Il governo si presenterà alla Camera per un'informativa urgente sulla liberazione delle due volontarie italiane rapite in Siria nel luglio 2014. L’ordine del giorno prevede inoltre l'illustrazione delle mozioni concernenti iniziative per il riconoscimento dello Stato di Palestina, l'impatto ambientale della centrale termoelettrica a carbone di Civitavecchia, l'istituzione di zone franche urbane in Friuli Venezia Giulia, la sospensione dell'applicazione degli studi di settore, il contrasto del gioco d'azzardo e iniziative in sede europea volte a richiedere le dimissioni del Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker.

La partita per le riforme istituzionali si complica ora dopo ora. La fretta imposta dal governo e dalla maggioranza renziana del Pd ha sempre meno sostenitori, condizione che costringerà Palazzo Chigi a rivedere i suoi piani da qui alla convocazione del Parlamento in seduta comune per l'elezione del nuovo presidente della Repubblica, fissata per le 15 del 29 gennaio. Il Patto del Nazareno non avrebbe più i numeri per essere applicato all'interno delle Camere, le minoranze di dem e Forza Italia non hanno poi intenzione di subire supinamente i diktat provenienti dalle rispettive segreterie. Il governo non sembra però intenzionato a venire incontro alle richieste dei partiti; per questo motivo, i gruppi parlamentari delle opposizioni vogliono chiedere del tempo alle presidenze di Montecitorio e Palazzo Madama per potersi riunire in vista degli scrutini insieme ai delegati dei Consigli regionali. L'intenzione, da M5S a Sel fino a Fratelli d'Italia, è quella di formalizzare la domanda, per la prossima settimana, di almeno una mezza giornata per riunioni interne. Una direzione verso la quale anche FI ha deciso di virare, annunciando la richiesta, con il capogruppo Renato Brunetta, di sospendere i lavori dell'Aula mercoledì pomeriggio, in vista di un incontro dei deputati con Silvio Berlusconi. Sel, invece, potrebbe chiedere lo stop dei lavori per venerdì 23 – inclusi sabato e domenica – per l'iniziativa milanese “Human Factor” che, per i vendoliani, sarà una sorta di congresso. E non è escluso che anche il Nuovo centrodestra, tutt'altro che allineata al Pd sulla volontà di chiudere la partita riforme prima di aprire quella per il Colle, faccia una simile richiesta alla presidente Laura Boldrini. Governo e Pd, forti di un calendario rimasto finora immutato, restano tuttavia fermi sulla posizione indicata dal premier Matteo Renzi: avere entro il mese di gennaio il sì del Parlamento a riforme costituzionali e Italicum e il nuovo Capo dello Stato. Un progetto che porta il capogruppo Roberto Speranza a reagire con durezza alla sortita di Brunetta: “Se Forza Italia pensa di rinviare le riforme per alzare la posta sul Quirinale sbaglia di grosso, sono due terreni ben distinti”. È il Quirinale, insomma, il grande volano del caos sulle riforme. Argomento sul quale se il Pd mostra e chiede prudenza. Gli altri partiti cominciano già a muovere le proprie pedine, a cominciare da Ncd, che, in una direzione non priva di nervosismi, conferisce ad Angelino Alfano il mandato a negoziare sul futuro presidente con tutti i partiti della maggioranza al governo. Formula che, di fatto, include anche Silvio Berlusconi. In ogni caso, anche con la collaborazione degli alfaniani, la componente renziana non avrebbe i numeri per eleggere il “presidente arbitro” sognato dall'ex sindaco di Firenze. La sinistra del Pd vuole quindi dimostrare tutto il suo peso e arrivare a un redde rationem con le anime più moderate del partito. Stefano Fassina sottolinea: “Dovremo esplorare con disponibilità vera la possibilità di andare oltre il Patto del Nazareno” mentre Pippo Civati, sul suo blog, invita il premier-segretario a tener conto dei parlamentari azzurri ma senza dimenticare tutti gli altri. La direzione del Pd in programma per oggi potrebbe servire a definire meglio il quadro. Davanti a fedelissimi e alla minoranza del partito, il premier metterà tutti davanti alla portata della sfida. “Non possiamo ripetere gli errori del 2013”, sarà la chiamata all'unità del leader dem in una situazione sempre più ingarbugliata. Intanto si profilano importanti novità sul fronte tributario. Sarebbe infatti in arrivo – dopo lunghi anni di trattative – l'accordo tra Italia e Svizzera sul rientro dei capitali e lo scambio di informazioni tra le autorità fiscali. La firma dei governi di Roma e Berna potrebbe arrivare entro febbraio. Ieri il governo italiano ha incassato anche una “promozione con riserva” da parte del vicepresidente della Commissione europea, Jyrki Katainen. Il politico finlandese ha lodato il programma di riforme istituzionali e ha mostrato apprezzamento per il “Jobs Act”, legge “controversa ma necessaria”.



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