Attività parlamentare sospesa per tutta la settimana in vista delle elezioni amministrative di domenica prossima che vedrà chiamati alle urne oltre 13 milioni di elettori. Sono oltre 1.300 i comuni, dei quali 25 capoluoghi, che andranno al voto il 5 giugno per l'elezione del sindaco e del consiglio comunale. Nelle regioni a statuto ordinario si voterà nella sola giornata di domenica, dalle 7 alle 23.
L’elezione del nuovo sindaco di Roma rappresenta una fra le sfide più importanti di questa tornata elettorale. Nei mesi successivi alle inchieste giudiziarie di Mafia Capitale, alle turbolente dimissioni del Sindaco del Partito Democratico Ignazio Marino e al successivo commissariamento del comune, la campagna elettorale e la presentazione delle liste nella capitale sono state al centro di un delicatissimo dibattito politico ed hanno occupato un buon numero di prime pagine dei principali quotidiani italiani, e non è difficile capire perché. La posta in gioco è altissima: vincere o perdere a Roma ha un valore simbolico e politico non indifferente. Non sorprende affatto quindi che per il ruolo di nuovo sindaco di Roma concorrano 13 candidati sostenuti in tutto da 33 formazioni tra partiti, liste civiche e movimenti.
Il Partito Democratico, assieme a quattro altre liste, sostiene Roberto Giachetti, ex radicale, parlamentare del Pd e vice-presidente della Camera. Sul fronte opposto, 2 sono i principali candidati: Alfio Marchini, già candidatosi alle ultime comunali, sostenuto da FI dopo il ritiro del proprio candidato Guido Bertolaso e da altre tre liste, e Giorgia Meloni, leader di FdI, che è fortemente sostenuta dalla Lega Nord di Matteo Salvini e da altre tre liste. I non infallibili sondaggi danno un testa a testa tra la candidata del Movimento 5 Stelle Virginia Raggi, che si assesterebbe poco sotto il 28% e Roberto Giachetti, stimato al 28,5%; a seguire, Marchini al 19,5%, Meloni in netto calo si attesterebbe intorno al 15,5% e infine Fassina, recentemente riammesso alla competizione dal Consiglio di Stato, al 4,5%. Non superano il 4% delle preferenze l’insieme degli altri 8 candidati che comprendono gli outsider Alessandro Mustillo del Partito comunista, Simone Di Stefano di Casapound, Mario Adinolfi, supportato dal Movimento del Popolo della Famiglia, e ancora, Carlo Rienzi, presidente del Codacons, Alfredo Iorio del Movimento Sociale, Dario Di Francesco, pittoresco personaggio che si definisce il "nuovo Spartaco", Michel Emi Maritato candidato per la Lista civica Assotutela e Fabrizio Verduchi di Italia Cristiana.
Secondo i sondaggi, ma qui è facile indovinare il dato, il primo vero grande partito di Roma sarebbe l’astensionismo. Sono oltre il 50% gli elettori che hanno dichiarato che non si recheranno ai seggi o che non hanno ancora deciso per quale candidato propendere: un dato estremamente significativo al quale si affianca la certezza che nessun candidato riuscirà a vincere al primo turno. I giochi nella Capitale sono quindi ancora tutti aperti e solamente le prossime ore ci diranno chi fra Raggi, Giachetti, Meloni e Marchini riuscirà a raggiungere il secondo turno.
Ieri sera dagli studi di Sky si è svolto l’attesissimo dibattito all'americana, moderato dal giornalista Gianluca Semprini, fra Giorgia Meloni, Roberto Giachetti, Stefano Fassina, Alfio Marchini e Virginia Raggi. Come nel dibattito di Milano, il confronto è stato per lo più all’insegna del fair play fra i candidati e non ha riservato particolari colpi di scena, salvo la stessa presenza della candidata del Movimento 5 Stelle che per tutta la durata della campagna elettorale aveva rifiutato la gran parte dei confronti pubblici con gli altri candidati.
Sono stati moltissimi i temi toccati come la questione delle buche, del traffico, dell’enorme debito del Campidoglio, dell’assenteismo dei dipendenti del Comune, dei campi rom e della sicurezza. Sul traffico, uno dei veri tormenti dei romani, al di là delle singole soluzioni, tutti hanno insistito su alcuni aspetti: il potenziamento del trasporto su ferro di superficie, il prolungamento delle linee metropolitane, il rinnovo del parco bus e l’ampliamento della rete ciclabile. Mantra unanime, la lotta all’evasione e agli sprechi. Fassina punta a un "piano strategico per traffico che dimezza il numero delle auto in 5 anni, chiude l'anello ferroviario, allunga la metro, costruisce direttrici, più tram e ciclabili"; invece Marchini pensa a "semafori intelligenti e sensori sotto l'asfalto, più tram e stop all'evasione dei biglietti alzando i tornelli, autobus nuovi e vagoni con aria condizionata". Per la Raggi bisogna tornare alla "mobilità pubblica, con più bus, tagliare gli sprechi in Atac, recuperare evasione, più car sharing, piste ciclabili ma anche la funivia che già è sperimentata in città europee". "Recupero sprechi e abbattimento evasione con il bigliettaio" sono prioritari per Giorgia Meloni mentre Giachetti pensa a "investimenti per 150 bus nuovi e 70 ad idrogeno". Tra le priorità in agenda, il problema dei rifiuti: pur con le dovute differenze, la maggior parte dei candidati ha sottolineato l’urgenza di chiudere il ciclo dei rifiuti, per gestire l’intera filiera e abbassare la Tari grazie al riciclo. Unica voce fuori dal coro quella di Marchini, che ha proposto di "congelare la raccolta differenziata, che ora ha costi troppo elevati, finché non ci saremo dotati degli impianti per il trattamento".
