Nell'aula di Montecitorio andrà avanti la lunga seduta fiume in cui si sta discutendo della modifica della seconda parte e del Titolo V della Costituzione. I lavori sono stati caratterizzati dalla bagarre continua, dagli scontri verbali e dalla rissa tra i deputati del Pd e quelli di Sel. Scontro avvenuto mentre alcuni eletti pentastellati salivano sui propri banchi per inveire contro il presidente di turno, Roberto Giachetti. Un clima pesantissimo confermato dalla presenza di assistenti parlamentati “a guardia” dei banchi del governo, un plotone schierato per evitare che gli appartenenti delle opposizioni possano occupare i posti riservati all'esecutivo o scagliare oggetti contro i ministri presenti. Dall'una alle due e mezzo del mattino sono state tantissime le richieste di una “pausa tecnica” per consentire una migliore analisi degli emendamenti e per impedire di modificare la legge fondamentale a tappe forzate. Nella mattinata, intorno alle ore 9, si dovrebbe riunire la Conferenza dei capigruppo per cercare di mettere ordine nell’andamento dei lavori. Ad ogni modo l'obiettivo delle opposizioni è sempre lo stesso: evitare che l'assemblea di Montecitorio esprima il proprio voto intorno alle 15 di domani. Risultato che potrebbe essere alla loro portata, così come ha riconosciuto anche qualche esponente del Partito democratico. In Durante i lavori di ieri il governo ha tentato un accordo con il M5S, ma la condizione posta da quest'ultimo, l'approvazione di tre propri emendamenti, è stata giudicata non accettabile, cosa che ha provocato la reazione sdegnata dei pentastellati che, pur rimanendo in aula, non hanno preso parte dalle votazioni. E tensioni si sono manifestate anche nella maggioranza, compresa una mancanza di numero legale che ha provocato l'irritazione della presidente Laura Boldrini. Mentre Forza Italia, nel rimarcare il suo disappunto per la marcia a tappe forzate imposta dal governo, si appella al Capo dello Stato Sergio Mattarella. Da Bruxelles è anche intervenuto Matteo Renzi con un avvertimento: “Stupisce che ci sia chi esprime non tanto un dissenso, che sarebbe legittimo, ma che siccome ha le idee in minoranza prova a fare ostruzionismo e tentativi di blocco. La nostra maggioranza non si blocca. Molto bene, avanti tutta”. In aula i deputati di M5S hanno quindi proseguito la loro battaglia ostruzionistica, marcando con la non partecipazione alle votazioni il dissenso rispetto alla decisione della seduta fiume. Quest'ultima poi viene dichiarata illegittima anche dalle altre opposizioni, tanto che il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta ha chiamato in causa il presidente della Repubblica Mattarella. Ma la tensione è altissima anche dentro la maggioranza, a causa dei pareri negativi opposti dal ministro Maria Elena Boschi a numerosi emendamenti. Una “rigidità”, secondo Alfredo D'Attorre della minoranza del Pd, che dopo la fine del Patto del Nazareno, risulta “incomprensibile e comica”. In particolare la minoranza del Pd insiste affinché sia inserita la norma transitoria che permetta un giudizio preventivo della Corte costituzionale sull'Italicum: emendamento su cui c'era il veto di FI, che però ora si è sottratta al Patto. La linea del ministro Boschi è comunque di apportare il minor numero di modifiche al testo licenziato dal Senato, nella speranza che esso poi confermi quanto deciso dalla Camera in questa lettura. “Ieri abbiamo garantito che la riforma andasse avanti e ci aspettavamo che dopo la fine del patto del Nazareno cambiasse il metodo - minaccia D'Attorre - Se continua così ci sentiremo liberi di votare le nostre proposte in Aula, emergeranno le divergenze nel Pd”. Netta la reazione del vicesegretario del partito Lorenzo Guerini: “Non capisco la polemica di D'Attorre. La minoranza Pd è stata sempre coinvolta, ci siamo confrontati per lungo tempo apportando modifiche anche volute da loro. Mi aspetto da tutti un atteggiamento responsabile e leale”.

Il governo di Matteo Renzi rischia di essere sfiorato dall'indagine della procura di Roma sull'insider trading connesso al decreto-legge sulla modifica della governance delle Banche popolari, provvedimento attualmente in discussione alla Camera. Tanto che Forza Italia ha già chiesto al titolare dell'Economia, Padoan, di riferire in Aula. Intanto sembrerebbero arrivare buone notizie, ma la prudenza è d’obbligo, sul fronte internazionale: Ucraina e Russia hanno accettato di raggiungere un cessate il fuoco nella regione del Donbass a partire da domenica. A livello comunitario si segnala la distensione tra la Grecia e gli altri Paesi dell'UE; la Germania sarebbe disposta a venire incontro alle richieste del premier Tsipras.



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