È scontro tra Calenda e Letta. Salvini attacca il Pd

A venti giorni dalle elezioni, ancora non abbiamo assistito a veri e propri confronti tv tra i leader delle principali forze ma la campagna elettorale entra nel vivo ed è un continuo botta e risposta anche se quasi mai vis a vis. Ieri il leader di Azione e del Terzo polo Carlo Calenda ha parlato di buon mattino ai microfoni di Rtl 102.5 di “un governo di larga coalizione anche con Pd, Lega e anche Meloni”. Una frase che ha scatenato l’immediata reazione del Partito democratico: per il segretario Enrico Letta “Calenda fa quello che crede, ovviamente. Mi sembra che sia chiaro ormai: il Terzo polo guarda a destra. Questa è la conferma di quello che diciamo, e cioè che chi vuole battere la destra ha un solo voto utile, quello per il centrosinistra”. L'ex ministro al Mise corregge il tiro: “Favorevole a governo con la Meloni? Ma quando mai. Non c'è spazio” per un esecutivo con sovranisti e populisti, “Sarebbe un controsenso. Ho solo detto una cosa che è molto diversa. Se io fossi Meloni che non ha una grande esperienza di gestione di ministeri anche se è una brava politica, io direi che per responsabilità è meglio andare avanti con Draghi. È solo un consiglio di buonsenso”. Mentre poco prima il leader di Sinistra italiana Nicola Fratoianni aveva commentato: “Beh, ora si spiega l'ossessione di Calenda nei confronti del sottoscritto e di Bonelli, e contro l'Alleanza Verdi-Sinistra. Il suo vero obiettivo è giungere ad un governo ancora più largo dell'attuale, coinvolgendo perfino Fratelli d'Italia e la Meloni. Si scrive Azione, si legge destra”. 

E non finisce qui, perché poi scoppia un polverone sul possibile confronto a SkyTg24. Prima con le parole avvelenate del leader della Lega nei confronti di Enrico Letta, e poi con lo scambio serrato fra lo stesso Salvini e Calenda: “Faccio il confronto con me stesso, perché Letta ha rifiutato e ha paura. Letta ha detto che per aiutare i giovani bisogna tassare i nonni. Secondo me, uno che dice una cosa del genere è il primo degli ignoranti. La tassa patrimoniale? Ma stiamo scherzando”. Questa è una campagna elettorale senza esclusioni di colpi e uno lo sferra proprio il leader del Terzo polo su Twitter: “Matteo Salvini, mi è sfuggita forse la tua risposta. Dice SkyTg24 che non era previsto alcun confronto. (Ergo hai detto una balla). Però se vuoi confrontarti su energia e bollette dai ok a Sky e ci vediamo lì alle 20.30”. E il Carroccio ribatte: “Sky aveva contattato Matteo Salvini già ad agosto, proponendo un dibattito con tutti i leader di partito. Il leader della Lega, come facilmente verificabile, aveva accettato ma il progetto non si è ancora concretizzato per la mancata adesione di altri segretari di partito: all'epoca, probabilmente Carlo Calenda era ancora alleato del Pd e sosteneva di non volersi mai alleare con Renzi prima di rompere col Pd e di allearsi con Renzi”. Le polemiche sono poi proseguite per tutta la serata e il risultato però rimane sempre lo stesso: a oggi il Paese non ha ancora potuto ascoltare un dibattito tra tutti i principali leder politici di coalizioni e liste.

Conte esclude un governo con la Meloni e attacca il Pd di Letta

Se qualcuno pensa già a un nuovo governo di salute pubblica, “noi non ci saremo”. Dallo studio di Porta a PortaGiuseppe Conte ha messo in chiaro che il suo M5S non prenderà parte a eventuali esperimenti da “specialisti della gestione del potere” se dopo le elezioni non si dovessero creare le condizioni per esecutivi puramente politici. Uno scenario che l'ex premier ammette di temere, perché “il metodo Draghi sta prendendo quota nel dibattito elettorale, e mi sembra che anche FdI lo stia abbracciando in modo non esplicito”. Poco prima, sui social, aveva parlato anche di “una vera e propria restaurazione”, cui “un po' tutte le altre forze politiche si stanno predisponendo”. Un ritorno “alla politica del passato, alle immunità e ai privilegi dei politici, ai politici che non rispondono alla magistratura, ai politici che si sentono al di sopra dei cittadini. Questo non lo permetteremo mai”. Conte continua a condurre la campagna elettorale del Movimento in solitaria battendo anche piazze e mercati, da ultimo quello storico dei libri usati a Roma, dove ha definito “una piaga da debellare” i rincari dei testi scolastici. Il tentativo dichiarato è posizionarsi a sinistra del Pd, puntando su cashback fiscale e Reddito di cittadinanza, ma soprattutto su salario minimo, lotta al precariato, taglio del cuneo fiscale. 

