Aquarius: Conte convoca un vertice a tre
Il golden monday di Matteo Salvini, che ha incassato in un sol colpo la solidarietà della Spagna sul caso Aquarius e il boom alle Comunali, è vissuto con un misto di soddisfazione e preoccupazione a Palazzo Chigi: se è vero che tutto il Governo, a partire dal premier Giuseppe Conte, si è allineato sulla linea dura messa in campo dal leader leghista e la sua azione su Aquarius non violerebbe il contratto, è anche vero che per il Movimento 5 Stelle il rischio è di essere oscurati dalla frenetica assertività dell'alleato leghista.
In questa situazione effervescente il Presidente del Consiglio ha convocato ieri sera un vertice a Palazzo Chigi per discutere proprio della questione migranti ma con un occhio a tutti gli altri temi in primo piano, dalle nomine al programma. E proprio sul programma Luigi Di Maio rilancerebbe per provare in qualche modo ad arginare il superattivismo di Matteo Salvini, rilancio che dovrebbe partire proprio dalla pensione di cittadinanza.
Giuseppe Conte arriva ad Amatrice intenzionato a non parlare del dossier Aquarius, limitandosi ad annunciare il vertice. Poi, la decisione del governo spagnolo di accogliere gli oltre 600 migranticambia le carte in tavola: poco prima che Matteo Salvini parli in conferenza stampa da via Bellerio, anticipa la linea usando toni ben più moderati del leader leghista ma contenuti non dissimili. La decisione di Madrid, a Palazzo Chigi, è vista come una vittoria diplomatica, come la prova che, forzando la mano, qualcosa, sull'emergenza sbarchi si potrà ottenere.
Conte tenta anche di rassicurare chi ha visto, anche nel M5S, la mossa del governo fin troppo azzardata: “Abbiamo mandato delle motovedette per gestire questo passaggio critico in sicurezza”, spiega il premier. Il caso Aquarius, tuttavia, cambia l'agenda del Governo: inizialmente intenzionato a puntare tutto sul dossier migranti al Consiglio europeo di fine giugno è ora costretto ad accelerare.
Tant'è che nei bilaterali di venerdì e lunedì con Emmanuel Macron e Angela Merkel Conte cercherà subito la sponda franco-tedesca per un cambio di rotta nelle politiche dell'immigrazione, nella direzione della solidarietà, già prima che si lavori alla difficile modifica del regolamento di Dublino.
Braccio di ferro tra M5S e Lega sulle nomine di sottosegretari e viceministri
Le nomine del sottogoverno giallo-verde devono chiudersi entro questa settimana: è il diktat a Palazzo Chigi, dove lo stesso premier Giuseppe Conte è pronto a riempire le caselle di sottosegretari e viceministri dopo aver esaurito l'emergenza Aquarius. Nessuna crepa nel triumvirato Di Maio-Conte-Salvini, anzi, è lo stesso Presidente del Consiglio a blindare il titolare del Viminale, plaudendo all'operazione sui migranti, ormai meglio conosciuta con l'hashtag #chiudiamoiporti.
La partita delle nomine, però, legata a stretto giro con quelle delle Commissioni parlamentari, non è per nulla facile: fonti della maggioranza spiegano che la griglia dei nomi è stata stabilita e il metodo anche: a un ministro della Lega sarà affiancato un vice M5S e viceversa, e così via, fino a coprire tutti i posti vacanti. A irrompere nella spartizione, poi, sono gli stessi risultati delle amministrative, che hanno visto il Carroccio in gran forma, mentre il M5S accusa qualche difficoltà in tutta Italia.
La discussione su questo tema sarà aperta con un incontro ad hoc tra il premier i due vice. A far discutere i tre resterà il nodo sulle Telecomunicazioni, la delega su cui Salvini vuole mettere il cappello, e molto cara a Silvio Berlusconi, ma che sembra molto desiderata anche dallo stesso Luigi Di Maio. È qui che giocherà il risultato della domenica elettorale: le quote stabilite (20 sottosegretari e 5 viceministri a M5S, 15 sottosegretari e 3 viceministri alla Lega) potrebbero essere riviste favorendo la compagine di Matteo Salvini.
Altra nota dolente è la delega all'editoria per la quale Luigi Di Maio avrebbe proposto Primo Di Nicola, nome invece non gradito alla Lega: il vero e proprio braccio di ferro dovrà essere risolto prima che il premier parta per Parigi e Berlino. Per il momento non c'è aria di Consiglio dei ministri, almeno nella giornata di oggi e domani, che sarà impegnata, oltre che dal vertice a tre, anche da una riunione tra Conte e i ministri economici: si deve fare il punto su flat tax, reddito di cittadinanza e conti pubblici.
Molti nomi e nessuna decisione sulle presidenze delle Commissioni Parlamentari
Entra nel vivo la partita relativa alle presidenze delle Commissioni parlamentari, un puzzle la cui composizione è subordinata alle nomine del sottogoverno, in un delicato gioco d’incastri. L'idea del M5S è quella di portare al tavolo con la Lega due nomi per ogni Commissione e infatti i componenti grillini di alcune delle Commissioni hanno già indicato, con una votazione interna, i nomi per le presidenze.
Alla Camera, per la Commissione Attività produttive sarebbe stato indicato il pentastellato Davide Crippa (l'altro nome sul tavolo sarebbe quello di Mattia Fantinati). Per le Politiche Ue è in pole il tesoriere 5 Stelle Sergio Battelli (l'alternativa potrebbe essere la new entry Carlo Ugo De Girolamo). E se Fabiana Dadone è uno dei nomi più accreditati per la presidenza della Commissione Affari costituzionali, Vittorio Ferraresi o Giulia Sarti potrebbero ottenere la Commissione Giustizia.
Per la Difesa si fanno i nomi di Emanuela Corda e Angelo Tofalo. Le ipotesi più accreditate per la Commissione Esteri sono Manlio Di Stefano ed Emanuela Del Re. Per quanto riguarda la Commissione Finanze circolano i nomi di Carla Ruocco e Alessio Villarosa che potrebbe andare anche alla Bilancio.
A Palazzo Madama il senatore-chirurgo Pierpaolo Sileri potrebbe sedersi al vertice della Commissione sanità: una soluzione alternativa sarebbe quella di Giovanni Endrizzi, che però potrebbe anche trovare spazio in un'altra. E se Nunzia Catalfo è tra i profili più quotati per la Commissione Lavoro, Gianni Girotto e Gianluigi Paragone sono i nomi indicati per la presidenza della Commissione Industria.
Ai Lavori pubblici potrebbe trovare spazio Andrea Cioffi, per il quale si ipotizza anche un incarico come sottosegretario ai Trasporti. Gianluca Perilli è tra i papabili per la Commissione Affari costituzionali del Senato, mentre per la presidenza dell'Antimafia sarebbe in pole Nicola Morra.
Ieri intanto Forza Italia avrebbe puntato i piedi all'ipotesi di affidare il Copasir a Fratelli d'Italia, il cui voto di astensione alla fiducia, sempre secondo gli azzurri, non può essere equiparato a un voto contrario. Di conseguenza, il partito di Giorgia Meloni non sarebbe in quota opposizione, e non potrebbe rivendicare il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. La presa di posizione mette a dura prova la trattativa tra Salvini e Di Maio: l'ipotesi, al momento, è far correre Fratelli d'Italia per la vicepresidenza della Camera lasciata vacante da Lorenzo Fontana.