Il Senato voterà entro la seduta odierna il disegno di legge di riforma della Rai. Provvedimento giunto alla terza lettura ma licenziato senza modifiche dalla commissione Lavori pubblici. Gli 82 emendamenti ancora da discutere verranno quindi con tutta probabilità bocciati. Nel corso della giornata gli inquilini di Palazzo Madama saranno chiamati ad esaminare il disegno di legge delega per l'attuazione delle direttive Ue del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sull'aggiudicazione dei contratti di concessione, sugli appalti pubblici e sulle procedure d'appalto degli enti erogatori nei settori dell'acqua, dell'energia, dei trasporti e dei servizi postali, nonché per il riordino della disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture. Testo che potrebbe essere approvato definitivamente entro la serata. Il calendario dei lavori prevede infatti una lunga maratona in assemblea. Opzione che ha finito per far sconvocare le sedute di diverse Commissioni permanenti. Nel pomeriggio la commissione Affari costituzionali porterà avanti il confronto sui disegni di legge in tema di riforma del Terzo settore e di concessione e riconoscimento della cittadinanza. In commissione Sanità proseguirà l'esame in sede deliberante del disegno di legge sulla regolamentazione dello screening neonatale. Di primo mattino, la commissione Territorio e Ambiente proseguirà l'analisi dello schema di decreto legislativo attuativo di una direttiva comunitaria su pile e accumulatori.

Alle 10.30 la Camera avvierà la discussione sul collegato ambientale. I riflettori sono però puntati sulla legge di Stabilità, che inizierà il suo cammino in assemblea alle 14. Il governo, in ogni caso, non ha intenzione di perdere tempo e - sottolineano fonti parlamentari - sarebbe già pronto a porre la fiducia su un maxi-emendamento. Molto probabile - se non scontato, secondo le stesse fonti - che la Camera si riunisca anche sabato e domenica per licenziare il testo ed inviarlo al Senato per l'approvazione finale. Contraria, però, l'opposizione. Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia, adombra la possibilità che la manovra possa nuovamente “tornare in commissione Bilancio per risolvere alcuni problemi su come è stato scritto il testo” a causa del “clima da suk registrato in commissione Bilancio con marchette a go-go”. M5S e Alternativa libera mettono poi in guardia il presidente Matteo Renzi dal far rientrare dalla finestra norme come “quella a favore dell'aeroporto di Firenze”. Novità, intanto, arrivano anche da Bruxelles. La Commissione Ue ha richiesto all'Ecofin di poter chiedere l'attivazione delle clausole su riforme e investimenti anche in autunno con la legge di Stabilità, e non solo in primavera. In commissione Affari costituzionali proseguirà il confronto sul testo base recante disposizioni volte a garantire l'equilibrio nella rappresentanza tra donne e uomini nei consigli regionali. Nel pomeriggio la commissione Ambiente e la commissione Attività produttive continueranno l'esame del disegno di legge di conversione del dl con cui si intende favorire la cessione dei complessi industriali dell'Ilva. Il governo ieri ha dato parere contrario all'emendamento segnalato dai gruppi Pd delle Commissioni finalizzato ad allargare le maglie dell'accesso al Fondo di garanzia: la legge di Stabilità prevede che, nella misura di 35 milioni, le imprese esposte con l'Ilva possano accedere al Fondo di garanzia ed alleviare così la propria criticità finanziaria che rinviene dai mancati pagamenti dell'Ilva prima che l'azienda entrasse in amministrazione straordinaria. Quest'accesso è però vincolato a criteri che le imprese dell'indotto hanno ritenuto restrittivi e comunque non adeguati alla situazione attuale. Il testo unificato contenente “Disposizioni in materia di responsabilità professionale del personale sanitario” proseguirà il suo iter in seno alla commissione Affari sociali.

La Corte costituzionale ha finalmente i tre giudici che mancavano al suo plenum: il Parlamento in seduta comune ha infatti eletto ieri sera i tre candidati frutto dell'accordo tra Pd, M5s e centristi su una terna di giuristi, Augusto Barbera, Franco Modugno e Giulio Prosperetti, indicati rispettivamente da Pd, pentastellati e centristi.



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