Nella giornata di oggi l’Assemblea e le Commissioni del Senato non si riuniranno. Nell'arco di questa settimana, l’Aula ha approvato con 154 voti favorevoli, 36 contrari e 46 astenuti, il ddl editoria. Il provvedimento, dopo le modifiche apportate da palazzo Madama, torna in terza lettura alla Camera per la sua più che probabile approvazione definitiva. Tra le principali novità c’è il tetto di 240mila euro agli stipendi di amministratori, dipendenti e consulenti della Rai in qualità di concessionario del servizio pubblico. Inoltre è stato previsto che il superamento dello stesso tetto per gli stipendi di dipendenti e consulenti farà scattare una riduzione dei contributi pubblici per le imprese editrici. Viene inoltre istituito il Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione, alimentato da risorse statali già destinate all'editoria e all'emittenza locale, da un contributo di solidarietà a carico delle società concessionarie di raccolta pubblicitaria e per una parte, fino a un massimo di cento milioni, dalle maggiori entrate del canone Rai. Ma viene prevista anche la delega al Governo per ridefinire ladisciplina del sostegno pubblico per il settore dell'editoria e dell'emittenza locale, il riordino deicontributi alle imprese editrici, la liberalizzazione degli orari e dei punti vendita dei giornali e viene introdotto l’ equo compenso per i giornalisti.
La settimana prossima l’aula di Palazzo Madama proseguirà la discussione, interrotta ieri, del ddl per le modifiche al Codice penale, al Codice di procedura penale e all'ordinamento penitenziario e inizierà l’esame su altri attesissimi provvedimenti come il ddl sul cinema, l'audiovisivo e lo spettacolo, il ddl concorrenza e altri come quello sul lavoro autonomo, sull'istituzione della Commissione d'inchiesta sugli appalti pubblici, sul documento per l’istituzione di una Commissione d'inchiesta sugli eventi sismici in Abruzzo, sulle disposizioni in materia di cittadinanza, il ddl relativo al delitto di tortura e quello su parchi e aree protette.
Passando all’altro ramo del Parlamento, oggi l’Assemblea della Camera si riunirà alle 9.30 per lo svolgimento delle interpellanze urgenti, mentre le Commissioni non si riuniranno. Nell'arco di questa settimana, l’ Aula di Montecitorio ha approvato in prima lettura, con 303 voti favorevoli e 176 contrari, il Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2015 e, con 259 voti favorevoli, 136 contrari e un astenuto, le disposizioni sull' assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2016.
Successivamente l’aula di Montecitorio ha discusso e approvato a larga maggioranza la relazione predisposta dallaCommissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti sulle regioni Veneto e Sicilia. Le relative risoluzioni impegnano direttamente il Governo a intraprendere ogni iniziativa utile al fine di risolvere le questioni evidenziate dalla Commissione, in raccordo e leale collaborazione con i competenti organismi nazionali, le regioni e gli enti territoriali interessati. L'inchiesta condotta dalla Commissione ha di fatto evidenziato con grande chiarezza come ormai lesinergie tra le criminalità organizzate abbiano da tempo oltrepassato i propri confini geografici anche nel settore del ciclo dei rifiuti inserendosi prepotentemente nel ricco business dello smaltimento e quindi indebolendo l’intero sistema a discapito di ambiente e salute. Successivamente sono state approvate diverse proposte di ratifica di trattati internazionali, mentre è stata rinviata alla settimana prossima, dopo l’approvazione dell’articolo 1, la discussione della pdl, già approvata dal Senato, sul contrasto del fenomeno del cyberbullismo.
