani del richiamo rivolto al Paese dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, per evitare l’isolazionismo e il protezionismo, Meloni assicura: “Vogliamo un diverso atteggiamento italiano sulla scena internazionale, ad esempio nei confronti della Commissione europea”, ma “questo non significa che vogliamo distruggere l'Europa, che vogliamo lasciare l'Europa, che vogliamo fare cose pazze”. Nessuna richiesta di uscita dall’Ue o dall’euro, insomma, come paventato dai suoi detrattori “Significa semplicemente spiegare che la difesa dell'interesse nazionale è importante per noi come lo è per i francesi e per i tedeschi”, prosegue la leader di FdI, che è anche presidente del partito dei Conservatori e dei riformisti europei ed è pronta a chiedere a una revisione del Pnrr, da aggiornare a suo modo di vedere dopo la crisi della guerra in Ucraina.

Tocca poi il tema del lavoro: “Non è normale che esistano ancora in Italia ammortizzatori sociali differenti tra lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi. Fratelli d'Italia si batte da sempre per l'introduzione di ammortizzatori universali, cioè che siano uguali per tutti”. Infine, la presidente di FdI afferma che il patto di stabilità non può essere ripristinato com'era prima della sua sospensione nel 2020 a causa del Covid. E affrontando la questione energetica, altra emergenza con cui deve fare i conti l'Ue, segnala che "le nazioni che stanno affrontando le maggiori difficoltà a causa dei loro debiti passati potrebbero essere aiutate meglio”.

Letta apre la fase 2, Conte attacca il Pd e rilancia il progressismo del M5S

Enrico Letta fa la sua corsa elettorale sul centrodestra, mentre Giuseppe Conte tenta di sorpassarlo a sinistra. È una gara nella gara quella fra il segretario del Pd e il leader del M5S, fino a qualche mese fa alleati e ora sempre più distanti. “Il voto è o di qua o di là, o si vota per una destra con Meloni e Salvini oppure l'unica alternativa che possa competere siamo noi, è un fatto oggettivo”, è la tesi del Segretario del Pd che, a un mese dal voto, apre una fase 2 di questa breve campagna elettorale. Ecco sei nuovi manifesti con grafica e messaggi per “polarizzare” il dibattito politico (Putin vs Europa, combustibili fossili vs energie rinnovabili, lavoro sottopagato vs salario minimo, discriminazioni vs diritti, condoni vs meno tasse per chi lavora, No vax vs scienza) da una parte lo sfondo nero, dall'altro quello rosso, con il claim Scegli. Per Letta “È il momento della polarizzazione, delle parole nette e di una comunicazione anche brutale della posta in gioco”. “Bisogna dare la sveglia agli italiani affinché vedano chiaramente qual è il rischio che corre il Paese, a maggior ragione dopo i fatti degli ultimi giorni, cioè le parole di Matteo Salvini sulle sanzioni alla Russia e il suo elogio al modello ungherese di famiglia, e poi il gesto sconsiderato di Meloni che pubblica il video di uno stupro per propaganda e, anziché scusarsi, lo rivendica pure”.

Il claim del M5S resta “Dalla parte giusta”, e per Conte in quella parte dovrebbe riconoscersi anche l'elettore di centrosinistra deluso. Da qui la strategia di attaccare i vertici del Pd, definendo il loro comportamento “incomprensibile” e accusando Letta di aver “parlato di fedeltà a Draghi al posto di fedeltà agli italiani”. Per Conte “Se un elettore di sinistra vuole realizzare gli obiettivi di una forza progressista credo che sia addirittura costretto a votare il M5S rispetto all'offerta corrente. Siamo la forza più progressista, è evidente”. Secondo valutazioni ai piani alti del partito, i sondaggi generano ottimismo, verso un voto in cui il 10% equivarrebbe a una vittoria e il 12-13% a un grande risultato. “C'è un astensionismo pazzesco: immaginate se quel 40% andasse a votare. Si ribalterebbero tutti i sondaggi. Ecco perché il M5S è molto chiaro. Non è il momento di ammucchiate”. Il salario minimo è la priorità dell'agenda progressista di Conte, ma dal Pd vari esponenti commentano il suo appello agli elettori di sinistra rilanciando la sua foto accanto a Matteo Salvini, due anni fa quando il suo governo approvò i decreti su sicurezza. Dal Terzo polo arrivano anche le stilettate di Carlo Calenda a Letta. "E' fermo all'Unione. Tutti contro i 'fascisti'. Non per governare ma per sopravvivere. Trent'anni e siamo ancora qui", dice il leader di Azione, che boccia anche i manifesti dem.



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