Nella giornata di oggi le Assemblee di Camera e Senato, così come le Commissioni, non si riuniranno per consentire alle diverse formazioni politiche di concentrarsi sugli ultimi giorni di campagna elettorale in vista del secondo turno delle elezioni amministrative che si terranno domenica. Sono 121 i Comuni che andranno al ballottaggio, fra cui città molto importanti come Roma, Milano, Napoli, ma anche Torino e Bologna e molte altre.
Dopo mesi di campagna elettorale sembra ormai innegabile che queste elezioni amministrative siano un test estremante importante sia a livello locale sia nazionale, reso ancora più emblematico dai risultati del primo turno. Il voto di due settimane fa, infatti, ha evidenziato chiaramente due fattori: la scarsa affluenza alle urne dal momento che si sono recati ai seggi solamente il 60% degli elettori e la difficoltà per i moltissimi candidati a sindaco di riuscire a essere eletti direttamente al primo turno. Sono molte le ragioni che hanno determinato una simile situazione, da un lato l’alta frammentazione dell’offerta di candidati sindaco e delle liste a loro supporto e dall’altro il sostanziale passaggio da una competizione bipolare, che vedeva il centro-destra contendersi il risultato con il centro sinistra, a uno scontro tripolare con l’aggiunta del Movimento 5 Stelle.
Se da un lato la competizione al ballottaggio è circoscritta solamente ai due candidati che hanno ottenuto maggiori voti al primo turno, la vera incognita sarà rappresentata dal dato sull’astensionismo (l’Istituto Cattaneo stima un calo intorno al 15% della partecipazione rispetto al primo turno) e soprattutto dal comportamento di quegli elettori che non ritrovano il proprio candidato fra quelli in lizza al secondo turno. Fare una previsione credibile risulta estremamente difficile, come ci ricordano molti importanti elettoralisti, le variabili in campo sono moltissime e risentono non solo di valenze locali ma anche nazionali. Quello che però è certo è che tutti i partiti in queste settimane stanno lavorando per riuscire a intercettare la più ampia fetta di elettori possibile.
Per tutta la settimana a tenere banco è stato il presunto accordo fra M5S e Lega Nord. Entrambe le parti negano anche se il leader della Lega Nord Matteo Salvini ha più volte dichiarato la necessità di dare un messaggio e unirsi contro Matteo Renzi. Cinque Stelle e Lega si sono trovati spesso in Parlamento dalla stessa parte della barricata, come nella strenua opposizione al disegno di legge di riforma costituzionale. Questa constatazione ha spinto Matteo Salvini a pensare che sia possibile "non un'alleanza" ma almeno "una convergenza... Se l'obiettivo è avere amministrazioni diverse rispetto a quelle del Pd penso sia logico che noi votiamo i loro candidati e viceversa". Per il Pd le parole di Salvini sono la prova dell'accordo. Il M5S però respinge le avances del Carroccio: "Non esiste alcun asse con nessuno. I voti sono dei cittadini, non dei segretari di partito" ha immediatamente replicato Luigi Di Maio. Quello che è certo comunque è che il M5S ha la possibilità, in particolare a Roma e forse a Torino, non solo di ottenere un grande risultato ma di accreditarsi nell’immaginario degli elettori come un’alternativa credibile e capace di governare complessi processi amministrativi e politici.
I non brillanti risultati del primo turno hanno di fatto fotografato lo stato attuale del Partito Democratico, ben lontano da quel 40% di voti ottenuto alle ultime europee e dominato dalle problematiche interne, in particolare con la minoranza. Basta pensare solamente all’ultima questione che ha riguardato Massimo D’Alema, che secondo il quotidiano Repubblica, ha lavorato sottotraccia per amplificare la sconfitta al secondo turno a Roma favorendo Virginia Raggi. Il premier e segretario Matteo Renzi sembra comunque tirare dritto e continua a ribadire che qualsiasi sarà il risultato dei ballottaggi non cambierà nulla, tantomeno si modificheranno gli assetti del Governo. Quello che sembra certo però è che una sconfitta a Roma, la perdita di Milano e forse di Torino e l’assenza di un candidato del Pd in corsa a Napoli, una dialettica interna fortemente conflittuale e l’orizzonte del referendum del prossimo ottobre, porteranno il partito all’indomani dei ballottaggi a una vera e propria resa dei conti i cui esiti al momento sembrano essere estremamente incerti.
