La sessione di bilancio al Senato continua ad essere protagonista indiscussa dell'agenda politica. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha difeso nuovamente la bontà dell'impostazione della legge di Stabilità per il 2016, che restituisce fiducia ai cittadini e taglia le tasse su cittadini e imprese. Il numero uno di Palazzo Chigi si è detto sicuro del giudizio positivo di Bruxelles, nonostante alcune indiscrezioni di stampa abbiano messo in dubbio questo risultato. “Le clausole di flessibilità che l'Italia ha chiesto non le ha abbiamo inventate noi” ha spiegato il premier, difendendo la scelta puntare allo sconto da 1 punto di Pil che arriverebbe se arrivasse il via libera anche alla clausola migranti, che per prudenza non è comunque ancora stata contabilizzata. Se dovesse arrivare il via libera, il margine sarebbe impiegato per tagliare l'Ires già dal 2016 e sostenere gli investimenti per l'edilizia scolastica. E visto che Roma sta rispettando “tutte le regole del gioco” che l'Europa si è data – si ripete nelle stanze del governo – non c'è motivo per credere che possa arrivare una bocciatura nemmeno sul fronte della flessibilità per le riforme e per gli investimenti. Anche perché “stiamo seguendo un percorso di recupero di autorevolezza – ha ribadito il capo del governo - vale per le riforme e per il ruolo di politica estera ed economica”. Intanto nella commissione Bilancio di Palazzo Madama i lavori proseguono un po' a rilento, in attesa della probabile accelerazione nel fine settimana. I temi più caldi, dalle tasse sulla casa al canone Rai, per il momento sono stati rimandati. Sul fronte del canone si starebbe ragionando - e altrettanti emendamenti sono infatti stati per ora accantonati - sulla possibilità di introdurre fin da subito la rateizzazione (il Pd punta a due rate nel 2016 e ad una per ciascuna bolletta bimestrale dal 2017) ma anche sulla platea che beneficia dell'esenzione. Tra gli argomenti rinviati anche il Sud, sul quale, come ha confermato il sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta, il governo sta ancora lavorando. Si arriverà a diversi atti di modifica che si stanno soppesando e tarando per quanto concerne le coperture, tra rafforzamento del credito d'imposta, degli sgravi per le assunzioni o dei maxiammortamenti. Si è risolta invece, ha annunciato intanto il sottosegretario al Mef, la querelle sul salario accessorio dei dipendenti dei ministeri, con lo stanziamento di 70 milioni destinati alla produttività. L'abolizione della Tasi sulla prima casa sarà votata anche dai senatori di Forza Italia. Gli azzurri hanno però confermato di non essere disposti a votare la manovra nel suo complesso. L'impianto del testo viene infatti criticato per l'eccessivo ricorso alle spese in deficit. Per la legge di Stabilità l'obiettivo, confermato anche da una riunione di maggioranza, resta quello di votare il testo in Aula entro il 20 novembre. Se ci sarà o meno la fiducia, ha spiegato Baretta, dipenderà dagli numero di emendamenti che sarà ripresentato in assemblea. Se ci dovesse essere un maxiemendamento, ha garantito, sarà sul testo della commissione. Sempre che l'organo – tra un ritardo e un accantonamento – riesca a terminare i lavori entro la data individuata dal governo e dal Partito democratico.
Alle 11 la Camera sarà chiamata a votare la questione di fiducia apposta dal governo sulla conversione del decreto-legge sulla sterilizzazione delle clausole di salvaguardia e sulla proroga dei termini per aderire alla voluntary disclosure. La scelta di blindare il provvedimento, già votato, senza ricorrere alla fiducia, dal Senato, è arrivata dopo l'ostruzionismo in Aula a Montecitorio del Movimento 5 Stelle, che accusa l'esecutivo di fare “l'ennesimo favore ai grandi evasori”. Sulla stessa linea anche Sinistra italiana, con Giovanni Paglia che ha ricordato come con la “cancellazione del raddoppio dei termini per l'accertamento”, di fatto “chi ha occultato soldi se la caverà con una mini ammenda”. Il decreto evita l'aumento dell'accisa sui carburanti che sarebbe dovuta scattare dal primo ottobre, come clausola di salvaguardia dopo la mancata autorizzazione da parte dell'Ue al meccanismo del Reverse Charge per l'Iva nella grande distribuzione. La misura, prevista dalla scorsa legge di Stabilità, valeva 728 milioni, coperti proprio con le maggiori entrate garantite dalla misura adottata dal governo per favorire il rientro dei capitali detenuti all'estero. Normativa che sta dimostrando la sua validità. Sarebbero infatti rientrati oltre 3,5 miliardi. Somme che serviranno anche per garantire spese e investimenti nella legge di Stabilità all'attenzione del Senato.