La lunga giornata di ieri si è conclusa con il voto di fiducia da parte dell’Aula di Montecitorio al nuovo Governo guidato da Paolo Gentiloni. L’Esecutivo esce dal primo appuntamento importante dalla sua nascita con una maggioranza molto simile a quella del precedente Governo di Matteo Renzi. I voti favorevoli sono stati 368 mentre i contrari 105; da segnalare però che non hanno partecipato al voto 91 deputati del Movimento Cinque Stelle e 19 della Lega Nord, oltre a quelli di Ala e di Noi di Scelta Civica.

In un clima estremamente teso, il Presidente del Consiglio, nel suo discorso programmatico, ha innanzitutto rivendicato il "grande lavoro che abbiamo fatto, i risultati che ci vengono riconosciuti a livello internazionale e di cui siamo orgogliosi". Ha poi indicato le principali priorità che il Governo dovrà affrontate a cominciare dall’intervento nelle zone colpite dal terremoto. Ha sottolineato l’importanza dei prossimi appuntamenti internazionali come l’ingresso dell'Italia nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e la Presidenza di turno del G7, senza però dimenticare l’ Unione Europea e il Consiglio Europeo che si aprirà domani nel quale dovranno essere affrontati due temi estremamente importanti come il rinnovo del cosiddetto Regolamento di Dublino e il documento sulla Siria. Gentiloni ha quindi confermato l’attenzione del Governo sui temi della sicurezza, del contrasto alla criminalità organizzata, della gestione dei flussi migratori e dell’accoglienza. Sul terreno dell’economia, il premier ha ribadito la volontà del Governo di accompagnare e rafforzare la ripresa anche tramite il piano straordinario di Industria 4.0, le grandi opere e il sostegno alla green economy.

Il Capo dell’esecutivo si è poi soffermato, con il pensiero sicuramente rivolto alla crisi del Monte dei Paschi di Siena, sulla necessità di affrontare i problemi del sistema bancario così da migliorare la tenuta dell’intero settore e garantire la stabilità degli istituti e il risparmio dei cittadini. Altri passaggi del breve discorso di Gentiloni – in tutto una ventina di minuti - sono stati dedicati alle politiche per il Mezzogiorno e ai grandi temi sociali come la riforma del lavoro, così come alla necessità di rilanciare la riforma della pubblica amministrazione, quella del processo penale e il libro bianco della difesa. Il Presidente del Consiglio ha infine ribadito che il Governo non sarà attore protagonista della riforma della legge elettorale ma che allo stesso tempo cercherà di accompagnare e facilitare il confronto parlamentare fra le diverse forze politiche così da giungere all’approvazione di regole elettorali certe e pienamente applicabili per entrambi i rami del Parlamento.

Come annunciato, il Movimento 5 Stelle e la Lega Nord, sebbene separatamente, hanno deciso di disertare l’aula e di andare in piazza. La decisione è stata criticata dal Presidente del Consiglio che nella sua replica ha affermato: "I super paladini della centralità del Parlamento, nel momento più importante della vita parlamentare, non ci sono", ha ironizzato il premier scagliandosi anche contro "l'inarrestabile escalation di violenza verbale" e avvertendo che: "il Parlamento non è un social network". Anche per differenziarsi dalla Lega Nord, il movimento di Grillo ha deciso di rientrare in Aula per la dichiarazione di voto e poi riuscire: "Siccome la sfiducia vi è già stata votata da quasi venti milioni di persone, noi rispettiamo loro, non voi, e vi lasciamo a quest' ultimo patetico teatrino" ha annunciato la capogruppo Giulia Grillo nel suo intervento. Intanto ieri Beppe Grillo e Davide Casaleggio hanno dichiarato che oggi scenderanno a Roma per partecipare all'assemblea congiunta di deputati e senatori che dovrebbe tenersi alle 19,30 al Palazzo dei Gruppi della Camera, dove verranno discussi tempi e modi della mobilitazione contro il Governo a cui i pentastellati intendono dare vita da qui al 24 gennaio, giorno fissato dalla Consulta per pronunciarsi sull'Italicum. Il mantra dettato dal leader in queste ore è uno e uno solo: "Parlamentari fuori da questo Parlamento finto, il Parlamento si fa nelle strade e nelle piazze".

Come annunciato, nella giornata di ieri Scelta civica e Ala non hanno partecipato al voto di fiducia. Enrico Zanetti, intervenendo in Aula alla Camera durante il dibattito, ha affermato che “abbiamo dato disponibilità a entrare nel Governo di transizione ma abbiamo preso atto di una scelta peculiare che non capiamo:anziché aumentare il perimetro di maggioranza o confermarlo abbiamo visto l'aumento dei dicasteri a conferma di uno schema basato su due forze politiche con l'esclusione di una piattaforma parlamentare importante".