Per quanto riguarda il centro-destra, l’esito deludente del primo turno ci dice una e una sola cosa, che quando Forza Italia, Lega Nord e Fratelli di Italia si presentano uniti, l’intera area politica ottiene risultati migliori, è realmente competitiva e rappresenta agli occhi degli elettori un’alternativa credibile; il confronto fra il caso di Milano, dove Parisi è in piena corsa per la vittoria, e quello di Roma è emblematico. Il grande gioco di queste amministrative, sulle quali il centro-destra ottiene risultati per lo più deludenti da diversi anni, è il futuro dell’intera area. Lo scontro tra l’asse Salvini - Meloni e il mondo berlusconiano è fortissimo e dagli esiti imprevedibili ed è senza ombra di dubbio aggravato dalle condizioni di salute del leader di FI Silvio Berlusconi.
Nel complesso comunque nei 121 comuni il Partito Democratico dovrà affrontare 83 ballottaggi, il centro-destra 53 mentre il Movimento 5 Stelle solamente 19 (11 con un candidato di centro-sinistra, 3 con un candidato di centro-destra, 2 con un candidato di destra e 3 con un candidato di liste civiche).
L’elezione del nuovo sindaco di Roma rappresenta una fra le sfide più importanti di questa tornata. La campagna elettorale e la presentazione delle liste nella capitale hanno occupato un buon numero di prime pagine dei principali quotidiani italiani e non è difficile capire perché: vincere o perdere a Roma ha un valore simbolico e politico non indifferente. Mafia Capitale e le dimissioni di Ignazio Marino hanno scompaginato il fronte politico capitolino, che ha visto un gran numero di candidati sindaco di cui due dell’area di centro-destra come Marchini e Meloni. Il primo turno ha visto il grande exploit della candidata del Movimento Cinque Stelle Virginia Raggi che ha raggiunto il 35,2% dei consensi distaccando di oltre 10 punti il candidato dal Partito Democratico Roberto Giachetti, fermo al 24,9%. Nonostante il netto vantaggio della Raggi, la corsa non è ancora totalmente chiusa. I due candidati al ballottaggio hanno raccolto appena il 60% dei voti, quindi quattro voti su dieci del primo turno sono sul mercato ed il possibile aumento dell’astensionismo potrebbe ridurre ancor di più il distacco fra i due contendenti.
Anche l’elezione del Sindaco di Milano risulta particolarmente rilevante. Nel capoluogo lombardo la competizione elettorale ha seguito il vecchio schema bipolare fra le due coalizioni classiche: la conquista di Palazzo Marino si è giocata fra il centro-sinistra, che ha candidato l’ex commissario all’Expo Giuseppe Sala, e Stefano Parisi che corre per lo schieramento di centro-destra, che include FI, Lega Nord e Milano Popolare. Il Movimento Cinque Stelle, mai realmente in corsa per la vittoria, ha proposto la candidatura a sindaco di Gianluca Corrado. Il primo turno si è concluso con un sostanziale pareggio: Beppe Sala ha raccolto il 41,7% delle preferenze, mentre Stefano Parisi si è attestato al 40,7% e quindi a un punto percentuale dal rivale. Il ballottaggio in questo caso si presenta apertissimo per entrambi i candidati.
A Napoli il primo turno ha determinato la netta vittoria del sindaco uscente Luigi De Magistris che ha raccolto il 42,8% dei consensi seguito dal candidato di centro-destra Gianni Lettieri fermo però al 24%. Con questi numeri, al secondo turno sembra estremante probabile la riconferma di De Magistris alla guida del Comune. Queste elezioni però verranno ricordate per il clamoroso risultato, in negativo, del Partito Democratico che, con la sua candidata Valeria Valente, ha raccolto solamente il 21,7%: un risultato estremamente deludente per il Presidente del Consiglio Matteo Renzi che ha dichiarato l’intenzione di commissariare il partito e di intervenire con il “lanciafiamme”.
Anche a Torino ci saranno i ballottaggi. Il sindaco uscente del Partito Democratico Piero Fassino cerca la riconferma dopo cinque anni in Comune: al primo turno ha ottenuto il 41,8% dei consensi e ora si scontrerà con la candidata del M5S Chiara Appendino che è attestata al 30,9%. Situazione analoga a Bologna dove il sindaco uscente Virginio Merola al primo turno ha raccolto il 39,46% dei voti e si confronterà con la candidata del centro-destra ed esponente della Lega Nord Lucia Borgonzoni ferma al 22,2% dei consensi.