Nel centrodestra duello infinito sulla leadership
Ieri, in casa del centro destra sono arrivate due notizie che potrebbero aiutare la campagna di Fi, Fdi e anche di NcI. La prima è l'assoluzione per i lavori del G8 del 2010 di Guido Bertolaso, già candidato di Forza Italia a Roma nel 2016. E poi ci sono i dati negativi dell'Istat sulla natalità (scesa di un altro 2% nel 2017) che permette di valorizzare il programma del centrodestra su questo punto, specie su input di Fratelli d’Italia. Infatti Giorgia Meloni sottolinea le sue proposte pro-natalità, come fanno anche gli esponenti di Fi come Anna Grazia Calabria o di NcI come Maurizio Lupi.
Ma ecco che tutto viene oscurato dalle dichiarazioni di Matteo Salvini: prima annuncia una tassa sui robot, poi a Fabriano scavalca i sindacati e si propone come mediatore in una vertenza aziendale, poco dopo annuncia di nuovo l'uscita dall'Ue, per concludere con una bordata contro l'Islam che sarebbe incompatibile con la nostra Costituzione.
Insomma l'attivismo di Salvini, che alza ogni giorno il livello dello scontro, mette in seria difficoltà gli alleati. Da una parte scavalca a destra Fratelli d’Italia puntando al suo elettorato, dall'altra rende vane le affermazioni degli azzurri sull’unità di vedute nel centrodestra. Insomma a quasi tre settimane dal voto la sfida per la leadership si fa di giorno in giorno più intensa. D’altronde non ci si poteva aspettare che andasse diversamente visto che tra gli accordi della coalizione c’è che a guidare il centro destra all’indomani del voto sarà il partito, tra Fi, Lega e Fdi, che prenderà più voti. Salvini punta, ormai quotidianamente, a differenziarsi da Berlusconi, una strategia che comunque sta facendo avanzare la Lega nei sondaggi.
Il Movimento 5 Stelle chiama in causa Mattarella
Non sono giorni facili per il Movimento 5 Stelle: pochi giorni fa le accuse di plagio del programma elettorale lanciate da Il Post, poi il caso rimborsi dell’eurodeputata grillina Cristina Belotti e ieri un nuovo caso di non restituzione di una parte degli stipendi da parte dei deputati e candidati Andra Cecconi e Carlo Martelli. Questi ultimi ieri sera hanno poi annunciato, non potendo ritirare la loro candidatura, che una volta eletti rimetteranno il loro mandato. Il movimento guidato da Luigi Di Maio si senta assediato: per rompere l’accerchiamento ha sferrato l’ennesimo attacco alla stampa che considera complice di una campagna elettorale inquinata e alza il tiro chiamando in causa il Capo dello Stato Sergio Mattarella.
“Noi facciamo un appello al Presidente della Repubblica perché sia garantita una informazione equa in questa campagna elettorale che così non è ad armi pari” ha tuonato il candidato premier Luigi Di Maio. Gli fa eco la candidata alla Presidenza del Lazio Roberta Lombardi: “Vorremmo che fosse più incisivo in questa sua funzione di garanzia” e lo attacca: “Mattarella appartiene a quella classe politica che ci ha lasciato il Paese nelle condizioni in cui è”.
Il dito pentastellato è puntato direttamente su Rai e Mediaset. L’accusa è quella di fare propaganda e non informazione. Di Maio ha quindi rivolto un appello a direttori e giornalisti invitandoli a fare un passo indietro rispetto agli ordini di scuderia dei partiti. Il leader grillino ha anche annunciato che il M5S si rivolgerà direttamente all'Ufficio europeo per la lotta antifrode.
Ma i guai non sono finiti. In Sardegna Mario Perantoni Satta, avvocato civilista inserito dal M5s in lista per la Camera a Sassari nel collegio uninominale, finisce nel mirino di alcuni ex militanti grillini e degli esponenti di altri partiti: si era candidato alle provinciali nel 2010 con i Comunisti Italiani ma il regolamento per le parlamentarie del M5S stabilisce che è necessario non aver corso con altre forze politiche. Il caso senza ombra di dubbio alimenterà la tensione in una parte della base, ancora molto critica sulle parlamentarie dello scorso gennaio.