620x412xl43-montecitorio-130228183534 big.jpg.pagespeed.ic.bIyIbG-GE5Alle 10.45 è fissata la convocazione di un Consiglio dei Ministri che prevede all'ordine del giorno, tra l'altro, un decreto legge “in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, nonché di impiego di medicinali meno onerosi da parte del Servizio sanitario nazionale”. “Presenterò in Cdm una proposta normativa che provi a dare delle soluzioni sull'uso dei farmaci off label ed evitare nuovi possibili cartelli”, ha spiegato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, nella giornata di ieri. Le norme allo studio del ministero della Salute dovrebbero consentire ad AIFA di avviare d'ufficio sperimentazioni cliniche di farmaci off label commercializzati in altri Paesi. La disciplina attuale, a tutela della salute dei pazienti, vieta l'utilizzo off label di un farmaco se non sussistano sperimentazioni cliniche almeno di fase seconda, si cercherà quindi di rendere più labile questo vincolo.

Renzi e i suoi Ministri trascorreranno il fine settimana alle prese con il contenuto delle misure annunciate durante la conferenza stampa di mercoledì. I testi degli articolati non sarebbero ancora pronti e occorreranno quindi diversi sforzi prima di vedere la presentazione dei provvedimenti. Il problema principale ruota sempre attorno alle coperture per finanziare il taglio del cuneo fiscale, il pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione e le altre misure a favore del tessuto economico produttivo. Resta aperto anche il nodo dei tempi; il segretario del Pd non ha infatti indicato delle date precise, il suo rimane un piano operativo di massima in grado di essere scompigliato alle prime difficoltà. L'unica certezza è quella riguardo all'aumento dei soldi in busta paga per dieci milioni di lavoratori. L'ex sindaco di Firenze vuole che gli italiani possano visualizzare l'aumento di ottanta euro nei cedolini di maggio. Il provvedimento dovrà quindi arrivare entro la fine di aprile per poi essere approvato in poche settimane da Camera e Senato, mossa utile ad evitare che venga percepito come un spot in vista delle elezioni europee. Per il momento Renzi ha incassato un via libera di massima da parte della Commissione europea, parere condizionato al rispetto dei vincoli imposti dai Trattati istitutivi dell'Unione. La valutazione ufficiale delle misure effettivamente adottate arriverà però solo ad inizio giugno, quando Bruxelles avrà studiato il Piano nazionale di riforme (Pnr) da consegnare ad aprile assieme al programma di stabilità con il bilancio aggiornato. Documenti di programmazione economico-finanziaria che dovranno cercare di bilanciare la voglia di cambiamento annunciata dall'Esecutivo e la necessità di non superare il rapporto tra deficit e Pil. La risposta di Renzi agli ennesimi richiami arrivati dai vertici della Commissione non si  è fatta attendere: “L'Italia vuole tenere i conti in ordine non perché lo chiedono i vostri capi di Stato o di governo ma perché lo chiede la nostra dignità verso i nostri figli. Ma questo non basta se non c'è un valore più grande, un valore morale, civile, spirituale che ha unito i popoli nel percorso dell'Unione europea”. Frasi già sentite negli ultimi giorni che sembrano ridimensionare l'iniziale sentimento di contrapposizione nei confronti delle regole imposte dall'ordinamento comunitario. Indicazioni più dettagliate potrebbero arrivare nella giornata di mercoledì prossimo quando Renzi dovrà riferire alla Camera sullo stato di economia e conti. Appuntamento durante il quale si potrebbe annunciare un'anticipazione della presentazione e della votazione del Def (il Documento di economia e finanza), per il momento atteso per la metà di aprile. L'atto conterrà comunque solo dei numeri e non delle norme giuridiche vigenti; la messa nero su bianco della strategia renziana potrebbe azionare il meccanismo previsto dal nuovo testo dell'articolo 81 della Costituzione. Il secondo comma recita infatti: “Il ricorso all'indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali”. Prima di utilizzare i 6,4 miliardi liberati dall'uscita dalla procedura d'infrazione si renderebbe quindi necessario un passaggio parlamentare che – soprattutto al Senato – non sarà una passeggiata. I problemi non arriveranno solo dalle invettive di MoVimento 5 stelle e di Forza Italia ma anche dalle frizioni interne al Pd. Per il momento le misure di economia sembrano aver convinto la “sinistra” del partito, restano però riserve sulla mancanza di interventi per i pensionati e sulla “eccessiva precarietà” prevista dal Job Act in materia di apprendistato e lavoro a tempo determinato. Lettiani, bersaniani e civatiani non intendono poi indietreggiare di un millimetro sulle posizioni riguardanti la legge elettorale e le riforme costituzionali. Pretendono correttivi autentici ed una discussione al Senato, dove il testo potrebbe essere calendarizzato nelle prossime settimane. Intanto potrebbe essere Roberto Speranza, capogruppo Pd a Montecitorio, a subire gli effetti della guerra di posizione tra i democratici. Si susseguono infatti le voci che accreditano un avvicendamento con Matteo Richetti, fedelissimo di Matteo Renzi. L'antifona delle prossime turbolenze parlamentari è stata fornita dal risultato del voto finale sul dl di rifinanziamento delle missioni internazionali: 289 sì contro 89 no e un astenuto. I voti favorevoli comprendono anche quelli arrivati da Forza Italia; tanti deputati Pd hanno preferito non garantire il proprio voto. Insomma, Renzi non potrà andare avanti senza curarsi delle dinamiche parlamentari. Il dialogo con la sua maggioranza resta una priorità.



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