Gli ultimi sono temi cari anche dei dem “ma con loro non c’è proprio perfetta coincidenza, noi siamo più radicali”, è la tesi del presidente del M5S, che si smarca anche dai paragoni con la posizione del leghista Matteo Salvini contro le sanzioni alla Russia: “Stanno facendo male anche a noi ma non vanno tolte. Il problema ora è come uscire dal conflitto, costruire il negoziato. Gli interessi strategici dell'Ue non sono perfettamente combacianti con quelli degli Stati Uniti”. Dopo le elezioni, eventualmente con un nuovo segretario, si vedrà, ma con il Pd di Letta non sembrano esserci margini di riavvicinamento: “Non mi permetterei mai di influenzare le scelte del vertice di un'altra forza politica. Gli errori che sono stati commessi impediscono dal punto di vista politico di costruire qualcosa nell'immediato”. Con gli attuali assetti, al momento è quindi difficile immaginare uno scenario in cui il M5S possa tornare al governo, anche perché è da scartare a priori l'ipotesi di sedersi eventualmente al tavolo con Giorgia Meloni: “Una prospettiva impossibile, perché quasi tutte le ricette di Fratelli d'Italia le reputo inadeguate e addirittura nefaste per il futuro del nostro Paese”. In ogni caso nel Movimento continua a crescere l'ottimismo sul risultato elettorale. 

Il Governo è lavoro sul nuovo decreto aiuti. Giovedì sarà in Cdm

Palazzo Chigi si lavora a pieno ritmo per chiudere entro giovedì sul nuovo decreto aiuti. Al momento sembra che il Governo sia riuscito a recuperare 10 miliardi, ma le risorse con cui finanziare il provvedimento potrebbero anche aumentare, trainate dall'aumento delle entrate tributarie e da un eventuale tesoretto aggiuntivo derivante da decreti inattuati; si attendono gli ultimi dati di agosto e, soprattutto, il calcolo degli introiti degli extraprofitti. Intanto, incrociando i dati di alcune tabelle che circolano in ambienti ministeriali e i numeri ufficiali della presidenza del Consiglio, emergono 392 decreti inattuati o scaduti dal valore complessivo di circa 7,8 miliardi nel 2022: 121 risalenti ai governi Conte e 271 a quello Draghi. Di questi ultimi, 92 sono scaduti, 61 non ancora e 118 sono senza termine, rimarca Palazzo Chigi, sottolineando tanto l'impegno profuso per ridurre dell'82,2% i provvedimenti arretrati (passati dai 679 del febbraio 2021 ai 121 odierni), quanto la “sferzata” impressa dal premier per avvicinarsi il più possibile all'azzeramento dello stock. 

Obiettivo: utilizzare tutte le risorse a disposizione e, all'occorrenza, riutilizzare quelle che non riescono a essere impiegate come da previsioni, un eventuale tesoretto che potrebbe spuntare a sorpresa ed essere utilizzato entro l'anno a sostegno degli aiuti in un momento così complicato. Comunque vada, “nulla andrà perso”, garantisce il Governo. Sarà in particolare il mondo produttivo, colpito duramente dal caro bollette e dall'inflazione, al centro del provvedimento in arrivo giovedì in Cdm: tra le misure date quasi per certe c’è quella sul credito di imposta (aumento, proroga, o entrambe le leve) per le imprese energivore, ma le ipotesi spaziano da un intervento diretto alle Pmi in crisi di liquidità a quote di elettricità a buon mercato (provenienti dalle rinnovabili) riservate a determinati settori industriali. Al Mef l’obiettivo è scongiurare un possibile blocco produttivo. Per questo, si lavora anche all'attuazione della misura, inserita nel decreto bollette di marzo, che prevede che il Gse acquisti il gas per poi poterlo rivendere alle imprese energivore ad un prezzo calmierato con contratti di lungo periodo. Non solo, la norma sugli extraprofitti delle società energetiche dovrebbe essere rivista per poterla applicare meglio, delimitando con più precisione, ad esempio, le operazioni straordinarie e infragruppo coinvolte. 

Si valuta anche l'ipotesi di una cassa integrazione a costi più ridotti, provvedimento fortemente richiesto dai sindacati, ma le cui coperture sono ancora tutte da appurare. La maggioranza, intanto, è al lavoro al Senato per concentrare gli emendamenti, oltre 440 quelli presentati, al decreto aiuti bis. Dovrebbero essere accolti solo quelli non onerosi e i temi condivisi sembrano essere: le semplificazioni dei crediti del superbonus e il fotovoltaico. Giovedì, dopo il Consiglio dei ministri, potrebbe tenersi una conferenza stampa con l'annuncio dettagliato delle misure ma anche del piano di risparmi energetici cui ha lavorato il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani; la proroga dell'ora legale, suggerita da alcuni partiti, per ora rimane una proposta. Il giorno dopo il possibile Cdm si terrà un altro incontro cruciale in Ue sul fronte dell'energia: i ministri competenti discuteranno tanto del price cap quanto della possibilità di slegare il prezzo dell'energia da quello del gas, entrambi cavalli di battaglia di Mario Draghi.

Al Senato

L’Aula del Senato dovrebbe tornare a riunirsi alle 16.30 per la discussione del decreto-legge in materia di energia, emergenza idrica, politiche sociali e industriali anche se sembra difficile dal momento che le Commissioni Bilancio e Finanze non hanno ancora terminato l’esame.

Per quanto riguarda le Commissioni, la Giustizia esaminerà lo schema di decreto legislativo per l'efficienza del processo penale, lo schema di decreto legislativo sulla lotta contro la frode che lede gli interessi finanziari dell'Unione mediante il diritto penale, lo schema di decreto legislativo sull'ufficio per il processo e lo schema di decreto legislativo per l'efficienza del processo civile e per la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie. La Istruzione si confronterà sullo schema di decreto ministeriale sull'elenco delle proposte di istituzione e finanziamento di Comitati nazionali e edizioni nazionali per l'anno 2022. La Salute esaminerà lo schema di decreto legislativo sulla direttiva Euratom.



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