Si ingrossano sempre di più i ranghi di chi non è disposto a votare il piano di riforme imposto dal presidente del Consiglio. Il ruolino di marcia studiato da Matteo Renzi dovrà fare i conti con le polemiche delle opposizioni e il dissenso interno al suo partito. Dovrà essere ridefinito anche il ruolo di Forza Italia, in pressing da giorni per ottenere un nuovo incontro con l'inquilino di Palazzo Chigi. Intanto, i senatori espulsi e fuoriusciti dal MoVimento 5 stelle sono pronti ad apporre le proprie firme e a sostenere durante l'iter parlamentare il disegno di legge presentato da Vannino Chiti. Il senatore dem – esponete della minoranza del partito – non è disposto a ritirare la sua proposta; la sinistra del Pd non vuole rinunciare al carattere elettivo di Palazzo Madama. Per civatiani e bersaniani il futuro del bicameralismo italiano non potrà prescindere da una serie di prerogative affidate alla Camera alta, compiti che non potranno finire nelle mani dei sindaci dei capoluoghi di provincia e dei governatori delle Regioni. A complicare ulteriormente il quadro ci ha pensato Augusto Minzolini, senatore di Forza Italia. Il giornalista eletto nelle liste azzurre avrebbe infatti allo studio un ddl da presentare a nome della minoranza interna a FI e dei colleghi di altre frange minoritarie del centrodestra. Uno “strappo” in grado di testimoniare un certo dibattito anche in Forza Italia; sembra che tra i più scettici ci sia anche il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri. Esponente di spicco del movimento che sarebbe in grado di convincere alcuni colleghi provenienti da Alleanza nazionale. La situazione potrebbe rientrare nella giornata di mercoledì quando si terrà un dibattito tra costituzionalisti e giovani ricercatori organizzato da Maria Elena Boschi, ministro per le Riforme costituzionali e per i Rapporti col Parlamento. Secondo diversi osservatori sarà l'occasione per cercare di ricomporre il dissenso interno al Pd e rassicurare i parlamentari più scettici. Una spaccatura troppo pronunciata nei dem rischierebbe di mettere a repentaglio il timing predisposto dall'ex sindaco di Firenze: votazione in prima lettura al Senato entro maggio, seconda lettura alla Camera entro l'autunno e approvazione definitiva entro il dicembre del 2015.

Resta un'incognita l'orientamento di Forza Italia. Silvio Berlusconi ha deciso di tenere un basso profilo sino al deposito della decisione con cui il tribunale di sorveglianza di Milano deciderà sul suo affidamento ai servizi sociali. Potrebbero persino essere rinviate le conferenze stampa di presentazione dei candidati previste per le prossime settimane. Sembra difficile che le seconde linee del partito si possano permettere di negoziare con Renzi il contenuto del piano di riforme costituzionale. Più facile pensare che Berlusconi avvii una serie di colloqui riservati con il Pd per poi dare delle direttive ai suoi fedelissimi.

La discussione sul Documento di economia e finanza (DEF), calendarizzata per la prossima settimana, risentiranno del livello di tensione crescente. L'instabilità politica potrebbe finire nel mirino della Commissione europea; Bruxelles si aspetta infatti che il governo sia in grado di attuare le politiche illustrate da Renzi durante le sue recenti visite internazionali.

Passando ai lavori parlamentari, l’Assemblea di Montecitorio, approvato ieri sera in prima lettura il DL Salva Roma-ter, svolgerà, a partire dalle 9:30, alcune interpellanze urgenti tra cui quella di Gian  Luigi Gigli, esponente di Per l’Italia, sulla cosiddetta pillola del giorno dopo, e quella del montiano Giuseppe Stefano Quintarelli sull’equo compenso per la copia privata.  

La commissione Attività produttive ospiterà le audizioni informali di Rete imprese Italia e Confimi Impresa nell'ambito dell'istruttoria della proposta con cui si punta ad introdurre nell'ordinamento “Sistemi anticontraffazione per consentire al consumatore l'identificazione dei prodotti di origine italiana”.



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