Dopo che nella giornata di ieri è stato approvato, con modifiche, il ddl sulla responsabilità professionale del personale sanitario , l’Assemblea del Senato tornerà a riunirsi oggi a partire dalle 9.30 per esprimersi sui requisiti di necessità e urgenza del decreto Salva Banche che consente il salvataggio pubblico della Monte dei Paschi di Siena. La votazione si è resa necessaria a causa di un “blitz” del Movimento 5 Stelle. Non essendo stata raggiunta l'unanimità nel voto in commissione Affari Costituzionali sulla calendarizzazione urgente del provvedimento, il M5S ha approfittato di un articolo del regolamento che consente a chi raccoglie almeno 30 firme di chiedere la votazione in Aula. Successivamente l’Aula di Palazzo Madama esaminerà diverse ratifiche di accordi internazionali, mentre alle 16 è previsto lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni.

Per quanto riguarda i lavori della Commissioni, la Affari Costituzionali ieri ha dato un primo via libera al decreto milleproroghe, pronunciandosi a favore dei presupposti di costituzionalità. Secondo quanto è stato deciso, nelle giornate di martedì, mercoledì e giovedì della prossima settimana è prevista la discussione generale, mentre il termine per lapresentazione degli emendamenti è stato fissato alle 18 di giovedì 19. L’illustrazione degli emendamenti, che si annunciano numerosi, inizierà martedì 24 e a seguire verranno svolte le votazioni con l’obiettivo di portare il decreto in aula entro la fine del mese.

La Commissione Giustizia esaminerà lo schema di decreto legislativo relativo alla lotta contro la corruzione nel settore privato e lo schema di decreto legislativo sulla gestione collettiva dei diritti d'autore e dei diritti connessi e sulla concessione di licenze multiterritoriali per i diritti su opere musicali per l'uso online nel mercato interno; riprenderà il confronto del ddl sulle modifiche al Codice penale in materia di reati contro la Pubblica amministrazione. La Commissione Finanze, in sede congiunta con quella del Senato, alle 13 ascolterà il Ministro dell'economia e delle finanze Pier Carlo Padoan sulla tutela del risparmio nel settore creditizio. La Commissione Sanità ascolterà la dott.ssa Flavia Bustreo, vice direttrice-generale (on special leave) per la salute della famiglia, delle donne e dei bambini dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Nella giornata di oggi l’Assemblea della Camera non si riunirà. Nella seduta di ieri l’Aula di Montecitorio ha respinto la pregiudiziale riferita al decreto per la coesione sociale e territoriale, con particolare riferimento a situazioni critiche in alcune aree del Mezzogiorno, e ha approvato, in prima lettura, la proposta di legge costituzionale per la modifica dello statuto speciale del Trentino Alto Adige in materia di tutela della minoranza linguistica ladina della provincia di Bolzano.

Passando ai lavori delle Commissioni, la Giustizia esaminerà la pdl di delega al Governo per la riforma delle discipline della crisi d'impresa e dell'insolvenza. La Commissione Ambiente si confronterà sulla risoluzione relativa all’utilizzo dei fanghi. La Commissione Attività Produttive ascolterà i vertici dell'Agenzia Spaziale Italiana (ASI) nell'ambito dell'esame della Comunicazione della Commissione europea sulla strategia spaziale per l'Europa. La Commissione Lavoro svolgerà diverse audizioni nell'ambito dell'esame della pdl per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e sulle misure per favorire l'articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato. La Commissione Affari sociali ascolterà i rappresentanti delle Regioni e delle Province autonome, di Cittadinanzattiva e di alcuni esperti nell’ambito dell’esame delle pdl sulle norme per la promozione del parto fisiologico.

Dopo settimane di attesa e d'intenso dibattito politico, nella giornata di ieri la Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile il quesito del referendum sull’articolo 18 proposto dallaCgil e sottoscritto da 3,3 milioni di firme che mirava direttamente a reintrodurre i limiti per i licenziamenti senza giusta causa e quindi ad abrogare le modifiche apportate allo Statuto dei lavoratori dal Jobs Act ad opera del precedente Governo guidato da Matteo Renzi. La Consulta ha invece ammesso il quesito sui voucher e quello sulla responsabilità in solido appaltante-appaltatore. La consultazione referendaria, secondo quanto prevede la legge, dovrà svolgersi tra il 15 aprile e il 15 giugno prossimi, salvo, però, elezioni anticipate: in questo caso, la legge prevede che i referendum abrogativi che hanno avuto il via libera dalla Cassazione e dalla Corte Costituzionale vengano di fatto congelati fino all'anno successivo. Immediata la reazione della Segretaria generale della Cgil Susanna Camusso: “Valuteremo le motivazioni della Corte e la rispettiamo, ma siamo convinti che questa battaglia vada continuata, quindi la continueremo nelle forme che la contrattazione e la legge ci permettono. Noi siamo convinti che la libertà dei lavoratori passi attraverso la loro sicurezza e quindi continueremo la nostra iniziativa per ristabilire i diritti", ha spiegato, confermando che nei prossimi giorni il sindacato valuterà "tutte le possibilità" compresa quella di rivolgersi alla Corte europea in materia di normative sui licenziamenti.