Tra le questioni più urgenti che sono state discusse c’è stata quella del colossale debito di oltre 13 miliardi di euro di Roma Capitale. Giachetti ha puntato su due aspetti: «Rinegoziazione a tassi più vantaggiosi e razionalizzazione per abbassare l’Irpef e investire di più nei servizi sociali». Proposta condivisa, in parte, anche da Fassina e Meloni. Diversa la soluzione individuata da Marchini: «Usare la legge 66 del 2014 grazie alla quale, lo Stato, con emissione ad hoc di Btp, consente la riduzione degli interessi al 2%». La Raggi ha chiesto chiarezza, suggerendo un audit «per verificare cosa c’è dentro quel debito e a chi i romani pagano 200 milioni ogni anno». Mentre sulla candidatura ai Giochi Olimpici del 2024 Giachetti, Marchini e Meloni sono a favore, Raggi e Fassina invece si sono detti nettamente contrari. "Non si può rispondere sì, ha ribadito la candidata grillina, prima serve l'ordinario". "Criminale sarebbe perdere questa opportunità di creare lavoro", ha detto Giachetti.
Come era da aspettarsi, la parte più concitata del confronto è stata quella dedicata alla legalità e ai trascorsi di Mafia Capitale. Virginia Raggi ha attaccato tutti: "Stanno cercando di apparire più puliti di quanto non siano. Non parlo di loro ma dei partiti. Infatti mettono la faccia ma non i simboli, perché si vergognano dei partiti che li sostengono". Pronta la replica di Giorgia Meloni: "Non ci vergogniamo affatto dei partiti. Ma le sentinelle della legalità 5 Stelle non sono state così sentinelle. Una delibera pro-Buzzi nel 2014 vide il voto a favore dei M5S, noi abbiamo votato contro". Dello stesso tono la replica di Roberto Giachetti: "Gira in rete un video di un consigliere M5S, andava a firmare poi se ne andava. Chi ci dava lezioni sta dimostrando di non avere alcun titolo per dare lezioni a noi". Infine, Stefano Fassina: "Mal comune non è mezzo gaudio, ma la Raggi ci deve rispettare. Non generalizzare. Comodo gettare fango su tutti ma non è così”.
Sul delicatissimo tema della sicurezza, Alfio Marchini prevede droni e videocamere per garantire sicurezza in città e mail certificate per rendere più agevole e tempestivo pagare le multe. Anche Roberto Giachetti propone un sistema di videosorveglianza da affiancare al lavoro delle forze dell'ordine. "Costruire e demolire per il bello in periferia" è la sfida di Giorgia Meloni, che si è detta anche favorevole al ripristino della case chiuse. Illuminazione, trasporto pubblico e banda larga alcune delle "cose da portare in periferia". Lotta alla microcriminalità, con un corpo di polizia locale riorganizzato e sicurezza stradale incentivata sono gli obiettivi programmatici di Virginia Raggi. Fassina propone un piano metropolitano per la sicurezza per coordinare forze di polizia civile e militare sul territorio.
Sui campi Rom di Roma "Le ruspe non sono la soluzione, serve lavorare per l'integrazione” dice Giachetti che sottolinea soprattutto la questione della scolarizzazione dei bimbi. "Andiamo verso il superamento dei campi rom, come richiede l’Europa - propone la Raggi - e verso un censimento patrimoniale approfondito per ogni insediamento, affinché nessuno a Roma possa più vivere sulle spalle dell’altro. I campi rom vanno chiusi anche per Marchini. Anche Fassina è per la chiusura dei campi e propone un piano triennale per eliminarli attraverso un'integrazione di microgruppi nella città. E' per lo smantellamento degli insediamenti rom anche Giorgia Meloni, la cui candidatura è sostenuta dalla Lega nord. "Dei 18 campi nomadi di oggi - ha detto la leader di FdI - dopo averli chiusi, si fanno 12 boschi urbani. Di solito queste aree, quando vengono smantellate, vengono restituite alla città in condizioni pessime, mentre noi vogliamo farne delle vere e proprie foreste urbane per tutti i romani".
I candidati sindaco chiuderanno tra giovedì e venerdì prossimi la campagna elettorale con appuntamenti in varie parti della città.
Roberto Giachetti, dopo la manifestazione prevista per oggi con il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, venerdì farà un giro, in sella alla sua moto, in dieci municipi della Capitale, per “ricucire” idealmente Roma, dal centro alla periferia.
Location in pieno centro storico invece per la chiusura della campagna elettorale di Virginia Raggi: sul palco di Piazza del Popolo non ci sarà Beppe Grillo. Ci saranno invece i big del direttorio e del Movimento, da Alessandro Di Battista a Luigi Di Maio. Sul palco anche il premio Nobel Dario Fo, da sempre vicino al M5S, e l'attore Claudio Santamaria.
Alfio Marchini per la chiusura della campagna elettorale ha scelto un concerto con "i grandi autori della musica italiana" a Ostia, sul litorale romano. Ad alternarsi sul palco saliranno Ivana Spagna, Pupo e Fausto Leali mentre per il comizio finale Marchini, appoggiato da centristi e Forza Italia, potrà contare sulla presenza di Silvio Berlusconi.
Chiusura di campagna anticipata di un giorno invece per Giorgia Meloni, che vuole così “marcare” il giorno della Festa della Repubblica con il comizio finale a Tor Bella Monaca.
Concerto e comizio in periferia per Stefano Fassina: il candidato della Sinistra ha deciso di chiudere la campagna elettorale a Piazza delle Gardenie, a Centocelle, simbolo della periferia multietnica della Capitale. Con Fassina ci saranno dirigenti e parlamentari di Sel e di Sinistra Italiana.