Per ora Denis Verdini si tiene le mani libere. Fa annunciare ai suoi che dopo l'esclusione di Ala-Sc dalla lista dei ministri non voterà la fiducia al governo Gentiloni. Cosa succederà al Senato oggi, dove i numeri sono completamente diversi, si vedrà. Molto dipenderà dal canale di dialogo apertosi ieri con la richiesta di un chiarimento politico, uno spiraglio per ricucire lo strappo dopo ventiquattro ore di fortissima tensione politica. In Transatlantico, a Montecitorio, pochi parlamentari credono a una vera rottura tra Verdini e Matteo Renzi, ma in un possibile gioco di sponda; in molti scommettono sul fatto che l’ex premier è abituato a giocare su più tavoli: ''Renzi ha interesse a un governo debole, perché vuole andare a votare velocemente, subito dopo il Congresso del Pd", dice il senatore di Ala Vincenzo D'Anna, che però esclude "qualsiasi accordo surrettizio" con i renziani: la "nostra posizione è quella di reclamare rispetto e riconoscimento del ruolo d'interlocutore" e ''Non pensiamo certo alle poltrone, abbiamo già rifiutato strapuntini, ora vogliamo la piena dignità politica, vogliamo far parte a pieno titolo della maggioranza e sederci al tavolo del Cdm", avvertono dal quartier generale di via Poli, dove ricordano la lealtà dimostrata alla maggioranza in 17 mesi. In queste ore gira la voce che alla fine la frattura potrebbe ricomporsi; secondo fonti parlamentari nella trattativa potrebbe rientrare anche il posto di vicepresidente del Senato, lasciato libero da Valeria Fedeli promossa Ministro dell'istruzione, e quello di Presidente della Commissione Affari costituzionali occupato da Anna Finocchiaro entrata ieri nella squadra di Governo, anche se i vertici di Ala-Sc smentiscono con forza un'ipotesi del genere.

Il dato politico è che al momento il Governo in Senato dovrà fare a meno dei 18 senatori verdiniani e che in definitiva potrà contare sull’appoggio di 112 senatori del Partito Democratico (sarebbero 113 ma il presidente Grasso non vota), 29 tra Nuovo Centro Destra e Udc, 19 delle Autonomie, almeno 4 membri di Gal e almeno 5 del gruppo Misto . Con questi numeri la fatidica soglia dei 170 dovrebbe essere raggiunta e quindi il voto di oggi non sembra a rischio ma quello che è certo è che nei prossimi mesi il Governo non avrà gioco semplice a Palazzo Madama. La situazione ricorda quella del Governo Prodi del 2006 che per due anni ha governato sul filo del rasoio con soli due senatori di maggioranza in più e grazie al sostegno dei senatori a vita.

Secondo quanto deciso dalla Conferenza dei capigruppo, l’Assemblea del Senato tornerà a riunirsi a partire dalle 9.30 per le comunicazioni sulle linee programmatiche del nuovo Governo. Al termine è prevista la discussione generale che si protrarrà sino alle 13. Successivamente ci sarà la replica di Gentiloni e alle 15 è prevista la prima chiama per esprimere il voto di fiducia al Governo. Nella giornata di oggi le Commissioni non si riuniranno ad eccezione della Sanità, che riprenderà l’esame dello schema di DPCM sulla definizione e l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza (LEA), e della Territorio che si riunirà invece per esaminare lo schema di decreto legislativo sulla riduzione dell’utilizzo di borse di plastica.

Per quanto riguarda l’altro ramo del Parlamento, l’Assemblea della Camera si riunirà a partire dalle 9.30 per l’approvazione definitiva del decreto-legge, già approvato dal Senato e prossimo alla scadenza, sul terremoto. Passando ai lavori delle Commissioni , la Giustizia esaminerà lo schema di decreto ministeriale relativo al regolamento sulle modalità di costituzione delle camere arbitrali, di conciliazione e degli organismi di risoluzione alternativa delle controversie. La Commissione Ambiente proseguirà l’esame dello schema di decreto legislativo sulla riduzione dell’utilizzo di borse di plastica e di quelli in materia di armonizzazione della normativa nazionale in materia d'inquinamento acustico. La Commissione Affari sociali riprenderà l’esame dello schema di DPCM sulla definizione e l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza (LEA).

 



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