La sentenza della Consulta fa tirare un sospiro di sollievo al Governo e alla maggioranza che temeva di dover fare i conti con un'aspra campagna referendaria per l'abolizione dell'art.18 e in generale contro le riforme simbolo del precedente Governo Renzi. Invece la questione dei voucher non desta particolari preoccupazioni dal momento che sembra molto probabile che si trovi una soluzione parlamentare per modificarli, riportandoli in un sistema più circoscritto e meno liberalizzato così da contenerne l’abuso e l’utilizzo indiscriminato; certamente se si arrivare a un referendum la questione si complicherebbe. La minoranza del Partito Democratico guidata daRoberto Speranza e dall’ex Segretario Pierluigi Bersani sembrerebbe già pronta a schierarsi contro la maggioranza del partito e a votare SI'. Ma la realtà è che tra i renziani la decisione dei giudici, ampiamente prevista, non cambia il timing: il referendum non si farà perché con ogni probabilità a giugno, ribadiscono per fugare timori e desideri di tempi più lunghi, ci saranno le elezioni politiche e il voto sui quesiti del Jobs act slitteranno al 2018.

Dopo la sentenza di ieri della Corte Costituzionale tutte le forze politiche sono in attesa del secondo importante pronunciamento della Consulta, quello sull’Italicum del prossimo 24 gennaio. All’Assemblea Nazionale del Partito Democratico il segretario Matteo Renzi aveva rilanciato il ritorno a un sistema maggioritario rispolverando il Mattarellum ma ancora non è iniziato un confronto parlamentare ma solamente politico. Ieri la conferenza dei Presidenti di gruppo della Camera ha deciso che all’indomani della sentenza verrà riconvocata immediatamente una Capigruppo per stabilire il percorso parlamentare per la riforma della legge elettorale di Camera e Senato.

Intanto nella giornata di ieri a palazzo Grazioli si è tenuto un delicato vertice, fortemente voluto da Silvio Berlusconi, per fare il punto della situazione in Forza Italia al quale hanno partecipato i capigruppo di Camera e Senato, Renato Brunetta e Paolo Romani, insieme a Gianni Letta, Nicolò Ghedini, Sestino Giacomoni e Valentino Valentini; tra i diversi temi toccati c’è stato quello della riforma della legge elettorale. Nella riunione, durata diverse ore e non priva di tensioni, sarebbe stata ribadita la netta contrarietà alle preferenze e la necessità di prevedere un sistema che garantisca la governabilità, ovvero la corrispondenza tra la maggioranza parlamentare e quella popolare. I modelli di riferimento sarebbero quello spagnolo o quello tedesco, anche se dal punto di vista di strategia politica è stato deciso che Forza Italia non si farà promotrice di proposte dettagliate prima della sentenza della Consulta e che solamente all’indomani del pronunciamento sarà pronta a sedersi al tavolo della discussione con le proprie richieste e orientamenti.

Coerentemente con quanto affermato nelle ultime settimane la Lega Nord ha dato la sua disponibilità al Governo e alla Maggioranza per la riforma della legge elettorale. Ieri, in una conferenza stampa a Bruxelles, il segretario del Carroccio Matteo Salvini ha ribadito: "Continuo a essere convinto che le elezioni politiche ci saranno entro la primavera e comunque ribadisco a Renzi che siamo disponibili a votare qualunque legge elettorale che arrivi in Aula, anche per decreto, pur di andare alle elezioni prima possibile". Salvini ha poi annunciato che il 24 gennaio "monterò la tenda davanti alla sede della Consulta, e mi auguro che arrivi una sentenza che permetta di avere una legge elettorale pronta per essere utilizzata . Faremo di tutto perché non si perda altro tempo, solo per permettere a Gentiloni di continuare con il governo. A me piacerebbe molto che si votasse in Italia contestualmente alle elezioni in Francia , e se posso esprimere un desiderio il 23 aprile al primo turno e il 7 maggio il ballottaggio. Ci sono anche elezioni amministrative in molti Comuni: per risparmiare, io vedrei bene elezioni politiche e amministrative nella stessa data".

 



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