Il presidente del Consiglio Matteo Renzi sembra in grado di ricompattare la maggioranza intorno all'approvazione del “Jobs act” e al rush sulla legge elettorale al Senato. Per il momento potrebbe addirittura escludersi l'apposizione della questione di fiducia sul testo che andrà a intervenire sullo Statuto dei lavoratori, anche se – in ogni caso – si consentirà di apportare delle modifiche alla versione approvata da Palazzo Madama. Una concessione che costringerà il testo a tornare tra i banchi della Camera alta, assemblea dove il Pd potrebbe ritrovarsi nella condizione di dover trattare punto su punto con gli esponenti del Nuovo centrodestra. Gli alfaniani hanno già manifestato tutto il proprio disappunto sulla strategia delineata dai renziani. “Il Pd non ha ancora la maggioranza assoluta nelle due Camere, nelle quali peraltro non è ancora stato superato il sistema paritario”, ha dichiararlo è stato il presidente della commissione Lavoro del Senato e capogruppo di Ncd a Palazzo Madama, Maurizio Sacconi, che critica la notizia dell'accordo nel Pd sul “Jobs act”. “Nel Partito democratico – ha rimarcato l'ex ministro del Lavoro - coabitano oggi le tesi più conservatrici con quelle più innovative e la qualità dell'equilibrio che si produce al suo interno non è per nulla scontata. Anche se sarà dirimente il decreto delegato dedicato alla regolazione del nuovo contratto a tempo indeterminato, il Nuovo centrodestra vuole discutere ora in una riunione di maggioranza le eventuali modifiche alla delega”. Il ministro Maria Elena Boschi, al termine della Conferenza dei capigruppo di Montecitorio di ieri sera, ha tagliato corto sulle richieste degli alfaniani: “Stiamo discutendo con tutti i partner della maggioranza. Non sono necessari vertici, è sufficiente il lavoro parlamentare”. Nelle stanze di Palazzo Chigi è già stato messo nero su bianco il ruolino di marcia: “Il 26 novembre la Camera dei deputati voterà il “Jobs act”. Un successo per il governo che ha chiesto e ottenuto una data finale certa. C'è urgenza di ripartire con l'economia nel nostro Paese”. L'istruttoria nella commissione Lavoro della Camera entrerà subito nel vivo anche grazie alla collaborazione del presidente Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro ed esponente della sinistra del Pd. Fino a qualche giorno fa molto critico nei confronti del progetto del governo in materia di ammortizzatori sociali e articolo 18. Oggi saranno esaminati gli emendamenti presentati al disegno di legge delega, testo che durante l'istruttoria al Senato era stato messo all'indice per essere troppo indeterminato nei contenuti e negli obiettivi della normativa. “Abbiamo deciso per il momento di non chiedere segnalazioni, se il percorso fila liscio – ha spiegato Cesare Damiano - se per caso dovessimo avvertire che la possibilità di chiudere entro giovedì fosse messa in discussione è ovvio che sarebbe convocato un ufficio di presidenza per contingentare gli emendamenti, come previsto dal regolamento”. I lavori potrebbero andare avanti anche sabato e domenica, permettendo quindi al testo di arrivare in assemblea nella mattinata di lunedì. Un cammino a tappe forzate in grado di far venir meno il delicato equilibrio tra le varie componenti del Pd. Secondo Damiano: “L'accordo raggiunto all'interno del Pd consentirà modifiche vere, di contenuto, positive e che migliorano la delega, non solo sull'annosa questione dell'articolo 18 ma anche su altri temi come i controlli a distanza o le cure parentali”. Durante i lavori potrebbe sorgere la polemica sulla modifica della disciplina del demansionamento: il presidente della commissione Lavoro ha sottolineato che “la modifica è già stata fatta al Senato, con la garanzia del mantenimento del trattamento economico. Non ci saranno altre modifiche al tema delle mansioni”. Per il momento restano distanti anche i punti di vista sulla disciplina dei controlli a distanza all'interno delle aziende, oggi fortemente regolamentati dallo Statuto dei lavoratori. Potrebbero in ogni caso arrivare nuove critiche da parte della minoranza; Pippo Civati e Francesco Boccia hanno continuato ad usare parole molto nette per tutta la giornata di ieri.

Intanto vanno avanti i lavori per l'approvazione della legge di stabilità. Il testo approderà alla Camera il 27 novembre, molto tardi rispetto agli anni scorsi. Un rallentamento che potrebbe costringere le Camere a lavorare tra Natale e Capodanno. Ieri è stata trovata l'intesa tra il governo e i Comuni italiani. I saldi dei tagli rimarranno invariati - 1,2 miliardi, più altri 300 milioni varati in precedenza a valere sul 2015 ma ora la manovra sarebbe “più compatibile con la situazione economica dei Comuni”. Così come spiegato dal numero uno dell'Anci, Piero Fassino. Nella legge di stabilità potrebbe essere inserita anche la nuova “local tax”, imposta unica che ingloberà tutte le tasse locali, che sarà incamerata dai Comuni. Probabili novità anche per il canone RAI: potrebbero essere le società che vendono l’energia elettrica ai cittadini a dover incamerare il tributo con una apposita voce nella bolletta.



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