Dopo il caos della settimana scorsa che ha coinvolto tutto il Movimento 5 Stelle e in particolare il suo vertice, Beppe Grillo e Davide Casaleggio stanno cercano di mettere un argine alla deriva di litigi, sgambetti e attacchi che rischiano di spingere il Movimento sull'orlo del burrone. Dopo il durissimo attacco della deputata Roberta Lombardi a Virginia Raggi, che ha definito il suo fedelissimo Raffaele Marra come un "Un virus che infetta il Movimento", arrivano immediate le parole di Grillo di sostegno alla Sindaca. La spaccatura dentro il direttorio, quella che serpeggiava sotterranea fino a qualche tempo fa, è uscita definitivamente allo scoperto: da una parte Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, i front-men del Movimento, dall'altra Roberto Fico con Carla Ruocco e Carlo Sibilia. Con loro una parte di parlamentari di peso come Paola Taverna, Nicola Morra e Roberta Lombardi. Ma l'ira dei vertici del Movimento non è a senso unico: indiscrezioni parlano anche d'irritazione dello stesso Davide Casaleggio per le recenti gaffe del duo Di Maio-Di Battista che hanno aggiunto tensione in un clima già deteriorato e in cui basta un nonnulla per rianimare quelle divisioni che i vertici pentastellati non vogliono assecondare per non far cadere l’impalcatura che tiene insieme Roma e le speranze di governo del Movimento. In molti si domandano se le vicende che hanno contraddistinto queste settimane difficili per il movimento porteranno a dei cambiamenti nell’organigramma del direttorio. Quello che sembra però certo è che Beppe Grillo ha già fatto presente che d'incarichi nell'organizzazione ne sono stati distribuiti già abbastanza e che non intende modificare l’assetto come richiesto dai senatori pentastellati a inizio settimana.
Intanto al Nazareno si lavora al ritorno, con alcune modifiche, all'Italicum 1.0, con un premio alla coalizione e unosbarramento al 25% per accedere al ballottaggio. Si punta a coinvolgere Forza Italia e ad aprire un tavolo per andare oltre i confini della maggioranza. Ieri Renzi è intervenuto rilanciando nuovamente "Se vogliono cambiare, pronti a discuterne. Ma bisognerebbe anche che gli altri partiti ci dicessero che idee hanno. Cosa propongono? Noi siamo qui in amicizia, non vogliamo essere tracotanti. Avete delle proposte? Se le avete siam pronti a discutere con tutti". Ma la minoranza dem resta sempre sul piede di guerra: ieri sera nella riunione dei ribelli, molti, come Leva e Stumpo, si sono dichiarati disponibili a costituire dei comitati per il NO, anche se la linea ufficiale è quella di un semplice impegno a ribadire la posizione contraria al ddl Boschi e a non scoprire ora le carte. I bersaniani inoltre sono pronti allo scontro anche sulla legge di stabilità: la minoranza assieme a Sel avrebbe in cantiere una sorta di contro manovra che verrà presentata la settima prossima e che vede l'apporto di diversi economisti dell'area di sinistra. Ma la battaglia resta sul referendum e sulla legge elettorale; la data della consultazione verrà decisa nel Consiglio dei ministri del 26 settembre e il giorno più quotato, al momento, sembra essere il 27 novembre.
Ma anche se la data del referendum ancora non è stata ancora ufficializzata, il confronto allaFesta dell’Unità di Bologna fra il Presidente del Consiglio Matteo Renzi e il presidente dell'Anpi Carlo Smuraglia ha, di fatto, aperto la campagna elettorale. Dopo mesi di accese polemiche fra l’associazione dei partigiani e il segretario del Partito Democratico, Renzi e Smuraglia, incalzati dalle domande di Gad Lerner, hanno esposto le ragioni del SI' e del NO. Di fronte ad un pubblico di 4 mila persone, quella che è andata in scena ha avuto l’aria di una partita in famiglia nella quale il premier ha comunque ribadito che “quella del Pd sarà sempre la casa dell'associazione partigiani, anche quando siamo in profondo disaccordo. Si può votare sì o si può votare no, ma dire che è in gioco la democrazia è una presa in giro nei confronti degli italiani". Renzi è poi tornato a parlare anche della sua dichiarazione secondo la quale avrebbe lasciato la politica in caso di vittoria del no. "Pensavo che quella frase fosse un atto di responsabilità, quello che sia giusto fare lo tengo per me, ma dico che questa riforma può rendere l'Italia più agile". Smuraglia ha invece attaccato nel merito la riforma della Costituzione, a cominciare dal funzionamento del processo legislativo, ma ha anche rivendicato la legittimità dell'impegno dell'Anpi in questa battaglia. "Il nostro statuto dice che tra gli obiettivi c’è quello di difendere e chiedere l'attuazione della Costituzione, nello spirito con cui la votarono i costituenti. Una modifica è sempre ammissibile, ma quando c’è qualcosa che stravolge quello spirito ci sentiamo obbligati a schierarci a difesa della Costituzione. La riforma bisogna guardarla dentro. C’è un Senato svirilizzato con pochi componenti, che sono non elettivi ed eletti non si sa come, e non si capiscono le modalità con cui potrà svolgere le sue funzioni ".