Tante sfide nei collegi uninominali
Nonostante molti leader avessero annunciato grandi sfide nei collegi uninominali alla fine hanno prevalso il tatticismo e la cautela: in molti si aspettavano il duello tanto annunciato a più riprese dal leader leghista tra Matteo Salvini e Matteo Renzi o Maria Elena Boschi, ma all’indomani del deposito delle liste elettorali al Viminale la vera novità è che, nonostante gli annunci, non ci sarà nessuno scontro tra big.
Non mancano tuttavia scontri pepati per il profilo dei contendenti come quello a Siena tra il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan e l'economista no euro Claudio Borghi. Il premier Gentiloni correrà nel suo collegio di residenza, nella Capitale (Roma 1) e a sfidarlo sarà Angiolino Cirullo, un imprenditore che ha perso il proprio investimento in Banca Etruria dopo il crac dell'Istituto, nonché Filippo Miraglia di LeU, vicepresidente nazionale di Arci.
Il segretario del Pd Matteo Renzi, candidato a Firenze Centro al Senato, se la vedrà con la senatrice uscente di SI Alessia Petraglia e, per il M5S, con l'avvocato Nicola Cecchi: questi non solo ha avuto la tessera Dem nel 2016 (Circolo Oltrarno) ma su Facebook annunciò anche il suo sì al referendum costituzionale del 4 dicembre. A dar pepe alla sfida ci sarà per il centrodestra l'economista "no euro" Alberto Bagnai.
A sbarrare la corsa di Luigi DI Maio nel collegio di Acerra ci proverà per il Pd Antonio Falcone, sindaco di S.Vitaliano, l'ex segretario Pd a Casal di Principe Carlo Corvino ora con LeU e soprattutto Vittorio Sgarbi per il centrodestra. Pietro Grasso correrà al Senato nella sua Palermo (Centro); contro di lui il M5S schiera Steni Di Piazza, cattolico aderente al movimento dei focolarini, direttore della filiale di Banca Etica a Palermo; per il Pd Teresa Piccione, deputata uscente e segretaria cittadina, di solida storia democristiana.
Tra i leader di partito, Emma Bonino sarà nel collegio del Senato di Roma Gianicolense, contro l'avvocato del M5S Claudio Consolo e, per LeU Laura Lauri, presidente di Sinistra Italiana. Giorgia Meloni si candida a Latina, città tradizionalmente di destra, dove si confronterà con il deputato uscente del centrosinistra Federico Fautilli (+Europa) e, per LeU, con Tommaso Conti, ex sindaco di Cori, anche lui un transfuga del Pd. Beatrice Lorenzin, schierata a Modena, si scontrerà con la geologa pentastellata Enrica Toce e con Cecilia Guerra, capogruppo di LeU al Senato. Nicola Fratoianni sarà a Pisa e contenderà il posto a Lucia Ciampi, sindaco di Calcinaia, per il centrosinistra.
Niente collegi uninominali per Matteo Salvini, bensì cinque posti da capolista in listini proporzionali al Senato (Calabria 1, Lazio 1 (Roma), Lombardia 4 (Milano), Liguria 1, Sicilia 2. È saltato uno dei pochi scontri tra Big, quello tra Piero Fassino e Pierluigi Bersani a Bologna, visto che entrambi sono candidati in altri collegi; ma nel capoluogo emiliano al Senato si scontreranno Pierferdinando Casini e Vasco Errani. All'insegna dell'amarcord il duello a Varese tra Umberto Bossi e l'ex direttore della Padania Gianluigi Paragone anche lui salito sul vagone di Movimento 5 Stelle.
Tregua armata nel Partito Democratico
Nel giorno della consegna delle liste, dai territori, tra gli esclusi e soprattutto tra le minoranze emergono ancora segnali di nervosismo e proteste per le scelte sulle liste del segretario del Partito Democratico. La tensione sembra annunciare un fiume di polemiche sino al giorno dopo il voto. C’è chi evoca nuove scissioni e chi possibili ribaltoni nel partito se Matteo Renzi non riuscisse a superare almeno quel 25% ottenuto da Bersani alle elezioni del 2013. Ma per ora tutti assicurano di volersi impegnare per la campagna elettorale, perché la disfatta colpirebbe tutti. E così la corsa al voto assume i tratti di una vera e propria “tregua armata”.
Risuona ancora molto forte la denuncia da parte degli orlandiani sul fatto che la “sinistra” non sarebbe presente nelle candidature: la predominanza dei renziani, che avrebbero circa 150 collegi sui 200 sicuri, sarà particolarmente accentuata al Senato, dove il leader Dem approderà con tutti i fedelissimi, mentre quelli della minoranza potrebbero essere solamente cinque.
Lontano dalla scena politica da tempo, anche l’ex Presidente del Consigli Enrico Letta è intervenuto sulla vicenda liste definendole un “tragico errore, una corsa verso l'abisso”. E anche se si tiene fuori dal nodo candidature, Romano Prodi ha pronunciato parole molto dure contro il Rosatellum, una legge che porta il nome dell'ex capogruppo Dem e che l'ex premier definisce “una sciagura”, perché fatta appositamente per “creare un'impasse” in cui nessuno possa governare.
Dal canto suo Matteo Renzi suona la carica chiedendo l’impegno di tutti, a cominciare da scontenti ed esclusi, e assicurando che il Partito Democratico è a soli due punti sotto il Movimento 5 Stelle e che il soprasso è alla portata. L’obiettivo del segretario dem è quello di portare il suo partito a essere il primo del prossimo Parlamento, un traguardo estremamente difficile da raggiungere visto che nei sondaggi il Pd continua, di settimana in settimana, a perdere consenso.
Di Maio lancia i “super competenti”
Luigi Di Maio, in uno show quasi televisivo al Tempio di Adriano a Roma, ha varato la squadra con cui sfidare centro sinistra e centro destra nei collegi uninominali. “Con noi c’è il meglio dell'Italia, inizia una nuova era”, scandisce Di Maio presentando i poco più di 40 candidati esterni portati a Roma. Fra questi l'olimpionico Domenico Fioravanti, economisti come Lorenzo Fioramonti, esperti di procedura civile come Claudio Consolo, ambientalisti, avvocati, medici come Pierpaolo Silieri o testimoni di giustizia come Pino Masciari.
Ma non sono mancate le polemiche per la candidatura, poi immediatamente ritirata, dell'ammiraglio Rinaldo Veri già eletto al Comune di Ortona con una lista civica vicina al Pd. Il leader grillino ha anche annunciato che oggi saranno pubblicati i risultati delle parlamentarie.