Il presidente del Consiglio Matteo Renzi sarà impegnato nella seconda giornata del vertice tra Europea e Asia in corso a Milano. Appuntamento internazionale di importanza fondamentale per il futuro delle relazioni tra il Vecchio Continente e la Federazione Russa, l'Italia potrebbe infatti decidere di svolgere il ruolo di paciere tra il “blocco occidentale” e Mosca. Le sanzioni messe in atto dopo la crisi ucraina stanno danneggiando in maniera rilevante diversi comparti economici e non è escluso che i provvedimenti a tutela della sovranità di Kiev possano essere rimodulati. Tutto sarà chiarito durante un delicato incontro in prefettura: si confronteranno con Vladimir Putin, il presidente ucraino Poroshenko e i vertici europei con Renzi, Merkel, Hollande e Cameron. Il nostro Paese continuerà inoltre il confronto per accantonare l'austerità dell'Unione europea, ieri anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha chiesto che si lavori per la crescita e il lavoro. Nelle prossime ore andrà però avanti lo scontro sulla legge di stabilità. Il presidente del Consiglio ha rivendicato tutte le sue scelte cercando di mettere a tacere il fuoco incrociato di polemiche e rivendicazioni. Le più agguerrite sono sicuramente le Regioni, costrette a fare i conti con minori trasferimenti per 4 miliardi. “Non si prendano in giro gli italiani che fanno sacrifici da anni”, tuona il premier, anche le Regioni devono fare la loro parte, cominciando “dai loro sprechi”. E non si minacci di alzare le tasse, perché non sarebbe altro che “una provocazione”, proprio mentre si sta mettendo in campo invece “un taglio epocale da 18 miliardi”. L'alzata di scudi dei governatori irrita non poco il premier, che finisce per rafforzare la sua presa di posizione. Le polemiche, dice, “sono inaccettabili” perché “se l'Italia vuole ripartire bisogna ridurre gli sprechi”. Pronti, comunque, a parlare con tutti, “a incontrare le regioni” ma, il messaggio è forte e chiaro, “non ci prendiamo in giro. Se vogliamo ridurre le tasse, tutti devono ridurre spese e pretese”. Parole rispedite al mittente come “offensive” dal presidente della Conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino che punta invece il dito contro gli sperperi dei ministeri. La manovra in realtà chiede uno sforzo corposo anche all'amministrazione centrale, da circa 6 miliardi. Sforbiciata equivalente a quella inferta agli enti locali: le Province dovranno rinunciare a un miliardo, i Comuni a 1,2 miliardi. La sanità sulla carta al momento è salva, visto che l'aumento di 2 miliardi del Fondo sanitario c'è, ma, se i governatori non si dovessero decidere, il governo è pronto a intervenire, a quel punto, anche sulla spesa sanitaria. Di fatto, insomma, la responsabilità è sulle spalle delle Regioni, ma, “due miliardi sono sostenibili se lavoriamo bene”, getta acqua sul fuoco il sottosegretario alla presidenza Graziano Delrio, che in queste settimane ha tenuto le fila dei rapporti con i governatori, mentre il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, ha ribadito che il pressing è perché “si aumenti l'efficienza non le tasse”. Per il titolare di via XX Settembre la manovra va nella direzione giusta per agganciare la ripresa. “Punta a voltare pagina” dice, assicurando che le coperture ci sono e che anche per questo non ci sono timori sul giudizio di Bruxelles, con cui c'è “un dialogo assolutamente cordiale e costruttivo”. La posizione italiana non cambia, ed è stata ribadita anche con la commissione Ue: “Stiamo interpretando le regole del patto di stabilità tenendo conto di due circostanze eccezionali: quadro macroeconomico e ambiziosissimo programma di riforme”. Resta ora da capire quali saranno i margini di manovra durante la discussione parlamentare.

La Camera è convocata per lo svolgimento di alcune interpellanze urgenti. La commissione Ambiente, a partire dalle 10, continuerà il voto sugli emendamenti presentati al disegno di legge di conversione del dl “Sblocca Italia”. Il programma stilato dalla presidenza prevede di andare avanti ad oltranza sino a domani, di modo che il ddl possa approdare in assemblea nella giornata di lunedì o martedì. Ieri, le Regioni hanno deciso di fare fronte comune contro le norme che aboliscono alcune delle loro competenze in materia energetica. I governatori hanno chiesto l'abrogazione dell'intero articolo 35, relativo alla creazione della rete degli impianti di recupero di energia e dell'articolo 38, riguardante le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi. Durante la prossima Conferenza Stato-Regioni sarà affrontano anche il documento sulla “Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici”.



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